riceviamo dalla Grecia:
TERRORISMO DI STATO
L'anarchica Eva Tzioutzia si trova da tre mesi incarcerata nel carcere Koridalos di Atene senza nessuna accusa precisa mossa contro di lei con unica motivazione la sua partecipazione nelle lotte sociali.
Il giorno 8 gennaio 2003 Eva è stata arrestata nella regione di Ioannina dove risiedeva con l'accusa di "ricettazione di armi ed esplosivi" per conto di una fantomatica banda armata anarchica in Italia, fatti che secondo l'accusa risalgono nel lontano Maggio 1991.
Queste accuse che le sono state mosse non a caso da parte delle autorità di polizia greca e per le quali è stata accusata da parte delle autorità di polizia italiana in passato -ma è stata nel frattempo assolta in pieno per ben due volte dall'autorità giudiziaria italiana- non costituiscono anche in questo momento niente di meno che delle vergognose menzogne dello Stato e dei suoi servitori.
L'obiettivo di fondo dello Stato greco in questa congiuntura è senza nessun dubbio quello di creare delle immpresioni investite all'interno di un clima di generale terrore molto proficuo per l'epoca, terrore già da tempo creato da parte dello Stato sotto forma di una nuova caccia alle streghe all'interno della società greca.
In questa maniera lo Stato greco sta materialmente testando il modo in cui intende procedeere il suo tanto propagandato cammino verso l'unificazione europea.
E' altrettanto vero che Evangelia Tzioutzia è conosciutissima alle autorità di polizia greca per la sua lunga partecipazione alle lotte di massa di natura conflittuale ed autonoma, una partecipazione pratica che ha già pagato molte volte in passato con delle continue persecuzioni, i processi e le condanne che le sono state inflitte da parte della cosiddetta giustizia di Stato.
Questo dato di fatto costituisce anche l'unico motivo per il quale è stata arrestat ed è tuttora incarcerata da ben tre mesi nel carcere di Atene, con la motivazione aggiunta della sua "pericolosità sociale" sulla base della quale è stata infine rinviata a giudizio il 7 aprle 203.
Da parte nostra valutiamo che l'intero procedimento dell'arresto e della successiva incarcerazione di Evagelia, nella conguntura che stiamo attraversando, costituisce un chiaro e non casuale avvertimento da parte dello Stato verso tutti quelli che non intendono smettere di opporre resistenza con tutti i mezzi alla violenza dello Stato, alla repressione ed al terrorismo e che in più dispongono anche di un diverso progetto sociale, diverso da tutto questo brodo indigestibile cui Stato e Capitale ci suggeriscono quotidianamente di aderire.
Dichiariamo altrettanto chiaramente che per unaltra volta non coglieremo l'opportunità che ci si offre per protestare -anche in questo caso- per l'estinzione assoluta di ogni garanzia e di libertà costituzionali.
Dallo Stato non ci siamo mai aspettati e non chederemo nulla.
Sappiamo bene che l'unica giustizia sociale può cominciare a materializzarsi solo nel momento in cui lo Stato ed i suoi servitori saranno definitivamente obbligati ad abbandonare il campo della Storia.