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2005-08-03

Lettera di Titto dal carcere di Torino

Una lettera di Tittarello dal carcere “Le Vallette” di Torino

3/8/05

Riflettevo questi giorni su come il potere si accusa e si difende, accusa e difende le stesse leggi che ha creato e gli stessi uomini che tali leggi rappresentano.

Non può non venire all’occhio la bagarre che si è venuta a creare riguardo allo scandalo delle intercettazioni effettuate al governatore della banca Fazio. È intervenuto addirittura il presidente della Repubblica che ha passato la questione al C.S.M. per far valutare fino a che punto tali intercettazioni possano essere lecite.

Tutti scandalizzati, offesi nella propria intimità per pezzetti di vita rubata da orecchie indiscrete.

Ecco allora che scatta un conflitto tra la fluidità nell’indagare e le libertà individuali degli intercettati. Veramente siamo di fronte all’ostentazione più becera del potere!

Fin quando ad essere intercettati sono dei poveri diavoli, tutto è lecito, evidentemente sono dei delinquenti. Però se ad esserlo diventano degli uomini chiave del potere economico allora la musica cambia.

Si grida vendetta per queste inchieste troppo oppressive, per questo modo di condurre le indagini al limite della legalità.

Vergogna, dovreste solo provare vergogna.

L’Italia è il paese con il più alto numero di abitanti intercettati, con una spesa economica esorbitante.

Chi ovviamente sguazza in questo mare di telefoni sotto controllo è la polizia giudiziaria.

Per chi si trova in carcere come me è la normalità il venire a conoscenza di veri e propri stupri della vita intima di una persona. Non parlo di stupri fisici, ma dell’opprimente ingerenza di microfoni, microspie e satellitari nella quotidianità.

Ogni inchiesta di cui sono venuto a conoscenza parlando con i miei compagni di carcerazione è basata sulle intercettazioni, che nulla provano se non la conoscenza di persone che già si conoscono da anni. Se però tali conoscenze non dovessero portare a nessuna accusa, ci pensa l’abilità degli uomini della polizia giudiziaria che grazie agli anni di esperienza riuscirà a modificare un semplice dialogo nella prova principale dell’accusa.

Allora si deve gridare vergogna, anche se questi signori di vergogna non ne hanno, altrimenti non farebbero questo lavoro.

Come credete che usciranno da questo attuale piccolo incidente di percorso? Semplice: creeranno una legge ad hoc in cui le intercettazioni a carico di uomini di governo non avranno valore, mentre contemporaneamente ne attueranno un’altra in cui per i poveri dannati come noi per essere intercettati non ci sarà più bisogno neanche di chiedere l’autorizzazione al giudice.

Mi chiedo allora: è mai possibile calare le braghe di fronte a tali arroganze, è mai concepibile che un pugno di uomini inetti tenga in scacco una società intera, è normale che per evitare la galera ad uno squallido personaggio quale Previti si dia l’avallo ad una legge liberticida come la ex Cirielli che in pochi anni trasformerà le carceri già in evidente stato di collasso in vere e proprie bombe ad orologeria?

Le domande sono retoriche in quanto tutto ciò che concerne lo Stato ed i suoi apparati è al di fuori dell’umana logica.

Per cui, ribelliamoci in tutti i modi a questa società che di umano non ha più niente, combattiamo chi sta portando il mondo intero ad un punto di non ritorno.

Troviamo nella forza della nostra individualità lo stimolo e il coraggio di provare a risollevare le sorti dell’umanità.

Contro questi burocrati, rappresentanti di una casta privilegiata e nemica della povera gente, opponiamo i nostri valori incentrati sulla dignità, la coerenza e la ricerca forsennata di giustizia sociale.

Con la solita rabbia e determinazione,

Titto dall’alta sorveglianza Le Vallette