ARGIROCASTRO

di A.M.

"Argirocastro era conosciuta in Albania come la «città museo». Oggi per i suoi cittadini è solo la «città morta». Amara ironia ad Argirocastro. Irraggiungibile se non scortati dalle forze militari rumene, questa provincia ha sperimentato sulla propria pelle la strategia della terra bruciata. "Guarda, solo distruzioni di tutto e a tutti i livelli", commenta Ervin. "Ogni giorno, a partire dalle 14, la città si scopre deserta. Così è poi per tutto il sabato e la domenica. La gente si chiude in casa e attende con ansia le prime luci dell'alba. I servizi e gli organismi amministrativi non funzionano. L'unica istituzione che lavora a pieno ritmo è il consolato greco che fornisce i visti ai cittadini albanesi. Le banche sono chiuse, alcune hanno subito furti con i carri armati, caso unico al mondo, e questo ha fatto sentire il popolo più povero che mai". Il quadro è realmente tragico. Tutto il personale del settore pubblico e privato non percepisce da 4 mesi gli stipendi: i più colpiti sono gli insegnanti, gli impiegati e i pensionati, per non parlare poi delle 600 famiglie che ricevono gli aiuti umanitari dalla municipalità. È avvertita la penuria di acqua, bevande, cibo. I prezzi dei beni primari sono aumentati del 200%.

Gli spari sono diventati normali nella vita di tutti i giorni, come gli scontri tra le bande. Tre giorni fa è stato ritrovato in un sacchetto di plastica un corpo umano di sesso maschile interamente bruciato. Per Argirocastro è il diciassettesimo ritrovamento di un cadavere non identificato. Nella stessa serata alcune persone mascherate si sono introdotte all'interno dell'ospedale. Sparavano con i kallashnikov. Hanno terrorizzato medici e pazienti, il chirurgo Igli Kokalari e il direttore del presidio sanitario Hodo Çela hanno confermato che 25 ricoverati, comprese 8 donne del reparto di maternità, sono fuggiti per il terrore. I banditi si sono impossessati dell'unica autoambulanza in funzione. Le strade che conducono a Kakavia, il punto di frontiera con la Grecia, non possono essere superate senza incorrere in incidenti. C'è il rischio di essere derubati in pieno giorno.

"Eppure la frontiera di Kakavia funziona a pieno ritmo", continua Ervin. "Quotidianamente si allontanano da Argirocastro 100 persone, donne, uomini, bambini, famiglie intere che temono per la loro vita. L'emigrazione clandestina è l'unica attività lavorativa che funziona intensamente. Tutti gli alberghi della città sono pieni di cittadini provenienti da altre zone dell'Albania, che nell'impossibilità di prendere il visto all'ambasciata greca di Tirana o al consolato greco di Argirocastro, hanno scelto la strada che passa per la montagna". Un visto o un passaporto falso costano 250.000 dracme, pari a 1000 dollari Usa, mentre il passaggio per la strada di montagna viene "protetto" con 100.000 dracme, 350 dollari circa. I prezzi in dracme? "Ad Argirocastro, Tepelene, Saranda, Delvine, la nozione di Lek è ignota. Si paga in moneta greca o in dollari...".

Se da Kakavia la gente fugge verso la Grecia, da Kakavia entrano in Albania senza pagare le tasse doganali gli autotreni carichi di sigarette, gasolio, caffè, zucchero e farina. "Ma Kakavia è importante soprattutto per il transito illegale di armi", conclude Ervin. "Un kallashnikov al mercato nero si vende per 100.000 dracme, un bazooka da 60 mm per 400.000 dracme. Ad Argirocastro anche i bambini girano armati. La città vanta un tragico record: 105 minorenni sono rimasti gravemente feriti per lo scoppio di una granata o per i colpi di un'arma da fuoco".

Verso il voto

Non è sicuramente migliore la situazione preelettorale nei 5 distretti dipendenti dalla prefettura di Argirocastro. Da qualche giorno sono state pubblicate le liste degli aventi diritto al voto dell'area meridionale, ad altissimo rischio di sicurezza. In tutto 96.069 elettori, distribuiti tra le municipalità di Tepelene (collegi 101 e 102), Permet (collegio 110), Argirocastro (collegi 111 e 112). Nel distretto di Argirocastro, per il deteriorarsi dell'ordine pubblico i partiti e le commissioni elettorali locali hanno fatto richiesta formale alla Commissione centrale di Tirana per una deroga all'orario di chiusura dei seggi elettorali, le 18 invece delle 21. È stato chiesto al comando della Forza multinazionale un intervento atto a garantire il trasporto del materiale elettorale ai villaggi vicini, ma non è stato concesso. "I comitati elettorali non hanno ancora iniziato a funzionare", ammette Thimio Fili, leader locale del Pld (Partito del movimento per la democrazia). Il Partito democratico e il Partito dell'unione socialdemocratica (Pbsd) non hanno nominato tutti i loro membri nelle commissioni. Alcuni avrebbero rifiutato per la mancanza di garanzie di incolumità personale, non essendo stata attivata la vigilanza delle sedi dei comitati. "La verità è che le commissioni elettorali sono composte dalle stesse persone del 26 maggio scorso", commenta Perlat Aliu del Partito di alleanza democratica. "Sono uomini imposti dal Pd che non hanno alcun diritto morale di farne parte. Sono stati i responsabili dei furti elettorali. La commissione 111 non ha neanche il telefono e non è stato attivato un collegamento diretto per la trasmissione di verbali e documenti alla Commissione elettorale centrale". Kasem Berberi, segretario della commissione elettorale del collegio 111, replica: "I problemi ci sono, ma stiamo verificando con attenzione le liste nominative degli elettori e la loro corrispondenza con i dati anagrafici dei documenti d'identità. Lo scorso anno per simili irregolarità non ha potuto votare il 26% del «quartiere operaio» di Argirocastro". Assai critico in tema di liste elettorali è Edmond Fico, responsabile del Partito repubblicano locale: "Nelle liste abbiamo individuato innanzitutto la mancata registrazione degli elettori nelle aree di montagna. Lo stato civile ha lavorato troppo male, e ciò faciliterà la manipolazione del voto". Perplessità sono state espresse anche dal leader del Pd di Argirocastro Subi Hajgo: "Non condividiamo il lavoro delle commissioni delle zone di Lunxheri, Dropull e Pogon, dove il nostro partito ha subito le pressioni del Pbdnj (il Partito dell'unione per i diritti umani, della comunità grecoalbanese, ndr)". Hajgo sostiene che il Pd partirebbe svantaggiato in questa competizione anche per alcuni fattori strutturali: "Siamo senza uffici e senza telefoni, non ci arriva la stampa e non abbiamo ancora ricevuto i fondi che ci erano stati promessi dal governo per la campagna elettorale. Siamo poi preoccupati per l'allontanamento in Grecia di molti nostri iscritti e simpatizzanti. A conti fatti dovrebbe mancarci il 20% dell'elettorato e nonostante l'impegno del governo greco a facilitare il loro rientro in Albania per il voto, siamo convinti che non torneranno per paura di una nuova operazione «Fshesa» (letteralmente "Scopa": così è stata soprannominata la campagna di espulsione di massa che il governo greco ha effettuato un paio di anni fa come ritorsione per l'aggravarsi delle violazioni dei diritti umani della comunità greca di Albania, ndr)".

I candidati regolarmente registrati nel collegio 111 sono 8: Hysen Cabej del Pd, Fatri Sinan del Ps, Stiraq Mantho per il Psd, Albert Kasi per il Pad, Dhimiter Shoni per il Pbdnj, Nustret Fino per il Plp (Partito del movimento popolare), Genc Ruli per l'Unione di destra, l'indipendente Panajot Vasili.

Nella vicina cittadina di Libohova, secondo il sindaco Bexhet Kobani, la situazione sarebbe migliore: "A Libohova è tutto pronto. Abbiamo predisposto gli elenchi e abbiamo deciso di collocare 2 poliziotti all'interno dei seggi elettorali insieme a tre volontari armati. Secondo me andrà a votare il 70-75% della popolazione e non si verificheranno manipolazioni del voto. In questa campagna elettorale c'è stato solo un incidente, il giorno che è arrivato Leka Zogu (l'erede al trono, ndr). Il popolo ha sparato tutta la notte per chiedere che si allontanasse, perché è figlio di un assassino: suo padre ha ucciso Avni Rustemi ed ha avvelenato Mufit Bei Libohova (patrioti albanesi che si opponevano alle manovre per lo smembramento dell'Albania negli anni 20-30, ndr)". Più pessimista Njazi Mahmuti leader del Partito del fronte nazionale: "Nei prossimi giorni la situazione si farà più calda, specialmente a Lazaret, Libohova e a Dropull. A capo dei comitati elettorali locali il Pd ha inserito alcuni giovinastri provenienti da altre zone di campagna. Proprio adesso che non funziona l'ordine pubblico...".

Ancora tranquilla la campagna elettorale a Tepelene. "Nessuno dei candidati ha subito minacce o intimidazioni", afferma Vladimir Birbili, presidente della municipalità. "Nelle passate elezioni parlamentari non abbiamo permesso che ci fossero manipolazioni del voto a Tepelene. Invece nelle amministrative del 20 ottobre, alla chiusura dei seggi i voti sono stati manipolati in molti comuni per assicurare l'elezione dei rappresentanti del Pd". Anche nel distretto di Tepelene il problema principale sarà l'affluenza alle urne. "Buona parte della popolazione è fuggita in Grecia", conclude Birbili. "L'emorragia maggiore l'ha subita soprattutto il comune di Memaliajt".

Testata: Indipendent, 19.06.97, pag.2

Titolo: Nel collegio 106 si scontrano Zani Çaushi, Albert Shyti (Psd), Luiza Hohxa (Ps), l'indipendente Arben Rama e Afrim Jupe (Pd). ZANI CAPO AL PARLAMENTO

Autore: Z.Alushi

Zani, ribelle del quartiere Çole, non è stato creduto quando ha dichiarato che si sarebbe candidato come indipendente. Perché ha deciso di farlo? Ha sempre detto di non essere simpatizzante di alcun partito, ma solo un avversario armato di Berisha. Zani crede di essere la persona più popolare della città di Valona e in modo particolare del suo quartiere. "Se Zani si candida nel nostro collegio non potrà vincere nessuna altro", ha detto uno dei suoi seguaci che partecipava alla scorta per il comizio di Nano. Non c'è da stupirsi che Zani pensi di vincere, perché ha aiutato la gente povera di questo quartiere, e nello stesso tempo è una garanzia contro il furto di voti, avendo sotto il suo comando un grande numero di armati. Zani ha deciso ufficialmente di candidarsi e ha consegnato i suoi documenti alla Commissione elettorale centrale. Anzi, spera di passare senza problemi anche l'esame della commissione Mezini, cui partecipa anche il "capo" della guardia presidenziale. Sarebbe davvero comico se Zani, indipendente, si scontrasse con Berisha all'apertura della nuova legislatura. Insieme a Zani faranno campagna elettorale altre persone con non meno storia e notorietà di lui. L'indipendente Arben Rama, studente, è l'ex leader dello sciopero della fame dell'università Ismail Qemali che ha innescato la ribellione dei valonesi. "Parlerò con la loro lingua", ha dichiarato Rama in un'intervista rilasciata a Indipendent. Ma con la stessa lingua si pensa parlerà anche il capo del comitato di salvezza di Valona Albert Shyti. La sua candidatura è stata proposta dal partito socialista. È forse tra le figure più popolari della ribellione di Valona. La sua presentazione nelle liste del Psd non è casuale, perché il leader del Psd Gjinushi è stato uno dei politici che hanno partecipato di più al dibattito del comitato di Valona. Luiza Hoxha, vicepresidente della sezione di Valona, è la concorrente che rappresenta i colori del Ps. Lei senza dubbio ha l'elettorato più ampio, perché tradizionalmente in questa zona il Ps ha avuto un grande numero di voti. Di fronte a tutte queste candidature si trova Afrim Jupe, direttore di Albpetrol, ex deputato del Pd e in seguito di Alleanza democratica, infine di nuovo funzionario di Berisha. Jupe è stato in visita in Cina e non ha dato conferma che accetterà di candidarsi contro Zani. Dopo aver saputo chi hanno di fronte, i candidati stanno pensando cosa devono offrire agli elettori del collegio 106 e in particolare al nucleo di questa zona, il quartiere Çole. Una parte dei candidati con le loro azioni hanno consentito al Ps e al Psd di guadagnare un certo vantaggio politico sul Pd, grazie alla ribellione popolare. Cosa offre Zani ai valonesi? La risposta sarà data nei prossimi giorni.


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