OSSERVATORIO FLASH a cura di COSPE e CRIC
Tirana, 28 giugno 1997
LA SALAMANDRA
di Michele Citoni e Ada Trifirò, dell'Osservatorio sul processo democratico in Albania
È già silenzio elettorale in Albania e l'esito di questo difficile processo rimane affidato alle urne. Dall'Italia sono arrivate le schede elettorali e sono stati preparati gli altri strumenti che dovrebbero contribuire alla regolarità delle operazioni di voto (urne trasparenti giunte dalla Bosnia, timbri con inchiostro rilevabile ai raggi ultravioletti per imprimere un "marchio" sulla mano sinistra di chi ha già votato, ecc.). Nel paese sono presenti centinaia di osservatori internazionali. Ma in Albania si vota secondo le regole stabilite da una legge sulla quale la comunità internazionale, Vranitzky per primo, non è riuscito a influire in modo rilevante. E poi c'è la "salamandra".
È questo il soprannome dato alla mappa dei collegi elettorali, cardine della macchina perfettamente oleata che ha assicurato al partito democratico la vittoria nelle elezioni del 26 maggio '96 e tuttora vigente. Il risultato di quel voto fu da più parti contestato, anche in sede internazionale, per la manipolazione dei risultati. Ma altrettanto grande fu il peso di questa suddivisione attentamente congegnata degli elettori, secondo forme geografiche stranissime (da cui il soprannome). Il tema è stato per un po' al centro del dibattito e dei tentativi di mediazione internazionale, poi è stato lasciato cadere.
L'Osservatorio sul processo democratico in Albania ha incontrato nei giorni scorsi Arben Demetri, responsabile organizzativo del partito di alleanza democratica (piccola forza di opposizione nata da una scissione del partito di Berisha) per riprendere con lui il discorso. Ecco cosa ci ha detto.
Signor Demetri, com'è nata la "salamandra"?
Secondo la legge elettorale del '96, l'Albania doveva essere divisa in 115 collegi con un numero "approssimativamente uguale" di votanti. La legge, inoltre, stabiliva che i collegi devono essere compatti e caratterizzati da continuità geografica. Nella formazione di una zona non è consentita la divisione di un comune, ma è possibile accorpare comuni di un distretto a comuni di un altro distretto.
Da queste fondamentali regole, riprese dalla legge attuale, è scaturita la definizione della mappa dei collegi. La mappa è stata fatta sulla base di una consulenza tecnica della fondazione tedesca Konrad Adenauer (l'informazione è stata confermata dal responsabile delle relazioni esterne del partito socialista Kastriot Islami, ma è stata smentita dai responsabili di questa fondazione, legata alla Cdu di Kohl, ndr) e basandosi sul risultato del referendum del '94 sulla costituzione. Noi non abbiamo i risultati dettagliati di questo referendum, non sono mai stati pubblicati, ma il Pd li conosce.
Quali sono le caratteristiche di questa mappa?
Dal punto di vista della composizione numerica, i collegi possono essere classificati in tre tipi: quelli con un basso numero di elettori, localizzati nelle zone dove il Pd è più forte al fine di aumentare al massimo il numero dei seggi attribuiti; quelli con un numero di elettori molto alto rispetto alla media nazionale, concentrati nelle aree dove è più forte l'opposizione, per ridurre il numero dei seggi; quelli con un numero medio di elettori, nei quali sono stati mescolati comuni di un distretto a comuni di un altro distretto e dove il risultato del voto viene bilanciato pur senza il ricorso ad una grande manipolazione. Con un sistema maggioritario e una partizione elettorale come questa, era naturale che il partito al potere ne venisse favorito.
Faccia qualche esempio.
Vediamo Scutari. Questo distretto era considerato a maggioranza Pd. Qui tutti i collegi hanno un numero di elettori che va da 14.000 a 16.000, contro una media di 18-19.000. Invece nella zona rurale di Tirana, per esempio, il seggio n.40 ha 20.015 elettori. A Kavaja, dove ha sempre vinto il Pd, i collegi contano da 14.000 a 16.000 elettori. Kuçova, nota come zona socialista, la zona di Fatos Nano, ha collegi di 20-25.000 elettori. Skrapar era tradizionalmente divisa in due zone. Adesso, una zona è stata attribuita ad un altro distretto e la parte restante costituisce un solo collegio con 24.000 elettori, 44% più della media. In tutto il nord i collegi hanno un numero molto basso di elettori.
Perché nei collegi di media grandezza sono stati "rimescolati" i comuni?
Prendiamo Mirdita, un distretto molto grande che è sempre stato diviso in due collegi elettorali; è una zona prevalentemente cattolica e ostile alla politica del Pd. Un grande comune a nord-est del distretto è stato unito ad un'area di Kukes, dove l'elettorato è molto fedele al Pd, mentre altri comuni di Kukes sono stati uniti con comuni di Has, un distretto più a Nord. Un'altra zona, sempre di Mirdita, è stata unita ad un'area di Lezha, dove il Pd va più o meno bene e lo stesso è stato fatto con una terza zona, accorpata a una di Puka. Si è ottenuto, così, di controllare il voto di Mirdita, bilanciando i voti con quelli dei distretti vicini. Un altro esempio è Librazhd, zona socialista, dove molti comuni importanti sono stati accorpati al distretto di Bulqize, a Nord.
Sono solo due casi, ma si potrebbero citare molti altri accorpamenti che non hanno altra ragione se non quella di favorire la vittoria del Pd. Per questo il Pd non ha accettato nessuna delle proposte presentate da Fino in parlamento per rivedere la distribuzione dei collegi. La loro posizione è stata questa: i collegi non si toccano!
Ma nelle elezioni del maggio e dell'ottobre scorsi sono state denunciate vere e proprie manipolazioni.
La distribuzione geografica delle zone ha avuto proprio questo scopo: molti collegi hanno una configurazione spaziale il più allungata possibile e questo, data l'arretratezza delle infrastrutture albanesi (soprattutto nelle aree rurali), ha impedito l'arrivo dei processi verbali oppure ha permesso, durante la notte, lungo la strada tra il seggio e la commissione elettorale di zona, interventi di manipolazione da parte di strutture appositamente addestrate: sostituzioni di urne, aggiunta o sottrazione di schede, contraffazione dei verbali... È questo il rischio maggiore che pesa sulle prossime elezioni.
A quali strutture si riferisce?
Il Pd, dopo la sconfitta nel referendum del '94, ha preparato strutture occulte facenti capo alla polizia segreta o costituite da militanti o da membri delle stesse commissioni elettorali. Si è trattato di una strategia ben precisa, di un calcolo predeterminato. Non potete immaginare a cosa ci riferiamo noi quando parliamo di "manipolazione". La polizia segreta è intervenuta anche nelle commissioni elettorali, prelevandone i membri con la forza e decretandone l'arresto. In qualche caso le manipolazioni sono avvenute anche dentro le commissioni.
Ma come era possibile ottenere l'assenso di tutti i membri delle commissioni elettorali?
Il 26 maggio bastava la firma del presidente. Solo dall'ottobre è divenuta obbligatoria anche la firma del segretario. Facendo ricorso a pesanti minacce, è facile convincere almeno una persona in ogni commissione. La polizia segreta prendeva i nomi dei componenti della commissione già una settimana prima e per ogni commissione venivano designate delle persone che si sarebbero "occupate" dei presidenti. I metodi impiegati erano diversi. Qualcuno, per esempio, aveva una figlia che studiava a Tirana, aveva bisogno di soldi ed è stato corrotto; a un altro si poteva minacciare il rapimento del figlio, a un terzo di uccidere la mucca o la capra. Sono casi realmente accaduti, non una o due volte ma tantissime. Questa grande macchina preposta alle manipolazioni è stata finanziata dal denaro pubblico. Durante le elezioni del 26 maggio '96 abbiamo visto accadere di tutto. Per esempio, nel collegio nel quale si è presentato il nostro presidente, Neritan Ceka, ci sono 25 seggi. In questi seggi, 13 rappresentanti del nostro partito nelle commissioni sono stati allontanati con la forza e arrestati prima della fine della mattinata.
Con quale accusa?
Nessuna accusa poteva essere giustificata: i membri delle commissioni devono essere intoccabili.