OSSERVATORIO FLASH a cura di COSPE e CRIC

Tirana, 4 luglio 1997 / 1

DICHIARAZIONE PRELIMINARE DELL'ASSOCIAZIONE PER LA CULTURA DEMOCRATICA (SKD) SULLE ELEZIONI DEL 29 GIUGNO.

1 LUGLIO 1997.

In questa tornata elettorale, l'Associazione per la cultura democratica è stata chiamata a rafforzare l'integrità del processo elettorale attraverso un programma coordinato di informazione degli elettori, monitoraggio dei media e osservazione dell'andamento delle elezioni del 29 giugno 1997. È l'ottava volta che l'Associazione osserva le elezioni in Albania. Sulla base di questa esperienza, abbiamo organizzato un impegno di monitoraggio in tutto il territorio nazionale, con più di 1000 osservatori. In condizioni di estrema difficoltà, Skd sta raccogliendo informazioni dai seggi per fornire un quadro indipendente dell'inegrità del processo elettorale.

Dalle informazioni finora raccolte, possiamo esprimere un'opinione globalmente positiva su queste elezioni. In generale, abbiamo osservato che le elezioni hanno avuto luogo in un clima calmo e serio. La maggior parte delle commissioni elettorali hanno lavorato in maniera responsabile e alla presenza di tutti i membri, benché Skd abbia notato l'esistenza di difficoltà alla partecipazione di alcuni partiti in determinate aree, in particolare il partito democratico al sud.

Nei seggi che abbiamo osservato, gli elettori hanno svolto seriamente il loro compito, accettando tutte le condizioni associate alle procedure di voto. Skd esprime soddisfazione per l'alto livello di partecipazione. È nostra opinione che la maggior parte degli elettori fosse in grado di votare liberamente.

Fermi restando questi aspetti positivi, Skd nota che l'organizzazione e l'esecuzione del processo elettorale non sono state prive di problemi. Numerose scadenze non sono state rispettate, incluse quelle della formazione delle commissioni elettorali e della registrazione dei candidati. Di conseguenza, è mancato il tempo per l'informazione degli elettori e per un'adeguata formazione dei membri delle commissioni. Inoltre, agli elettori sono state presentate due schede, quella per il parlamento e quella per il referendum, complicando ulteriormente le operazioni di voto. Queste circostanze hanno causato problemi nel giorno delle elezioni, come il considerevole numero di schede nulle.

Skd nota che il contributo dell'Osce e delle Forze multinazionali di protezione ha aiutato a migliorare il processo elettorale. Apprezziamo la cooperazione della commissione elettorale centrale, che ha fornito in tempo le autorizzazioni ai nostri osservatori. Tutti i funzionari dell'amministrazione delle elezioni dovrebbero essere encomiati per il duro lavoro svolto e per la tenacia nell'organizzare le elezioni in condizioni così difficili. Skd loda inoltre gli elettori per l'alto livello della loro partecipazione.

Le elezioni hanno mostrato l'importanza di una risposta democratica alla crisi politica. L'Associazione è molto lieta del fatto che i partiti politici abbiano accettato la volontà del popolo e si unisce ad essi in un appello per la pace e la cooperazione. Tutti gli albanesi possono essere fieri del fatto che queste elezioni abbiano posto le basi del ristabilimento dell'ordine e di una vita normale.

Testata: Koha jonë, 01.07.97, pag.1

Titolo d'apertura: Il Ps stravince le elezioni del 29 giugno. Berisha: "Adesso sono all'opposizione". La repubblica vince sulla monarchia. LA SINISTRA DISTRUGGE BERISHA. Il Ps vince in più di sessanta zone elettorali nel maggioritario, il Pd passa solo in sette zone. Destra, Pad, Pbdnj lontani dalle loro aspettative

Editoriale: UNA LEZIONE DI STORIA

Oggi l'Albania ha voltato pagina. Il 29 giugno ha dato i risultati attesi. Dopo cinque anni di dominio totale, il Pd non è più il padrone del paese e non è più tale neanche il suo leader assoluto Sali Berisha. In una giornata più calma di quanto ci si aspettasse, due milioni di elettori hanno votato in grande maggioranza per far cadere dal trono quella classe politica che ha guidato col pugno di ferro gli anni della transizione albanese.

Il 29 giugno costituisce ormai il dramma del partito democratico e il trionfo dei socialisti. La lettura dei risultati elettorali mostra che il Ps ha raccolto la sua vittoria più clamorosa dal giorno in cui è conosciuto con questo nome, mentre il Pd ha subito la sconfitta più clamorosa da sette anni a questa parte. Fonti dei partiti politici confermano il dato clamoroso della vittoria dei socialisti al primo turno in più di sessanta collegi, contro il risultato umiliante di sette collegi elettorali vinti dal Pd. Se si aggiunge anche la quota proporzionale, si può dire che il Ps e il suo alleato Psd vanno verso la formazione di una maggioranza assoluta nel futuro parlamento. Dall'altra parte la terza area politica, rappresentata nel centro e a destra, ha deluso le aspettative dei suoi seguaci non riuscendo a rompere il bipolarismo Ps-Pd. La Destra unita, il Pad e il partito della minoranza greca, non sembrano in grado di costituire un problema per la maggioranza del futuro parlamento, perché non sono riusciti a sottrarre elettori neanche a un Pd in crisi totale. Così la mattina del 30 giugno in Albania si è realizzato un quadro politico rovesciato e senza grandi sorprese dal punto di vista della comparsa sulla scena di nuove forze politiche.

Sullo sfondo di un'aspra lotta politica tra i partiti, il pretendente al trono reale, Leka Zogu, ha fatto una campagna elettorale tranquilla e capillare che sembra abbia dato dei frutti. Le notizie che giungono, attorno al referendum sulla forma di stato, sono contraddittorie. I legalisti pretendono di aver vinto; comunque, anche in caso di vittoria della repubblica, possono condiderare positiva la loro avventura. In pochi mesi una persona venuta da mille chilometri è riuscita a convincere una parte dell'elettorato, soprattutto al nord, a votare per la monarchia. Ciò anche usando illegittimamente le istituzioni dello stato repubblicano costruite da Berisha. Presentando la monarchia come forma superiore di governo rispetto alla repubblica, Leka Zogu è riuscito ad assicurarsi un certo numero di seguaci mentre le altre forze politiche non si occupavano di lui e della sua anacronistica battaglia.

Ora tutti riconoscono, in generale, il risultato. L'ha accettato anche Berisha, annunciando il passaggio del suo partito all'opposizione. Il primo punto interrogativo è ora la nuova alleanza di governo. L'accordo politico Ps-Psd-Pad sembra essere la base di questa alleanza, che dovrà comunque definire i rapporti, il programma e le condizioni di convivenza. In secondo luogo, adesso 3 milioni di albanesi vogliono vedere come si risolverà l'incognita Berisha. Un politico, ora vincitore, prima delle elezioni aveva detto che se Berisha fosse passato all'opposizione ci sarebbe voluto qualche battaglione delle forze speciali per difenderlo dal popolo. Mentre il presidente è sul punto di allontanarsi, il suo futuro politico preoccupa il suo partito, ma anche il resto della classe politica. Comunque, dentro o fuori il Pd, Berisha è ormai una figura consumata che il 29 giugno ha avuto la fine che meritava.

Testata: Indipendent, 01.07.97, pag.1

Titolo di apertura: IL COMUNISMO È MORTO

Autore: Ben Blushi

Domenica a mezzogiorno, mentre i due partiti maggiori cominciavano a misurare il tempo con il cronometro, al centro di Tirana un libraio stava leggendo la storia e la vita di Iliç Lenin. Un fatto che forse dovrebbe essere considerato attentamente da alcuni analisti, che dimostra quanto gli albanesi si siano liberati dai complessi dell'anticomunismo e soprattutto che la propaganda di Berisha durante questi anni è andata in fumo. Le elezioni di ieri hanno dimostrato il contrario: in Albania c'è stata probabilmente una sola persona che continuava a credere, o faceva finta di credere, alla resurrezione del comunismo albanese. Gli altri sembra che abbiano definitivamente abbandonato il comunismo e nessuno ne ha più paura. Anzi, qualcuno ha cominciato a dimenticarlo e sente il bisogno di sfogliare la sua letteratura per rinfrescare la memoria. Comunque, la scena di ieri alla libreria di Tirana si può ripetere migliaia di volte al giorno in molti paesi occidentali che non hanno mai sperimentato il comunismo.

Il voto di ieri certamente non è un voto al Ps. Gli stessi dirigenti hanno detto ieri, durante lo spoglio dei voti, che il 29 giugno è stato un plebiscito che ha poco a che fare con le elezioni per il governo.

Il voto massiccio di ieri a favore dei socialisti conferma che almeno 2 milioni di albanesi non vedono nel partito socialista l'erede del comunismo albanese, perché altrimenti i voti a suo favore sarebbero stati molti di meno.

Al contrario, è possibile che gli elettori albanesi abbiano individuato il comunismo dall'altra parte della politica albanese, identificandolo al 100% con il nome e con la personalità di un solo uomo: Sali Berisha. Costui aveva promesso lo sradicamento del comunismo, cosa che ha parzialmente realizzato cacciando i comunisti dai posti di lavoro, togliendo loro le proprietà e le case. È qui che ha sbagliato di più. Berisha ha tentato di sradicare il comunismo con l'anticomunismo, rinfrescando così tanti dei metodi comunisti. L'anticomunismo di Berisha, per sua sfortuna, era un nuovo comunismo e gli albanesi l'hanno capito con molta facilità. Anche dopo la sconfitta di ieri, l'ex presidente non si è ancora liberato delle sue idee anticomuniste, perché nella dichiarazione di sconfitta ha detto che il Pd continuerà a lavorare contro il comunismo. Le grandi energie spese per estinguere il comunismo sono risultate inutili. Per molti anni, questo partito ha somigliato ad un'automobile, dei cui meccanismi funzionava soltanto il clacson. Per cinque anni l'autista non è andato avanti, ma ha soltanto suonato, finché ha assordato tutti quanti. Nel tentativo di impaurire i comunisti, questa specie di autista non è riuscito mai a capire che il comunista era lui stesso.

Forse è lui l'ultimo comunista. Il libraio che legge Lenin al centro di Tirana è sicuramente molto meno comunista del comunista Berisha.

Testata: Rilindja demokratike, 01.07.97, pag.1

Titolo: Messaggio del presidente Berisha al popolo albanese. IL PD AFFRONTERÀ CON DIGNITÀ IL RESPONSO DEL 29 GIUGNO. "Voglio esprimere la mia più profonda riconoscenza a tutti gli albanesi che nelle elezioni di ieri hanno riconfermato la fiducia al Pd"

"Gli elettori albanesi hanno votato ieri in condizioni e circostanze fuori dalla normalità. Ma le elezioni di ieri erano l'unica strada per dare al paese la possibilità di uscire dalla crisi.

Prima di commentare i risultati, non ancora ufficiali, voglio esprimere la mia riconoscenza a tutti i paesi amici, ai loro governi, alle istituzioni internazionali e in modo particolare al governo italiano e ai governi partecipanti alla missione «Alba», all'Osce e all'ex-cancelliere Vranitzky, per il grande appoggio che hanno dato all'Albania. Senza il loro impegno e aiuto queste elezioni non si sarebbero svolte.

Desidero altrettanto ringraziare dal profondo del cuore gli elettori albanesi che, indipendentemente dalle gravi condizioni, hanno partecipato alle elezioni. Garantisco, a nome dei più alti interessi, che il loro voto e il loro responso saranno rispettati con rigore, come saranno mantenuti, senza alcuna esitazione, anche gli impegni assunti nelle mie dichiarazioni precedenti.

Ieri gli elettori albanesi sembra abbiano scelto che il Pd stia all'opposizione.

Colgo l'occasione per esprimere il mio profondo riconoscimento alle migliaia di albanesi che ieri hanno riconfermato la loro fiducia al Pd.

Invito tutti questi elettori, iscritti, attivisti e simpatizzanti del Pd, ad affrontare con dignità il risultato di ieri e a portare avanti, senza indugi, il nostro impegno per consolidare la democrazia dall'opposizione, in conformità alle sue leggi e ai suoi valori.

La storia del Pd è quella della caduta della più terribile dittatura comunista del nostro continente, è la storia della democrazia e dell'integrazione dell'Albania in Europa.

Vi invito a proseguire insieme, senza esitazione, in questo cammino difficile e indispensabile per la nostra sopravvivenza, per l'avvenire nostro, delle future generazioni, dell'Albania e di tutto il popolo albanese.

Che Dio benedica l'Albania.

Testata: Koha jonë, 03.07.97, pag.4

Titolo: La monarchia scende con prepotenza in piazza Skanderbeg. LA GUARDIA: VIVA IL RE!

Un meeting non autorizzato dei monarchici in piazza Skanderbeg. È accaduto nella mattinata di ieri, quando circa duecento persone, in gran parte armate, hanno dimostrato per Leka Zogu e per la vittoria del referendum. Ma i pochi manifestanti presenti in piazza sono stati intimoriti dalla presenza di un vero e proprio arsenale militare in possesso degli ex-membri della guardia del presidente Berisha, ora schierati con il pretendente al trono albanese (...).

Testata: Koha jonë, 03.07.97, pag.1

Editoriale: Il re è morto, viva il re!

Autore: S. Minxhozi

Un meeting nella piazza centrale di Tirana e il blocco della strada nazionale Tirana-Scutari hanno fatto sorgere ieri l'idea che lo stato fondato sulla violenza non sia morto, anzi sia tuttora attivo. I monarchici, attori di un'avventura referendaria per il ritorno della monarchia del periodo precedente alla seconda guerra, stanno tenendo acceso il fuoco di un conflitto politico che in tanti credevano spento la sera del 29 giugno. Il referendum, regalo che Berisha ha posto nelle mani di Durollari* il giorno dell'accordo del 9 maggio**, si è trasformato in un nodo imprevisto della politica albanese, generando una tensione assurda e assai rischiosa.

Non ci vuole molto per capire che la farsa del rumore intorno ai risultati del referendum sulla monarchia è tanto artificiale quanto non basata sulla documentazione che le rispettive parti stanno compilando man mano in un clima conflittuale creato ad arte. Le percentuali relative alla monarchia indicano in maniera costante che Leka Zogu sarà anche in futuro un semplice cittadino e non l'erede della dinastia di Mati. Col 39% dei voti registrati dalla commissione elettorale centrale fino a ieri a mezzogiorno, dopo l'arrivo della documentazione dal 49% del territorio, il nuovo regime "importato" assieme a Leka Zogu da Johannesburg non ha più alcuna possibilità di vincere. Proprio qui inizia la tragicommedia albanese. Quanto più le percentuali indicano la sconfitta della monarchia e il consolidamento della repubblica, tanto più aumenta il rumore che i monarchici e i democratici fanno sul risultato. In mezzo a una bufera, che si potrebbe considerare una "tempesta in un bicchier d'acqua", ambedue le parti hanno trovato il nemico comune da sconfiggere: il Ps e Fatos Nano. Siccome in Albania attualmente c'è poca normalità, anche la protesta della destra monarco-repubblicana sta creando un clima assai teso tra i due turni delle elezioni. Mentre Leka Zogu incontra Berisha e quest'ultimo promette aiuto, un silenzioso richiamo ha fatto sì che le valanghe dei fanatici dell'ex partito al potere si schierassero con l'esercito monarchico. Ora che i risultati delle elezioni li vedono sconfitti, sembra che i democratici abbiano deciso di mettere i bastoni fra le ruote ai nuovi vincitori, ma non come un tempo, manipolando direttamente o non riconoscendo il risultato. Nessuna delle due varianti è stata possibile questa volta. Si è trovato allora "il chiodo" della monarchia per fare il rumore che non avevano potuto fare in occasione delle elezioni politiche.

La stampa filopresidenziale e quella pro Pd hanno dato per vero che il referendum a favore della monarchia abbia vinto, anche se non hanno ancora pubblicato alcuna prova a sostegno di questa tesi. La recente storia dell'Albania ci ha insegnato che questo tipo di propaganda pilotata appare ogni volta che si deve aiutare un amico o colpire un suo avversario. Fino a ieri l'amico era il regime di Sali Berisha, oggi Berisha si trova all'ultima stazione. Ora si deve aiutare la monarchia, l'ultimo salvagente per tutti quelli che in questi cinque anni hanno navigato sul Titanic affondato del Pd. Per costoro rimane comunque una consolazione: la famosa espressione della monarchia francese "il re è morto, viva il re".

*leader del Pll (partito del movimento per la legalità), che sostiene il re Leka Zogu.

**accordo tra i 10 partiti più importanti, garante Vranitzky, per andare alle urne il 29 giugno.

A RISCHIO IL BALLOTTAGGIO DEL 6 LUGLIO.

di Michele Citoni e Antonio Mazzeo, dell'Osservatorio sul processo democratico in Albania.

Tirana, 3 luglio 1997 - Un morto e cinque feriti. È il tragico bilancio del confronto armato tra i manifestanti filomonarchici e la polizia avvenuto oggi intorno alle 13 di fronte alla sede della commissione elettorale centrale (Cec), a qualche metro dalla televisione di stato albanese e dall'ambasciata italiana. Un corteo non autorizzato di alcune centinaia di "legalisti" si era avvicinato all'ingresso della commissione scandendo slogan contro il suo presidente Kristaq Kume, del partito democratico, accusato di aver manipolato il risultato referendario. Raffiche di mitra sarebbero partite prima dai manifestanti, poi dalla polizia. La vittima sarebbe un uomo proveniente dalla regione di Mat, un'ottantina di chilometri a nord-est di Tirana, dove è nato Ahmed Zogu, il sovrano di Albania padre di "Leka I". Nel corteo sarebbero riapparsi uomini della guardia presidenziale, che già mercoledì avevano esibito minacciosamente le armi accanto ai seguaci della monarchia che manifestavano nella centrale piazza Skanderbeg.

Le accuse a Kume sembrano quantomeno ingenerose: proprio al presidente della commissione elettorale si deve, secondo il membro di sinistra Fatos Klosj, il blocco delle operazioni che dovrebbero consentire lo svolgimento del ballottaggio di domenica 6 luglio. "A questo punto il ballottaggio non si potrà tenere", ha dichiarato Klosj. "C'è una strategia per impedire il voto di domenica". Senza fare nomi, ma riferendosi evidentemente al partito democratico, anche l'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky denuncia da Vienna l'esistenza di questa strategia. "Il termine per la registrazione delle liste dei candidati è scaduto, apparentemente a causa dell'assenza di alcuni membri della Cec", ha dichiarato il rappresentante dell'Osce. "Numerosi membri della Cec, sottoposti, sembra, a pressioni politiche, hanno interrotto la loro partecipazione" alle procedure di autorizzazione del secondo turno. Vranitky richiama con forza "le autorità albanesi e i partiti politici a rispettare gli impegni", ricordando che si erano tutti pronunciati perché il ballottaggio si tenesse una settimana dopo il primo turno. Da questo punto di vista, la secca affermazione posta in apertura al suo comunicato - "il secondo turno si terrà domenica 6 luglio" - appare come una petizione di principio.

Tra tensioni di piazza e ritardi procedurali, sono in molti a ipotizzare che Berisha, insieme al "re", stia tentando l'ultima carta a sua disposizione: minare la credibilità dei vincitori delle elezioni e far precipitare il paese nel caos.

Resta ancora incerto il numero stesso dei collegi ancora da assegnare con il ballottaggio. Secondo il quotidiano Indipendent, questi sarebbero almeno 30. "È un dato sicuramente esagerato", dichiarano al partito socialista, che parla invece di non più di 22, 23 collegi. Secondo una stima dell'Associazione per la cultura democratica (Skd), ong albanese impegnata nel monitoraggio elettorale con oltre mille osservatori, i collegi sarebbero 25, principalmente localizzati a nord del paese, di cui 4 nel solo distretto di Scutari. Sei i collegi in ballottaggio a Tirana e 4 a Durazzo. Sempre secondo la Skd, venti collegi verrebbero contesi da candidati del Pd e del Ps, due sarebbero in ballottaggio tra la coalizione della destra unita albanese (Dbsh) e i socialisti. L'esito dei restanti tre collegi, contesi all'interno della coalizione di sinistra, sarebbe comunque favorevole ai socialisti e ai loro alleati.

Ancora provvisori i dati sulla quota proporzionale, relativi solo a 81 zone su 115. La coalizione di sinistra (Ps-Psd-Pad-Pbdnj) sfiorerebbe il 60% dei voti (52% solo ai socialisti), mentre il Pd si attesterebbe sul 26,3%. Se al termine del ballottaggio questo equilibrio risultasse confermato, le sinistre non disporrebbero della maggioranza necessaria per chiedere l'impeachment di Sali Berisha e per approvare una nuova costituzione.

IL COMUNICATO DI VRANITZKY SUL SECONDO TURNO DELLE ELEZIONI ALBANESI GIUNTO DA VIENNA IL 3 LUGLIO 1997

Vranitzky sollecita le autorità albanesi a rispettare i loro impegni per consentire lo svolgimento del secondo turno elettorale.

3 luglio 1997. Il rappresentante dell'Osce, ex cancelliere austriaco sig. Franz Vranitky, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione:

"Dopo il grande sforzo sostenuto dalle autorità albanesi e dalla comunità internazionale, la procedura del primo turno delle elezioni parlamentari albanesi è quasi completata. Il secondo turno sarà tenuto domenica 6 luglio.

I monitor internazionali delle elezioni sono pronti a osservare il secondo turno. L'Osce, insieme al governo italiano, ha cominciato ad assistere gli albanesi nella stampa delle schede. Il termine per la registrazione delle liste dei candidati è scaduto, apparentemente a causa dell'assenza di taluni membri della Commissione elettorale centrale.

Numerosi membri della Commissione, apparentemente sottoposti a pressioni politiche, hanno interrotto la loro partecipazione al processo autorizzativo. Se i membri assenti della Commissione non rientreranno immediatamente, questi dovranno essere sostituiti, al fine di procedere con le elezioni cui il popolo albanese così chiaramente aspira.

Inoltre, la Commissione è ancora in attesa dei risultati da 20 collegi elettorali, sembra a causa di interferenze politiche.

Tutte le forze politiche albanesi si sono pronunciate in modo netto per tenere il secondo turno delle elezioni una settimana dopo il primo. La comunità internazionale ha dato il suo supporto per renderlo possibile.

Richiamiamo con forza le autorità albanesi e i leader politici a rispettare i loro accordi e a cooperare per ripristinare la stabilità e una piena democrazia.

INTERVISTA A MAQO LAKRORJ, RESPONSABILE DELL'UFFICIO RELAZIONI INTERNAZIONALI DEL PARTITO SOCIALISTA (RILASCIATA IL 3 LUGLIO).

di M.C. e A.M.

I recentissimi fatti di Tirana, che hanno visto i militanti "legalisti" armati cercare lo scontro con le forze di polizia, possono ritenersi parte di una strategia tendente a bloccare il ballottaggio di domenica prossima, facendo cadere il paese nel caos?

"Sì, se teniamo presente questi e altri fatti del genere possiamo ipotizzare l'esistenza di tale strategia. Questa è comunque senza via d'uscita. Gli albanesi hanno votato e i risultati sono chiari. Non ci sono spazi di manovra per chiunque voglia cambiare il risultato del voto".

Le voci di un rinvio del ballottaggio si fanno però sempre più insistenti.

"Io penso che il ballottaggio si farà. È stato previsto, e tutti i documenti presentati alla commissione elettorale ne confermano la programmazione. Ogni ritardo sarebbe un danno per tutto il paese".

È vero che le schede elettorali non arrivano ancora a Tirana perché non c'è sicurezza nel trasporto via terra e perché i due elicotteri a disposizione della commissione elettorale centrale sono insufficienti?

"Gli elicotteri stanno lavorando per raccogliere i documenti. Il vero problema non è questo. Il problema è l'esistenza di questa strategia che utilizza tutti i mezzi per impedire la proclamazione del nuovo parlamento".

Il rafforzamento della polizia a Tirana si è fatto evidente negli ultimi giorni. Nuovi mezzi, nuove divise, nuovo armamento, una presenza palpabile nelle aree strategiche della città. La ricostruzione delle forze dell'ordine è in previsione di un colpo di coda degli sconfitti dal voto?

"Attualmente, il governo dispone degli strumenti per fermare ogni tentativo violento. Ci sono provocazioni, ma la polizia si rende conto che deve restare calma. Sta facendo bene il suo lavoro".

Tre notti fa il governo è riuscito a bloccare la manovra di schieramento della guardia presidenziale. Ieri e oggi suoi elementi sarebbero stati presenti però tra i manifestanti monarchici. Il pericolo è veramente sotto controllo?

"I pericoli sono tanti. Comunque tutti controllabili. Siamo certi che le cose andranno per il meglio. Faremo sempre in modo di risolvere i conflitti in modo pacifico. Quello che ci aspetta in futuro è molto più importante e interessa tutti gli albanesi".

Possiamo dare nome e cognome a coloro che starebbero dietro questa strategia?

"Avete la libertà di immaginare tutti i nomi che volete. Se non li faccio io è per evitare polemiche. Ma tutto è chiarissimo".

I DATI DEL PROPORZIONALE IN 94 DELLE 115 CIRCOSCRIZIONI ELETTORALI.

Ecco i dati percentuali parziali pubblicati da Indipendent il 4 luglio:

Partito socialista (Ps)53,38%voti565.350
Partito democratico (Pd)24,88%"263.509
Partito movimento per la legalità (Pll)3,28%"34.736
Partito di alleanza democratica (Pad)2,89%"30.607
Partito dell'unione dei diritti umani (Pbdnj)2,87%"30.371
Partito socialdemocratico (Psd)2,48%"26.244
Partito del fronte nazionale (Pbk)2,43%"25.740
Partito repubblicano (Pr)2,33%"24.690
Partito democristiano (Pdk)1,02%"10.754



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dall'Osservatorio sul processo democratico in Albania
Progetto promosso dalle Ong COSPE e CRIC e realizzato in collaborazione con ARCI, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, COCIS, ICS, Legambiente, Osservatorio permanente Italia-Albania, Rete Antirazzista, Rete Vado-Wave, con il patrocinio e sostegno della Regione Toscana, del Comune di Messina e della Telecom Italia Mobile.

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4 luglio 1997/1