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ALBANESI. RIMPATRIO COMPIUTO

di Walter Peruzzi

Il 3 dicembre 1997 quasi tutti i campi che ospitavano gli albanesi fuggiti in Italia nei mesi della rivolta anti-Berisha sono stati chiusi, e oltre 500 profughi rimpatriati , con un blitz attuato dalla polizia mentre i media cloroformizzavano l'opinione pubblica ripetendo che il governo escludeva ogni "uso della forza" e ogni rimpatrio "coatto".

Alcuni esponenti della maggioranza hanno condannato con sdegno il comportamento del governo, definendolo "non umano e ingiusto", "indecente per un governo di sinistra", "cinico e ipocrita". Ma una certa pocrisia c'è anche in queste condanne, se è vero che non vi ha fatto seguito nessuna iniziativa concreta per pretendere che l'ingiustizia fosse riparata, i colpevoli puniti. Una questione come questa non è liquidabile alla stregua di un dissenso sull'IVA. Mette in gioco la "fiducia". Ci si è invece limitati a condannare e incassare, passando ad altro: magari a farsi rifiutare gli emendamenti di sinistra e a incassare quelli di destra in materia di immigrazione…

Paolo Cento, dei Verdi, e fra i migliori, ha deplorato in TV il blitz della maggioranza di cui - ha aggiunto dopo una pausa di riflessione - "anch'io faccio parte". Chi l'avrebbe mai detto? Paolo Cento ha criticato tempo fa in una lettera al "Manifesto" il silenzio dei pacifisti non ricordo a proposito di quale conflitto. Ma cosa può dire o fare un piccolo gruppo pacifista, anzi come si può sapere cosa dica o faccia, se tutti gli spazi gli sono interdetti dai media di regime? Cosa può fare in un paese dove Rifondazione e i Verdi, che hanno spazi non soltanto in TV ma in parlamento e nel governo, li usano solo per informarci in modo fra schizzofrenico e comico che deplorano quello che sta facendo, anche a nome loro, la maggioranza "di cui fanno parte"?

Così il governo Prodi, una carica contro gli studenti oggi una contro gli allevatori ieri, o rimpatriando gli albanesi a fine novembre come promesso, rafforza la sua "credibilità" presso "l'Europa" e fa scendere a zero quella dei Verdi o di Rifondazione, che tiene in conto come il due di coppe.

Intanto i politologi del "Corriere" e di "Repubblica" discutono sulla crisi del Polo, sulla disaffezione degli elettori razzisti e moderati nei confronti della destra. Forse non ha un laeder adeguato? Forse manca di una strategia? Forse è poco "europea"? Mistero! A nessuno viene in mente che, forse, un governo di destra c'è già. Perché mandare al governo analfabeti politici come Berlusconi e Bossi, teppistelli del Ku Klux Klan come Borghezio, Gasparri, De Corato, che spaventano le vecchiette e i mercati, quando Prodi, Veltroni o Napolitano (Fassino e Mussi un po' meno ma non si può aver tutto dalla vita…) sanno fare lo stesso lavoro sporco in modo più pulito e soft, con la "copertura" dei media e in nome della "solidarietà"?

Il "popolo di sinistra", dopo essersi preoccupato di bloccare la crisi perché non vincesse la destra, è talvolta assalito da dubbi. Sterminare gli iracheni con l'embargo, picchiare gli studenti e malmenare gli allevatori, professionalizzare l'esercito e allargare le basi NATO, non lo facevano anche i governi di destra? Affogare gli albanesi e rimpatriare con l'inganno quelli che si salvano, no, questa è una novità dell'Ulivo. Ma, a prima vista, non sembrerebbe molto di sinistra.

Poi si rassicurano: la sinistra "moderata" fa cose indecenti, ma la sinistra "radicale" le condanna; D'Alema si comporta come i dc, nel caso delle scuole private anche peggio, ma si tratta, spiega Valentino Parlato, di "un compagno che sbaglia".

[da "Guerre&Pace"]