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L'USCITA DALL'OMBRA DEL PRESIDENTE ALBANESE MEJDANI

NOTIZIE EST #99 - ALBANIA
29 ottobre 1998


L'USCITA DALL'OMBRA DEL PRESIDENTE ALBANESE MEJDANI
di Arben Kola

Tirana - Quello che fino al 14 settembre veniva considerata un personaggio debole e che rimaneva nell'ombra, il presidente albanese Mejdani, si è inaspettatamente trasformato nell'uomo più forte del paese. Mentre la folla inferocita marciava sulla piazza principale di Tirana portando la bara di Azem Hajdari sulle spalle, il presidente Mejdani è rimasto nel suo ufficio. Lo stesso giorno, invece, il premier Fatos Nano fuggiva in una località non nota. La televisione si trovava in mano ai seguaci dell'opposizione. Alle 14 una delegazione dell'opposizione inviata dal suo predecessore Sali Berisha ha bussato alla porta della presidenza chiedendo a Mejdani di assumere i poteri del premier assente. Mejdani ha rifiutato di incontrarsi con la delegazione, così come di parlare alla televisione occupata. Anche se il premier era assente, Mejdani ha rifiuto di sedersi su due poltrone, la sua e quella di Nano.

"IL NOSTRO UOMO A TIRANA"

Se avesse accettato la proposta dell'opposizione, Mejdani avrebbe in qualche modo legittimato il tentativo di rovesciare il governo con la forza. Se avesse preso il posto del premier (cosa che la Costituzione albanese gli permetterebbe di fare in casi particolari), oggi esisterebbe formalmente un presidente, forse anche un governo tecnico e, perché no, anche un comitato di salvezza nazionale. Forse la comunità internazionale avrebbe accettato questa formula ibrida nel nome della cessazione delle violenze e del superamento di una crisi simile a quella dell'anno scorso.

Ma nel frattempo, le bande sarebbero tornate ai loro covi? L'opposizione guidata dall'ex presidente Berisha ha liberato il "demonio dalla bottiglia", ma non si sa se i diavoli in questione se ne sarebbero in tal caso tornati da dove erano venuti.

Rexhep Mejdani, uno studioso di 54 anni che ha abbandonato la fisica per dedicarsi alla politica, senza essere noto per essere uno che sa picchiare il pugno sul tavolo o che sa trascinare le folle durante i comizi, è riuscito a risolvere pacificamente uno dei nodi più complicati della più recente storia dell'Albania. Ciò gli ha portato non solo una maggiore popolarità nel paese, ma anche un maggiore sostegno internazionale. Le cancellerie occidentali hanno fatto chiaramente capire che Mejdani è il "loro uomo a Tirana". "Ci felicitiamo per il suo ruolo deciso nel risolvere la crisi", ha scritto in un messaggio a Mejdani il presidente degli Stati Uniti Clinton.

Mejdani differisce sia dallo stile autoritario semibolscevico del suo predecessore Berisha, che da quello arrogante e instabile dell'ex premier Nano. Il presidente non ha dietro di se una maggioranza politica stabile, come l'aveva Berisha, né una lobby economica come quella che a quanto pare sta dietro l'ex premier Nano. Tuttavia, si può presupporre che egli goda dell'appoggio di un'importante maggioranza, più nazionale che politica. Egli è oggi, come è evidente, una figura politica che ha la fiducia sia della sinistra che della destra o, come minimo, non è oggetto delle loro antipatie.

Mejdani è l'unica personalità politica albanese che può muoversi sull'intero territorio del suo paese senza alcun problema e senza causare particolari mal di testa alla sua scorta. Lo stesso non si può dire del capo dell'opposizione Berisha, che non può mettere piede in varie città del sud dell'Albania, ma nemmeno nella sua città natale nella parte più settentrionale del paese, né per Nano, per il quale è praticamente impossibile recarsi al Nord.

Mejdani, a quanto pare, è l'unica figura sulla quale vi sia un consenso anche tra gli albanesi del Kosovo, cosa che non si può dire per la coppia Nano-Berisha. Mejdani ha contatti con diversi ambienti di Pristina, o per le amicizie personali contratte quando è stato professore in Kosovo negli anni '70, o per le sue posizioni equilibrate e attente riguardo alla questione della confinante provincia. L'equilibrio che emana dall'edificio della presidenza a Tirana ha tuttavia poca eco e influenza sulla scena politica del paese. Tanto che si può dire che Mejdani è una figura ipotetica. Sembra che le sue esortazioni alla moderazione non vengano accettate dai partiti politici, i quali continuano le loro lotte con un vocabolario nel quale la parola "morte" non è così rara. La politica e la malavita in Albania a quanto pare non sono così distanti l'una dall'altra. E' questo uno dei motivi per cui Mejdani, nel suo più recente messaggio al parlamento, tenendo presente questo pericolo, si è rivolto sia alla sinistra che alla destra dicendo loro che "è arrivato il tempo che la politica si distanzi definitivamente dalla criminalità, per assicurare con la propria esistenza lo stato, e non il mondo criminale".

(da "Danas", 14 ottobre 1998 - traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario)