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![]() NOTIZIE EST #449 - BALCANI 15 giugno 2001 IL PRICIPALE BOSS MAFIOSO DEI BALCANI di Jasna Babic ("Nacional", 17 aprile 2001) [L'articolo che segue, tratto dal settimanale croato "Nacional", ha avuto una vastissima eco nei Balcani (si veda a proposito l'efficace sintesi di Lino Veljak, pubblicata dall'"Osservatorio Balcani" - http://www.unimondo.org/balcani/redir/rdnews-20010611app1croazia.html). I toni in parte romanzati e le numerose informazioni non confermate, così come la provenienza dal direttore di una testata che ha notoriamente ottimi agganci nell'amministrazione USA, lo identificano a nostra opinione come in larga parte frutto di "veline". In considerazione della risonanza e delle conseguenze politiche che sta avendo, ci sembra comunque un testo degno di attenzione - a.f.] **Stanko Subotic Cane, cittadino croato e capo della intera mafia balcanica, pesante 500 milioni di USD, collaboratore di Djindjic, Djukanovic e del defunto Vjeko Slisko?** Nell'intervista per il "Feral Tribune", Sime Lucin, ministro degli affari interni, ha confermato la notizia di "Nacional" dell'aprile di quest'anno secondo cui Stanko Subotic Cane, uno dei più grossi mafiosi serbi e partner nel contrabbando di tabacco del presidente montenegrino Milo Djukanovic, nel 1999 è diventato cittadino della Repubblica Croata. Secondo l'affermazione di Lucin, questo mafioso serbo con il passaporto croato, stimato l'abitante più ricco di questi luoghi, "pesante" 500 milioni di dollari, ha ricevuto i documenti croati grazie alle raccomandazioni del generale Ljubo Cesic Rojs, ex comandante del 66-esimo battaglione della HV. Ha avuto i documenti in base all'articolo della legge relativa agli stranieri particolarmente meritevoli per gli interessi nazionali croati. Tale scoperta ha scandalizzato persino i benevoli rappresentanti della coalizione governativa, tanto che nel MUP hanno avviato un'indagine interna sui protettori segreti di Subotic che si trovano negli ambienti dell'ex potere dell'HDZ, che gli hanno dato la cittadinanza croata e l'alloggio a Zagabria. Secondo le informazioni di Nacional, per ora è accertato quanto segue: Stanko Subotic Cane ha ricevuto la cittadinanza croata il 15 giugno 1999, con la decisione di Ivan Penic, il ministro degli interni di allora; lo stesso giorno, con la stessa firma di Penic, la cittadinanza croata è stata data anche a sua moglie Jagoda e alla figlia Mia, di dieci anni. Le carte d'identità e i passaporti per i tre membri della famiglia Subotic erano pronte già il giorno seguente, il 16 giugno 1999, presso la Direzione della polizia di Zagabria. Ma i Subotic non hanno preso personalmente i documenti. Secondo le istruzioni ricevute dal vertice del MUP, le carte dovevano essere mandate all'indirizzo di Subotic a Ginevra con una spedizione postale. Siccome tale mandato è stato annullato lo stesso giorno, i documenti, si dice, li ha presi lo stesso Miljenko Bukovac, aiutante di Penic, oggi in pensione. Dopodiché il loro percorso non è più noto. Si sa soltanto un altro dettaglio chiave: il mafioso serbo ha ricevuto il passaporto croato nel momento in cui è scaduto il passaporto jugoslavo e quando Belgrado ha bandito il mandato di cattura internazionale per essersi immischiato in una serie di omicidi e rese dei conti con la rete di contrabbando della concorrenza. Da ciò non è difficile concludere che il generale Ljubo Cesic e l'ultimo ministro degli interni della HDZ hanno procurato allo "zar del tabacco" una specie di asilo politico. I CANALI DI CONTRABBANDO Non è ancora nota l'identità dei suoi potenti patroni nella Repubblica Croata, che si nascondono dietro Cesic e Penic. Tuttavia grazie all'insegnamento dell'esperienza di molti anni di generosa distribuzione della cittadinanza croata a diversi vagabondi mondiali, non ci risulta difficile concludere che Subotic la ha potuta acquistare o corrompendo i politici della HDZ più influenti, oppure grazie ai legami d'affari diretti con qualche socio segreto nella organizzazione criminale comune che opera sul territorio della Croazia e della vicina BiH. Per quanto si sa, i canali del contrabbando di Subotic si estendono sugli interi Balcani grazie all'appoggio segreto o alla protezione delle autorità politiche e di polizia più alte in quasi tutti gli stati della ex Jugoslavia. Nella Serbia, fino a poco fa si trattava di Jovica Stanisic, il capo dei Servizi della sicurezza statale serba, e di Milorad Vucelic, un tempo vicepresidente dell'SPS, al potere fino a poco tempo fa, e direttore della televisione statale serba di un tempo. Oggi si tratta del premier serbo Zoran Djindjic che, come si è visto sulla foto della prima pagina del quotidiano belgradese "Politika", è andato a Mosca per un viaggio d'affari con l'aereo privato di Subotic. Oggi, Subotic si vanta di avere la completa protezione di Djindjic. Infine, Subotic è socio d'affari del presidente montenegrino Milo Djukanovic che partecipa in modo più diretto alla suddivisione dei guadagni del contrabbando. Con l'aiuto della ditta montenegrina "Mia", che è in modo fittizio di proprietà di Dusko Ban e di Zeljko Mihajlovic, compagni di scuola di Djukanovic, e delle sue compagnie off-shore a Cipro, "Dulwich" e "Frema- marketing", Subotic è uno dei principali acquirenti delle sigarette provenienti da tutte le fabbriche e da tutti gli angoli del mondo per il mercato nero jugoslavo, ivi inclusa anche la fabbrica erzegovese di tabacco a Caplina e il TDR croato. Contemporaneamente, Milo Djukanovic provvede al passaggio dei valichi della frontiera montenegrina in tutte le due direzioni - per l'importazione illegale della merce che bisogna vendere in Monenegro e in Serbia e per l'esportazione segreta, dei soldi guadagnati, nelle banche di Cipro e Svizzera. I cumuli della moneta straniera si trasportano dalla Jugoslavia con gli aeroplani privati, ma con il contrassegno della spedizione diplomatica. Il guadagno annuale, come affermavano le indagini dei servizi di alcuni stati occidentali, ottenuto con la vendita delle sigarette soltanto in Serbia, ammonta a due miliardi di DM, di cui una buona parte finisce come guadagno "lavato" sui conti segreti di Milo Djukanovic e Stanko Subotic. Secondo alcune valutazioni, negli ultimi cinque anni con l'unione delle forze sociali i due soci, Djukanovic e Subotic, hanno guadagnato e spartito un miliardo di dollari. L'ORGANIZZAZIONE MAFIOSA Ai diplomatici europei e americani è già da molto tempo noto che Milo Djukanovic usa i suoi poteri di presidente, prima di tutto, per coprire l'organizzazione statale- mafiosa che è, dunque, servita dalla dogana montenegrina, dalla polizia e dall'amministrazione della giustizia. Le autorità americane si sono interessate, si dice, alle sue fonti finanziarie e agli accordi d'affari con Stanko Subotic Cane nel 1999, quando dal piccolo e povero Montenegro nella ditta "Textron" è arrivato ordine per un lussuoso "Cessna Citation X", il primo esemplare prodotto di tale modello di aereo. Il suo prezzo era di 17,5 milioni di dollari; e mentre i ricconi occidentali pagano tale aereo con rate a lungo termine, Subotic ha concluso con un versamento unico. Da allora in Montenegro è arrivato un altro ordine uguale, con lo stesso sistema di pagamento. Su uno dei due "Cessna Citation X" che compongono la flotta aerea di Subotic, vola oggi anche il presidente montenegrino. Per il mafioso serbo- montenegrino lavorano sei piloti professionisti. Fra gli altri - i figli di Zarko Zecevic, direttore del Partizan, e di Jovica Stanisic, l'ex capo dei Servizi della sicurezza statale. Ivan Babic, uno dei piloti di Subotic, è scappato negli USA e ha raccontato tutto all'FBI. GLI AEREI COSTOSI L'aereo di Subotic porta la targa N999 CX (numero di serie 0073), e quello di Djukanovic N888CN (numero di serie 0086). Djukanovic ha avuto l'aereo esattamente il giorno del compleanno di Subotic il 9 settembre 1999. Il Governo del Montenegro ha comprato anche il terzo aereo "Lear jet 45" con targa N 888 CX (il numero di serie 0044) che è stato pagato 9, 6 milioni di dollari ed è stato comprato nel marzo 2000. Tutti e tre sono stati registrati a nome di ditte del Delaware dietro le quali c'è Subotic. La prima è la ditta Brook Aviation, la seconda è la Fort Aviation e la terza, alla quale è intestato il lear jet, è la Wilow Aviation Inc. Inoltre è ridicolo che la compagnia aerea Montenegro Airlines abbia un aereo, un vecchio Fokker F28, che vale 3 milioni di dollari e che il presidente e il suo corteggio volino su due aerei del valore di 30 milioni di dollari, registrati oltretutto a nome del mafioso serbo. LE FRODI POLITICHE Nonostante l'attenta organizzazione delle transazioni di compravendita, la tipica furbizia occidentale è servita a Djukanovic e a Subotic nel regolamento dei conti con Slobodan Milosevic, che consideravano come il problema più grande e di maggiore priorità dei Balcani criminali. Dichiarandosi come separatista che cerca di staccare il Montenegro dalla Jugoslavia, Djukanovic ha abilmente avvolto l'interesse autonomo della sua organizzazione criminale nell'opposizione politica tramite la quale i rappresentanti della comunità internazionale hanno fatto pressione sul dittatore e il criminale di guerra. Da quando Milosevic, chiuso nella cella della prigione, sta perdendo il carisma del grande "duce" ("vozd") serbo, la polizia di più stati europei mostra grande interesse per le fonti di guadagno di Djukanovic e di Subotic e le loro filiali di contrabbando, sospettando la coppia mafiosa- presidenziale anche per alcuni omicidi su commissione. Evidentemente, anche loro stanno diventando fastidiosi per una decriminalizzazione radicale degli stati della ex Jugoslavia che è anche la prima condizione per una pace durevole in questa parte dell'Europa. Perciò la scoperta della cittadinanza croata di Subotic è un dettaglio molto importante nella ricostruzione della dimensione territoriale finale dei loro legami criminali e politici. Non è strano che l'indagine interna del MUP su Subotic sia il primo passo nella revisione radicale di tutte le 6.000 cittadinanze croate che sono state date negli ultimi dieci anni senza seguire le normali regole legislative e in base alla discrezione dei ministri degli interni dell'HDZ, nonché su richiesta di diversi grandi uomini dell'HDZ. IL RUOLO DI LJUBO CESIC ROJS A dir il vero, nell'archivio del MUP, non è stata trovata la raccomandazione di Cosic per Stanko Subotic. Cesic è stato nominato come garante del mafioso serbo soltanto in una nota secondaria della polizia, mentre tutti gli altri documenti legati alla procedura per prendere la cittadinanza sono spariti senza nessuna traccia. Si suppone, invece, che Ljubo Cesic Rojs non abbia dato la raccomandazione di sua iniziativa. Per quanto si sa, l'ex comandante del 66-esimo battaglione, con tutte le malversazioni con i soldi statali, non ha mai partecipato personalmente a un importante contrabbando delle sigarette, e pertanto probabilmente non ha partner d'affari cosi stretti fra i protagonisti del sottosuolo del tabacco per proteggerli con il passaporto croato. A giudicare da tutto, Cesic ha scritto tale raccomandazione per fare un favore a qualche suo interessato simpatizzante politico o a un compaesano dalla BiH che da Subotic ottiene buoni vantaggi. Sebbene neanche la polizia croata in questo momento disponga di informazioni che potrebbero aiutare nell'identificazione della persona nascosta dietro il nome di Cesic, è interessante che i giornalisti di "Nacional", occupandosi di Djukanovic e di Subotic, abbiano trovato alcuni collegamenti diretti tra la loro sede mafiosa e alcune persone della vita pubblica croata. LE RAGAZZE DELLA CROAZIA Il collegamento più diretto è Dijana Visnjic, modella di 34 anni, meglio conosciuta come Didi, che molto spesso è ospite di Subotic nella villa a Sveti Stefan. All'inizio di questo mese, il 4 maggio, ha lasciato Zagabria con l'aereo di Subotic in compagnia di un'amica, Branka Maric. Come ospite di Subotic ha passato sei giorni in Montenegro, tornando giovedì scorso con lo stesso aereo. Quando non fa la modella e non serve Subotic, Dijana Visnjic fornisce aiuti nell'ufficio di Silvio Hrasta, avvocato di Vjeko Slisko liquidato poco tempo fa nello scontro armato tra le bande criminali in Cvjetni trg. Come affermano le fonti ben informate nel jet-set di Zagabria, Dijana Visnjic è stata l'amica di Slisko per molti anni, e proprio con le sue raccomandazioni, Silvie Hrasta è diventato rappresentante giuridico più importante del "re dei pocker- automatici", ucciso. La sua collocazione a Sveti Stefan è stata sistemata tramite un ricco Rom di Zagabria, che per un periodo ha collaborato con Slisko in alcuni progetti d'affari a Praga. Lo stesso Rom si è messo in contatto con il suo connazionale Djej Ramadanovski, star serba dei "narodnjaci", pagato da Djukanovic e Subotic come una specie di animatore nelle feste private nella bellissima villa a Sveti Stefan, dove si trovano i loro partner illegali per gli affari. Secondo quello che dicono i testimoni, la casa di Subotic è composta da alcuni piani collegati con l'ascensore e da un enorme garage per 25 macchine. Fino all'anno scorso, le animatrici con diverse specialità arrivavano perlopiù da Belgrado e da Novi Sad, dalle file delle modelle e fotomodelle jugoslavi sospette. Ma quando tale catena si è rotta, è stato stabilito il ponte aereo privato con la Croazia. LA MINORENNE PICCHIATA Dunque, è successo che nella casa a Sveti Stefan, Ramadanovski ha portato un minorenne che è finita all'ospedale di Podgorica dopo un'orgia e l'uso collettivo di droghe, e dopo essere stata picchiata a morte. Appena si è ripresa un po', la ragazza scioccata ha rilasciato un'intervista allo "Svet" di Novi Sad, dove ha descritto in modo dettagliato la compagnia di Djukanovic e di Subotic che si trovava nella villa di Sveti Stefan. Spaventati dalla sua confessione, le "modelle" e le "fotomodelle" serbe di colpo hanno perso interesse per tale tipo di feste. Così Djej Ramadanovski, ha dovuto trovare le attrazione per le feste mafiose in un altro posto. In breve, l'anno scorso nella casa di campagna insieme a Dijana Visnjic, Subotic ospitava anche tre star musicali, Alka Vuica, Nives Celzijus e Doris Dragovic. Come hanno scritto nei giornali croati, le paghe erano di enorme entità e ammontavano da 20 000 a 100 000 di DM. Nives Celzijus spesso è "ospite" anche nella casa di Subotic a Marbella, un moderno luogo di villeggiatura spagnolo. In tale lussuosa villa, nel 1999, ha passato l'estate anche Milo Djukanovic con la famiglia. IL SERBO DI UB Sebbene questi frammenti sulle congiunzioni di soci e d'affari croato-montenegrine non spieghino chi ha procurato a Stanko Subotic la protezione del passaporto croato e il perché, forse vi sono comprese indicazioni importanti circa la cerchia in cui bisogna collocare il protettore croato. Si tratta senza dubbio di un promotore comune di Stanko Subotic e Vjeko Slisko, che proviene dal sottosuolo informativo-politico croato. Stanko Subotic Cane è nato il 9 settembre 1959 a Kalinovac, un paese serbo, nel comune di Ub. Nel periodo del disfacimento della SFRJ faceva il sarto nel negozio di un tale Vanja Bokan a Belgrado, il quale insieme ai vestiti con i marchi falsi di stilisti di moda famosi in tutto il mondo, faceva anche il contrabbando di sigarette. Come tutti i mafiosi balcanici, Subotic ha iniziato conquistare le posizioni guida sul mercato nero di Belgrado nel periodo della guerra croato-serba e delle sanzioni internazionali contro la Jugoslavia. Lo stesso Bokan è diventato vittima di Cane. È stato ucciso ad Atene nell'ottobre dell'anno scorso, ma dietro di sé ha lasciato un messaggio secondo cui se fosse stato ucciso, dietro alla cosa ci sarebbero stati Subotic e Djukanovic. Da allora la polizia greca sta cercando Stane Subotic e Pajo Sekulic, i logisti di Cane a Podgorica. Dal 1996 fino ad oggi, dal guadagno con il contrabbando delle sigarette Stanko Subotic ha finanziato le campagne pre elettorali e i lavori oscuri del Partito democratico socialista (DPS) montenegrino che all'inizio, sotto la guida di Momir Bulatovic, faceva soltanto la filiale della centrala belgradese dell'SPS, il partito di Slobodan Milosevic. Del resto, anche Djukanovic, allora il collaboratore più vicino di Bulatovic, era per un saldo unitarismo serbo-montenegrino. Da tale periodo provengono le società criminali di Subotic con Jovica Stanisic, il capo della polizia segreta di Milosevic che in generale si occupava dell'eliminazione fisica dei suoi avversari politici e della concorrenza negli affari. Ma, da lì proviene anche la partnership di Subotic e Djukanovic con Milorad Vucelic, per un certo tempo il principale manipolatore al servizio di Milosevic e imbroglione dei media. Lo scontro fra Djukanovic e Bulatovic è emerso contemporaneamente alle divisioni belgradesi fra i discepoli di Milosevic, simili all'HDZ, nella lite per la spartizione della preda. Nel caso delle maggiori figure della politica jugoslava, i loro averi bosniaci si sono creati generalmente durante conquiste serbe nella Croazia e nella BiH, e in minor parte con le rapine delle ricchezze nazionali del proprio stato. In Montenegro la lite per la "pinka" è stata articolata pubblicamente attraverso la retorica tradizionale dei "bianchi", che erano per una nazione serbo- montenegrina unita, e dei "verdi", i separatisti montenegrini. Dunque, al contrario di Bulatovic, Djukanovic all'improvviso si è trasformato nel "creatore dello stato" montenegrino, procurandosi così la copertura ideale per la ramificazione della rete criminale autonoma fuori dal controllo di Belgrado. Tanto nel sottosuolo di Belgrado regnava la più potente famiglia di Milosevic. Come uno dei "verdi" Djukanovic ha ricevuto anche mezzi in più per la copertura e la difesa del suo privato monopolio di contrabbando sul territorio del Montenegro. Ogni ricordo dei suoi interessi privati poteva venire interpretato come un attacco pro-serbo alla indipendenza montenegrina. Il suo "verdismo" è stato premiato anche dagli alleati occidentali, in quanto potente arma nella minaccia contro Slobodan Milosevic. Perciò le sanzioni contro lo stato di Djukanovic non sono state attuate sotto una forma così severa come lo è stato nel caso della Serbia. LO STATO DEL CONTRABBANDO L'effetto si è dimostrato molto interessante: proprio a misura dello "zar del tabacco" e del presidente montenegrino, tale parte della frontiera è stata trasformata in una zona franca non ufficiale per ogni specie di merce contrabbandata proveniente da tutti i paesi vicini. E' certo che i più potenti fra di loro, protetti dalle istituzioni governative, si sono presi il business di maggior profitto. Nella Jugoslavia, ciò riguarda proprio le sigarette. Siccome con tale svolta politica a Milo Djukanovic sono diventati superflui ed inutili i suoi protettori di Belgrado, con a capo Milorad Vucelic, all'improvviso sono stati interrotti tutti i legami d'affari. Come avvertimento hanno sparato un raffica nella macchina di Vucelic a Budva, mentre altri concorrenti non se la sono cavata così bene. Per esempio, Goran Zugic, il consigliere della sicurezza nel gabinetto di Djukanovic, che è stato un testimone molto scomodo circa la compagnia di Djukanovic e Subotic di Sveti Stefan e sui conti segreti a Cipro, dove portava personalmente i loro soldi. Si sa con certezza che Zugic prima di morire ha lasciato documenti a sufficienza sulla collaborazione d'affari fra Djukanovic e Subotic a uno dei servizi informativi occidentali. Zugic è stato eliminato da Darko Raspopovic Beli, il capo della direzione antiterroristica della sicurezza statale di Montenegro. Ma nel gennaio di quest'anno lo stesso Raspopovic è stato liquidato nel centro di Podgorica davanti a numerosi passeggeri terrorizzati. L'assassino è rimasto sconosciuto, "andato con il vento", così sembra che ami dire il grande mafioso serbo-montenegrino mentre informa il suo socio Milo Djukanovic sul compito ben fatto. UNA SERE DI OMICIDI ORGANIZZATI I membri del sottosuolo belgradese più informati, loro stessi nascostisi fuori dalla Jugoslavia a causa degli assalti degli squadroni della morte di Subotic, sono terrorizzati in modo particolare dall'omicidio di Radovan Stojicic Badza, un tempo vice ministro del MUP [Ministero degli Interni] della Serbia e comandante delle formazioni della polizia serba in Bosnia e in Slavonia. A causa di tale omicidio, commesso il 10 aprile del 1997, la polizia di Milosevic ha bandito un mandato di cattura per Subotic all'inizio del 1997. Tuttavia, poiché la Serbia all'epoca non era membro dell'Interpool, Subotic ha continuato a passeggiare liberamente in occidente. Tale mandato è stata la ragione più importante per la compera e l'ottenimento della cittadinanza croata. Il mandato è stato abolito con l'arrivo di Djindjic al potere e tutta la documentazione a quanto si dice è stata nascosta. A quanto pare, Subotic ha ammazzato nel gennaio del 2000 anche Branislav Lainovic Dugi di Novi Sad, il più grande mafioso della Vojvodina, e nel 1998 il proprietario della squadra "Zeleznik", Jusuf Jusa Bulic. Ma pare che abbia "esagerato" con l'omicidio di Milan Djordjevic chiamato Bonbon, padrino ed erede di Arkan, e quello di Milan Rajovic Bilance, che ha lasciato una prova scritta ai servizi per i quali lavorava, che da giorni la stanno seguendo con un'"Audi A6" due uomini che non ha mai conosciuto e Baja Sekulic, il braccio destro di Subotic per i lavori in Montenegro. La polizia croata è arrivata a dati che dimostrano che il principale esecutore nel clan di Subotic è Milan Milovanovic Mrgud di Vinkovci, ricercato in Croazia per crimini di guerra. Lo accusa in modo molto grave Srecko Kestner, ex partner di Subotic, nella dichiarazione data alla polizia austriaca. Secondo la testimonianza di Kestner, Milovanovic riceve uno stipendio mensile di 50.000 di dollari e il suo compito è eliminare gli avversari di Subotic. Kestner ha ottenuto i documenti croati lo stesso giorno in cui li ha ottenuti anche Subotic. Rimanendo per il momento senza la protezione del proprio stato, l'organizzazione mafiosa di Subotic ovviamente si è mascherata con i documenti croati, persino forse con le ditte croate e le gang "fraterne" croate. Per ciò non ci si sono i dubbi che lo "zar del tabacco" serbo, con status di cittadino croato pienamente legale, è presente in Croazia, non soltanto come sponsor del jet set di Zagabria, ma persino come attore del locale milieu criminale. |