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L'Italia e i Balcani


NOTIZIE EST #227 - ITALIA/KOSOVO
18 maggio 1999


DISINFORMAZIONI ITALIANE


Quella della disinformazione è una malattia cronica dei media in tempo di guerra. Il più delle volte si basa su insinuazioni basate su fatti solo parzialmente falsi, o anche semplicemente su una loro presentazione distorta. Riportiamo qui sotto alcuni esempi, solo pochi tra i molti, di "disinformazioni" dei media italiani nei giorni in cui il nostro governo preparava l'"operazione Rugova" e in quelli immediatamente successivi. Una campagna che ha coinvolto la televisione di stato, testate borghesi come il "Corriere della Sera" e "Limes", ma anche giornali di sinistra come "Il Manifesto".

* Il Televideo della Rai annuncia il 3 maggio che nel porto di Ancona sono state sequestrate in un camion di aiuti della Caritas per il Kosovo 30 tonnellate di armi destinate all'UCK, aggiungendo che un prete kosovaro è ricercato, senza ulteriori particolari. La stessa notizia viene riportata in due reportage, rispettivamente dell'AFP (3 maggio) e dell'International Herald Tribune (4 maggio), ma in fondo a tali reportage si dice, di sfuggita, che il sequesto è avvenuto... il 12 aprile, cioè esattamente tre settimane prima! In realtà si tratta di una notizia che era stata già data con ampio risalto in quella data, per esempio dal "Corriere della Sera" - perché la si tira nuovamente dopo tanto tempo, senza alcuna spiegazione? A volere essere cattivi, una spiegazione forse c'è: negli stessi giorni (ancora non lo si sapeva pubblicamente) gli uomini della comunità di Sant'Egidio, in accordo con il nostro governo, stavano organizzando la spedizione in Italia di Rugova...

* C'è poi la storia degli arruolamenti forzati di profughi da parte dell'UCK in Albania. Indubbiamente, nella situazione da tragico "far west" del nord dell'Albania di questi giorni, è più che credibile che casi del genere vi siano stati e infatti il "Washington Post", in un articolo asciutto ed equilibrato, ne segnalava alcuni, limitati (si veda "Notizie Est" #214, 30 aprile 1999). Ma molta stampa italiana ha scelto di farne una vera e propria campagna. "Il Manifesto", per fare solo un esempio, senza fornire nessun particolare in più di quelli che dà il "Washington Post", traccia a fine aprile un quadro generalizzato e ingiustificatamente d'emergenza. Anche riguardo a questa campagna, non si possono notare alcune notevoli coincidenze: negli stessi giorni un'analoga campagna, con i medesimi termini e le stesse accuse, è stata "lanciata" dal premier in esilio Bukoshi (come abbiamo ampiamente visto, direttamente legato a Rugova e a Berisha), che la ha ripetuta a Roma il 27 settembre durante i suoi incontri con Prodi e con il vicesegretario alla difesa Brutti. Le stesse accuse sono state lanciate da operatori umanitari anonimi della zona di Kukes (molti dei quali operano in collaborazione con il governo italiano), i quali, va notato, si sono subito sentiti in dovere di aggiungere che i profughi devono essere spostati nel sud dell'Albania, perché sono esposti al rischio di bombardamenti serbi, ma anche perché "sono molto legati all'UCK"...

* La sera del 5 maggio, milioni di italiani si sentono dire, come prima notizia del TG1, quanto segue: "E' giunto in Italia Ibrahim Rugova, leader dei moderati del Kosovo, che ha sempre chiesto l'autonomia, ma mai l'indipendenza che i serbi non possono accettare. Rugova è ancora il personaggio più appoggiato dai kosovari: secondo un sondaggio il 60% di loro sono a suo favore, mentre solo il 15% sostiene l'UCK". In poche righe un condensato di bugie: il "pacifista" Rugova ha sempre chiesto l'indipendenza (è stato tra gli organizzatori del referendum clandestino del 1991) e ha sempre chiesto, da anni, un intervento NATO per la creazione di un protettorato in Kosovo, ma la falsa tesi del suo sostegno alla sola autonomia continua regolarmente a riemergere nei mezzi di informazione. Dopo avere preso atto che secondo il TG1 "i serbi non possono [sic] accettare l'indipendenza del Kosovo", passiamo alla seconda disinformazione: da dove vengono i dati forniti dal TG1? Il telegiornale non lo dice, ma sul Manifesto del 7 maggio veniamo a saperlo da Morozzo della Rocca, uno dei membri della comunità di Sant'Egidio che ha organizzato la "operazione Rugova": i dati sono stati rilevati il 24 marzo (mentre in Kosovo erano già da giorni in stato di guerra, con vaste offensive serbe e ampie espulsioni di popolazione albanese) dal... Kosova Information Center, cioè un centro di informazioni controllato da anni dalla LDK dello stesso Rugova. Cosa fareste voi se in Italia la Mediaset organizzasse un sondaggio in cui si dà Berlusconi come il leader più amato dal 60% degli italiani? La mettereste come prima notizia nel telegiornale di massimo ascolto? Inoltre, nel sondaggio in realtà non si parla dell'UCK (all'interno della quale, tra l'altro, ci sono anche fazioni non inconsistenti che appoggiano Rugova), ma degli altri leader come Surroi e Thaci, una differenza non da poco.

* Lo stesso Morozzo della Rocca, nel suo ritratto di Ibrahim Rugova pubblicato da "Il Manifesto" il 7 maggio, scrive che il leader kosovaro "ha un senso di responsabilità verso il suo popolo che non vuole mettere a repentaglio con avventure militari", ma non ci spiega come questo si possa conciliare con la sua reiterata richiesta di un intervento NATO e il suo coinvolgimento nell'operazione militare FARK, di cui abbiamo parlato. Ma non basta, Rugova, egli scrive, "ha sempre condiviso la sorte del suo popolo in Kosovo [mentre], i capi dell'Uck, anche il 24 marzo erano comodamente all'estero (a Tirana) dove hanno brindato alle prime bombe", un'affermazione assolutamente falsa: innanzitutto, si potrebbe ironizzare sul fatto che Rugova ha sempre condiviso la sorte del suo popolo, visto che mentre quest'ultimo veniva massacrato e deportato egli si trovava nel suo appartamento sotto la protezione serba o a Belgrado in compagnia di Milosevic & Co., per rifugiarsi poi nella lussuosa villa Pamphili, sotto la protezione di Dini e D'Alema. Ma non è vero che i capi dell'UCK erano comodamente all'estero: a Tirana c'e' solo il portavoce dell'UCK, Krasniqi, così come tutte le altre forze politiche kosovare hanno un portavoce all'estero - la LDK di Rugova, per esempio, in Germania, mentre il suo amico Bukoshi ha un ufficio a Washington. I comandanti dell'UCK, Thaci incluso, sono sempre stati in Kosovo: le critiche che si possono muovere loro son ben altre. Ma questa non è l'unica affermazione non vera di Morozzo della Rocca: in un suo articolo, pieno di inesattezze e di riferimenti a non meglio precisate "voci e indiscrezioni", pubblicato nell'ultimo numero di "Limes" (n. 1/99 speciale sul Kosovo), cerca di sostenere che vi sia stato un abbandono di Rugova da parte degli USA già a partire dal lontano autunno '97, ma per farlo è costretto a dei veri e propri "salti mortali". Per esempio, scrive tra le altre cose che gli "USA hanno sponsorizzato le manifestazioni degli studenti albanesi", critici verso Rugova, svoltesi in tale periodo. Peccato che appena erano cominciate tali manifestazioni, l'ambasciatore USA, accompagnato dai suoi colleghi europei, si sia precipitato a Pristina per intimare agli studenti di interrompere le loro mobilitazioni e di seguire i consigli di Rugova (Reuters, 29 settembre 1997). Tra le altre "prove" del presupposto abbandono, mesi fa, dei moderati kosovari da parte degli USA, secondo Morozzo della Rocca , vi sarebbe il fatto che "gli americani sono più attenti degli europei alla democraticità di paesi e regimi politici [...]. La democracità della LDK suscita dubbi negli americani, per il carattere di partito largamente egemone, se non unico, e il legame con circostanze e situazioni del passato comunista".

* Anche Massimo Nava, nel suo articolo del 13 maggio pubblicato dal "Corriere della Sera", nel tentativo di insinuare che sia stato l'UCK ha uccidere Agani, tira fuori l'affermazione del tutto falsa secondo cui i capi dell'UCK se ne stanno comodamente a Tirana: "Agani, come Rugova, come gli altri leader kosovari moderati, era rimasto in Kosovo, accanto alla sua gente, mentre i dirigenti dell'UCK stanno a Tirana", scrive Nava, naturalmente senza fare nomi. Sempre nella sua opera di insinuazione, ma mai di aperta formulazione, elenca un'altra serie di uccisioni attribuibili all'UCK, scrivendo tra le altre cose che "l'anno scorso, a Tirana, venne ucciso Ahmed Krasniqi [comandante delle FARK], un altro combattente con origini croate". Krasniqi è sì un personaggio oscuro, ma tra i suoi trascorsi di evidente doppiogiochista che coinvolgono anche la Croazia, andrebbe come minimo detto che egli è di nazionalità albanese, sposato a una serba e che ha combattuto a fianco dei serbi nell'assedio della città di Osijek, mentre in Croazia è stato messo in prigione (si veda "Notizie Est" #97, 22 ottobre 1998). Poco importa, quello che interessa, evidentemente, non sono i fatti, ma i teoremi.