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![]() NOTIZIE EST #144 - JUGOSLAVIA/KOSOVO COME SI E' EVOLUTA L'UCK [...] Quando è scoppiato il conflitto tra fine febbraio e inizio marzo dell'anno scorso, il Quartiere Generale dell'UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) aveva sotto il suo comando circa 1.500 combattenti. Tuttavia, nonostante la massima motivazione nel condurre la lotta, si ha l'impressione che esso fosse conscio delle proprie possibilità limitate dal punto di vista dei numeri, della preparazione tecnica, degli armamenti e dell'organizzazione per la lotta contro un esercito e una polizia serbi bene armati e di alta professionalità. Secondo quanto riferito da alcuni suoi fondatori, anche se sono molti gli elementi che continuano a rimanere ignoti, l'UCK era più o meno bene organizzata per il tipo di lotta che si era prefissa di condurre in quel momento e in quelle condizioni. L'unica forma di lotta era quella della classica resistenza di guerriglia mediante rapidi attacchi e altrettanto rapide fughe dal luogo dell'attacco. Per comprendere il successivo corso della guerra bisogna avere presente che la maggior parte dei combattenti dell'UCK era concentrata nella zona di Drenica. Probabilmente era proprio lì che si trovava il Quartiere Generale che ha condotto le operazioni sul terreno. Vi sono comunque molte questioni che non possono ancora essere spiegate, soprattutto i rapporti tra l'ala militare e quella politica nel paese e all'estero, il loro rispettivo ruolo, nonché il ruolo delle singole personalità. Le dichiarazioni degli stessi attori degli eventi abbondano di reticenze o di mancanza di chiarezza in merito a tali aspetti. In ogni caso non vi è alcun dubbio che da quando all'inizio del 1996 ha cominciato a comparire in pubblico e ad assumersi la responsabilità per le saltuarie azioni militari intraprese in Kosovo, l'UCK ha avuto un suo centro direttivo, ovvero il Quartiere Generale. In un'intervista concessa alla fine del '98, il capo della Direzione politica dell'UCK, Hashim Thaci, ha dichiarato che l'UCK ha un comandante in capo, che gode del rispetto degli albanesi del Kosovo. Questa in breve era l'UCK di prima dell'inizio del periodo di guerra. I massacri compiuti dalle forze serbe sui civili albanesi alla fine di febbraio e all'inizio del marzo 1998 in alcuni villaggi dell'area di Drenica e successivamente l'intervento nella regione di Decani-Djakovica, hanno modificato radicalmente la situazione nel Kosovo. Tali eventi sono stati la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo. Si è mobilitata la popolazione albanese e tale mobilitazione si è ben presto trasformata in un'insurrezione di massa. Le dimensioni e la rapidità del suo diffondersi, avvenuto in un primo momento solo nella metà occidentale del Kosovo, dimostrano che, presa nel suo complesso, l'insurrezione è stata comunque spontanea, soprattutto nella piana del Dukadjin che copre un ampio territorio nel triangolo Pec-Djakovica-Decani. Da quanto se ne può sapere, si ha l'impressione che in questa regione l'UCK sia stato meno presente che nelle altre zone. Nonostante questo, nei primi mesi del conflitto, soprattutto in aprile e maggio, l'insurrezione è stata più massiccia proprio in questa regione. Questo corso iniziale degli eventi si è trasformato successivamente in una delle cause della grande caduta dell'insurrezione e della resistenza armata in generale nella piana del Dukadjin. Oltre a ciò, le forze serbe hanno sfruttato le forti divisioni politiche e militari all'interno della parte albanese e proprio in questa delicata regione di frontiera dove le divisioni si sono evidenziate nella misura maggiore hanno inflitto all'insurrezione albanese, nel corso della seconda offensiva estiva, i colpi più duri, non solo a livello militare, ma anche a livello psicologico e politico. Tutto dimostra che l'UCK non si attendeva uno sviluppo della resistenza armata dalle dimensioni di un'insurrezione di massa. Ma quando l'insurrezione è scoppiata, ha fatto tutto il possibile per rimanerne a capo e per indirizzarla, soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione e della direzione tecnica della resistenza. In questo l'UCK ha ottenuto successo soprattutto nella regione di Drenica, dove era maggiormente radicata, e nella regione di Shalja e Bajgores, che si trova tra Podujevo e Kosovska Mitrovica, dove essa stessa ha organizzato il movimento di resistenza armata. Vi è riuscita in buona misura anche nelle zone centrali e sud-occidentali del Kosovo che confinavano con Drenica, mentre vi è riuscita in misura solo minima, o molto ridotta, a organizzare un movimento nella piana del Dukadjin. Secondo le loro parole, non vi erano né tempo, né quadri e, in alcuni casi nemmeno armi, a sufficienza. Si può dire che durante i primi 5-6 mesi di scontri l'UCK sia stato sostenuto dall'entusiasmo popolare. Era cosciente del rischio di una tale situazione e di tali stati d'animo. A causa di ciò ha cercato, senza successo, di resistere a un tale corso degli eventi e di incanalare questa ondata nella direzione desiderata. Sull'onda di tale entusiasmo nel giro di una notte intere grandi regioni abitate esclusivamente o quasi esclusivamente da albanesi sono state dichiarate territori liberati. A metà del mese di luglio dell'anno scorso, alla vigilia della seconda offensiva serba, si riteneva che l'UCK controllasse un terzo o addirittura fino a metà del territorio del Kosovo e che avesse tra le proprie fila da 40 a 50 mila combattenti. Ma questa impressionante crescita deve ancora essere dimostrata. Nel corso della seconda offensiva serba, quella estiva, l'UCK ha perso il controllo della maggior parte dei territori liberati. Inoltre, un parte della sua struttura combattente che si era unita nel momento in cui l'insurrezione aveva raggiunto il suo apice, è uscita dalle sue fila. Al di fuori del Kosovo si riteneva che l'UCK avesse ricevuto un colpo dal quale non avrebbe potuto riprendersi. Tuttavia, le voci che correvano all'estero erano derivate soprattutto dalle valutazioni serbe, che si basavano soprattutto sulle enormi sofferenze e distruzioni causate tra la popolazione civile. L'UCK vera e propria, però, non aveva subito delle perdite umane consistenti. Si ritiene che nel corso dell'intero anno scorso l'UCK abbia perso al massimo 300 propri membri. Se si eccettua la piana del Dukadjin, dove l'insurrezione si è sviluppata in condizioni molto complesse, l'UCK ha conservato in tutte le altre zone una struttura di comando, una rete organizzativa, la maggior parte della struttura combattente e perfino la logistica. Gli esperti ritengono che nel corso della seconda offensiva l'UCK abbia consolidato le propria gerarchia e abbia cominciato per la prima volta ad applicare delle forme di lotta elastiche, sia negli attacchi che nella difesa. Sono state introdotte novità nell'organizzazione e nella direzione militare, dal Quartiere Generale fino alle unità più piccole sul terreno. Le novità più significative sono l'affidamento delle operazioni militari a militari di professione, la definizione delle varie specializzazioni militari e la creazione di unità mobili che vivranno una vita completamente militare e combatteranno là dove ve ne sarà la necessità. Si ritiene che attualmente l'UCK abbia circa 30.000 uomini e che un numero compreso tra 6.000 e 10.000 di essi faccia parte delle cosiddette unità mobili. (da AIM, 5 gennaio 1999 - traduzione dal serbo-croato di A. Ferrario) |