Balcani


Home

Kosovo

Scriveteci

I Balcani


NOTIZIE EST #151 - ITALIA/KOSOVO
23 gennaio 1999


IL MASSACRO DI RACAK E IL SUO CONTESTO / 4
a cura di Andrea Ferrario

[Seguono due testi dal "New York Times" sul massacro di Racak. Non ho tradotto alcuni particolari raccapriccianti, che non aggiungono nulla alla sostanza - a.f.]


I VERIFICATORI SUL MASSACRO DI RACAK
di Jane Perlez

WASHINGTON - I verificatori internazionali che hanno scoperto i corpi di 45 albanesi uccisi in uno scenario di esecuzione, hanno concluso il loro rapporto ufficiale secondo il quale l'attacco al villaggio del Kosovo è stato un atto di vendetta da parte delle forze serbe per l'uccisione di quattro dei loro uomini. Il rapporto, che non è stato reso pubblico, descrive una scena di corpi con ferite prodotte da colpi di arma da fuoco sparati da distanza ravvicinata, e in alcuni casi "estremamente ravvicinata", nella fronte, nella schiena o alla nuca, afferma il rapporto.

I verificatori, che sono giunti sulla scena immediatamente prima e dopo il massacro hanno concluso che "i fatti, così come verificati dalla Missione di Verifica per il Kosovo includono prove di detenzioni arbitrarie, uccisioni extragiudiziali e mutilazione di civili non armati di origine etnica albanese da parte dell'Esercito e della Polizia jugoslavi". Il rapporto, scritto cronologicamente dall'8 gennaio al 16 gennaio, il giorno dopo le uccisioni, elenca ogni corpo trovato sul posto, per esempio: [segue la descrizione delle mutilazioni inflitte a uno dei corpi, poi decapitato - a.f.]. Il rapporto dice che un ragazzo di 12 anni è stato ucciso da colpi sparatigli al collo e un altro ragazzino ha ricevuto colpi all'addome.

La scoperta del massacro il sabato scorso e l'immediata asserzione sul posto da parte di un alto diplomatico USA che le forze serbe erano responsabili delle uccisioni ha portato all'attuale crisi all'interno dell'amministrazione Clinton e della NATO in merito a cosa fare con la provincia separatista del Kosovo. L'amministrazione ha dato la colpa al leader jugoslavo, Slobodan Milosevic, per avere consentito alle sue truppe di usare una forza sproporzionata contro persone che l'amministrazione identifica come civili. I media serbi controllati dallo stato hanno asserito che il massacro era una falsificazione inscenata dai guerriglieri albanesi. Le circostanze del massacro si sono rese ancora più roventi quando Milosevic ha accusato William Walker, il diplomatico americano che guida il team di verificatori internazionali per l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). I serbi lo hanno accusato di essere al soldo degli albanesi. Ora, a quanto sembra, Walker potrà proseguire nella sua funzione, ma l'amministrazione Clinton ha detto che ciò "non è sufficiente" e che Milosevic deve ridurre le sue forze in Kosovo o affrontare dei possibili attacchi aerei.

Il resoconto sulle uccisioni, intitolato: "Rapporto Speciale: Massacro di civili a Racak" è stato scritto dai verificatori della missione OSCE ed è stato consegnato ai diplomatici dei 54 paesi che ne sono membri. Più di 700 verificatori sono stati insediati in Kosovo dopo un accordo per il cessate il fuoco dell'ottobre scorso. I particolari contenuti nel resoconto sono stati elaborati graficamente in una presentazione verbale data a Vienna da un diplomatico tedesco, Berend Borchardt, che ha visitato la scena della strage. Borchardt, il viceresponsabile per i diritti umani della missione OSCE in Kosovo ha detto ai diplomatici a Vienna che le vittime erano "semplici contadini", molti dei quali indossavano stivali di gomma. Borchardt ha sottolineato che le vittime di sesso maschile non indossavano stivali pesanti come quelli che si usano nelle azioni militari.

Nel loro rapporto i verificatori hanno scritto che dopo "l'imboscata ben pianificata" da parte di guerriglieri albanesi [l'8 gennaio scorso, dal lato ovest dei rilievi su cui si trova Racak, che è sul versante est - a.f.] che ha provocato la morte di quattro ufficiali della polizia serba, le forze serbe hanno cominciato a muovere mezzi corazzati nell'area di Stimlje, vicino a Racak. Nel giorno del massacro, il 15 gennaio, ai verificatori è stato impedito da parte delle forze serbe di entrare a Racak, ma essi hanno potuto vedere che nel villaggio vi erano case in fiamme. Successivamente, nel corso della stessa giornata, afferma il rapporto, una vettura di pattuglia dei verificatori è entrata nel villaggio. I verificatori hanno visto un civile albanese ucciso e cinque persone ferite e hanno ascoltato racconti secondo cui 20 uomini erano stati portati via dalle forze serbe. I verificatori hanno dovuto abbandonare il villaggio perché si stava facendo buio, scrive il rapporto.

La mattina successiva svariati gruppi di verificatori sono tornati al villaggio e hanno ascoltato resoconti dei sopravvissuti, i quali hanno detto che dopo attacchi con artiglieria da parte dell'Esercito jugoslavo e della polizia serba, le forze di sicurezza serbe sono entrate nel villaggio. Alcune erano vestite in uniforme, altre avevano uniformi nere e passamontagna. I testimoni dicono di avere riconosciuto alcuni dei poliziotti come uomini di Stimlje. I sopravvissuti hanno detto che alcuni degli "assalitori" erano civili serbi indossanti uniformi della polizia.

I corpi sono stati rinvenuti in tre diversi punti del villaggio, scrive il rapporto. Ventitré uomini "di varie età", visti vivi per l'ultima volta quando la polizia li stava arrestando, sono stati trovati in un fossato dietro il villaggio. Quattro altri uomini sono stati trovati in una forra nei pressi del villaggio e sono stati con ogni evidenza uccisi mentre cercavano di fuggire. Dodici uomini e il ragazzino di 12 anni sono stati trovati in vari punti del villaggio, ivi incluse alcune case. Alcune famiglie hanno trovato i corpi dei loro parenti e li hanno riportati dentro, scrive il rapporto. Cinque altri adulti sono stati portati dalle loro famiglie nel vicino villaggio di Malopolje. Nel momento in cui Walker è arrivato sulla scena all'1 del pomeriggio di sabato, le forze serbe se ne erano andate e vi era una "fitta presenza di uomini dell'UCK in uniforme nel villaggio", scrive il rapporto. Ai guerriglieri, che erano estremamente agitati e intenzionati a fare vendetta, Walker ha consigliato di dare prova di moderazione, scrive il rapporto.

Dopo che il rapporto è stato scritto, 40 dei 45 corpi sono stati rimossi da una moschea del villaggio da parte della polizia serba [il 18 gennaio, dopo due giorni di attacchi e cannoneggiamenti contro il villaggio, che hanno fatto fuggire i famigliari delle vittime e i verificatori OSCE - a.f.], dove le famiglie avevano preparato la camera ardente prima dei funerali, per essere trasportati all'obitorio di Pristina, dove medici serbi stanno conducendo le autopsie.


BRANI DAL RAPPORTO OSCE:

Quelli che seguono sono alcuni brani dal "Rapporto Speciale: Massacro di civili a Racak", redatto ai verificatori internazionali che hanno visitato il villaggio prima e dopo le uccisioni del 15 gennaio. L'acronimo KVM sta per Missione dei Verificatori in Kosovo; UCK sta per Esercito di Liberazione del Kosovo; VJ è l'Esercito Jugoslavo.

8 gennaio. La polizia ha informato la KVM di un attacco dell'UCK contro veicoli [una colonna di corazzati - a.f.] della polizia nei pressi di Dulje (a ovest di Stimlje). Una pattuglia della KVM già nell'area ha sentito gli spari e nell'effettuare le indagini ha riscontrato la scena di un'imboscata contro veicoli della polizia. Due poliziotti erano morti e altri due erano feriti. Anche tre civili albanesi in un taxi erano rimasti feriti, a quanto sembra per essersi casualmente trovati sulla scena dell'imboscata. La KVM ha evacuato i poliziotti feriti e i tre civili all'ospedale di Prizren. Successivamente, la KVM è stata informata del fatto che uno dei poliziotti feriti era morto e pertanto le vittime sono salite a tre. Il Centro Regionale di Prizren ha affermato che si trattava di un'imboscata ben preparata.

14 gennaio. Pattuglie della KVM hanno ricevuto rapporti di bombardamenti contro i villaggi di Javor e Luznica, a nord-ovest di Stimlje [la stessa zona di Racak - a.f.]

15 gennaio. La KVM ha segnalato un grave deterioramento della situazione nell'area di Stimlje. I villaggi di Racak, Malopoljce, Petrova e Belince (a sud e a ovest di Stimlje) erano tutti coinvolti. I verificatori hanno visto case bruciare a Racak e a Malopoljce. La KVM ha visto carriarmati e mezzi corazzati del VJ sparare direttamente nelle case vicino a Malopoljce e Petrova. Il VJ e le forze di polizia hanno impedito alle pattuglie della KVM di entrare nell'area, ma più tardi, nel pomeriggio, una pattuglia della KVM è riuscita a entrare nel villaggio di Racak. I verificatori hanno visto un civile albanese morto e cinque civili feriti, tra cui una donna e un ragazzino colpiti da armi da fuoco. La KVM ha inoltre avuto segnalazioni non confermate di altre uccisioni. Gli abitanti di Racak affermavano che gli uomini erano stati separati dalle donne e dai bambini e che 20 uomini sono stati arrestati e portati via.

16 gennaio. I team della KVM, tra i quali verificatori dei diritti umani si sono recati al villaggio di Racak. Alle 12.50, sono state ricevute le prime notizie confermate di uccisioni di civili. I resoconti degli abitanti sopravvissuti dicono che le uccisioni hanno avuto luogo il 15 gennaio. Essi affermano che dopo attacchi del VJ e della polizia, le forze di sicurezza sono entrate nel villaggio di Racak all'incirca alle 7.00 del mattino. Secondo quanto hanno affermato, queste forze hanno giustiziato alcuni abitanti e ne hanno arrestati altri. Inoltre, i sopravvissuti hanno affermato di conoscere alcuni dei poliziotti come uomini di Stimlje...

I primi team della KVM sono arrivati a Racak il 16 gennaio in prima mattina hanno trovato quanto segue:

- Ventitré maschi adulti di varie età. Molti uccisi con colpi di arma da fuoco sparati da estrema vicinanza, la maggior parte nella fronte, nella schiena e alla nuca. Gli abitanti hanno raccontato che tali vittime sono state viste per l'ultima volta vive quando la polizia le stava arrestando...

- Tre maschi adulti colpiti in varie parti del corpo, inclusa la schiena. Secondo ogni evidenza, sono stati colpiti mentre scappavano...

- Un maschio adulto ucciso da colpi di arma da fuoco fuori dalla sua casa, senza testa...

- Un maschio adulto ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa e decapitato. [Seguono altri particolari raccapriccianti - a.f.]

- Una donna adulta colpita alla schiena.

- Un ragazzino (12 anni) colpito al collo.

- Un maschio adolescente (colpito all'addome).


(da "New York Times", 22 gennaio 1999 - traduzione dall'inglese di A. Ferrario)