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![]() NOTIZIE EST #156 - JUGOSLAVIA/KOSOVO [Il seguente articolo viene distribuito come "for fair use only", cioè esclusivamente per la lettura degli abbonati di "Notizie Est" e nessun altro uso ne è consentito - i diritti d'autore rimangono di proprietà del "Jane's Defence Weekly", http://jdw.janes.com] LA SERBIA RITIENE CHE LE MINACCE DELLA NATO SIANO IRREALISTICHE Le autorità federali jugoslave hanno concluso che non vi è alcuna minaccia immediata di attacchi aerei NATO, secondo una fonte militare di alto livello. Le analisi jugoslave suggeriscono che la NATO non sarebbe in grado di garantire la sicura evacuazione dei 750 verificatori disarmati che lavorano in Kosovo sotto gli auspici della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), e ciò né prima che venga emesso l'ordine di attacco aereo, né dopo l'inizio di una campagna di bombardamento. I politici serbi sono convinti che le minacce NATO siano "in funzione di pressioni diplomatiche". La loro analisi indica che gli attacchi aerei potrebbero essere seguiti da un'offensiva dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) che si avvantaggerebbe dei danni inflitti dalla NATO. Dato che l'Occidente non ha ancora dimostrato di avere alcun influsso diplomatico sull'UCK, un tale sviluppo, concludono le fonti jugoslave, sarebbe un rischio politico inaccettabile che la NATO non è pronta ad assumersi. Messa di fronte a minacce dirette, la parte serba considererebbe ogni violazione dei suoi confini, sia per una campagna di bombardamenti che per un'estrazione forzata, come un atto ostile. Sebbene non vi siano segni di forze aggiuntive che si stanno spostando in Kosovo, le unità sono state messi in stato di aumentato allarme, appena prima della soglia dell'allarme di pieno combattimento. La flotta di 15 aerei MiG-29 di stanza alla base aerea di Batajnica vicino a Belgrado è stata posta in ripari rafforzati. Se verrà dato il via a una campagna aerea, la corsa contro il tempo tra l'Esercito Jugoslavo e la NATO si incentrerà probabilmente intorno ai siti dei missili 2K12 Kub (SA-6 'Gainful') in Kosovo. In base all'accordo Holbrooke-Milosevic del 13 ottobre, i lanciamissili sono stati separati dai loro radar 'Straight Flush' e collocati in aree di contenimento. Queste aree vengono di tempo in tempo ispezionate da verificatori OSCE, ma sono formalmente nelle mani dell'Esercito Jugoslavo. Si ritiene che forze a essi adibite siano di stanza nelle vicinanze. Il loro compito sarebbe quello di rimuovere i lanciamissili e i radar non appena venisse rilevata una violazione dello spazio aereo, al fine di cercare di nasconderli. Fonti jugoslave ritengono che le batterie di SA-6, se dovessero sopravvivere alla prima ondata di attacchi, potrebbero essere operative nella seconda notte. Fonti militari hanno affermato che queste batterie sono state "potenziate e perfezionate" l'anno scorso con l'aiuto dei russi. Secondo l'accordo Holbrooke-Milosevic, i radar di preallarme jugoslavi possono operare senza limiti. Aerei da ricognizione non armati NATO sorvolano il Kosovo in blocchi quotidiani compresi tra le sei e le otto ore, periodi di tempo durante i quali non sono consentiti voli delle Forze Aeree jugoslave al di sopra del Kosovo e della Zona di Sicurezza Reciproca di 25 km. sul confine serbo con il Kosovo. Gli ufficiali della missione di controllo della NATO, chiamati Ufficiali di Collegamento della Difesa Aerea, hanno accesso al centro di comando dell'Aviazione Jugoslava a Zemun, nei pressi di Belgrado. La principale minaccia a ogni tentativo di estrazione incentrato su elicotteri verrebbe dall'artiglieria antiaerea e da missili antiaerei lanciati da dispositivi a spalla. In Kosovo sono dispiegati oltre 100 cannoni antiaerei a trazione autonoma M53/59 Praga da 30 mm. e BOV-3 da 20 mm., nonché un numero non noto di cannoni a rimorchio. (da "Jane's Defence Weekly", 27 gennaio 1999 - traduzione di A. Ferrario) |