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![]() NOTIZIE EST #157 - JUGOSLAVIA/KOSOVO ASPETTANDO L'ULTIMATUM DEL GRUPPO DI CONTATTO [Segue una selezione di brani dai dispacci sul Kosovo della Agence France Presse (AFP) del 19, 30 e 31 gennaio. Più sotto riportiamo una breve sull'adesione di Berisha alle proposte del Gruppo di contatto e un articolo della Reuters sull'UCK e le ipotesi di trattative] 29 gennaio 1999 Il leader moderato degli albanesi del Kosovo, Ibrahim Rugova, ha detto venerdì che manderà dei propri rappresentanti ai colloqui di pace in Francia, anche se non è ancora sicuro se vi ci si recherà egli stesso. "L'idea di una conferenza internazionale sul Kosovo è accettabile e buona... e i nostri rappresentanti vi prenderanno sicuramente parte", ha detto Rugova ai reporter presenti a Pristina [...] "Tutti i rappresentanti delle forze politiche albanesi saranno inclusi," ha detto ancora Rugova, che non ha tuttavia menzionato l'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK), un gruppo più radicale che rifiuta di riconoscere la sua autorità. "Il Kosovo... ha un team di negoziatori che è stato attivo fino a oggi e le sue porte rimangono aperte ad altri che devono unirsi ad esso e assumersi la loro parte di responsabilità", ha concluso Rugova. Il ministro degli esteri britannico Robin Cook, prima di partire per Belgrado, ha affermato che il Gruppo di contatto sulla crisi del Kosovo non sta mettendo a punto una spartizione della provincia serba, ma una piena rappresentanza dei kosovari in un processo di pace per l'autogoverno. "Non stiamo proponendo la spartizione del Kosovo", ha detto Cook in una conferenza stampa. Egli ha detto che il Gruppo di contatto ha fatto delle proposte "estremamente dettagliate" relative a un autogoverno dopo "elezioni libere e corrette", supervisionate dalle organizzazioni internazionali. Egli ha detto che le proposte del Gruppo di contatto includono "delle soluzioni molto dettagliate per il governo locale fino al livello di municipalità". "Questi livelli municipali rispecchieranno in qualche modo la diversità etnica del Kosovo. Non si tratta di una spartizione, ma significherà che alcuni di questi gruppi etnici diversi avranno a livello comunale un controllo molto forte su quello che accade alla loro gente e alla loro località", ha detto Cook. [...] Egli ha inoltre proseguito affermando di aspettarsi che tutti i gruppi etnici albanesi vengano rappresentati ai colloqui. "Non limiterei certo gli inviti all'UCK. L'UCK non rappresenta tutte le opinioni all'interno del Kosovo e in realtà vi è una leadership degli albanesi del Kosovo che è stata eletta e lo è stata con un ampio sostegno. Vorremmo vedere un team di negoziazione della parte kosovara che rappresenti tutte le sfumature di opinione all'interno del Kosovo. Ma diciamo del tutto chiaramente che ci attendiamo che anche l'UCK svolga una parte responsabile e non blocchi il progredire delle trattative politiche". 30 gennaio 1999 Un esperto militare ha richiamato l'attenzione sabato, a Londra, sul fatto che l'uso di raid aerei per punire le parti belligeranti in Kosovo non sarebbe efficace senza il dispiegamento di truppe a terra. [...] Il Colonnello Mike Dewar, dell'International Institute of Strategic Studies ha dichiarato alla BBC: "La comunità internazionale si trova in una situazione molto complicata, se la sua intenzione è quella di ricorrere a qualche tipo di punizione nel caso in cui le parti rifiutino le trattative". Egli ha inoltre detto: "Punire Milosevic è relativamente semplice, ma come farlo con i kosovari? Schierare truppe a terra e cercare di evitare che le armi entrino attraverso il confine jugoslavo? Vi è da dubitare che gli alleati siano pronti a farlo, a questo stadio, ci sarebbe bisogno di un numero di truppe molto ampio". Dewar ha proseguito: "I raid aerei contro persone che vagano tra le montagne usando asini per trasportare armi attraverso il confine sarebbero totalmente inefficaci". Il Ministro degli Esteri britannico Robin Cook ha riferito che il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic gli ha detto che studierà il piano di pace per il Kosovo, con il quale si chiede anche all'UCK di sedersi al tavolo delle trattative. "Il presidente Milosevic mi ha assicurato il suo impegno per una soluzione di pace", ha dichiarato Cook ai giornalisti dopo il suo colloquio con il leader jugoslavo. Intanto, i membri della NATO hanno dato al segretario generale dell'organizzazione, lo spagnolo Javier Solana, il via libera per ordinare attacchi aerei in Kosovo nel caso in cui il Gruppo di contatto lo ritenga opportuno [...]. La BBC ha affermato che la decisione della NATO dà a Solana l'autorizzazione di disporre attacchi contro obiettivi serbi solo dopo che egli si sarà consultato con il Gruppo di contatto formato da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Russia. Il leader moderato degli albanesi del Kosovo, Ibrahim Rugova, ha accettato sabato di prendere parte alle trattative di pace sulla provincia organizzate dal Gruppo di contatto, ha detto il Ministro degli Esteri britannico Robin Cook. "Rugova mi ha detto che egli è disposto a prendere parte alle trattative e che vi parteciperà di persona", ha dichiarato Cook ai giornalisti. Ma Adem Demaci, il rappresentante politico del più militante UCK, così come Rexhep Qosja, leader del Movimento Democratico Unificato, una coalizione di partiti kosovari che si oppongono a Rugova, hanno detto che comunicheranno la loro decisione entro i prossimi giorni. Ho ribadito che quello che mi attendo è una risposta positiva," ha detto Cook, aggiungendo: "La comunità internazionale, ora che ha messo a punto le sue soluzioni e che ha fatto questa offerta di trattative, non potrebbe accettare che tali trattative non avvengano perché gli albanesi del Kosovo non vi parteciperanno". Il ministro degli esteri britannico ha parlato sabato anche con un influente intellettuale albanese, Veton Surroi, i quale ha dato il suo appoggio alle trattative e ha inoltre espresso la "propria volontà di essere uno dei partecipanti a tali trattative in veste di rappresentante indipendente dell'opinione pubblica albanese". Secondo Cook, infine, i suoi colloqui con i leader degli albanesi del Kosovo sono stati "molto incoraggianti" nei limiti di quello che ci si sarebbe potuti aspettare. "Nessuno dei leader ha detto un 'no' a chiare lettere, un fatto molto incoraggiante", ha specificato una fonte del Foreign Office. 31 gennaio 1999 Le trattative che si svolgeranno a Rambouillet tra le autorità jugoslave e i leader della maggioranza etnica albanese nella provincia verranno guidate giorno per giorno dall'inviato USA Christopher Hill, dall'inviato UE Wolfgang Petritsch e dal funzionario russo Igor Magorsky. "Rambouillet sarà una combinazione di incontri faccia a faccia e di colloqui ravvicinati", hanno affermato alti funzionari e diplomatici statunitensi. Il castello di Rambouillet, costruito nel XIV secolo, è una residenza ufficiale dei presidenti francesi e nel novembre 1975 è stata la sede del primo summit dei G-7. Secondo un diplomatico statunitense, i ministri degli esteri francese e britannico, rispettivamente Hubert Vedrine e Robin Cook, saranno "presidenti onorari" della conferenza. Verranno chiamati, insieme ai loro colleghi degli altri paesi del Gruppo di Contatto, a esercitare pressione nel caso in cui le trattative giungano a uno stallo. [...] Funzionari statunitensi hanno detto che Washington si aspetta che il leader moderato Ibrahim Rugova "svolga un ruolo guida" nella ricerca di una soluzione per il conflitto separatista scoppiato nella provincia meridionale della Serbia all'inizio dell'anno scorso. Rugova ha già detto che parteciperà alla conferenza. La grande domanda è se l'UCK, che lotta per l'indipendenza da Belgrado, invierà anch'esso dei rappresentanti. "Non c'è un solo UCK, ce ne sono molti... Non lasceremo che l'assenza di una o l'altra fazione rovini tutto," ha dichiarato un diplomatico statunitense. I funzionari statunitensi e britannici ritengono sia possibile andare avanti senza l'UCK, anche se un accordo di pace che non coinvolga l'esercito ribelle avrebbe scarse speranze di durare a lungo. Il diplomatico statunitense ha detto di essere convinto che gli albanesi del Kosovo invieranno a Rambouillet una delegazione che sarà sufficientemente forte e rappresentativa, anche se l'UCK dovesse decidere di boicottare le trattative. "Capiscono che questo è il loro momento, la loro occasione" di assicurarsi un massimo di autonomia per il Kosovo, egli ha detto. Vedrine ha detto che i negoziati saranno "non-stop". L'agenda dei lavori è serrata; i negoziati cominceranno il 6 febbraio con una settimana di trattative su un piano di pace che darà una larga misura di autonomia ai kosovari. Dopo di ciò, i ministri del Gruppo di contatto decideranno, sulla base dei progressi compiuti, se la conferenza dovrà essere prolungata per un'ulteriore settimana. Se un accordo verrà raggiunto, la Francia e la Gran Bretagna sono pronte a prendere in considerazione il dispiegamento di truppe in Kosovo per garantire che tutte le parti mantengano la parola data. Washington non ha fatto alcuna decisione sull'invio di truppe USA. In Bosnia, gli europei avevano insistito affinché gli Stati Uniti accettassero di inviare soldati prima di accettare di farlo anch'essi. In Kosovo, come ha ammesso un diplomatico USA, gli europei hanno reagito più rapidamente e hanno preso maggiormente l'iniziativa [...]. Va notato infine che l'architetto dei piani di Dayton e degli accordi con Milosevic sul Kosovo del 13 ottobre, Richard Holbrooke, non sarà presente a Rambouillet. Attualmente egli è oggetto di un'indagine interna del Dipartimento della Giustizia [per abuso della propria posizione a fini privati - a.f.] che sta ritardando la sua nomina a nuovo ambasciatore USA alle Nazioni Unite. Un alto funzionario militare europeo ha espresso anch'egli dubbi sull'efficacia delle minacce per quanto riguarda l'UCK. "Che tipo di minaccia vi deve essere? Aerea?", si è domandato il funzionario, che opera presso la missione di verifica dell'OSCE. "Vivono tra la gente, e questo significa: nessun raid aereo", ha affermato. "Tutti sanno che... non vedo davvero nessuna seria minaccia militare che si possa indirizzare attualmente contro di loro". Se si eccettuano alcune enclave serbe difese da contadini armati, così come le strade principali e i centri urbani, i guerriglieri hanno il controllo del terreno. L'UCK non ha caserme, non ha basi permanenti o punti di raduno, non ha posizioni militari fisse se non le retrovie improvvisate nei villaggi di montagna. I diplomatici della NATO hanno suggerito un blocco internazionale dei porti e degli aeroporti dell'Albania, che si ritiene siano in principali canali di afflusso delle armi da fuoco destinate all'UCK. [...] Alcuni suggeriscono che la NATO schieri soldati nell'Albania settentrionale, ma è noto a tutti che i generali dell'alleanza non sono assolutamente entusiasti della prospettiva di andare in un'area nota per il suo impervio terreno montagnoso, per la mancanza di infrastrutture e per i clan locali bene armati. Un'altra idea è quella di congelare i conti bancari dei sospetti finanziatori dell'UCK. [...] "L'unica soluzione sarebbero le truppe di terra in posizioni chiave, per impedire all'UCK di muoversi liberamente", ha dichiarato il funzionario europeo dell'OSCE. "Ma tutti sanno che questo potrebbe accadere solo dopo un accordo di pace". Washington intanto ha immediatamente e categoricamente smentito le voci diffusesi secondo cui gli USA starebbero prendendo in considerazione l'invio di 5.000 soldati nella regione, nell'ambito di una forza internazionale di mantenimento della pace. La notizia "è totalmente sbagliata", ha detto P.J. Crowley, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale (CSN), il quale ha ribadito che "nessuna decisione" è stata presa in merito a una forza internazionale. Sarebbe "prematuro" parlare di una partecipazione USA in una tale forza fino al momento in cui non sarà stata messa a punto una soluzione negoziata tra forze serbe e UCK, hanno detto funzionari del CSN. [...] Venerdì sera, il Ministro della Difesa danese Hans Haekkerup ha detto che la NATO potrebbe dare l'ordine di neutralizzare le difese antiaeree serbe. "Gli aerei della NATO potrebbero decollare se le due parti non dovessero raggiungere una soluzione entro tre settimane", ha detto Haekkerup, aggiungendo che l'alleanza "potrebbe intervenire ancora prima se non vi fossero progressi nelle trattative". [...] Il portavoce del CSN Crowley ha detto che "non abbiamo preso alcuna decisione riguardo a una presenza internazionale... non abbiamo fatto alcuna raccomandazione al presidente". Il consiglio, ha detto, sta "discutendo delle opzioni", ma ogni "decisione sarebbe prematura". Gli Stati Uniti si aspettavano che i serbi si "conformassero agli impegni" presi con la NATO l'anno scorso, rispettando il cessate il fuoco e ritirando le proprie truppe dalla martoriata provincia, egli ha detto. Ma Washington sta ancora aspettando la reazione delle due parti alle più recenti mosse politiche, prima di decidere come agire, ha aggiunto Crowley. (da AFP, 29-30-31 gennaio 1999 - selezione e traduzione di A. Ferrario) BERISHA CON IL GRUPPO DI CONTATTO In un comunicato ufficiale diffuso dal Partito Democratico, Sali Berisha ha dato la sua totale approvazione all'inizio del Gruppo di contatto "per mettere fine alla catastrofe umanitaria in Kosova e per rendere concreta nel più breve tempo possibile una soluzione temporanea di tre anni, dopo la quale vi dovrà essere una soluzione definitiva dello status del Kosova", evitando, va notato, di fare alcun riferimento all'obiettivo di indipendenza comune a tutto il movimento albanese, ma rifiutato dal Gruppo di contatto. Berisha si è rivolto poi all'UCK chiedendogli "di abbandonare le proprie animosità in questo momento di massima importanza e di contribuire a creare il gruppo negoziale che andrà a Parigi a rappresentare gli interessi vitali di 2 milioni di albanesi [...]. Rinunciare a partecipare vorrebbe solo dire aiutare Milosevic". L'ex presidente albanese ha lodato inoltre la disponibilità di Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia a inviare eventualmente truppe in Kosova e chiede agli Stati Uniti di dare un'analoga disponibilità. (da "Albanews", 30 gennaio 1999) PER L'OCCIDENTE I GUERRIGLIERI DELL'UCK SONO UN PROBLEMA PRISTINA, 30 gennaio - Non appena giunto a formarsi come forza combattente credibile, l'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) viene sfidato a partecipare a un processo di pace che minaccia la sua stessa esistenza, hanno sottolineato i diplomatici sabato scorso. "Vi è un considerevole scetticismo a Washington e nelle capitali europee rispetto al fatto che l'UCK sia organizzato e disciplinato in misura sufficiente per potere essere un partner affidabile nel processo di pace", ha dichiarato alla Reuters un diplomatico occidentale a Pristina, capitale dell'irrequieta provincia della Serbia. "Una pace che potrebbe essere positiva per il Kosovo e per l'etnia albanese potrebbe essere invece negativa per l'UCK. Istituzionalmente, cosa succederà all'organizzazione armata? I suoi membri si considerano liberatori del loro popolo, ma sono molto immaturi militarmente e politicamente". I rappresentanti dell'UCK hanno risposto alle proposte di negoziati freddamente, lamentandosi del fatto che l'Esercito jugoslavo e le unità speciali della polizia serba avrebbero dovuto ritirarsi dal Kosovo o tornare nelle caserme secondo quanto prevedeva l'ultimatum NATO di ottobre ancora attivo. I guerriglieri albanesi insistono inoltre sul fatto che l'indipendenza, e non l'autonomia che viene offerta dalla comunità internazionale, rimane il loro obiettivo finale. Scontri sporadici in tutto il Kosovo - di cui ogni parte attribuisce la colpa all'altra parte - potrebbero ancora deragliare le trattative di pace il cui inizio è previsto per il 6 febbraio. Ma anche se i leader federali jugoslavi, quelli serbi e quelli albanesi, ivi inclusi rappresentanti dell'UCK, si dovessero effettivamente sedere intorno al tavolo delle trattative in Francia, rimane aperta la domanda se esiste o meno una soluzione che possa essere interessante per i guerriglieri. "L'attenzione si è incentrata soprattutto sull'aspetto della status finale del Kosovo, ma non sono sicuro che sarà quello il problema più difficile dei negoziati", ha spiegato Veton Surroi, redattore del maggiore quotidiano del Kosovo in lingua albanese, "Koha Ditore". "Il problema più difficile potrebbe essere la definizione del futuro ruolo dell'UCK in Kosovo". Gli esperti dicono apertamente che alle forze dell'UCK, per quanto dotate di armi leggere, non sarebbe consentito di muoversi nelle campagne come fanno ora, se forze britanniche, francesi o di altri paesi NATO venissero dispiegate in Kosovo per fare applicare un accordo di pace. L'incognita è se i più alti comandanti dell'UCK, che solo ora cominciano a consolidare il loro controllo sulle unità di guerriglia locali, sarebbero disposti o meno a prendere in considerazione lo scioglimento delle loro forze di fronte a una promessa di autonomia da parte dell'Occidente. Inoltre, sarebbe davvero possibile o desiderabile dirottare un numero sostanziale di soldati dell'UCK in una nuova forza di polizia del Kosovo, in modo da rispettare la maggioranza all'incirca di nove a uno degli albanesi nella provincia meridionale della Serbia? Perfino alcuni dei leader albanesi che vengono strettamente identificati con la lotta per l'indipendenza si preoccupano della possibilità che anche solo prendere in considerazione una tale potrebbe inopportunamente fare dell'UCK una forza politica nemica allo sviluppo di istituzioni democratiche - e forse alla loro stessa carriera. Per una forza di guerriglia che fino a un anno fa era più oggetto di supposizioni che reale, e che deve pur sempre ancora vincere anche solo una battaglia sul campo con l'esercito e le forze di polizia di Belgrado, di gran lunga meglio armati ed equipaggiati, vi è molto da discutere e da risolvere prima di andare a Parigi. Le forze di governo e i guerriglieri dell'UCK si sono preparati per un una prova di volontà nella imminente primavera, uno scontro che è ancora circondato da un'aura di inevitabilità, nonostante le minacce del Gruppo di contatto e della NATO. Se i colloqui di pace dovessero fallire, i raid aerei della NATO arrecherebbero di sicuro danni all'Esercito jugoslavo e alla polizia serba e potrebbero scuotere il controllo del potere da parte del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. Ma gli esperti obiettano che per la NATO sarebbe molto più difficile punire l'UCK, la cui insurrezione a basso contenuto tecnologico offre degli obiettivi molto meno numerosi e largamente dispersi. Tagliare i canali di finanziamento da parte della diaspora albanese in Europa e negli Stati Uniti e sigillare il confine tra l'Albania settentrionale e il Kosovo, attraverso il quale vengono fatti infiltrare uomini e armi, è cosa più facile a dirsi che a farsi. Le forze di sicurezza serbe sono state oggetto della maggior parte delle critiche espresse pubblicamente dall'Occidente riguardo al Kosovo. Ma è l'UCK, una forza di guerriglia in piena Europa, la cui crescente sicurezza e la sempre maggiore forza militare sfuggono al controllo di ogni autorità civile - ivi inclusa quella dei leader politici albanesi - che preoccupa maggiormente l'Occidente. (Reuters, 30 gennaio 1999 - traduzione di A. Ferrario) |