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![]() NOTIZIE EST #163 - JUGOSLAVIA/KOSOVO RAMBOUILLET: PROSEGUONO I LAVORI COOK E VEDRINE TORNANO A RAMBOUILLET Parigi - Nel corso del secondo e molto intenso giorno di lavoro le delegazioni, oltre a esaminare in modo dettagliato l'accordo-quadro, hanno avuto numerosi incontri di maggiore o minore importanza, nonché l'occasione di incontrarsi con i propri consulenti politici. Nonostante il modo insistente con cui i tre portavoce hanno cercato di convincere i giornalisti che le trattative stanno andando nella buona direzione, sembra che non siano prive di fondamento le voci che parlano di uno stallo nei negoziati, come lascia intendere d'altronde anche l'improvviso ritorno del capo della diplomazia britannica Robin Cook a Rambouillet. Il ritorno di Cook dopo soli due giorni di trattative è il segno di un profondo impegno per questo processo, ha affermato il portavoce Charles Hey, aggiungendo che questa visita ha un grande peso politico e richiede il massimo dell'impegno a entrambe le parti dei negoziati, che sono complessi e difficili. Ha generato confusione la notizia trapelata secondo la quale già il primo giorno le parti hanno approvato dieci punti, in conseguenza, a quanto pare, della richiesta della delegazione serba di firmare prima ogni segmento delle trattative da parte di tutti e di passare solo successivamente all'adozione, cosa che i rappresentanti della parte albanese non hanno voluto assolutamente approvare. In caso contrario, avrebbero definitivamente dovuto rinunciare fin dall'inizio a ogni idea di indipendenza. La delegazione albanese ha proposto di firmare innanzitutto un accordo per il pieno cessate il fuoco e il dispiegamento di truppe NATO come garanzia per il rispetto di quanto firmato, cosa che i diplomatici hanno rifiutato. Dell'eventuale dispiegamento di truppe dell'alleanza militare occidentale si parlerà solo dopo il raggiungimento di un accordo politico, secondo quella che è la posizione categorica dei mediatori. E tuttavia, il ritorno improvviso di Robin Cook a Rambouillet insieme al collega francese Vedrine, per partecipare all'incontro con i mediatori, ma anche con le due delegazioni, indica che questi dieci punti, la bibbia del futuro accordo di pace per il Kosovo, non sono qualcosa su cui serbi e albanesi si accorderanno facilmente, nonostante il portavoce del rappresentante russo Sergej Bazdnikin affermi che nessuna delle delegazioni abbia mai detto di non essere d'accordo con tali dieci punti. Anche se le trattative si svolgono completamente a porte chiuse, una quantità sempre maggiore di informazioni provenienti da "fonti diplomatiche vicine ai mediatori" arriva ai giornalisti, che cercano di indovinare cosa stia davvero avvenendo, anche se con scarso successo. "Tutto quello che arriva fino al pubblico e tutte le voci che si diffondono sono un segno positivo, perché dimostrano che il processo continua", ha detto Phil Reeker. Fino a quale punto è arrivato tale processo e se si sta indirizzando nella direzione giusta lo valuterà nel corso del fine settimana il Gruppo di Contatto, che si riunirà con ogni probabilità a Parigi. La prima fase delle trattative terminerà secondo il programma prestabilito sabato prossimo, dopo di che Hill, Petritsch e Majorski informeranno il Gruppo di Contatto di quale sia stato il corso dei negoziati fino a quel punto. Dopo di che a serbi e albanesi rimarrà solo una settimana per mettersi d'accordo. (da "Danas", 10 febbraio 1999 - traduzione di A. Ferrario) SERBI E ALBANESI DEL KOSOVO VENGONO RICHIAMATI ALL'ORDINE A RAMBOUILLET Al terzo giorno di negoziati sul Kosovo, martedì 9 febbraio, si è cominciato ad avere una certa idea di cosa sta accadendo dentro il castello di Rambouillet, dove sono chiusi in clausura le delegazioni serba e albanese con i tre mediatori internazionali. Per prima cosa, questi ultimi sono usciti dalla loro prigione dorata per affrontare la stampa, cosa che ha consentito loro, come ha notato l'americano Christopher Hill con una visibile soddisfazione, di "sfuggire per un attimo alla febbre del castello". Poi i ministri Robin Cook e Hubert Vedrine sono giunti a Rambouillet per richiamare all'ordine le due delegazioni ed evitare che le trattative, appena avviate, non vadano alla deriva. Essi saranno di nuovo a Rambouillet giovedì, e quindi sabato, quando si deciderà se convocare o meno, per il giorno seguente, una riunione di tutti i ministri del Gruppo di Contatto (vale a dire, oltre a Cook e Vedrine, anche i loro colleghi americano, russo, tedesco e italiano). La riunione di Rambouillet è stata posta quindi in un quadro preciso e la pressione sugli interessati è molto forte. Tali pressioni vengono esercitate in maniera manifesta perché, come ha detto martedì Christopher Hill, "non siamo qui per divertirci". L'intervento dei due ministri ha avuto come fine quello di fare rinunciare le delegazioni, sempre alloggiate su due piani differenti del castello, alle condizioni preliminari che esse stesse formulano, invece di piegarsi alle soluzioni imposte dai negoziati. Il progetto di accordo si presenta nella seguente forma: un primo testo enuncia dieci principi che si dà per scontato che le parti abbiano sottoscritto con la loro accettazione di recarsi a Rambouillet; esso dice essenzialmente che il Kosovo, nel corso dei prossimi tre anni, goderà di un'"autonomia sostanziale" nel rispetto delle frontiere internazionali della Federazione Jugoslava; tale testo non è negoziabile. Subito dopo vengono "tre allegati" che descrivono gli aspetti istituzionali dell'autonomia (elezioni, Costituzione del Kosovo, ruolo di un mediatore internazionale). Le delegazioni devono attualmente formulare le loro proposte di emendamento riguardo a tali tre testi. Un altro allegato (o più allegati) dovrà venire in seguito, per trattare gli "aspetti della sicurezza", vale a dire non solo il ritiro delle forze serbe, il disarmo delle milizie e la riorganizzazione della polizia in Kosovo, ma anche il dispiegamento di una forza multinazionale nella provincia per sorvegliare l'applicazione di tali aspetti del regolamento. I serbi non cessano di dire che non vogliono una tale forza. Il Gruppo di contatto non è esso stesso unito su tale contesto di sicurezza, che sembra ormai diventato uno dei soggetti più conflittuali. Una piccola polemica ha opposto in questi giorni Bruxelles, dove gli americani vogliono fare annunciare mercoledì dalla NATO l'inizio dei preparativi per l'invio di una forza terrestre in Kosovo, e Parigi-Rambouillet, dove si giudica tale annuncio inutilmente prematuro rispetto ai tempi fissati per le trattative. I negoziatori hanno infatti convenuto di rinviare a più tardi la messa a punto di un contesto di sicurezza e di concentrarsi esclusivamente per il momento sugli aspetti politici del piano. I serbi chiedono un altro metodo, e cioè che si firmino prima i dieci principi (vale a dire un testo che per essi ha il vantaggio di escludere l'indipendenza del Kosovo), mentre successivamente si vedrà... Gli albanesi ribattono affermando che, in tali condizioni, essi esigono innanzitutto la firma di un cessate il fuoco garantito dal dispiegamento di una forza internazionale. Hubert Vedrine e Robin Cook si sono sforzati martedì di portare gli uni e gli altri sullo stesso binario. La buona sorpresa, se bisogna credere all'entourage del ministro francese, è "l'atmosfera distesa" dei colloqui con la delegazione albanese: "Sono soddisfatti del coinvolgimento della comunità internazionale. Reclamano un referendum entro tre anni, ma non parlano di un'indipendenza immediata; nessuno ha impiegato la parola". Le diverse tendenze esistenti in seno alla delegazione albanese si sono espresse "e si sono dimostrate assai unite". La parte albanese si è messa al lavoro sui tre "allegati" politici e si vantava martedì di avere già messo a punto la metà dei propri emendamenti. "Da parte serba, dice uno dei diplomatici che hanno accesso al castello, il problema è che tutte le istruzioni vengono dall'alto". Non ci si è spinti, nella segregazione, fino a vietare alla delegazione serba di fare rapporto a Belgrado. Si tratta di una delle differenze con Dayton, dove Slobodan Milosevic era direttamente presente. "Delle rivendicazioni preliminari sono state naturalmente formulate, come avviene di norma in diplomazia, ma esse non ci impediranno di progredire; sono convinto che verranno messe da parte". (da "Le Monde", 11 febbraio 1999) ANCORA DIECI GIORNI PER INVENTARE LA PACE Il portavoce del Dipartimento di Stato, James Rubin, è arrivato giovedì a Rambouillet, con una visita inattesa. Fonti di "Koha Ditore" hanno affermato che la visita di Rubin è legata ai preparativi per l'arrivo a Rambouillet di Madeleine Albright, il Segretario di stato USA, che potrebbe avvenire questo venerdì o sabato. Albright intende visitare Rambouillet prima che i ministri degli esteri di Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Russia, membri del Gruppo di Contatto, si incontrino. Il Segretario di Stato USA Albright ha anche nominato un proprio inviato, che sarà il futuro Ombudsman del Kosova. Si presume che per tale carica sia stato scelto il diplomatico James Dobis. Rubin si è incontrato con tutti i partecipanti alla conferenza di Rambouillet e, in particolare, con la delegazione del Kosova. Fonti di "Koha Ditore" hanno confermato che diversi funzionari militari e politici di alto rango visiteranno Rambouillet nel corso dei prossimi due giorni. Secondo alcuni, il presidente serbo Milutinovic, che è molto vicino al presidente jugoslavo Milosevic, si trova attualmente a Rambouillet a causa delle divisioni e delle tensioni tra Robin Cook e la delegazione serba, evidenziatesi ieri. Fonti serbe informano che il mediatore americano per il Kosova, Christopher Hill, si è recato mercoledì a Belgrado per una breve visita. I colloqui tra Hill e Milosevic si sono concentrati sull'importanza della conferenza e sulle competenze della delegazione serba sotto tale aspetto, riferiscono tali fonti serbe. Esse affermano che il risultato di questa visita è stato il fatto che Milutinovic si è recato a Rambouillet. Secondo fonti di "Koha Ditore", la delegazione albanese, la cui composizione è già nota, ha formato dei gruppi di lavoro. La direzione dei lavori della delegazione è stata assunta da Hashim Thaci, Rexhep Qosja e Ibrahim Rugova. Veton Surroi è il portavoce del gruppo nei negoziati con le delegazioni di diplomatici occidentali. E' stato confermato che il gruppo è guidato da Hashim Thaci. Rame Buja, Dukagjin Gorani e Skender Hyseni sono nel gruppo di lavoro per le informazioni alla stampa. Edita Tahiri e Bajram Kosumi sono nel segretariato. Jakup Krasniqi, Fehmi Agani, Blerim Shala, Idriz Ajeti, Mehmet Hajrizi e Hydajet Hyseni, nonché gli esperti della delegazione albanese, sono impegnati nella formulazione del documento politico. Azem Syla è responsabile dei contatti a livello militare tra la NATO e l'UCK. Syla finora è stato in contatto con un rappresentante della NATO di nome David Jagorstenslarog. Xhavit Haliti e Bujar Bukoshi, a quanto pare, sono incaricati dei contatti e dei lavori tra gli esperti e la delegazione albanese. Si prevede che questo fine settimana darà il "timbro della serietà" ai negoziati di Rambouillet, mentre si prevede che la prossima settimana sarà ancora più intensa e con molti colpi di scena. Il Gruppo di contatto sembra determinato a vedere i primi risultati dei negoziati già a Rambouillet. Ci si attende che gli eventi si sviluppino lentamente, mentre per la settimana prossima è prevista la firma solenne di accordi storici, con l'arrivo delle "star" della conferenza di Rambouillet, ovvero Madeleine Albright e Slobodan Milosevic. Ci saranno tentativi di produrre un'accelerazione del processo, che attualmente viene considerato come contrassegnato da elementi "superflui e dannosi" da alcuni dei mediatori, organizzando svariate riunioni ai più alti livelli politici. (da "Koha Ditore", 11 febbraio 1999) PETRITSCH: NO ANCHE AL KOSOVO TERZA REPUBBLICA Podgorica - "E' noto che il Montenegro è preoccupato per le trattative sul Kosovo e che è fortemente interessato a ciò che accade a Rambouillet. E' noto anche che il Montenegro esplicitamente non desidera che il Kosovo ottenga lo status di terza repubblica. Noi rispettiamo questa posizione ed è noto a tutti che dopo Rambouillet il Kosovo non sarà la terza repubblica", ha dichiarato al quotidiano montenegrino "Vijesti" Wolfgang Petritsch, uno dei tre mediatori alla conferenza internazionale sul Kosovo, mentre si trovata a Rambouillet. Petritsch ha confermato a "Vijesti" che i mediatori lavorano su un testo di accordo politico tra serbi e albanesi che sarà soddisfacente anche per il Montenegro. I principi fondamentali che sono stati confermati dal Gruppo di contatto garantiscono l'integrità territoriale della Jugoslavia e non possono essere messi in questione. (da "Danas", 11 febbraio 1999) (traduzioni di A. Ferrario) |