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![]() NOTIZIE EST #168 - JUGOSLAVIA/KOSOVO VERSO UNA CANTONIZZAZIONE DI PRISTINA? [Il seguente articolo è un'ennesima conferma del fatto che si stanno creando scenari di spartizione del Kosovo, indipendentemente dal fatto che li si voglia poi effettivamente realizzare oppure solo utilizzare come arma di ricatto o di scambio - a.f.] Le autorità comunali di Pristina hanno approvato alcuni giorni fa la decisione di un'eventuale nuova organizzazione del governo della città principale del Kosovo e dei suoi dintorni. L'idea fondamentale è quella di creare più municipalità. L'iniziativa viene motivata con la necessità di un modello di organizzazione che sia in armonia con la legge serba dell'autogoverno locale e con l'obiettivo inoltre di consentire ai cittadini di influire in maniera più diretta sulle decisioni dei propri organi locali di governo. Ciò sarebbe bello e convincente se i cittadini del Kosovo, e quindi anche quelli di Pristina, si preoccupassero ora dei comuni problemi di una situazione normale. Ma la situazione in Kosovo è ben lontana da questo. Nelle varie proposte dell'iniziativa non viene quasi nemmeno nascosta l'intenzione delle autorità serbe di sfruttare la cosiddetta democratizzazione come copertura per precise misure che sono direttamente in funzione degli attuali sviluppi politici, militari e diplomatici. Nel programma di riorganizzazione della città di Pristina sono stati inseriti vasti distretti circostanti che attualmente appartengono ad altre municipalità. Nelle loro linee fondamentali, tutte le varie versioni del programma coincidono con una possibile divisione etnica della regione di Pristina e dei suoi dintorni. Iniziative serbe di questo tipo non sono una novità in Kosovo e rappresentano solo il proseguimento di passate manovre, messe in atto in particolare negli ultimi 20 anni e tese a trovare modi e soluzioni per una nuova organizzazione del corpo nazionale serbo in Kosovo. Nel contesto dell'attuale situazione, si può distinguere come elemento fondamentale quello di un più stretto collegamento reciproco tra le enclave serbe nel Kosovo centrale e soprattutto intorno a Pristina. In tale area si trovano numerosi villaggi e centri abitati serbi, così come centri con una significativa partecipazione dell'elemento serbo nella struttura nazionale della popolazione locale. In tale contesto il posto centrale viene assegnato a Pristina, come principale centro politico, economico, urbano e strategico. Sembra che in tutte le varie combinazioni Pristina venga considerata come un fattore decisivo per la creazione, e anche la conservazione, di un controllo sul Kosovo oppure di elementi di scambio o di ricatto in un eventuale mercanteggiamento politico, legale e territoriale riguardo al Kosovo, ovvero ai suoi rapporti con la Serbia. Quando all'inizio dello scorso decennio è stata proclamata in maniera affrettata la creazione di un maggior numero di municipalità serbe nel Kosovo, probabilmente ancora non si contava seriamente sull'eventualità di uno scontro armato. Si credeva con convinzione che l'obiettivo fondamentale della creazione delle nuova municipalità fosse la creazione delle migliori condizioni economiche e di altro tipo per la permanenza dei serbi in Kosovo. Tuttavia, allora come oggi, le principali motivazioni addotte sono state quelle della democratizzazione e dello sviluppo dell'autogoverno locale. Eppure, in entrambe i casi, è chiaro che si tratta solo dell'ennesimo tentativo di confondere il pubblico. Nonostante le motivazioni imbevute di toni ottimistici, l'evoluzione, come vedremo, ha seguito un proprio corso negativo. Se si guarda a come vengono presentati i fatti nella iniziativa per la riorganizzazione dell'area di Pristina e dintorni si possono individuare molti motivi per concludere che la sua eventuale realizzazione pratica, se ve ne sarà il tempo, non farà che inasprire i rapporti tra albanesi e serbi in tale area. Nei fatti una prova generale la si è già vista. Nel corso del mese di gennaio Pristina e i suoi dintorni sono stati per alcuni giorni sottoposti a un assedio. Chi in quell'occasione non se ne era accorto, oggi può vedere come quello che è successo allora non è stato organizzato per l'uccisione di un serbo, come si diceva, e ancora meno si può credere che sia stato fatto su iniziativa di un certo numero di persone che si sono troppo esaltate o si sono eccessivamente riscaldate nel corso delle feste religiose ortodosse di gennaio. Come è noto, in quella occasione è stata bloccata la superstrada Pristina-Skopje tra i comuni di Lipjan e Pristina. Nella municipalità di Lipjan sono state bloccate anche molte strade locali. La superstrada Pristina-Gnjilane è stata bloccata presso Gracanica e, in misura minore, anche più avanti in direzione di Gnjilane, sul territorio della municipalità di Novo Brdo. La superstrada Pristina-Mitrovica è stata bloccata sul territorio del comune di Obilic, mentre la superstrada Pristina-Podujevo è stata bloccata presso il villaggio di Devet Jugovic. Tutti questi luoghi, insieme a Pristina, rientrano nel "fondo territoriale" della riorganizzazione di Pristina ora annunciata. Oltre alle ipotesi di spartizione della stessa città, sono in gioco anche la concentrazione amministrativa dei villaggi e dei centri abitati serbi, nonché aree con una forte presenza dell'elemento nazionale serbo, come Obilic, Kosovo Polje e Lipjan. La divisione della città secondo linee etniche non è possibile. Ma si conta, evidentemente, su un possente anello serbo intorno a Pristina che, con un ampio appoggio delle autorità, potrebbe tenere l'intera città in un clima di grande incertezza. Dal punto di vista politico, il corpo nazionale serbo intorno a Pristina dovrebbe rappresentare una massa critica che, con l'aiuto delle autorità, verrà imposta come fattore nazionale interno per una soluzione e, nella misura in cui ciò sarà possibile, come contrappeso al prevalente fattore albanese in Kosovo e nella stessa Pristina. Sui piatti della bilancia militare tale massa potrebbe essere sfruttata come fattore che, a seconda delle necessità, potrebbe mettere in questione eventuali accordi e, in casi estremi, potrebbe risultare utile in ogni possibile combinazione di spartizione del Kosovo o in un'eventuale organizzazione giuridica asimmetrica all'interno del Kosovo. Alla luce di alcune delle possibili evoluzioni della situazione in Kosovo, la proposta di una riorganizzazione di Pristina può essere vista anche come la creazione di una netta differenziazione etnica tra la città e i suoi dintorni, qualcosa di simile a quella che un tempo era la divisione di Beirut in Libano. [L'articolo prosegue descrivendo in alcuni lunghi brani i tentativi delle autorità serbe di creare forze di polizia locali, tentativi attualmente in atto e che coincidono temporalmente con i progetti di riorganizzazione amministrativa - a.f.] Non è pubblicamente noto se le autorità serbe hanno tentato di creare una polizia locale nella stessa Pristina. Questi tentativi con ogni probabilità sono stati messi in atto, ma senza successo. Tuttavia, se non sono stati messi in atto è perché è stato valutato che non avrebbero avuto successo. E poiché gli eventi e i processi si svolgono rapidamente, questi giorni le autorità serbe hanno deciso di consentire la libertà di azione alle cosiddette forze di sicurezza serbe locali nella stessa città di Pristina. Tali forze vengono ancora chiamate con diversi nomi, ma si tratta comunque nei fatti della formazione di unità della cosiddetta polizia locale o municipale. La coincidenza temporale tra l'annuncio pubblico del progetto di nuova organizzazione amministrativa di Pristina e la libertà di azione concessa alle forze di sicurezza serbe locali nella stessa città dimostra in maniera univoca che tali due iniziative sono reciprocamente collegate. Le autorità serbe hanno rafforzato nelle ultime settimane gli sforzi per presentare la situazione in Kosovo nella luce più democratica possibile. Alcuni sono inclini a interpretare la cosa come un tentativo di conquistare le migliori posizioni di partenza in vista di eventuali trattative diplomatiche per la creazione di uno status temporaneo. La cosiddetta polizia locale, ovvero municipale, serba è molto simile nella forma a quella che propongono i mediatori internazionali a Rambouillet. Vi sono però differenze sostanziali tra le due versioni. Inoltre, la polizia locale del Kosovo secondo la ricetta serba ancora non esiste e non vi sono prospettive per crearla in modo affidabile. Ma anche se esistesse, non sarebbe possibile farla rientrare facilmente nella struttura di polizia che prevedono i mediatori internazionali. Questo non vuol dire che quello che le autorità serbe cercano di creare o che forse riusciranno a realizzare sotto forma di una caricatura di polizia non verrà sfruttato in tutte le possibili varianti di evoluzione della situazione in Kosovo. (AIM, 14 febbraio 1999 - traduzione di A. Ferrario) |