![]() |
![]() NOTIZIE EST #176 - JUGOSLAVIA/KOSOVO RAMBOUILLET: DOPO IL MANCATO ACCORDO Con il fallimento di fatto della conferenza di Rambouillet, si ripete una situazione già vista in passato: le grandi potenze scaricano quelle che sono le loro colpe e le loro incapacità sugli altri e lo fanno con disprezzo. Alcuni giorni fa, il primo ministro francese Jospin, invitava le parti delle trattative di Rambouillet ad "abbandonare il XIX secolo ed entrare con noi nel XXI secolo". Ma tutta la conferenza Rambouillet, così come il comportamento delle capitali occidentali, con le loro trame e le loro conflittuali ambizioni egemonistiche, ricordano esattamente lo spirito del XIX secolo e la "febbre" delle conferenze di "pace" internazionali organizzate dalle grandi potenze sulla pelle delle popolazioni europee. Sono quindi i governi occidentali che sembrano oggi più che mai immersi in un'atmosfera da XIX secolo. In un altro simile rigurgito, quasi razzista, il ministro degli esteri francese Védrine ha dichiarato che non si può essere sicuri di nulla, riguardo agli sviluppi futuri, aggiungendo lapidariamente che "si tratta di Balcani". Un diplomatico statunitense, anch'egli con sufficienza, ha spiegato che "non dobbiamo dimenticare che siamo nei Balcani". Esorcismi odiosi e inutili, visto che Rambouillet ha portato alla luce con chiarezza, per chi non l'avesse ancora capito, che è proprio l'Occidente che sta giocando un proprio conflitto interno sulla pelle del Kosovo. Mentre tutti i media oggi hanno riportato ampi particolari sui (non) esiti della conferenza di Rambouillet, passiamo qui sotto in rassegna alcuni aspetti più specifici per cercare di capire cosa potrà succedere da qui a breve. I RIBELLI DEL KOSOVO NOMINANO UN NUOVO COMANDANTE SUPREMO PRISTINA, 22 febbraio - Un giovane di etnia albanese con una reputazione di combattente, e non di politico, è stato nominato comandante supremo dell'UCK, ha scritto lunedì un quotidiano in lingua albanese. "Kosova Sot" scrive che Suleiman Selimi, 29 anni, il cui nome di guerra è "Sultano", è stato promosso da comandante della zona di Drenica a comandante generale dell'esercito guerrigliero. La nomina, che non è stata annunciata dalla principale fonte di notizie dell'UCK, l'agenzia Kosovapress, è stata confermata da alcune fonti affidabili dell'UCK, ma smentita da altre. Una fonte albanese vicina al quartiere generale dell'UCK ha dichiarato alla Reuters che le sue fonti non possono né confermare né smentire la nomina, ma ha aggiunto che tali decisioni vengono "a volte tenute segrete per ragioni che nemmeno io capisco". La nomina di cui si parla lascia la struttura dell'esercito guerrigliero ancora avvolta nel mistero nello stesso momento in cui le trattative di pace per il Kosova proseguivano in Francia sotto gli auspici del Gruppo di contatto. La posizione di comandante supremo viene considerata come del tutto nuova per l'UCK, che nel corso della sua breve esistenza fino a oggi è stato un'organizzazione decentralizzata dominata da comandanti regionali." Se le notizie su Sultan sono vere - e io non sono convinto che lo siano - le troverei in un certo modo stupefacenti e mi farebbero subito chiedere perché lui e perché ora, durante le trattative di pace", ha detto un diplomatico occidentale che ha trattato con Selimi." Ha la reputazione di un comandante militare aggressivo... In nessun modo è possibile descriverlo come un politico, a differenza della maggior parte degli uomini dell'UCK che si trovano ora in Francia per le trattative. La mia prima reazione è quella di dire che ciò rafforzerà la linea più dura all'interno dell'UCK a spese di alcuni dei leader politicamente più sofisticati, come Hasim Thaqi, che potrebbe essere incline a giungere a dei compromessi temporanei sull'indipendenza". Thaqi, noto come "Serpente", è uno dei cinque delegati dell'UCK alle trattative che ora si trovano alla loro terza settimana di svolgimento a Rambouillet, nei pressi di Parigi. Gli Stati Uniti gli hanno riservato una particolare attenzione durante le trattative, a spese di Ibrahim Rugova, il più noto politico albanese e un avvocato della non violenza come modo per conseguire l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia. Molti osservatori ritengono Thaqi come un "primo tra gli eguali" all'interno della delegazione albanese, composta per un terzo da membri dell'UCK. [...] Si ritiene che l'UCK abbia sette zone operative e 10 direzioni. Lunedì le informazioni su Suleiman Selimi erano scarse. Come molti altri membri fondatori dell'UCK è nato nell'area di Drenica. Obrinja, il suo luogo di nascita, è stato l'anno scorso il teatro di un orrendo massacro compiuto contro gli albanesi. (Reuters, 22 febbraio 1999) Albin Kurti, portavoce del rappresentante politico dell'UCK, Adem Demaci, ha tenuto ieri una conferenza stampa riguardo all'esito di Rambouillet. In tale conferenza ha dichiarato, tra le altre cose: "Gli albanesi del Kosovo non accetteranno il piano di Rambouillet per una soluzione pacifica della crisi perché non soddisfa nemmeno lontanamente le richieste avanzate in Francia dal gruppo dei negoziatori guidato da Hashim Thaqi". Kurti ha inoltre confermato che l'ex comandante UCK della zona di Drenica, Sulejman Selimi, noto con il nome di "Sultano", è stato nominato comandante supremo dell'UCK, mentre comandante della zona di Drenica è diventato Sami Ljustaku. "A partire da ora, nessuna decisione politica potrà essere adottata dall'UCK senza l'accordo di Adem Demaqi, leader politico dell'UCK", ha detto Kurti ("Danas", 24 febbraio). Radio B92 di Belgrado riporta inoltre dichiarazioni di Kurti secondo cui ogni tipo di trasformazione o di disarmo dell'UCK è fuori questione. Sempre secondo la stessa fonte, egli ha detto che i negoziati di Rambouillet sono stati scorretti, aggiungendo che essi non risolveranno la crisi del Kosovo poiché non hanno offerto agli albanesi la loro libertà ("Radio B92", 23 febbraio). Vari fonti parlano di una spaccatura all'interno della delegazione albanese a Rambouillet. Secondo la Reuters, "la delegazione ha votato a favore dell'accordo [pur con la richiesta di un aggiornamento a 20 giorni], ma fonti interne alla delegazione stessa dicono che il rappresentante politico dell'UCK Hashim Thaqi è stato l'ultimo a opporre ancora resistenza all'interno della delegazione composta da 15 membri, ma infine è stato persuaso ad accettare il testo dopo due giorni di dibattiti spesso molto duri" (Reuters, 23 febbraio). La France Presse scriveva ieri: "La spaccatura tra l'ala moderata e quella dura all'interno della delegazione albanese alle trattative per il Kosovo è andata ampliandosi nel corso della notte, appena poche ore prima della scadenza per un accordo, segnalano fonti vicine alle trattative. 'Le tensioni erano molto forti tra le due parti, che praticamente non parlavano più l'una con l'altra', dice una fonte europea vicina alle trattative. [...] I dissensi tra i moderati, rappresentati da Ibrahim Rugova, e i duri dell'UCK, ha riguardato in quale misura la posizione da adottare durante le trattative doveva essere intransigente. Rugova, a quanto si dice, è più possibilista riguardo alla bozza di piano di pace che chiede un'ampia autonomia per la provincia a maggioranza albanese durante un periodo temporaneo di tre anni, mentre i membri dell'organizzazione separatista UCK insistono su una garanzia scritta del fatto che il loro obiettivo di piena indipendenza venga preso in considerazione. 'Sembra che nessuno di loro voglia accettare la responsabilità di firmare un accordo oppure di abbandonare la conferenza', dice una fonte europea. [...] Il Comandante Supremo della NATO in Europa, il generale statunitense Wesley Clark, si è incontrato lunedì con i membri della delegazione albanese per cercare di spingerli a un accordo. Una fonte albanese vicina ai negoziatori ha detto che i delegati dell'UCK erano contro l'ultima proposta. 'Abbiamo bisogno di maggiori garanzie per rinunciare alla nostra lotta mirata a raggiungere il nostro obiettivo ultimo', ha detto" (AFP, 23 febbraio). Ma secondo l'agenzia dell'UCK, la Kosovapress, solo il premier kosovaro in esilio Bukoshi sarebbe stato favorevole a firmare un accordo: "Le pressioni degli americani nei confronti della delegazione kosovara hanno cominciato ad avere qualche effetto. Albright ha esercitato pressioni sui 16 membri del team kosovaro, in modo tale che accettino la bozza di documento-progetto del Gruppo di Contatto. Ciò vorrebbe dire rinunciare all'indipendenza del Kosova e accettare il disarmo delle forze dell'UCK. Le pressioni, fino a ora, hanno avuto effetto solo su uno dei membri della delegazione kosovara.[...] Siamo venuti a sapere infatti che Bujar Bukoshi ha in una certa misura preso le distanze dalla posizione dei suoi colleghi. Ora egli è l'unico membro della delegazione kosovara che accetta di rinunciare alle richieste di un referendum entro tre anni e accetta inoltre che si possa disarmare l'UCK". Naturalmente, nel leggere quest'ultima notizia bisogna tenere presente che tra il Quartier Generale dell'UCK e Bukoshi è in atto da mesi un forte conflitto politico. Sempre la Kosovapress, parla di un invito rivolto da Madeleine Albright e da Javier Solana ad Adem Demaqi per un prossimo incontro (Kosovapress, 23 febbraio), notizia non confermata da altre fonti. Ecco comunque la dichiarazione ufficiale della delegazione albanese a Rambouillet, dopo la chiusura della conferenza: "Ai co-presidenti e ai negoziatori: La presente dichiarazione viene resa all'unanimità. La Delegazione del Kosova ritiene all'unanimità di potere firmare l'accordo tra due settimane, dopo essersi consultata con il popolo e le istituzioni politiche e militari del Kosova. Al fine di tenere tali consultazioni, la delegazione ha votato a favore dell'accordo così come presentato nei negoziati del 23 febbraio e che sarà sottoposto unicamente a una revisione tecnica da parte di esperti. In tale contesto, la Delegazione del Kosova invita e si attende un rapido dispiegamento della NATO sul terreno come parte essenziale dell'accordo. La Delegazione del Kosova prende atto che alla firma verrà confermato nuovamente che alla fine del periodo temporaneo di tre anni il Kosova terrà un referendum per accertare la volontà del popolo, così come previsto dall'Articolo I(3) del Capitolo 8 dell'accordo. La Delegazione del Kosova fa inoltre notare che l'UCK intende sfruttare l'opportunità per impegnarsi in un processo di trasformazione e saluta con favore inoltre le assicurazioni relative a un lavoro cooperativo bilaterale per mettere in atto tale processo coerentemente con l'accordo" ("Albanews", 23 febbraio). Alla luce delle posizioni riportate sopra di Kurti e della Kosovapress, nonché della notizia della nomina di un nuovo comandante supremo dell'UCK, sembra chiaro che si sia aperta una profonda spaccatura all'interno dell'organizzazione armata, e non solo, riguardo alle questioni del referendum e del disarmo. Inoltre, la France Presse, scrive che il testo dell'accordo relativo a cosa succederà tra tre anni recita quanto segue: "Tre anni dopo l'entrata in vigore del presente accordo sarà convocata una riunione internazionale al fine di definire una procedura per giungere a una soluzione definitiva in Kosovo, sulla base delle aspirazioni del popolo, del punto di vista delle autorità competenti, degli sforzi di ogni parte relativi all'applicazione del presente accordo e dell'Atto finale della conferenza di Helsinki; e inoltre per intraprendere una valutazione completa dell'applicazione del presente accordo; e per prendere in considerazione le proposte avanzate da qualsivoglia parte per delle disposizioni aggiuntive". Secondo la France Presse "nonostante la parola 'referendum' non compaia nel testo, gli albanesi del Kosovo ritengono che la menzione delle 'aspirazioni del popolo' significhi nei fatti un referendum sull'indipendenza di questa provincia serba". Ma la stessa France Presse segnala che il Ministro degli esteri francese Védrine ha dichiarato: "La parola [referendum] non compare nel progetto di accordo temporaneo. Vi è una clausola in cui si fissa una scadenza per un nuovo incontro tra tre anni, ma che non comporta questo termine", osservando poi "sappiamo che gli albanesi continuano a sperare in un referendum". Infine, la stessa agenzia scrive che il delegato dell'UCK Hashim Thaqi, ha dichiarato alla televisione di stato albanese: "Non abbiamo messo la nostra firma su alcun documento, andiamo a consultare il popolo, le organizzazioni del Kosovo e l'UCK. E' il popolo che deve decidere. Se la sua risposta sarà positiva firmeremo l'accordo il 15 marzo" (AFP, 23 febbraio). La stessa televisione ha confermato ieri la nomina di Sulejman Salimi a nuovo Comandante Generale dell'UCK. CHI E' HASHIM THAQI? Hashim Thaqi, il coordinatore della delegazione dei kosovari a Rambouillet, ancora totalmente anonimo fino al mese scorso, è salito prepotentemente sulla scena internazionale diventando l'uomo che ha tenuto testa al Segretario di Stato americano Madeleine Albright. Per questo giovane combattente di 29 anni, conosciuto in Kosovo con il nome di guerra di "Serpente", la consacrazione è stata totale quando il generale Wesley Clark, il Comandante supremo delle forze della NATO, si è mosso di persona per dargli delle garanzie su un eventuale dispiegamento di una forza multinazionale in Kosovo. Capo della "direzione politica" dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK), Hashim Thaqi è considerato in Albania, dove ha seguito un addestramento militare nel 1993, come un moderato rispetto a Suleyman Selimi, nominato lunedì nuovo "Comandante generale" dell'UCK. Questo uomo bruno e slanciato, dal forte strabismo, nato a Srbica, nel Kosovo centrale, ha cominciato la propria storia di militante nel '91/'92, quando studiava storia presso l'Università di Pristina, nelle fila dell'"Unione indipendente degli studenti kosovari". E' in tale epoca che egli incontra il comandante del gruppo di Drenica (sempre Kosovo centrale) Adem Jashari, ucciso dalle forze dell'ordine serbe nel marzo 1998 a Prekaz insieme a una decina di membri della sua famiglia. Successivamente effettua dei soggiorni in Germania e in Svizzera, dove studia scienze politiche. In tale periodo incontra dei membri dell'organizzazione marxista-leninista della diaspora, il "Movimento Popolare del Kosovo", che ha creato l'UCK. A partire dal momento in cui ritorna in Kosovo diventa comandante a Malisevo di una zona operativa dell'UCK. E molto rapidamente questo universitario discreto, appassionato di letteratura, misconosciuto dagli specialisti del Kosovo, diventa agli occhi dei giovani combattenti un veterano. E' stato condannato in contumacia dalla giustizia serba per "attività sovversive". Eppure quelli che hanno avvicinato Thaqi lo presentano come "molto ambizioso" e lo considerano "più politico che militare". Quest'uomo che ha resistito alle pressioni del Segretario di Stato Albright sarebbe tuttavia vicino agli americani (AFP, 23 febbraio). La Reuters scrive che "Washington ha posto molte delle sue speranze nel ventinovenne commissario politico dell'UCK Hashim Thaqi. Albright l'ha preso sotto la sua ala e ha cercato di dargli l'immagine di un "Gerry Adams del Kosovo", un riferimento al politico repubblicano dell'Irlanda del Nord che ha rappresentato i guerriglieri dell'IRA l'anno scorso in trattative di pace terminate con successo. I collaboratori di Thaqi respingono indignati il raffronto. L'UCK è un esercito nazionale, e non un'organizzazione terroristica. Ma più Washington si è data da fare per ottenerne i favori - facendo addirittura arrivare in volo il Comandante Supremo della NATO in Europa fino in Francia per parlargli delle soluzioni di sicurezza proposte - più Thaqi si è ostinatamente rifiutato di firmare, nel timore di tradire i combattenti dell'UCK. 'Doveva crescere molto in un periodo di tempo breve, e avrebbe potuto farlo meglio", dice un funzionario occidentale (Reuters, 23 febbraio). In Albania, secondo quanto scrive l'Associated Press "il primo ministro Majko ha detto lunedì che ogni accordo di pace per il Kosovo deve consentire agli albanesi di 'esprimere la loro libera volontà' di indipendenza e che il suo governo appoggerà ogni decisione che verrà accettata dai delegati albanesi del Kosovo alle trattative. La dichiarazione di Majko indica che Tirana non eserciterà pressioni sugli albanesi affinché accettino la formula di pace proposta, che escluderebbe ogni possibilità di indipendenza dalla Serbia dopo un periodo temporaneo di tre anni" (AP, 22 febbraio). Con aria manifestamente soddisfatta e distesa, la delegazione serba, guidata dal presidente Milutinovic, ha dato ieri sera una conferenza stampa a Rambouillet, nella quale tra le altre cose ha detto che "la nostra delegazione ha concluso che la riunione di Rambouillet non è stata bene organizzata e preparata e che ha lasciato solo diciotto ore per trovare una soluzione a un problema la cui essenza risale al secolo scorso, per quanto riguarda una parte della popolazione albanese". Milutinovic ha definito una "farsa" e un "circo" il fatto che i "nuovi documenti" siano stati presentati ai negoziatori "solo a qualche ora" dalla fine delle trattative. "Riteniamo che dei negoziati diretti (serbo-albanesi) sarebbero molto utili", ha concluso il presidente, precisando che la Jugoslavia e la Serbia sono "pronte a proseguire i lavori" (AFP, 24 febbraio). Sul terreno sono proseguiti gli scontri dopo i grandi spostamenti di mezzi militari serbi in tutta la regione. Nel villaggio di Jezero Tarabva, secondo gli osservatori OSCE, il 22 febbraio duecento soldati dell'Esercito jugoslavo hanno effettuato un attacco uccidendo cinque civili e un guerrigliero dell'UCK. Sempre secondo la stessa fonte, le forze serbe avrebbero minato tutte le principali vie di comunicazione verso i confini del Kosovo (KDOM Report, 23 febbraio). La televisione "Euronews", così come altre fonti, ha segnalato l'arrivo di ingenti forze jugoslave lungo il confine con l'Albania e, parallelamente, di forze dell'esercito albanese lungo il confine con la Jugoslavia, mostrando inoltre immagini di lunghe file di kosovari ai posti di confine con la Macedonia ("Euronews", 23 febbraio). Secondo "Radio B92" il Ministro serbo della sanità ha messo in stato di emergenza per condizioni di guerra tutte le istituzioni sanitarie della Serbia. Secondo la radio, il ministro avrebbe anche ordinato a tutti gli ospedali di dimettere tutti i pazienti con l'eccezione di quelli per cui il ricovero è indispensabile ("Radio B92", 23 febbraio). Ma soprattutto c'è un nuovo grande esodo di profughi: "La ripresa degli scontri in Kosovo ha spinto circa 9.000 persone a fuggire dalle loro case dopo il fine settimana, nella peggiore ondata di profughi di quest'anno, ha affermato martedì l'ente dell'ONU per i profughi. I pesanti combattimenti tra forze serbe e separatisti albanesi hanno costretto quasi 4.000 persone a fuggire dai loro villaggi nella sola regione di Vucitrn, 40 km. a nord da Pristina. Il resto dei profughi è fuggito dai villaggi come Doljkad e Stitarica verso il Kosovo centrale e settentrionale, ha affermato Kris Janowski, portavoce dell'UNHCR" (AFP, 23 febbraio 1999). Sul fronte internazionale vi è da segnalare che 2.000 marines americani sono sbarcati ieri in Grecia pronti a intervenire in Kosovo. Nel caso in cui non vi dovesse essere un intervento NATO [e così sembra essere al momento] i marine prenderanno parte a un'esercitazione nell'isola greca di Skiros ("Radio B92", 23 febbraio). Problemi anche tra Federazione jugoslava e Montenegro. Ecco cosa scriveva l'altro ieri la Reuters: "Il Montenegro non consentirà l''abuso' del suo territorio da parte dell'Esercito federale jugoslavo se dovesse scoppiare un conflitto con la NATO, ha detto un alto funzionario lunedì. Con la Jugoslavia che si trova ad affrontare la minaccia di attacchi aerei da parte della NATO, le tensioni riguardo alla difesa nazionale si stanno facendo sempre più forti tra le due repubbliche sorelle della Serbia e del Montenegro. Il vice-primo ministro del Montenegro, Novak Kilibarda, ha ribadito il rifiuto del suo governo di cedere alle truppe dell'Esercito jugoslavo l'uso del territorio della repubblica nel caso in cui dovessero scoppiare ostilità con le forze internazionali. 'Troveremo un modo per impedire l'abuso del nostro territorio', ha detto Kilibarda al quotidiano di Belgrado Blic. 'Le installazioni militari in Montenegro si trovano sotto l'autorità dello stato federale, ma tutte le forniture necessarie a sostengo di tali installazioni sono sotto l'autorità del Montenegro', ha detto. 'Ciò non significa un conflitto con il nostro esercito, ma semplicemente non consentire un abuso del territorio montenegrino'. La Seconda Armata della Jugoslavia, di stanza in Montenegro, ha emesso domenica un comunicato nel quale si mette in guardia il Montenegro dall'impedire l'uso del proprio territorio e si ricorda che la difesa nazionale è ai sensi della costituzione un dovere di competenza federale. 'Tale decisione potrebbe incidere negativamente sulle capacità di difendersi della Repubblica Federale di Jugoslavia e sulla capacità di combattere dell'Esercito jugoslavo', si scrive nel comunicato. [...] Predrag Bulatovic, vicepresidente del partito montenegrino d'opposizione Partito Socialista del Popolo (SNP), ha accusato il governo di Djukanovic [in realtà Djukanovic è presidente del Montenegro - N.d.T.] di 'ribellarsi al proprio stesso stato e di dichiarare indirettamente l'indipendenza'. [...] Il Montenegro è già in conflitto con la Serbia rispetto alle politiche economiche. All'inizio di questo mese ha affermato che non pagherà più gli alti tassi di cambio che le aziende serbe chiedono per prestare valute straniere ormai scarse" (Reuters, 22 febbraio). A questo quadro si aggiunge quanto segnala "Radio B92" e cioè che l'ex presidente montenegrino Bulatovic, oggi primo ministro jugoslavo e da sempre vicino a Milosevic, ha accusato il governo del Montenegro di appoggiare i "separatisti albanesi" e tutti coloro che vogliono destabilizzare la Jugoslavia. Bulatovic inoltre ha detto che "tutti coloro che cercheranno di impedire alla Jugoslavia di difendersi contro un'aggressione straniera verranno essi stessi trattati come un aggressore" (Radio B92, 23 febbraio). (selezione e traduzione di A. Ferrario) |