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![]() NOTIZIE EST #188 - JUGOSLAVIA/KOSOVO "MODELLO CIPRO" PER IL KOSOVO Il peggiore scenario tra tutti quelli diffusisi negli ultimi giorni riguardo allo sviluppo della crisi del Kosovo è quello che prevede un'escalation degli scontri tra le forze serbe e l'UCK fino a una guerra sanguinosa, mirata a ripulire una parte del Kosovo dagli albanesi e accompagnata da attacchi aerei della NATO, cui farebbero seguito infine nuove trattative di pace, ma questa volta ormai per la spartizione del Kosovo. Secondo osservatori di Belgrado e occidentali, il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic potrebbe ricorrere a questo scenario come tentativo estremo di salvare parte del Kosovo e se stesso. Secondo altri, forse Milosevic sta bluffando e diffonde voci su questo scenario nei giorni che precedono il 15 marzo, quando a Parigi riprenderanno le trattative tra le parti in conflitto, per spaventare gli albanesi e l'Occidente e per indirizzare le cose verso un accordo più conveniente per sé. "Il peggiore scenario possibile" è stato pubblicato nel bollettino settimanale dell'agenzia di stampa privata Beta. Qual è la disposizione delle forze in questo momento? Dopo il ritiro del maggiore oppositore a un accordo politico per il Kosovo, il rappresentante politico dell'UCK Adem Demaci, tra i fattori albanesi non sembrano esserci più soggetti che si oppongono strenuamente allo schema occidentale di uno statuto temporaneo per il Kosovo. Essi hanno dichiarato di fronte all'inviato di Madeleine Albright, l'ex senatore Bob Dole, che firmeranno l'accordo ancora prima di recarsi a Parigi [il presente articolo è stato pubblicato l'11 marzo - N.d.T.]. La parte serba invece sta adottando una posizione sempre più dura e afferma che nessuna forza straniera, indipendentemente dal comando che avrà, metterà piede sul territorio serbo. Non si sente nemmeno una voce a favore dell'intervento degli eserciti occidentali per un'applicazione dell'accordo, mentre è in corso una massiccia campagna di propaganda contro la NATO e per "salvare il Kosovo". Se gli albanesi firmeranno l'accordo, e i serbi continueranno invece a rifiutare, la situazione di Belgrado diventerà molto complicata, scrive la Beta. Attualmente in Serbia sono in corso preparativi per la guerra. La mobilitazione dei riservisti continua ormai da settimane, ai confini tra il Kosovo, la Macedonia e l'Albania si muovono unità che provengono dall'interno della Serbia... Varie fonti, vicine ai comandi militari e al governo della Serbia, accennano al cosiddetto "peggiore scenario possibile", secondo il quale le cose potrebbero essere portate intenzionalmente fino agli attacchi aerei della NATO. Questi ultimi verranno utilizzati come pretesto per un'offensiva decisiva dell'esercito e della polizia, ma non contro le forze del patto, quanto piuttosto contro l'UCK per distruggerla e per ripulire la massima superficie possibile del Kosovo dalla popolazione albanese. Si prevede che tale operazione seguirà il modello delle "guerre lampo". Ci si attende che l'operazione provocherà dei massicci flussi di profughi, un fatto che costituirà un ulteriore pretesto per l'intromissione dell'Occidente con nuovi attacchi aerei. Milosevic sa che un tale scenario porterà senza alcun dubbio a un intervento militare della NATO e che il suo esercito non sarà in grado di opporsi. Ma ciò confermerebbe lo scenario, che egli ha alimentato da mesi, di una minaccia alla quale è esposta la Serbia e del suo ruolo personale di salvatore della patria. Sul piano politico egli potrebbe mettere in atto delle manovre ad effetto, proponendo nuove trattative sulla base di nuove posizioni di partenza, con un Kosovo ormai nei fatti diviso e con le forze internazionali che garantirebbero una linea di demarcazione e la divisione. Per raggiungere l'obiettivo della "variante Cipro" in Kosovo, Milosevic deve evitare con attenzione la guerra con la NATO, indirizzando tutta la forza dell'esercito e della polizia contro la popolazione albanese. Quando i probabili raid aerei che la NATO metterà in atto in reazione raggiungeranno la loro massima intensità, Milosevic potrà interrompere le operazioni sul terreno in Kosovo e offrire nuove trattative. Di fronte al pericolo di una nuova escalation del conflitto la comunità internazionale verrà messa nella posizione di accettare la spartizione. E le forze internazionali che controllerebbero in tal caso il cessate il fuoco potrebbero essere disposte unicamente lungo la linea di demarcazione, per garantire la divisione. Lo "scenario Cipro" consentirebbe a Milosevic di mantenere alta la tensione per anni. Il rischio di un tale scenario è che l'esercito e la polizia finiscano fin dal principio in un pantano nel Kosovo e non riescano nei brevi tempi che richiederebbe una tale operazione a ripulire una parte significativa di territorio. Vi è il rischio per Milosevic, anche se del tutto ipotetico, che l'Occidente si impunti sulla questione dell'integrità del Kosovo e che rifiuti di accettare una spartizione, e che con la forza e contingenti sul terreno tenti di riportare lo status quo, scrive la Beta. Il motivo principale per cui Milosevic si oppone al dispiegamento di forze NATO incaricate di garantire l'applicazione di un accordo per il Kosovo è che dopo che si saranno installate in Kosovo vi rimarranno a lungo. E se, indipendentemente dalla loro presenza, il regime riuscirà a sopravvivere fino alla fine di quest'anno, grazie al pugno di ferro contro i media e al fatto che l'opposizione si ritrova in una "trappola per topi", le prospettive a lungo termine per l'attuale potere si fanno molto sfuggenti. Milosevic non potrà certo vincere le prossime elezioni, soprattutto se la NATO sarà in Kosovo. ("Sega", 11 marzo 1999 - traduzione dal bulgaro di A. Ferrario) |