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NOTIZIE EST #192 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
22 marzo 1999


L'OFFENSIVA SERBA IN ASSENZA DEI VERIFICATORI
di Fehim Rexhepi

[Mentre invio questo articolo sono in atto le gravissime, e più che sciagurate, minacce di raid aerei della NATO, giustificate con la situazione "umanitaria", che in realtà dura da più di un anno e che rappresenta sì una tragedia, ma che la NATO stessa ha contribuito a più riprese e sistematicamente ad alimentare. Intanto Belgrado non si lascia sfuggire l'occasione offerta dalle cancellerie occidentali per procedere a una nuova radicale offensiva, di cui parla l'articolo qui sotto. Nei prossimi giorni, appena possibile, torneremo più diffusamente sul ruolo e le intromissioni della NATO, che ci teniamo intanto a condannare nella maniera più netta, così come su altri punti cruciali, come gli sviluppi relativi al massacro di Racak, la svolta "compromissoria" dell'UCK, le nuove censure contro i media, ecc. - a.f.]

E' cominciata l'offensiva militare-poliziesca, attesa ormai da tempo, contro la regione di Drenica. L'offensiva è inizata sabato, nel giorno in cui i verificatori europei (KVM) se ne sono andati dal Kosovo. E' interessante notare che dall'inizio della guerra in Kosovo i giorni del fine settimana sono quasi sempre stati il momento in cui Belgrado ha avviato le azioni militari più importanti e più spettacolari. E' incredibile come questa volta vi sia stata una coincidenza temporale con la partenza della KVM. Quest'ultima è una pura coincidenza e la si indica solo come un esempio della pareparazione della parte serba ad avviare una vastissima offensiva militare contro Drenica in ogni momento adatto. Si tratta dunque di un'operazione militare pianificata in anticipo, che si vorrebbe presentare come una caccia a gruppi di albanesi armati che, secondo le fonti serbe, hanno attaccato stazioni o pattuglie della polizia a Srbica, Glogovac o in altri luoghi. Ma che si tratta di un'offensiva pianificata da tempo lo conferma il grande numero, superiore al centinaio, di carri armati, blindati e altri veicoli militari e della polizia. Una fonte che dovrebbe essere vicina all'UCK ha affermato che sabato, il primo giorno dell'operazione, sono stati impiegati 60 carri armati che finora non erano ancora stati visti sul terreno di guerra del Kosovo.

L'offensiva generale contro la regione di Drenica è stata avviata dopo i concentramenti molto evidenti intorno a questa regione, durati alcune settimane, nonché dopo gli scontri ininterrotti nel corso dell'intero mese passato sulla sua ala orientale lungo la strada a grande scorrimento Pristina-Vucitrn-Kosovska Mitrovica. Lungo questa linea si stende la montagna Cicavica che forma una difesa naturale della Drenica sul lato orientale. Nel corso dell'offensiva dell'anno scorso contro Drenica tale area si è rivelata molto resistente agli attacchi serbi. Nell'ultimo mese si sono svolti periodicamente degli accaniti scontri per il controllo, la conquista o il rafforzamento delle relative posizioni. Questo fatto e gli armamenti schierati non hanno lasciato alcun dubbio che si stesse tentando un'operazione di penetrazione all'interno della regione di Drenica. Oltre che in questa direzione, Drenica sabato è stata attaccata dalle direzioni di Glogovac, Srbica e Kosovska Mitrovica. Glogovac e Srbica si trovano nella stessa Drenica, ma queste cittadine erano delle oasi isolate dei militari serbi all'interno di un territorio sotto il controllo dell'UCK e abitato esclusivamente da albanesi. Drenica è l'area più vasta sotto il controllo dell'UCK, la più forte concentrazione di resistenza armata al dominio serbo e il centro generale della resistenza armata albanese in Kosovo. Questa posizione e questo ruolo di Drenica indicano con chiarezza l'obiettivo fondamentale dell'attuale offensiva serba. E' in gioco in primo luogo la conquista fisica, se non dell'intero territorio, almeno di tutte le sue parti e i suoi punti più importanti. Allo stesso tempo, questo dovrebbe comportare la sconfitta dei caposaldi locali di resistenza armata e, se si tiene conto del ruolo della Drenica all'interno dell'UCK, l'eventuale eliminazione dell'UCK come struttura militare gerarchicamente organizzata.

Il secondo caposaldo per forza di resistenza armata e per organizzazione militare, dopo Drenica, dovrebbe essere il terreno misto di montagna e pianura di Lap e Shala e Bajgores. Si tratta dell'area settentrionale del Kosovo compresa tra Podujevo e Kosovska Mitrovica. Con l'ampliarsi della guerra nel corso degli ultimi giorni e settimane, quest'area diventata letteralmente un campo di guerra, ha assunto la forma di un triangolo compreso tra le direttive strategiche Pristina-Vucitrn-Kosovska Mitrovica, Pristina-Podujevo e Kosovska Mitrovica-Podujevo. A differenza delle altre aree, questa è stata oggetto di un'organizzazione specifica della resistenza militare. In questi spazi gli scontri armati sono scoppiati per la prima volta solo alla fine dell'anno scorso e la preparazione alla resistenza è cominciata nella seconda metà della primavera, alcuni mesi prima delle ostilità più serie. Vi è stato quindi tempo sufficiente per prepararsi e, cosa ancora più importante, i preparativi sono stati diretti da persone con conoscenze militari più o meno consistenti e addirittura con esperienze dirette di guerra.

Per capire l'attuale offensiva serba e i pesanti scontri verificatisi nel corso dell'ultimo mese sulla direttiva Pristina-Vucitrn-Kosovska Mitrovica è importante comprendere che le aree di Lap e Shala e Bajgores si appoggiano alla Drenica militarmente e per ogni altro aspetto che la guerra comporta. Nonostante appartengano formalmente a diverse zone operative, Lap, Shala e Bajgores e Drenica, nella loro qualità di due, o tre, ampie aree territorialmente collegate sotto il controllo dell'UCK rappresentano dal punto di vista militare una zona di combattimento unica. Con l'accerchiamento della Drenica anche da altri lati, si punta a rendere impossibile, tra le altre cose, il ritiro del grosso delle forze dell'UCK, ovvero si punta alla loro cattura e distruzione. Nei fatti, se si realizzassero gli obiettivi fissati per la Drenica i primi a trovarsi sotto i colpi della nuova operazione offensiva sarebbero Lap e Shala e Bajgores, che vengono terrorizzati con un fuoco di granate e mitragliatrici ininterrotto. La concentrazione di grandi forze è in corso da settimane, o addrittura da mesi, ma finora tutto si era limitato all'espulsione della popolazione civile albanese dalle proprie case e al tentativo di rosicchiare in maniera più o meno intensa le posizioni dell'UCK. Gli abitanti di Pristina nel corso delle scorse settimane hanno potuto ascoltare le detonazioni a una decina di chilometri dalla città in direzione di Vucitrn e Obilic. Sabato sono stati coinvolti negli scontri anche alcuni villaggi nei pressi di Pristina disposti lungo la strada per Podujevo. Cià significa che la linea del fronte di Podujevo ormai si è fatta ininterrotta da Pristina a Podujevo.

Non vi sono informazioni, né di fonte kosovara né di altra fonte, che parlino di eventuali scontri in altre zone del Kosovo. Dal punto di vista militare generale e dei conflitti armati temporanei è di particolare interesse la situazione lungo le zone di confine con l'Albania e la Macedonia. Se si tralasciano i frequenti incidenti ai confini con l'Albania e un tale incidente al confine con la Macedonia, nella fascia di confine dalla parte del Kosovo negli ultimi giorni non sono stati riscontrati scontri di importante entità. Tuttavia, i recenti pesanti scontri scoppiati da Decani lungo la linea che porta a Djakovica e Prizren e poi a Kacanik indicano che nonostante la grande concentrazione di forze serbe e la loro brutalità, queste ultime non sono riuscite a ripulire etnicamente dagli albanesi le fasce di confine e a isolare il Kosovo dal suo retroterra geografico ed etnico naturale.

La partenza dei verificatori dal Kosovo ha inasprito in maniera estrema il problema dell'insicurezza della popolazione albanese. I timori sono i più diversi, così come i dilemmi. Ma non si può ancora parlare di spostamenti in massa di persone. Gli spopolamenti continuano a essere limitati all'area coinvolta negli scontri o a quelle che lo possono essere nei prossimi giorni. Vanno a tale proposito ricordate le zone montagnose di confine di Kardak, sul confine con la Macedonia, che fanno parte della più ampia regione di Gnjilane. Questi spazi finora non erano stati toccati dalla guerra, ma la popolazione albanese fugge a causa del grande accumulo di truppe, il cui scopo a quanto si dice sarebbe quello di tenere a breve tempo delle esercitazioni militari. Nel corso degli ultimi mesi queste cosiddette esercitazioni militari sono sempre degenerate in scontri armati di maggiore o minore intensità. Fino al riaccendersi degli scontri armati le organizzazioni umanitarie internazionali avevano rilevato un numero complessivo di circa 250.000 albanesi che avevano perso le loro case nel corso degli scontri dell'anno scorso e circa 60.000 che erano stati costretti a fuggire a causa degli scontri scoppiati nelle ultime settimane. A loro ora bisogna aggiungere altri 10.000 nuovi profughi [le notizie diffuse stasera dall'UNHCR portano già questa cifra a 25.000 - N.d.T.]. In una zona della Drenica, nei pressi del villaggio di Prekaz, dove domenica è penetrata la fanteria serba, è rimasto accerchiato un gruppo di circa 30.000 civili, mentre presso Glogovac e nella stessa cittadina, secondo le fonti albanesi, c'è un numero di profughi compreso tra 15.000 e 20.000. Questi dati continuano a cambiare perché l'intera Drenica è in movimento. Tuttavia, movimenti di civili di diversa entità sono in atto anche in altre parti del Kosovo. La maggior parte di essi continua a muoversi all'interno del Kosovo, ma non è insignificante il numero di coloro che cercano di entrare in Macedonia. Tutte le stime dicono che la situazione umanitaria è critica e che il Kosovo si trava sull'orlo di una catastrofa umanitaria.

Gli effetti psicologici negativi della partenza dei verificatori sono molto ampi. Si è venuta a creare l'impressione che gli albanesi ora siano stati infine abbandonati e che debbano confrontarsi sotto ogni aspetto contro un avversario di gran lunga più forte, che non esita di fronte a nulla a mettere in atto i propri obiettivi. Si tratta della prima reazione di fronte all'inattesa o, ancor meglio, non desiderata partenza dei verificatori, che hanno fatto molte cose positive, andando anche oltre il loro mandato. Tuttavia, non sono stati in grado di congelare la situazione e tanto meno di aprire la strada a una soluzione per il Kosovo. Quando la situazione ha superato le loro facoltà e il loro mandato, hanno dovuto andarsene. Ora qui è rimasto solo un numero limitato di organizzazioni umanitarie, sono rimasti i giornalisti e le minacce, ovvero il controllo della situazione, da parte della NATO. A quanto pare si tratta degli unici fattori di supervisione in qualche modo indipendente della situazione sul terreno e probabilmente potranno fare pochissimo dal punto di vista psicologico per sostituire i verificatori partiti. Tuttavia, tutti questi fattori, ivi comprese le minacce della NATO di intervenire, non hanno attualmente alcun particolare significato pratico. Quasi tutte le fonti albanesi riscontrano che nel secondo giorno dell'attuale operazione offensiva la maggior parte dei villaggi albanesi della Drenica è in fiamme e che decine di migliaia di persone passano all'addiaccio queste fredde giornate e notti.

(AIM Pristina, 22 marzo 1999 - traduzione di A. Ferrario)