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NOTIZIE EST #194 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
29 marzo 1999


CRONACHE DI GUERRA: 29 MARZO 1999

IN KOSOVO
La NATO ha intensificato i suoi raid aerei sul Kosovo e sulla sua capitale Pristina nel corso dell'ultima notte, prendendo di mira direttamente forze serbe, mentre si diffondono le notizie di un peggioramento delle repressioni contro gli albanesi della provincia. [...] Più di 20 missili sono caduti su Pristina nella notte di domenica, in uno di quelli che è stato uno dei più pesanti bombardamenti della città fino a oggi. Un missile cruise della NATO ha colpito direttamente l'edificio della polizia nel centro della città, ha detto la RTS (televisione di stato serba), mostrando immagini dell'edificio in fiamme. Il missile ha seriamente danneggiato l'edificio della polizia e un altro edificio civile adiacente, ha raccontato un reporter della RTS. Tre missili sono caduti nel centro di Pristina, dove le forniture di elettricità sono cessate. La Tanjug ha detto che una clinica chirurgica vicino alla stazione di polizia è stata anch'essa colpita. Tra le 20:00 e le 03:15 della notte tra domenica e lunedì sono stati registrati 23 impatti. Un residente di Pristina dice: "Le esplosioni sono state terribilmente potenti. E' ovvio che miravano a obiettivi nella città. Le finestre sono andate in frantumi nel centro della città dove vivo e la mia casa è stata duramente danneggiata". Egli ha inoltre detto che la contraerea ha riposto con fuoco pesante. Le detonazioni erano udibili fino a Skopje, la capitale della Macedonia, a circa 85 chilometri a sud di Pristina, secondo un corrispondente della AFP sul posto. [...] Secondo la RTS un aeroplano della NATO è stato abbattuto e un altro colpito dalla contraerea jugoslava sopra Pristina. La NATO ha negato di avere perso aerei. [...] Domenica pomeriggio, l'aeroporto militare di Golubovci, vicino a Podgorica, in Montenegro, è stato colpito da due bombe NATO, ha detto il ministro dell'interno montenegrino. [...] La RTS ha detto anche che 20 missili sono caduti vicino a Gnjilane, nella Serbia orientale. [...] Decine di migliaia di albanesi sono fuggiti in Albania, Macedonia e Montenegro. [...] Un convoglio di 30.000 kosovari scortati da carri armati dell'esercito jugoslavo è stato forzato domenica sera a passare in Montenegro, scecondo un'organizzazione albanese in Olanda, citando fonti "affidabili" [...]. Altri 50.000 profughi albanesi espulsi dalle forze jugoslave si trovano ammassati al confine con l'Albania, attendendo di passare il confine a Morina, ha detto il Ministro dell'Informazione albanese Ulqini. Secondo l'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) circa 15.000 kosovari hanno attraverso il confine verso l'Albania da sabato scorso, di cui 10.000 solamente nella giornata di domenica [mentre scriviamo la cifra complessiva è già a 70.000, con un flusso di 4.000 profughi ogni ora - N.d.T.]. La maggior parte dei profughi arriva a Kukes, dove 40 di essi, feriti da armi da fuoco, sono stati ricoverati in ospedale. Circa 8.000 profughi dal Kosovo sono arrivati a Rozaje [ora la cifra è già di 10.000 - N.d.T.], nel Montenegro orientale, a partire da sabato, hanno affermato domenica le autorità locali montenegrine. A Tirana, il portavoce dell'OSCE, Andrea Angeli, ha detto all'AFP che "i profughi continuano ad arrivare in massa. E' praticamente impossibile contarli, sono troppi", ha detto. "In brevissimo tempo saremo in presenza di una catastrofe umanitaria", ha detto Angeli. Nonostante il peggioramento della situazione in Kosovo, la NATO ha detto che non si parla assolutamente di inviare truppe di terra, nonostante la sempre maggiore convinzione che i soli raid aerei non possono distruggere la capacità militare della Jugoslavia. "Non stiamo prendendo in considerazione al momento l'invio di truppe di terra", ha detto Javier Solana, segretario generale della NATO. (AFP, 29 marzo 1999)

A BELGRADO
I residenti di Belgrado, la capitale serba, hanno detto sabato che per la prima volta da quando sono cominciati i bombardamenti NATO forti esplosioni si sono verificate nella città ancora prima che le sirene d'allarme suonassero [...]. "Ieri sera, per la prima volta, tutti a Belgrado hanno sentito l'impatto reale della guerra", ha detto Vesna Prlja, che gestisce una agenzia di viaggi. "Tutti hanno potuto vedere le grandi esplosioni nel centro della città e nella periferia. La gente sfrutta il mattino per cercare di dormire un po'". E con il prezzo della benzina che è aumentato di sette volte, mentre un giornalista serbo è stato arrestato sabato per avere violato le nuove norme sulla censura, i cittadini di Belgrado sembrano molto scioccati dopo la più dura notte di bombardamenti della NATO dentro e intorno alla capitale. [...] Ma c'è stata pochissima informazione sugli eventi in Kosovo e nessuna notizia sulle offensive di larga scala delle forze serbe contro gli albanesi [...]. Questa settimana sono passati esattamente dieci anni da quando Milosevic ha tolto l'autonomia al Kosovo, tra i festeggiamenti di Belgrado e le proteste dei kosovari. [...] Secondo fonti serbe affidabili, un noto giornalista serbo, Dragoslav Rancic, uno dei più importanti contributori del settimanale NIN [nazionalista e antialbanese, ma anche anti-Milosevic - N.d.T.] è stato arrestato sabato per un articolo su Milosevic e sulle sue tattiche negoziali, che è stato considerato in violazione delle norme sulla censura. [...] Le testate sono state informate sabato dell'obbligo di fornire le prime edizioni dei loro gionrali al Ministro dell'Informazione Vucic ogni sera per l'approvazione. La maggior parte dei giornali non esce del tutto, o esce in edizioni più piccole e meno costose. Glas Javnosti, per esempio, ha diminuito il suo prezzo della metà. L'unico giornale che continua a uscire nelle sue normali dimensioni è Politika, gestito dal governo. [...] I dipendenti degli stabilimenti Zastava hanno annunciato che 38.000 persone hanno lavorato sul posto e hanno informato la NATO che un attacco ucciderebbe immediatamente migliaia di persone che lavorano secondo turni di guerra. [...] In un appartamento centrale di Belgrado, Dejan, uno studente di medicina di 29 anni, diche che ciò che gli fa più paura è la prospettiva di essere mobilitato nell'esercito. Dice di avere "ricevuto un invito a entrare nella riserva", ma da allora non vive più a casa, e quindi l'invito non può essere messo in atto. [...] Quando una bomba ha colpito una fabbrica missilistica o un deposito di carburante ai margini di Belgrado, venerdì notte, causando un grande incendio, la televisione ha annunciato che i fumi acri sprigionati dal carburante non erano tossici, ma per prudenza hanno consigliato ai cittadini di chiudere le finestre. Nei rifugi, costruiti originalmente per attacchi nucleari, vi sono state urla per chiudere le due pesanti porte di acciaio [...] Infine, un medico è comparso alla televisione per dire alla gente che sentire mal di stomaco è una reazione comune all'ansietà e non è necessariamente una reazione a fumi tossici. ("New York Times", 28 marzo 1999, dall'articolo di S. Erlanger).

ANCORA IN KOSOVO
I racconti che filtrano dal Kosovo attraverso i profughi e le poche chiamate telefoniche che possono essere effettuate verso la provincia dalla confinante Macedonia, parlano di decine di uccisioni, soprattutto di intellettuali albanesi, e della distruzione di case, negozi e mercati. [...] Gli albanesi di Djakovica hanno detto che la guerriglia occupa la parte nuova della città, un'area di quartieri residenziali moderni, mentre le forze serbe hanno il controllo della città vecchia, un'area dalle strate strette e dalle piccole case, sul fianco meridionale. Le forze serbe hanno preso posizioni con i carri armati ai margini della città vecchia, da dove bombardano l'area vicina al confine con l'Albania. L'esercito ribelle è attivo nella regione sotto la guida di un duro comandante noto come Ramush. [...] Notizie provenienti da altre zone del Kosovo lasciano intendere che le uccisioni e le distruzioni continuano. Le forze serbe hanno scatenato anche un pesante attacco contro posizioni dei ribelli nel nord del Kosovo, a quanto pare con effetti devastanti. "L'UCK si trova davvero in una cattiva situazione nel nord", ha detto un diplomatico occidentale, che segue gli sviluppi dalla vicina Skopje. "Hanno perso terreno. La fanteria semplicemente non riesce a resistere a lungo contro gli armamenti pesanti", ha detto. [La notizia è confermata dai comunicati ufficiali del Quartier Generale dell'UCK, che fino a venerdì parlavano di un'"eccellente resistenza" e ora parlano di una "ritirata su quasi tutti i fronti" - N.d.T.]. L'area più combattuta del Kosovo è quella intorno a Podujevo e Mitrovica, nelle montagne della Cicavica, 40 km. circa a nord-ovest di Pristina, dove le forze serbe hanno concentrato con maggiore intensità la loro offensiva contro l'UCK nel corso dell'ultimo mese. ("New York Times", 28 marzo 1999, dall'articolo di Carlotta Gall).

USA E TRATTATIVE
Sul fronte diplomatico, c'è da segnalare un'importante notizia non segnalata dai grandi media, e cioè che il 25 marzo, un pezzo grosso dell'amministrazione USA come il consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger ha dichiarato che l'accordo firmato a Parigi dalla parte albanese può essere soggetto a trattative: "Tutte le modifiche che verranno apportate dovranno essere accettate dai kosovari", ha detto Berger, aggiungendo che "se ci saranno delle modifiche nell'accordo, si tratterà di qualcosa che i kosovari dovranno accettare". Anche Albright ha fatto delle distinzioni: "Quello che abbiamo detto è che (Milosevic), per arrivare a una soluzione di pace, deve accettare la cornice degli accordi di Rambouillet. I canali diplomatici rimangono aperti... [...] E' Milosevic che deve decidere se è pronto a trattare una soluzione di pace". Il corrispondente della AFP osserva che Albright ha fatto un riferimento a "rettifiche tattiche" che è possibile apportare all'accordo di pace, rifiutando di scendere maggiormente nei particolari. La posizione espressa da Berger e Albright è molto diversa da quella ripetuta in questi giorni da Clinton e altri alti funzionari, secondo cui i bombardamenti verranno fermati solo se Belgrado accetterà l'accordo così come è. (AFP, 25 marzo 1999).

ARMI, GRAN BRETAGNA, ITALIA E JUGOSLAVIA
Il governo britannico ha autorizzato nel 1997 esportazioni di pezzi di motori per aerei e altri materiali militari alla Jugoslavia, ha scritto il settimanale Sunday Business. Il Foreign Office ha replicato affermando che "il governo era giunto all'opinione che non vi erano rischi che i militari jugoslavi abusassero di questa roba", scrive la rivista. [...] Il materiale includeva pezzi di motore le cui esportazioni sono controllate dal ministero del commercio e dell'industria, sistemi di navigazione, apparecchiature "che possono essere utilizzate per manipolare materiali biologici e cingolati, dice l'articolo. Il Sunday Business cita una dichiarazione del Foreign Office secondo cui le eccezioni al divieto di esportazioni militari verso la Jugoslavia sono state concesse perché il materiale doveva essere "lavorato" nel paese prima di essere riesportato in Italia. Ma il giornale dice che la licenza di riesportazione non è mai stata utilizzata e gli armamenti non sono mai giunti in Italia. (AFP, 28 marzo 1999).

MISSILI E PROBLEMI PER LA BULGARIA
Il quotidiano bulgaro "Monitor" segnala che nella notte del 25 marzo sulla città di Tran, in Bulgaria, sono caduti pezzi di un missile NATO. Si tratta di un missile aria-aria, che quando manca il bersaglio esplode in aria, ma in presenza di problemi può anche cadere ed esplodere a terra. I pezzi caduti hanno provocato molto panico nella città, che si trova ben a 5 km. dal confine con la Serbia. In Bulgaria la situazione è molto tesa per la decisione del governo di Sofia di concedere il proprio spazio aereo alla NATO per i suoi attacchi. Inoltre, proprio in questi giorni si è aperta una profonda spaccatura tra il governo e l'esercito, a causa della decisione di apportare drastici tagli agli effettivi militari per adeguarli agli standard NATO, cosa che ha provocato un'aspra reazione da parte del capo di stato maggiore Mihov, il quale tra l'altro ha sostenuto che in questo momento una tale decisione non può essere presa a causa del conflitto nella adiacente Jugoslavia. ("Monitor", 29 marzo 1999)

(selezione e traduzione di A. Ferrario)