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![]() NOTIZIE EST #203 - JUGOSLAVIA/KOSOVO LE DIFESE AEREE JUGOSLAVE SONO PER LA MAGGIOR PARTE INTATTE Quando la NATO ha scatenato la sua guerra aerea contro la Jugoslavia, il suo primo obiettivo è stato quello della formidabile rete di difesa aerea, che secondo i funzionari dell'alleanza doveva essere distrutta preventivamente al fine di consentire agli aerei che volano a bassa quota di effettuare i loro raid per arrestare i combattimenti e le pulizie etniche sul terreno del Kosovo. Tre settimane e almeno 4.000 missioni dopo, funzionari europei e statunitensi dicono che i piloti della NATO hanno seriamente danneggiato i collegamenti di comunicazione e i radar di primo avvistamento che consentono alle forze jugoslave di puntare i loro missili terra-aria, ma riconoscono allo stesso tempo che la maggior parte di tali strutture rimane intatta e rappresenta ancora una significativa minaccia per gli aerei da guerra della NATO che volano troppo basso. L'elasticità del sistema di difesa aereo jugoslavo, unita al tempo nuvoloso che è perdurato sui Balcani per la maggior parte della campagna, sono stati importanti fattori che hanno rallentato la capacità della NATO di inviare aerei per attacchi ravvicinati contro le truppe dell'Esercito jugoslavo e della polizia serba, responsabili delle stragi di secessionisti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo e per avere espulso dalle loro case circa metà della popolazione di 1,8 milioni di abitanti della provincia serba. Solamente la settimana scorsa sono stati distrutti alcuni veicoli, e un numero non noto di soldati sul campo sarebbero stati uccisi da un attacco NATO lanciato contro alcuni convogli militari nel Kosovo sud-occidentale. Fonti della difesa dicono che uno dei problemi è costituito dal fatto che molti dei 150 missili terra-aria dell'esercito jugoslavo sono stati nascosti agli aerei NATO, così come le migliaia di batterie di artiglieria antiaerea e centinaia di missili antiaerea portati a spalla simili agli Stinger degli USA. Nonostante l'alto numero di aerei NATO che rombano in cielo ogni giorno, tuttavia, le forze jugoslave hanno dato prova di una volontà incessante di portare fuori le proprie armi - anche se solo brevemente - e di sparare contro gli aerei nemici." Ieri notte hanno sparato diversi missili terra-aria", ha detto il Gen. Charles Wald, vicedirettore dei piani strategici per lo Stato Maggiore degli Stati Uniti. Rapporti dei servizi segreti statunitensi indicano che gli jugoslavi sono riusciti a fare fronte ai colpi contro i collegamenti di comunicazione - la rete che consente ai radar e agli operatori in una parte del paese di vedere gli aerei in volo e di passare le informazioni ai siti missilistici che si trovano nella migliore posizione per abbatterli - utilizzando un sistema di sedi di comando sotterranee rinforzate e di centri di comunicazione mobili. Essi sono in grado anche di riparare i danni causati ad alcuni quartieri generali, o comunque porvi rimedio, entro 24 ore, secondo quanto scrivono rapporti dei servizi segreti degli USA, mentre gli alti gradi dell'esercito operano da bunker sotterranei dispersi sul territorio. "Il sistema di difesa aerea è ben lontano dall'essere demolito", ha detto ieri il portavoce del Pentagono Kenneth Bacon. "Dobbiamo passarci intorno e attraverso.... sono molto impegnati a spostare [i missili della difesa aerea] da un posto all'altro. Hanno continuato ad adattarsi alle condizioni dell'attacco". Alcuni funzionari della difesa hanno detto di avere sottovalutato quella che sarebbe stata l'efficienza dell'Esercito Jugoslavo nel nascondere i propri armamenti. I comandanti jugoslavi possono anche avere appreso delle tattiche utili dall'Iraq, la cui rete di difesa aerea danneggiata, ma ancora operativa, continua a sparare agli aerei USA e britannici. Poiché né la NATO né il Pentagono hanno reso pubbliche valutazioni concrete dei danni causati dagli attacchi nell'ambito della operazione Allied Force, è impossibile formulare un giudizio indipendente sullo stato della campagna aerea fino a oggi. Dall'esterno, tuttavia, sembra che vi sia un gap tra la brutalità dell'offensiva jugoslava contro i residenti del Kosovo di etnia albanese e la risposta aerea che mira soprattutto alle infrastrutture, alle industrie, ai trasporti e ai rifornimenti. Di fronte alle domande in merito a questo fatto, i funzionari del Pentagono e della NATO sono stati irremovibili nella loro valutazione ottimistica di come è andata la guerra fino a oggi. "Sta funzionando? Sì," ha detto Wald ieri al briefing del Pentagono. "In che misura, non sono però in grado di dirvelo, ora". "Si tratta di una missione che sta andando avanti come previsto", ha detto domenica il comandante supremo della NATO, Gen. Wesley K. Clark. In un'altra versione, Bacon ha detto: "Il risultato finale è che abbiamo raggiunto la capacità di volare dove e quando vogliamo con un rischio accettabile". Il Segretario della Difesa, William S. Cohen, con una sfumatura lievemente differente, ha detto ieri che la guerra aerea ha raggiunto la fase della "manovrabilità tattica". Ciò vuol dire, secondo in funzionari del Pentagono, che una squadra di aerei NATO può volare sopra un luogo stabilito con rischi accettabili perché opera insieme ad aerei la cui funzione è quella di mandare in tilt i sistemi elettronici nemici, come gli F15CJ che sparano missili HARM antiradiazioni progettati per distruggere i sistemi di difesa aerea dotati di radar. Clark ha chiesto agli Stati Uniti, la settimana scorsa, di inviare altri 82 aerei, tra i quali 24 F15CJ e sei Prowler [quelli della strage del Cermis - N.d.T.]. "La scelta suggerisce che non abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo", ha detto Ivo Daalder, un ex funzionario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e un esperto di Balcani. Il netto aumento del numero di aerei coinvolti nella missione prodottosi nel corso dell'ultima settimana suggerisce che l'andamento delle azioni è cambiato con il mutare della situazione sul terreno. L'operazione della NATO è iniziata con circa 430 aerei dell'alleanza, tra cui 250 aerei americani. Ieri c'erano circa 700 aerei, di cui circa 500 USA, assegnati alle operazioni. Clark sta per richiedere che gli Stati Uniti e gli altri alleati assegnino altri 300 aerei all'operazione, tra i quali caccia aggiuntivi adatti agli attacchi diretti sulle truppe e i blindati in Kosovo. Il Pentagono ha tenuto informato il pubblico sull'andamento delle sue operazioni attraverso grafici generici. Una settimana fa, il cosiddetto "riassunto della valutazione dei danni di battaglia" diceva che il sistema di difesa aereo jugoslavo era "degradato, ma funzionale", che metà dei cacci MiG erano stati distrutti, ma che persisteva una minaccia rappresentata dai missili terra-aria e dalla artiglieria antiaerea. Ieri il diagramma è stato modificato e indicava che il sistema di difesa aerea era "degradato, ma funzionale, che le forze jugoslave mantenevano una "significativa capacità di reagire con missili terra-aria", ma che la "sostenibilità di tali missili" era stata "sostanzialmente ridotta". "La capacità del sistema di difesa aereo serbo di reagire in maniera integrata è stata gravemente danneggiata o distrutta", ha detto un funzionario europeo che ha la possibilità di accedere alle valutazioni dei danni. "Ma gli armamenti sono ancora lì... E' molto più difficile per i serbi utilizzarli e sono riluttanti a usare i pochi radar che hanno. Ma è ancora una situazione pericolosa per gli aerei che volano a bassa quota". |