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NOTIZIE EST #204 - KOSOVO/PALESTINA
17 aprile 1999


I PALESTINESI OSSERVANO IL CONFLITTO IN KOSOVO
di Samar Assad - (Associated Press, 14 aprile 1999)

CAMPO PROFUGHI DI JALAZON, West Bank - Per Samieha Abu Radha e suo marito Rajah le immagini di due profughi kosovari che fanno la fila per il cibo, cercano i propri cari e parlano di un rientro a breve tempo nelle loro case, sono un doloroso ricordo dell'esperienza da loro stessi vissuta come palestinesi 50 anni fa.

"E' come se il filmato della nostra vita venisse proiettato giorno dopo giorno. E' esattamente quello che è successo a noi", dice la signora Abu Radha mentre guarda le immagini di un servizio sui profughi albanesi. Da quando centinaia di migliaia di profughi albanesi hanno cominciato a fuoriuscire in massa dal Kosovo due settimane fa, gli Abu Radha sono incollati al loro televisore. Le immagini suscitano lacrime, sentimento di solidarietà e compassione.

La signora Abu Radha aveva 10 anni quando la sua famiglia ha lasciato Lod, una città vicino a Tel Aviv, quando lo stato ebreo è stato creato nel maggio del 1948. Circa 800.000 palestinesi sono stati espulsi o hanno dovuto abbandonare le loro case durante la guerra d'indipendenza di Israele. La signora Abu Radha e i suoi parenti hanno camminato per più di 15 chilometri in quello che allora era un territorio controllato dalla Giordania. Dopo avere vagabondato da un luogo all'altro, sono andati a finire due anni dopo in un affollato campo profughi organizzato dalle Nazioni Unite, 30 miglia a nord di Gerusalemme. Lì si è sposata con quello che oggi è suo marito, anch'egli di una famiglia fuggita da Lod, e hanno cresciuto i figli in una casa in cemento di due stanze con un piano esposto coperto da fasci di paglia.

Gli Abu Radhas dicono che gli albanesi del Kosovo condividono lo stesso destino dei palestinesi, un destino di separazione e abbandono della patria. "Noi pensavamo che sarebbe durato due mesi e che poi saremmo tornati2, dice Rajab Abu Radha. Seduto su un divano bruno e consunto nella sua casa di Jalazoun, un campo di 6.000 profughi palestinesi, Abu Radha, con la faccia scura e la kefiah bianca e nera avvolta intorno alle spalle, sogna ancora di tornare al suo luogo di nascita. Nel 1978, mentre lavorava come camionista tra Israele e il West Bank si è recato a Lod e ha trovato una fabbrica israeliana nel luogo dove c'era il frutteto della sua famiglia. La casa di famiglia era abbandonata. Oggi ci sono più di 3 milioni di profughi palestinesi nei campi di West Bank, della Striscia di Gaza, della Giordania, della Siria e del Libano, secondo i dati dell'ONU.

"Alcuni profughi conservano ancora le chiavi delle loro case, tutti pensavano che sarebbero tornati," dice Assad Abdel Ruhman, l'uomo dell'OLP punto di riferimento per i rifugiati. "E' la stessa cosa che sta accadendo agli albanesi e la comunità internazionale deve stare attenta a non fare durare questa situazione così a lungo come è stato per i palestinesi, o non passerà mai". Il futuro dei profughi palestinesi è uno dei problemi più difficili delle trattative di pace finali tra Israele e i palestinesi, perché la maggior parte dei profughi insiste per potere tornare ai propri villaggi e alle proprie città nella Palestina prestatale. "Loro (i kosovari) si ingannano se pensano che torneranno alle loro case," dice la signora Abu Radha, guardando la televisione. "Anche a noi avevano detto che saremmo tornati ed eccoci qui ancora in questo campo 50 anni dopo".