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![]() NOTIZIE EST #209 - JUGOSLAVIA/KOSOVO LA GUERRIGLIA DELL'UCK MARGINALIZZATA IN KOSOVO SKOPJE, 22 aprile - I guerriglieri albanesi sono ormai praticamente irrilevanti per l'attuale equazione militare all'interno del Kosovo e sarebbero di scarso valore per l'invasione di una forza di terra NATO, hanno detto giovedì funzionari occidentali. "Temo che l'UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) non sia più un fattore rilevante se si guarda al quadro militare complessivo della ex Jugoslavia", ha dichiarato giovedì alla Reuters un funzionario militare occidentale di base a Skopje. "Si potrebbe osservare che la NATO avrebbe dovuto vedere che era imminente un conflitto in Jugoslavia e che l'Occidente avrebbe dovuto fornire all'UCK qualche forma di appoggio: armi anticarro e mortai, per esempio. Ma ciò non è mai accaduto per motivi politici. Dovete ricordare che la maggior parte dei diplomatici occidentali coinvolti nella crisi del Kosovo sono sempre stati convinti che l'UCK fosse più un elemento del problema che una possibile soluzione". Funzionari della NATO, attaché militari ed esperti occidentali concordano tutti sul fatto che l'UCK, con un massimo compreso tra 12.000 e 15.000 soldati scarsamente addestrati e armati, ora è pienamente occupata a cercare di sopravvivere all'interno della provincia meridionale serba del Kosovo. Ben 40.000 uomini dell'esercito jugoslavo e delle forze di polizia serbe, sostenuti da mezzi corazzati e artiglieria, sono impegnati contro i ribelli. I raid aerei della NATO causano danni alle forze governative, ma sono ancora lontani dal porre fine alle stragi all'interno del Kosovo. I governi occidentali non hanno mai appoggiato l'obiettivo dell'UCK di un'indipendenza per il Kosovo, nonostante la popolazione della provincia sia costituita al 90 per cento da albanesi. L'Occidente ha invece sempre appoggiato un'autonomia per la provincia. Addestrare ed equipaggiare una forza ribelle che chiaramente non sottoscrive questo obiettivo, e che potrebbe non arrendersi mai a un controllo esterno, non poteva avere alcun senso, dicono i diplomatici occidentali. Ora la NATO è in guerra con la Jugoslavia ed è troppo tardi per dare compattezza a una forza di combattenti per questo conflitto, o anche solo per fornire loro un'assistenza materiale sostanziale. "Nella stampa sono apparse congetture sul fatto che noi useremo gli elicotteri Apache per aprire un corridoio dal nord dell'Albania nel Kosovo in modo tale che le reclute dell'UCK possano riversarsi al suo interno insieme a forniture di munizioni", ha detto un ufficiale occidentale che lavora per l'OSCE. "Sarebbe criminale per la NATO aprire una via che consenta all'UCK di marciare in Kosovo. Verrebbero distrutti dai serbi. L'UCK non può combattere una guerra di terra per la NATO. Semplicemente non ne ha la capacità". Esperti affermano che anche se alcuni uomini dell'UCK potrebbero risultare utili nell'individuare percorsi ed effettuare traduzioni se e quando una forza di terra NATO arriverà in Kosovo, i guerriglieri saranno un elemento periferico, non centrale, di qualsiasi eventuale piano di invasione. "La politica adottata detta che la relazione continui a essere improntata alla freddezza, anche se naturalmente ci saranno dei contatti attraverso unità delle forze speciali", afferma inequivocabilmente un ufficiale NATO a Skopje. "Se volete avere un esempio di questa relazione, basta vedere come vengono gestite le informazioni sugli obiettivi nell'ambito della guerra aerea". I comandanti dell'UCK attualmente usano telefoni satellitari per passare informazioni sulle truppe, i trasporti e le ubicazioni dei mezzi corazzati serbi. Ma le informazioni passano attraverso intermediari diplomatici, perché la NATO si rifiuta di rispondere direttamente alle chiamate. Nel momento in cui le indicazioni delle ubicazioni riescono a giungere a destinazione dopo essersi fatte strada attraverso il sistema, molto tempo prezioso è andato perduto. Comandanti dell'UCK, parlando dall'interno del Kosovo per mezzo di telefoni satellitari, raccontano ai giornalisti che i loro soldati stanno conducendo attacchi "colpisci e fuggi" contro le forze di sicurezza serbe. Ma le scarse scorte di munizioni e le gravi carenze di carburante e di forniture mediche stanno limitando le loro capacità. Nelle attuali condizioni la lotta è per la sopravvivenza, non per la vittoria. Ma gli studenti di storia jugoslava possono ricordarsi di come le forze partigiane di Tito sono andate da un disastro all'altro, durante la Seconda guerra mondiale, sfuggendo di un soffio alla sconfitta mediante epiche ritirate, riuscendo tuttavia a sopravvivere a lunghe crisi e a continuare ancora a combattere. |