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NOTIZIE EST #213 - JUGOSLAVIA/KOSOVO
29 aprile 1999


LA RIVALITA' TRA I GRUPPI RIBELLI DEL KOSOVO SI RIFLETTE NELLA POLITICA ALBANESE
(Stratfor, 22 aprile 1999)

Anche se l'esito finale che si avrà in Kosovo rimane ancora aperto a ogni evoluzione, potrebbe essere il momento per la NATO di preoccuparsi della possibilità che le lotte politiche interne alle fila dei politici kosovari degenirino in un conflitto armato tra gruppi ribelli kosovari rivali.

I due principali gruppi che combattono l'Esercito e le forze del Ministero dell'Interno della Jugoslavia sono l'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) e le Forze Armate della Repubblica del Kosovo (FARK). Dell'UCK si dice che abbia più di 10.000 soldati, mentre le FARK, che sono state formate appena dopo le numerose sconfitte subite dall'UCK l'estate scorsa, hanno un numero di combattenti che si stima compreso tra 120 e 3.000. Nella maggior parte dei casi, questi gruppi hanno combattuto separatamente sul campo di battaglia e si sa che in passato hanno coordinato i loro attacchi nel Kosovo centrale. L'UCK è attivo nel nord, nell'ovest e nel sud del Kosovo, mentre le FARK sono presenti nella regione della Drenica nel Kosovo occidentale.

Tuttavia, anche se sembra che le ali militari di questi gruppi ribelli stiano mettendo da parte le loro differenze, rimane pur sempre un alto livello di ostilità e di odio tra i loro leader politici, che hanno formato due "governi" distinti per il Kosovo. Hashim Thaqi rappresenta l'UCK. Le FARK, da parte loro, sono fedeli a Bujar Bukoshi, un sostenitore di Ibrahim Rugova.

Bujar Bukoshi, che ha vissuto in Germania per la maggior parte della sua carica, ha rappresentato gli albanesi del Kosovo dal 1991 al 1998. Il 2 aprile 1999, tutavia, Hashim Thaqi si è proclamato Primo Ministro del Kosovo. Bukoshi ha rifiutato di riconoscerlo, dicendo che il suo governo non è stato formato sulla base di consultazioni con le altre forze politiche in Kosovo.

Le tensioni e le reciproche accuse tra Bukoshi e Thaqi sono andate aumentando nelle ultime due settimane. Thaqi ha descritto Rugova, Bukoshi e il comandante delle FARK Rustem Berisha come "traditori che presto verranno puniti". L'UCK ha anche cercato di impedire alle FARK di reclutare nuovi combattenti tra gli emigranti in Europa Occidentale. I centri di reclutamento dell'UCK, organizzati nel porto di Durazzo in Albania, nella capitale del paese Tirana e nella città nord-occidentale di Kukes, ordinano a tutti gli albanesi di aderire all'UCK e non alle FARK.

Un altro problema, esistente soprattutto tra le ali militari, sembra essere quello dei fondi. Nel corso degli ultimi anni, il movimento di Bukoshi ha raccolto regolari contributi finanziari dagli emigranti kosovari in Occidente per il "Fondo della Repubblica del Kosovo". L'UCK ha annunciato l'apertura di un suo proprio fondo, "La patria chiama". Entrambi i conti vengono utilizzati per addestrare i combattenti albanesi del Kosovo, per acquistare armi, munizioni e altre forniture militari.

I dissidi tra i due gruppi in merito ai finanziamenti si sono intensificati nelle ultime settimane. Thaqi ha detto in una dichiarazione rilasciata la settimana scorsa, "chiediamo a Bukoshi di consegnare immediatamente al nuovo governo i fondi che egli ha raccolto negli ultimi sette anni". Bukoshi, tuttavia, si è rifiutato di farlo è ha risposto: "dovremo usare i nostri fondi per finanziare la lotta armata del popolo contro gli occupatori serbi in Kosovo", egli ha detto riferendosi ai suoi combattenti delle FARK.

Questa rivalità tra l'UCK e le FARK ha avuto i suoi riflessi anche sulla scena politica dell'Albania. Il governo albanese guidato dai socialisti ha appoggiato Thaqi, mentre il principale partito di opposizione, il Partito Democratico di Sali Berisha, appoggia Bukoshi e Rugova. Questa spaccatura all'interno del mondo politico albanese è stata resa evidente dal fatto che più di 30 membri delle FARK sono stati imprigionati dopo avere preso parte alle violenze armate dei sostenitori dell'opposizione contro il governo di Tirana nel settembre dell'anno scorso. Le FARK affermano di avervi partecipato solo dopo l'assassinio del loro capo di stato maggiore, colonnello Ahmet Krasniqi, durante i disordini.

Queste profonde divisioni politiche all'interno del Kosovo devono essere prese in considerazione dalla NATO, quando comincia a pensare a una soluzione o a un accordo di pace per la regione. In caso contrario, la NATO potrebbe trovarsi ad affrontare un miniconflitto simile a quello dell'Afghanistan, che si potrebbe dimostrare nefando per la ricostruzione della provincia.



BUKOSHI IN VISITA A ROMA
("Italy Daily", 28 aprile 1999)

Un leader politico degli albanesi del Kosovo ha visitato Roma, martedì [27 aprile], chiedendo ai governi della NATO di inviare truppe di terra in Kosovo e affermando che il presidente jugoslavo Milosevic "capitolerà" in meno di due mesi. Egli ha anche ammesso che l'unità politica all'interno del suo popolo rimane fragile. Bujar Bukoshi, che è stato eletto primo ministro di un controverso governo in esilio del Kosovo durante un referendum clandestino nel 1990, si è incontrato con il presidente designato della Commissione Europea, Romano Prodi, il sottosegretario agli esteri Umberto Ranieri, e Silvia Costa, che presiede la commissione parlamentare per le pari opportunità. Egli ha detto che i combattenti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) stanno cercando di aprire un "corridoio" per le truppe NATO, qualora quest'ultima dovesse decidere di inviare forze di terra. "Abbiamo avuto alcuni modesti successi" contro i soldati dell'esercito jugoslavo e le forze di sicurezza serbe, ha detto, "ma è come una lotta tra Davide e Golia".

Bukoshi è il principale raccoglitore di fondi per il governo in esilio che fa capo a Ibrahi Rugova, il quale si trova ora agli arresti domiciliari nella combattiva provincia del Kosovo. Egli ha detto che il suo gruppo ha svariate migliaia di soldati sul terreno e ha speso $7,5 milioni raccolti dalla diaspora albanese "per la difesa del Kosovo". Bukoshi ha criticato gli aspiranti leader dell'UCK che hanno sfidato l'autorità che Rugova rivendica per sé, affermando che la loro decisione di proclamare un proprio governo in esilio è stata "prematura" e sostenuta dalle forze socialiste in Albania "con le quali non siamo d'accordo". Anche se ha affermato che vi è una "buona collaborazione tra le forze del suo gruppo e quelle dell'UCK, egli ha criticato queste ultime per le coscrizioni forzate, che ha chiamato "carne da connone". Inviare persone non addestrate sui campi di battaglia è cosa "romantica e da dilettanti", ha affermato. Molti dei profughi che fuggono dal Kosovo sono stati arruolati nell'UCK, affermano alcune fonti, mentre molti emigranti dalla provincia serba stanno accorrendo in Albania da tutto il mondo per proporsi come volontari.

"Sappiamo quanto è difficile l'argomento del dispiegamento di truppe di terra, ma si tratta della maggiore sfida per l'Occidente alla fine di questo secolo", ha dichiarato Bukoshi ai giornalisti. Egli ha detto che le sue forze stanno studianto modi per ridurre al minimo le perdite della NATO nel caso in cui dovesse essere decisa un'invasione di terra. Egli ha inoltre detto che l'accordo di pace internazionale di Rambouillet, che prevedeva per il Kosovo un'ampia autonomia all'interno della Jugoslavia, è ora lettera morta e che gli albanesi non accetterano mai la sovranità serba.



ALTRI PARTICOLARI SULLE ORIGINI DELL'UCK

Riportiamo qui sotto alcuni brani riguardanti l'UCK tratti dall'articolo "Notes on The Kosovo Problem and The International Community", di Diana Johnstone, pubblicato dal sito web del Movimento Democratico Serbo del Kosovo di Momcilo Trajkovic (http://kosovo.serbhost.org/). Va tenuto presente che le notizie riportate nel testo arrivano a coprire il periodo fino al marzo 1998, cioè quello in cui il conflitto armato in Kosovo era appena cominciato:

I guerriglieri dell'Esercito di Liberazione del Kosova, l'UCK (Ushtria Clirimtare e Kosoves), sono la continuazione di un movimento clandestino che esiste da decenni. "Le radici del gruppo calndestino risalgono agli anni sessanta e settanta", secondo un articolo pubblicato nella Frankfurter Allgemeine Zeitung da Stephan Lipsius (Stephan Lipsius: "Bewaffneter Widerstand formiert sich". Frankfurter Allgemeine Zeitung, 4 March1998). "La più vecchia tra le organizzazioni ora attive sia in Kosovo che all'estero è il 'Movimento Popolare del Kosova' (LPK). E' stato fondato in Germania il 17 febbraio 1982 come 'Movimento Popolare per una Repubblica del Kosova' (LPRK). Non si trattava di un soggetto di nuova fondazione, ma piuttosto della fusione delle seguenti quattro organizzazioni clandestine precedentemente autonome: il 'Movimento di Liberazione Nazionale del Kosova e delle Altre Regioni Albanesi della Jugoslavia' (LNCKVSHJ), della 'Organizzazione Marxista-Leninista del Kosova' (OMLK), del 'Partito Comunista Marxista-Leninista degli Albanesi di Jugoslavia ' (PKMLSHJ), nonché del 'Fronte Popolare Rosso' (FKB). Tra gli obiettivi politici del LPK vi sono l'unificazione di tutti gli albanesi della ex Jugoslavia, vale a dire di quelli in Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia meridionale, in uno stato comune. Contrariamente ai partiti kosovari attivi a livello non cospirativo e guidati dalla LDK, il LPK non rifiuta di principio la violenza come mezzo di conflitto politico. Il LPK chiede l'appoggio finanziario e politico all'UCK, ma fino a oggi non ha preso parte ad agguati o ad attentati con bombe". I comunicati e gli annunci dell'UCK pubblicati dal giornale del LPK, "Zeri i Kosoves", hanno portato all'ipotesi che il LPK sia il braccio politico dell'UCK, secondo Lipsius. Oltre al LPK e all'UCK esiste una terza organizzazione in Kosovo. Di quest'ultima si sa meno delle altre. Si tratta del 'Movimento per la Liberazione Nazionale del Kosova' (LKCK). E' stato fondato il 25 maggio 1993 a Pristina. Alcuni membri fondatori del LKCK hanno abbandonato il LPK per differenze politiche o animosità personali con la leadership del LPK. Ufficialmente, il motivo della frattura è stato il crescente avvicinamento politico tra il LPK e la LDK [il partito di Rugova - N.d.T.]. Contrariamente alla linea rigorosamente non violenta della LDK, il LKCK è a favore di azioni militari contro gli oppressori serbi. Inoltre, il LKCK è per un'unificazione statale di tutte le regioni della ex Jugoslavia abitate da albanesi, vale a dire per la costruzione di una Grande Albania. Il LKCK non riconosce l'esistenza dell'autoproclamata 'Repubblica del Kosova'.

Il LKCK ha un braccio politico e uno militare, la cosiddetta 'Guerriglia LKCK'. Contrariamente all'UCK, la Guerriglia LKCK non ha ancora intrapreso azioni militari o attacchi. Il motivo è che per il LKCK il momento di applicare l'intero potenziale militare kosovaro non è ancora arrivato. La seconda assemblea generale del LKCK ha proposto un Modello in quattro fasi per la 'liberazione delle aree occupate'. La prima fase è caratterizzata dal lavoro di educazione politica tra la popolazione e di preparazione strutturale. Nella seconda fase cominciano le azioni armate individuali, mentre la terza vase vedrà l'unificazione del LKCK, del LPK e dell'UCK sotto forma di 'Fronte Nazionale per la Liberazione del Kosova'. Le azioni militari intraprese nella terza fase dovrebbero portare alla quarta fase di insurrezione popolare e di mobilitazione di tutte le forze. Secondo informazioni provenienti da circoli LKCK ci troviamo ora nella seconda fase.