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NOTIZIE EST #233 - KOSOVO/ALBANIA
22 maggio 1999


LA DIFFICILE STRADA DI RUGOVA PER TIRANA
di Remzi Lani - (AIM Tirana, 18 maggio 1999)


Nel giro di poco più di una settimana dal suo sbarco a Roma, Rugova ha stretto la mano di D'Alema, Schroeder, Blair, Chernomyrdin e del Papa, ma non lo ha ancora fatto con il milione di suoi compatrioti scacciati dalla loro terra ancestrale del Kosovo. Evidentemente, per il Gandhi dei Balcani è più facile spiegare la sua misteriosa storia con Milosevic ai partner occidentali che al proprio popolo deportato.

Ora gli attacchi notturni della NATO contro la Jugoslavia e le colonne senza fine di profughi sembrano appartenere a quella che si potrebbe chiamare la routine della guerra. L'Albania, che senza timore di sbagliare più di tanto si potrebbe definire un enorme campo profughi e, allo stesso tempo, una gigantesca base NATO, si è ormai abituata ai voli incessanti sul suo territorio e alle lunghe colonne di profughi che scorrono verso i suoi confini. La "lotta per Rugova" sta ora sostituendo la "lotta per il Kosova" sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi delle TV.

LA STORIA
La strada per Tirana è sempre stata difficile per Ibrahim Rugova. Schiacciato tra due campi politici rivali, egli è stato frainteso in molte occasioni. In altre occasioni è stato sfruttato politicamente, o è semplicemente stato sviato.

In occasione della sua prima visita in Albania nella primavera del 1991, avvenuta solo pochi mesi dopo la caduta del comunismo, Rugova è stato ricevuto con tutti gli onori dall'ultimo leader comunista dell'Albania, Ramiz Alia, ma ciò non gli ha impedito di esprimere apertamente il proprio sostegno all'opposizione anticomunista. In particolare, quando ha effettuato in quella occasione una visita presso il cimitero dei Martiri della Nazione, Rugova non si è degnato di gettare uno sguardo alla tomba di Enver Hoxha, l'ex dittatore stalinista, un fatto che gli ha guadagnato le ampie simpatie dell'opposizione e una viscerale ostilità da parte dei comunisti più duri.

Successivamente, nella primavera del 1992, Berisha a Tirana e Rugova a Prishtina sono diventati all'incirca nello stesso momento rispettivamente Presidente dell'Albania e "Presidente" del Kosova. E anche se l'Occidente non ha mai ufficialmente riconosciuto Rugova come presidente, il duo Berisha-Rugova è stato la coppia più viziata che sia mai riuscita a ingraziarsi l'Occidente e gli Stati Uniti in particolare. I comunicati stampa regolarmente emessi dall'ufficio del Presidente a Tirana dopo ognuno degli incontri mensili tra Berisha e Rugova contenevano regolarmente frasi sulla "unità di vedute dei due presidenti". Questo è stato il periodo in cui Rugova non aveva obiezioni a recarsi a Tirana e addirittura a passare le sue vacanza sulle spiagge adriatiche dell'Albania.

Tuttavia, il declino della popolarità del suo amico Berisha presso l'opinione pubblica albanese non è potuto rimanere senza conseguenze nemmeno per Rugova. La partecipazione di Rugova ai comizi organizzati da Berisha durante la sua campagna per il referendum Costituzionale dell'autunno 1994 non poteva mancare di provocare una profonda spaccatura nelle relazioni di Rugova con l'opposizione albanese, che stava diventando sempre più critica rispetto al regime autoritario dell'ostinato presidente. La sconfitta, al referendum, della Costituzione di Berisha, per la quale anche Rugova aveva fatto campagna elettorale, è stato un colpo indiretto anche per il leader kosovaro. Tanto che in un'intervista rilasciata al settimanale kosovaro "Zeri", un leader dell'opposizione albanese ha dovuto ricordare a Rugova: "non dimenticare che un giorno dovrai venire in Albania anche quando Berisha non sarà più al potere".

Sembra che, tra le altre cose, Rugova a Pristina e Berisha a Tirana avessero in comune quella che Nietzsche avrebbe chiamato la "volontà di potenza". Il leader kosovaro si comportava in maniera gandhiana più nei confronti del mondo esterno che nella sua cerchia interna. E' sempre stato molto duro nei confronti dei suoi opponenti politici interni in Kosova. Il leader kosovaro moderato non era per nulla moderato quando doveva affrontare coloro che lo criticavano. L'alleanza dei "due presidenti" ha avuto come conseguenza l'alleanza delle "due opposizioni" a Tirana e a Pristina.

Le critiche mosse dagli americani nei confronti delle elezioni del maggio 1996 in Albania hanno messo Berisha in una difficile posizione. E' probabile che in tale momento gli USA abbiano consigliato al loro amato Rugova di tenersi a distanza da Berisha, il cui potere non era né saldo né, cosa ancora più importante, basato su fondamenta legali come in precedenza. Rugova, pur non avendo unito la propria voce a quella delle crescenti critiche a Berisha, ha tuttavia ridotto la frequenza delle sue visite a Tirana. Il prudente ritiro di Rugova è coinciso con il riavvicinamento tra Berisha e Demaci, l'imprevedibile rivale del leader kosovaro moderato. Lo scoppio delle proteste di Zajedno a Belgrado è stato per il presidente dell'Albania il segnale di avvio di un'aggressiva campagna propagandistica contro quella che definiva la politica passiva di Rugova. La stampa filo-Berisha osannava gli "eroici studenti di Belgrado" e criticava la "pace di tomba" che regnava a Pristina. Nel dicembre del 1996 Rugova ha avuto il suo ultimo incontro con Berisha e nel comunicato diffuso dall'ufficio del presidente dell'Albania in quell'occasione mancava la tradizionale frase sulla "unità di vedute dei due presidenti". Conteporaneamente, in una dichiarazione speciale del Dipartimento di Stato USA, oltre a esprimere supporto a Zajedno, si sosteneva la politica pacifica di Rugova. E' altamente probabile che Washington abbia interpretato le chiamate di Berisha alla radicalizzazione del movimento politico degli albanesi del Kosovo come un tentativo del presidente albanese di sfruttare la situazione nel Kosova per puntellare il suo regime a Tirana.

La luna di miele tra Berisha e Rugova è terminata solo qualche mese prima che l'Albania sprofondasse nell'anarchia nella primavera del 1997. Un giorno prima della rielezione di Berisha a presidente, mentre lo stato di emergenza veniva messo in atto in tutto il paese, Rugova ha unito la propria voce a quelle della comunità internazionale che richiedevano nuove elezioni in Albania. Così Berisha è stato privato dell'unico telegramma di congratulazioni che si attendeva: quello di Rugova. Allo stesso tempo il disincantato Rugova rilasciava la sorprendente dichiarazione che "di tutti i leader albanesi, Ramiz Alia è quello che ha fatto più per il Kosovo".

Ibrahim Rugova è tornato a Tirana quando i socialisti di Nano avevano già assunto il potere. Secondo alcune fonti, durante il suo primo e ultimo incontro con i rappresentanti del nuovo governo di Tirana nel settembre del 1997, si è parlato del previsto incontro tra Nano e Milosevic a Creta. Rugova non ha posto obiezioni all'incontro, ma non ne è stato nemmeno eccessivamente entusiasta. Tuttavia, subito dopo lo svolgimento di tale incontro a Creta, Rugova è stato rapido nel denunciarlo come una mossa che andava a detrimento della causa del Kosovo. Creta segna la rottura nei delicati rapporti di Rugova con la Tirana ufficiale e il ritorno a quello che è stato il suo primo amore: Berisha.

Lungo tutto l'anno in cui Nano è rimasto al potere, i contatti di quest'ultimo con Rugova sono stati quasi inesistenti e i due leader non hanno risparmiato le reciproche pungenti critiche all'indirizzo l'uno dell'altro. Rugova è arrivato addirittura a dire che "noi vogliamo buone relazioni con l'Albania, quale paese confinante (?)", mentre Nano ha affermato che, nel migliore dei casi, "Rugova rappresenta solo se stesso". Lo stravagante vocabolario del primo ministro albanese e l'immagine della sua stretta di mano con Milosevic hanno portato le relazioni tra Tirana e Pristina al loro livello più basso.

Mentre non intrattenevano alcun rapporto con Rugova, Nano e il suo governo hanno instaurato strette relazioni con l'UCK, che acquistava armi, addestrava i suoi uomini e apriva una sorta di percorso di Ho Chi Minh dall'Albania al Kosova. Non è un caso che durante un breve soggiorno a Tirana nel corso di un suo viaggio a Pristina, Richard Holbrooke abbia chiesto al suo interlocutore albanese: "Ha qualche messaggio da mandare a Prishtina?".

Alcuni giorni dopo, durante un incontro con il presidente Clinton alla Casa Bianca, Rugova ha attaccato Nano e si è espresso a favore del ritorno al potere di Berisha in Albania. Lo scorso autunno, alcuni giornali di Tirana e Prishtina hanno pubblicato le minute del colloquio tra Rugova e Clinton, un testo che la Casa Bianca non ha mai né confermato né smentito.

Nell'autunno del 1998 Majko ha sostituito Nano, ma nonostante l'aumentare delle sfumature patriottiche a Tirana, Rugova ha continuato a rimanere appartato. Prima dell'incontro di Rambouillet, la capitale albanese è stata visitata da Qosja, Demaci, Bukoshi e Surroi, ma non da Rugova. Nel corso degli incontri di Rambouillet, Albright, trovatasi di fronte a una delegazione kosovara irremovibile, ha chiesto l'aiuto del ministro degli esteri albanese Paskal Milo, che ha incontrato tutti i membri della delegazione kosovara, con l'eccezione di Rugova. Successivamente, al suo ritorno da Parigi, l'aeroplano militare francese non ha ottenuto il permesso per atterrare a Pristina e ha dovuto fare un atterraggio forzato all'aeroporto di Tirana. Il presidente albanese Meidani si è recato all'aeroporto per ricevere la delegazione. Tutti i suoi membri sono scesi dall'aereo, tranne Rugova. L'ambasciatore francese a Tirana è salito sull'aereo e ha implorato Rugova di scendere, cosa che Rugova ha fatto a malincuore.

...E LA REALTA'
Questa lunga cronaca riuscirà forse in parte a spiegare perché un'eventuale visita di Rugova a Tirana sarebbe imbarazzante sia per lui che per la Tirana ufficiale. Molta acqua è scorsa dal 1 aprile di quest'anno, quando i media di tutto il mondo recavano le immagini di Rugova che stringeva la mano a Milosevic. "Se la notizia è vera, si tratta di un atto irresponsabile", è stato il commento ufficiale del Primo Ministro Majko.

Molti a Tirana hanno pensato che dopo la sua stretta di mano con Milosevic e soprattutto dopo il suo inesplicabile sorriso di fronte alle telecamere, Rugova fosse un uomo politicamente morto. Questo è stato forse uno dei motivi per cui Tirana si è rapidamente schierata con il governo appena formato da Thaci. L'arrivo di Rugova a Roma, tuttavia, ha ulteriormente complicato le cose.

Paradossalmente, il falco Berisha sta ora nella stessa trincea con la colomba Rugova, mentre i miti agnellini del governo socialista di Majko appoggiano apertamente i radicali dell'Esercito di Liberazione del Kosova (UCK). Rugova non ha ancora avuto una conversazione telefonica con il presidente o il primo ministro dell'Albania (se non altro almeno per ringraziarlo per avere accolto il "suo popolo" in Albania), ma ha invece chiamato l'ex presidente Berisha, probabilmente al fine di ringraziarlo per non averlo piantato in asso nei giorni difficili che ha dovuto passare.

Il ministro degli esteri Milo, l'unico alto funzionario che ha incontrato Rugova a Roma, ha invitato il leader kosovaro in Albania e si è visto rispondere da Rugova solamente che sarebbe venuto presto in Albania, dopo essersi recato in vista in Macedonia (?!). Nel frattempo, durante la visita di Scalfaro a Tirana, il governo albanese non ha mancato di esprimere apertamente al governo italiano il proprio rincrescimento per il fatto che Roma non avesse informato preventivamente Tirana della venuta di Rugova in Occidente. Riconoscendo il governo Thaci solo alcuni giorni dopo che Rugova aveva raggiunto le "acque internazionali", Tirana ha replicato al secco rifiuto di Rugova con una sfida che rende un compromesso ancora più difficile.

Mentre l'Occidente è riuscito a raggiungere un parziale equilibrio nelle proprie relazioni con i diversi fattori politici e militari kosovari (per esempio, Robin Cook ha ricevuto Rugova al Foreign Office e immediatamente dopo ha avuto una conversazione telefonica con Thaci che si trovava in Kosova), la bilancia sembra essere uno strumento difficile tra trovare nei mercanteggiamenti balcanici dell'Albania. Entrambe le parti, Rugova e la Tirana ufficiale, si trovano in una situazione difficilissima e non sanno come venirne fuori.

Evidentemente, tuttavia, l'imbarazzo di Rugova va oltre quelle che sono le sue delicate relazioni con Tirana. Sembra che il leader kosovaro tema in qualche modo di affrontare il proprio popolo. Le parole che egli sceglie per esprimere la situazione del Kosova, se ci è consentito riprendere l'espressione di un giornalista di Tirana, assomigliano molto a quelle utilizzate dal mediatore moderato russo Chernomyrdin. Inoltre, in tutte le sue interviste Rugova si è guardato bene dal menzionare esplicitamente Milosevic, accennando solo vagamente a qualche estremista di Belgrado, un termine che non va necessariamente a pennello per Milosevic.

D'altronde, un'eventuale visita di Rugova a Tirana lo porterebbe inevitabilmente a confrontarsi con l'UCK, che ha aperto suoi uffici nella capitale dell'Albania. Se Rugova dovesse incontrare i suoi detrattori, si porrebbe la domanda se la conseguenza di ciò sarebbe un compromesso o a una rottura definitiva. Se egli si recherà a Tirana e non incontrerà i rappresentanti dell'UCK, si tratterebbe di un intollerabile gesto di sfida da parte sua, che potrebbe peggiorare la situazione del leader kosovaro.

Tuttavia, indipendentemente da come viene giustificato, il fatto che Rugova rimandi il proprio viaggio a Tirana avrà un costo politico che alla fine diventerà troppo alto perché il leader moderato degli albanesi del Kosova possa farvi fronte, non avendo egli più il monopolio della politica kosovara.

Ma Rugova sembra godere ancora dei favori dell'Occidente, che ha sempre bisogno del leader kosovaro. Non solo perché possiede un mandato molto più chiaro e legittimo degli altri membri della delegazione kosovara a Rambouillet, ma anche perché è più incline a giungere a un futuro eventuale compromesso. Allo stesso modo, Rugova, che gode ancora di una certa popolarità tra i kosovari, è necessario anche come contrappeso alla rivoluzionarizzazione dell'UCK, o alla sua parte più oscura, che alcuni paesi europei vedono con paura e sospetto.

Ironia della sorte, l'Occidente sta cercando di premiare il Gandhi kosovaro proprio quando non è più stato possibile evitare una guerra. La guerra è scoppiata, tra le altre cause, anche perché l'Occidente non ha ricompensato in tempo la politica pacifica di Rugova, della quale non si può dire che sia stata un errore o un fallimento. E' stata solo una via divenuta senza prospettive. Nel caso in questione, però, ho qualche dubbio sull'appropriatezza del proverbio "meglio tardi che mai".