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![]() NOTIZIE EST #253 - JUGOSLAVIA/KOSOVO 9 luglio 1999 [Seguono tre pezzi: uno sulla fondazione del "partito UCK", uno sui conflitti tra i vari potenziali "governi" del Kosovo e uno sull'articolo pubblicato dal "New York Times" relativamente alla scalata al potere di Hashim Thaci] IL PARTITO "UCK" [Le acque politiche e militari all'interno dell'UCK sono da lungo tempo agitate, una situazione resasi se possibile ancora più caotica in questo immediato dopoguerra. Il quotidiano "The Scotsman" segnalava a fine giugno scontri armati tra membri dell'UCK fedeli a Thaci e altri fedeli a Bukoshi, che avrebbero avuto la peggio, il tutto sotto gli occhi del contingente italiano nella zona di Djakovica. Se questa linea di conflitto all'interno del movimento armato albanese è da lungo ampiamente nota, meno conosciuta è la presenza di formazioni aderenti alla linea "dura", che evidentemente ancora operano in Kosovo. Una di queste è la LKCK, di cui si sa pochissimo e si dice che aderisca ancora a una linea marxista-leninista, ma altri parlano di una formazione puramente clanica e deideologizzata. Il "Times" di Londra, in due articoli un po' confusi nella citazione delle sigle pubblicati il 26 giugno, racconta che i membri dell'UCK disarmati e arrestati dalle forze britanniche a fine giugno sono in realtà tutti membri della LKCK. Secondo il quotidiano britannico, inoltre, esistono due formazioni (e qui viene la confusione nelle sigle) denominate LPK e LPCK, che hanno circa 200 uomini bene armati a Pristina e in una non precisata zona rurale e che aderiscono ancora a una linea marxista-leninista, opponendosi a ogni consegna delle armi. Queste formazioni, a quanto riferisce una fonte interna all'UCK citata dal "Times", "Hanno un linguaggio molto duro. Chiamano la NATO i nuovi serbi. Hanno promesso di continuare la lotta e di assassinare tutti i collaboratori". Ma la notizia più importante è la recente formazione del Partito di Unione Democratica (PBD) fondato da alcuni alti esponenti dell'UCK. Riportiamo qui sotto a proposito un interessante articolo distribuito l'8 luglio nella mailing-list JUSTWATCH-L] Il nuovo partito politico, il Partito di Unione Democratica, guidato dal portavoce dell'UCK Bardhyl Mahmuti, include alcune delle figure chiave vicine al trentenne leader dell'UCK Hashim Thaci, ma non Thaci stesso, che come primo ministro del governo provvisorio del Kosovo rimane senza affiliazioni politiche. Mahmuti è stato nel corso dell'ultimo anno di guerra portavoce dell'UCK a Ginevra. Il vice di Mahmuti nel nuovo partito è Shaban Shalla, un comandante dell'UCK della zona centrale di Drenica, che come ex capo della principale organizzazione del Kosovo per i diritti umani, il Consiglio perla Difesa dei Diritti Umani e delle Libertà, è un leader rispettato tra i kosovari. Tra gli altri fondatori del partito vi sono Jakup Krasniqi, l'ingrigito portavoce dell'UCK in Kosovo; Rame Buja, un membro della direzione politica dell'UCK vicino a Thaci; Azem Syla, il ministro della difesa dell'UCK, anch'egli vicino a Thaci; Jashar Salihu, responsabile delle finanze dell'UCK; e Pleurat Sejdiu, che ha rappresentato l'UCK a Londra. Sejdiu, un ortopedico trentaseienne dalla barba scura proveniente dalla zona nord-orientale di Llap, in Kosovo, attivo a Londra dal 1993, ha parlato del nuovo partito politico, delle radici dell'UCK e della sua frustrazione per quella che definisce la marcia indietro fatta dalla forza di pace guidata dalla NATO - la KFOR - rispetto agli impegni di trasformare il gruppo dei ribelli in modo tale da incorporare migliaia di soldati dell'UCK allo stesso tempo in una guardia nazionale sul modello americano e in una forza di polizia. "L'UCK vuole cooperare con la KFOR, ma la KFOR sta esitando" sugli impegni presi per trasformare i soldati dell'UCK in un corpo di guardia nazionale e in una forza di polizia, ha detto Sejdiu, in un'intervista data lunedì (5 luglio) in un appartamento del centro di Pristina. "Se la KFOR non accelera il passo, il controllo del Kosovo cadrà nelle mani della mafia". Sejdiu dice che il nuovo partito - che in albanese porta il nome di Partia e Bashkimit Demokratik (PBD) - è una coalizione tra comandanti e leader politici regionali dell'UCK e i leader di un partito politico kosovaro clandestino, il Movimento Popolare del Kosovo (Levizja Popullore e Kosoves, o LPK), che è stato formato nel 1982 sul modello dell'IRA. Sejdiu è diventato capo di una cellula dello LPK nel 1991. Lo LPK è stata l'evoluzione di un partito chiamato LPRK (Movimento popolare per la Repubblica del Kosova), fondato nel 1979 come gruppo giovanile marxista-leninista e appoggiato dal governo comunista del dittatore albanese Enver Hoxha. Nel 1991, quando i comunisti hanno perso il potere in Albania, il movimento clandestino kosovaro LPK ha cessato le sue associazioni con il marxismo, ma ha mantenuto il nucleo delle sue convinzioni, modellato sul tipo di quelle dell'IRA, secondo cui per arrivare a un'indipendenza del Kosovo dalla Serbia non si può escludere la violenza. Nonostante le loro radici marxiste-leniniste, "molte persone che comandano l'UCK hanno passato anni vivendo in esilio in Occidente", e non hanno alcun desiderio di vivere in un sistema comunista, dice Sejdiu. Al fine di placare i timori occidentali riguardo alle ambizioni dell'UCK per una "Grande Albania" che cercherebbe di unire il Kosovo all'Albania e alla Macedonia occidentale, Sejdiu afferma: "Sappiamo che non possiamo ottenere l'indipendenza per il Kosovo immediatamente, o unire tutte le terre albanesi. Non è realistico in questo momento". L'ambivalenza dell'UCK riguardo al perseguimento di quello che un tempo era il suo sogno di una "Grande Albania" è stata temperata dall'esperienza di circa 500.000 albanesi del Kosovo che sono stati deportati dalle forze serbe in Albania nel corso degli ultimi tre mesi. Molti deportati albanesi del Kosovo - anche quelli sfuggiti ai massacri e ai villaggi in fiamme nel Kosovo - sono rimasti chiaramente scioccati dalla povertà, dalla mancanza di legge e dall'arretratezza dell'Albania ed evidentemente parte di essi sono diventati ora meno idealisti riguardo alla prospettiva di una "Grande Albania". "Anche se eravamo sotto l'oppressione dei serbi", ha detto Sejdiu, "noi albanesi del Kosovo non ci siamo autodistrutti nella misura in cui lo hanno fatto gli albanesi sotto Hoxha. Anche se gli albanesi del Kosovo e quelli dell'Albania si sentono fratelli, in realtà abbiamo due culture politiche separate". Mentre sotto certi aspetti la formazione del nuovo partito politico basato sul comando dei ribelli dell'UCK potrebbe essere considerato un indicatore della demilitarizzazione e della normalizzazione della vita in Kosovo, sotto altri è un indice della divisione in fazioni della stessa leadership kosovara. Alcuni leader dell'UCK sembrano essere frustrati da Thaci e dalla sua cerchia più stretta, nonché dalla sempre maggiore confortevolezza di Thaci con i rappresentanti della comunità internazionale. Alcune figure, come Sejdiu e Mahmuti, sembrano sentirsi un po' messi da parte rispetto all'adozione delle decisioni nell'UCK, in questo dopoguerra in rapida mutazione. Mahmuti, per esempio, non ha avuto un posto nella delegazione degli albanesi del Kosovo inviata alle trattative di pace di Rambouillet nel febbraio scorso. "Ci sono troppe ambizioni all'interno dell'UCK, per un solo partito", ha detto Blerim Shala, 35 anni, direttore del maggiore settimanale del Kosovo, "Zeri", e membro politicamente moderato del governo provvisorio del Kosovo formato su pressioni dell'ONU. Direi che la maggior parte dei leader di questo nuovo partito politico (il Partito di Unione Democratica) sono tra i membri più insoddisfatti dell'UCK. Quelli che ritengono di non essersi visti dare potere e rispetto sufficienti". Sia Blerim Shala, di "Zeri", che Pleurat Sejdiu, dell'UCK, i quali hanno circa la stessa età, ritengono che le ambizioni e l'influenza politica dei potenziali leader politici del Kosovo saranno moderate dall'enorme ruolo che la comunità internazionale avrà nei prossimi anni nell'amministrare la provincia come un protettorato di fatto. "Chi riuscirà a ottenere l'appoggio dell'Occidente sarà il futuro leader", ha detto Sejdiu. "Ho avvisato Thaci del fatto che potrebbe essere messo da parte dall'Occidente" quando lo avranno utilizzato a sufficienza. Rivelando il desiderio della leadership dell'UCK di usare l'enorme base di potere creata nel corso dell'ultimo anno di conflitto per trasformarla in forza politica, Sejdiu afferma che "se l'Occidente spingerà per fare scomparire l'UCK, comincerò a preparare il popolo a lavorare per il ritiro della NATO". Egli lascia intendere che, così come altri membri della leadership dell'UCK, non tollererà che la KFOR costringa l'UCK a sciogliersi completamente. L'insistenza con cui il comando dell'UCK chiede che la KFOR lo aiuti a creare una guardia nazionale e una forza di polizia sembra in parte essere dettata dal fatto che in tal modo l'UCK potrebbe continuare a esistere in qualche modo organizzato e a mantenere certi numeri. Sejdiu lascia intendere che l'UCK sta ordinando ai suoi comandanti regionali di non sciogliere completamente le fila dei combattenti dell'UCK fino a quando l'Occidente non adempierà l'impegno di aiutare ad addestrare le nuove forze. Sembra che la leadership dell'UCK tema che quando i soldati semplici torneranno alle loro vite civili di un tempo, come contadini, negozianti ecc., l'UCK potrebbe non riuscire più a richiamarli, né come soldati, né necessariamente come votanti. Accendendosi una sigaretta, Sejdiu aggiunge: "La situazione di stallo creata dalla KFOR sta facendo sì che l'UCK sta perdendo ogni giorno sempre più il controllo del Kosovo". SONO MOLTI I GOVERNI CHE RIVENDICANO IL CONTROLLO DEL KOSOVO di Niko Price - (Associated Press, 4 luglio 1999) PRISTINA - Per essere un posto in cui molti uffici del governo sono stati bombardati e la maggior parte degli altri è stata saccheggiata, il Kosovo soffre di un problema davvero strano: troppi governi. C'è il governo di Hashim Thaci, il capo dell'UCK, il quale dice che una coalizione di partiti politici lo ha scelto come "primo ministro" incaricato di portare la provincia alla libertà. C'è il governo di Bujar Bukoshi, che dal 1991 è il "primo ministro" del governo non riconosciuto della "Repubblica del Kosovo". E c'è il governo di Zoran Andjelkovic, che era il governatore jugoslavo del Kosovo prima dell'inizio dei bombardamenti. E poi c'è l'amministrazione ONU, guidata da Sergio Vieira de Mello e sostenuta da una forza di pace internazionale, la quale afferma che nessuno degli altri ha alcun potere. "Svariati politici in Kosovo si sono dati titoli come quello di primo ministro", ha detto il brig. Jonathan Bailey, l'ufficiale delle forze di pace incaricato di garantire che sia la Serbia che i ribelli rispettino i loro impegni. "L'unico governo del Kosovo che riconosciamo e legittimiamo sono le Nazioni Unite", ha affermato. Il piano di pace per il Kosovo prevede che si tengano delle elezioni entro circa nove mesi, con un'amministrazione delle Nazioni Unite fino al loro svolgimento. Ma nel frattempo, gli altri potenziali leader si stanno ritrovando sempre più in conflitto con il mandato dell'ONU. Queste frizioni sollevano preoccupanti domande in merito a quanto a lungo le Nazioni Unite saranno in grado di mantenere la proprio linea - e quanto tempo ci vorrà ai soldati guidati dalla NATO per fare rispettare la sua volontà. La sfida maggiore fino a oggi è venuta dall'UCK, la quale ha nominato unilateralmente Thaci primo ministro e ha cercato di creare un'amministrazione nella provincia. Un ufficiale della forza di pace ha affermato che i ribelli hanno cercato di dare vita a governi municipali nelle tre maggiori città - Pristina, Prizren e Pec - ma hanno receduto in tutti i casi in cui le forze di pace sono intervenute. Thaci, che sta cercando di conquistarsi il sostegno dell'Occidente, si è fatto vedere quasi quotidianamente accanto a Vieira de Mello, chiedendo agli albanesi del Kosovo di cessare gli attacchi contro i serbi e di sdrammatizzare almeno la situazione di stallo nella città settentrionale di Kosovska Mitrovica. In un'intervista rilasciata alla Associated Press, Thaci ha detto di avere accettato il mandato dell'ONU, ma ha anche suggerito di essere amareggiato per il fatto che la comunità internazionale non lo riconosce come primo ministro. Ai margini degli accordi di pace firmati in Francia dagli albanesi della provincia, ma non dai serbi, una colazione di partiti politici del Kosovo ha raggiunto un accordo per un nuovo governo guidato dall'UCK. Thaci ha detto che questo gli dà l'autorità di primo ministro. "Si tratta di un accordo che è stato firmato e legittimato", afferma. "La comunità internazionale ha preso parte a questo accordo. Lo hanno salutato e lo hanno appoggiato, perché l'accordo era la prova di un'unificazione tra le forze politiche del Kosovo, un'unificazione che la comunità internazionale era ansiosa di potere vedere". Egli ha detto che le Nazioni Unite non possono amministrare il Kosovo senza di lui. "Le Nazioni Unite, da sole, non possono fare molto in Kosovo", ha detto. "E' questo il motivo per cui hanno aumentato la collaborazione con il nostro governo". Vieira de Mello ha detto di essere felice di potere cooperare con Thaci, ma ha sottolineato che il capo dei ribelli non ha nessun diritto di rivendicare poteri. "Noi siamo l'unica fonte di autorità in Kosovo", ha detto. "Non li stiamo escludendo (l'UCK), ma non riconosciamo un governo". Altri leader dell'UCK sono meno diplomatici - e addirittura minacciosi. Pleurat Sejdiu, il rappresentante diplomatico dei ribelli a Londra, ha detto che ci saranno problemi se le Nazioni Unite non lasceranno lavorare il governo autoproclamato dai ribelli. "Abbiamo moltissimi problemi perché le Nazioni Unite non hanno dato all'UCK il diritto di sorvegliare le strade del Kosovo", ha detto. Alla domanda su cosa succederà nel caso in cui ciò non gli dovesse essere concesso anche in futuro, egli ha risposto: "Ci sarà il caos... Vedrete che la guerra potrà ricominciare di nuovo". Rrustem Mustafa, un ribelle della linea dura noto con il nome di Remi, ha detto che l'UCK sta già dando vita al suo esercito, anche se un accordo con i ribelli parla solo del fatto che la comunità internazionale prenderà in considerazione un tale esercito. "Non intendiamo rimanere senza una forza di difesa, e i nostri giovani hanno il diritto di essere addestrati", ha detto. Alcuni degli altri potenziali governi sono meno minacciosi nei confronti dell'amministrazione ONU, sebbene anch'essi vogliano che la forza internazionale riconosca la loro rivendicazione del potere. Andjelkovic, i cui governo ha accettato, dopo 78 giorni di bombardamenti NATO, di lasciare alle Nazioni Unite l'amministrazione della provincia, ha lavorato con gli amministratori dell'ONU nei primi giorni della presenza della forza di pace, quando solo lui disponeva di istituzioni per il funzionamento quotidiano del Kosovo. Ma il governo jugoslavo insiste per conservare la sovranità del Kosovo, mettendo guardie ai suoi confini internazionali e cercando di impedire l'uso del marco tedesco, che sta rapidamente sostituendo il dinaro jugoslavo come valuta del Kosovo. Bukoshi, che non è comparso in pubblico in Kosovo da quando i bombardamenti sono cominciati, è anch'egli disponibile a rispettare l'amministrazione delle Nazioni Unite - ma non se qualcun altro mette in atto i suoi giochi di potere, secondo quanto ha dichiarato un alto funzionario del suo partito. "Legalmente, Bukoshi è il primo ministro del Kosovo", ha detto Naia Jerliu, vicepresidente della Lega Democratica del Kosovo di Bukoshi. "Ma noi accettiamo la struttura di governo creata dalla comunità internazionale". La maggior parte dei politici indipendenti del Kosovo appoggia l'amministrazione ONU, e dice che i nuovi leader devono acquisire esperienza lavorando per le elezioni. Azem Vllasi, che è stato il primo leader politico del Kosovo fino al suo arresto nel 1989, ha detto che i giovani aspiranti al potere sono eccessivamente ansiosi di ottenerlo. "In Kosovo non c'è spazio sufficiente per due o tre governi, o per due o tre forze di polizia", ha affermato. "Abbiamo un solo governo, l'amministrazione temporanea dell'ONU. Queste nuove persone con aspirazioni politiche... devono sapere che un governo deve essere eletto". IL "NEW YORK TIMES" E LA SCALATA AL POTERE DI THACI Il 25 giugno il New York Times ha pubblicato un lungo articolo sulla conquista del potere da parte di Hashim Thaci mediante l'eliminazione fisica degli oppositori. La cosa naturalmente è più che verosimile, ma l'articolo manca largamente di sostanza e i dettagli concreti che riferisce sono minimi. In particolare la prima metà è solo un ripetere di "fonti diplomatiche dicono che Thaci ha usato metodi violenti per reprimere l'opposizione interna", senza citare casi concreti e riportando paradossalmente pressoché solo smentite di queste affermazioni. La parte centrale dell'articolo, dopo avere parlato del corrotto Haliti, braccio destro di Thaci, che svariate fonti già da tempo accusano di avere lucrato personalmente sui rifornimenti di armi all'UCK, si dilunga sull'episodio delle FARK, il gruppo armato con cui Bukoshi e Rugova hanno cercato di infiltrare l'UCK e prenderne il controllo, usando metodi violenti e il ricatto finanziario. Il fatto, e in particolare l'uccisione del comandante delle FARK Ahmet Krasniqi, erano in realtà ampiamente noti dall'autunno scorso ("Notizie Est" ha pubblicato svariati materiali dalla stampa internazionale sull'argomento tra ottobre e novembre dell'anno scorso). L'autore, Chris Hedges, che collabora anche alla rivista "Foreign Affairs", uno dei "think tank" della politica estera USA, aggiunge solo un particolare in più. Secondo Hedges, "Ahmet Krasniqi aveva la benedizione di Bukoshi, che lo ha autorizzato a passare all'UCK $4,5 milioni raccolti dall'amministrazione di Rugova ", ma aggiunge poi che è stato Krasniqi a "organizzare dei campi di addestramento al confine della regione e a formare delle unità speciali". Comunque, secondo Hedges, "Thaci e Haliti hanno accettato i soldi e i volontari addestrati, integrandoli nelle unità dell'UCK, ma hanno cominciato a opporsi al tentativo da parte di Krasniqi di dare vita a una formazione militare autonoma", cosa che avrebbe portato al suo assassinio, organizzato da Thaci in collaborazione con le autorità albanesi. Hedges tuttavia scrive anche che "anche funzionari americani hanno avuto notizie del fatto che Krasniqi fosse stato ucciso dall'UCK, ma dicono anche che ci sono altre informazioni successive di tipo divergente, provenienti dalla regione, secondo cui Krasniqi sarebbe stato ucciso da membri delle sue unità in conflitto con lui". Gli unici altri casi concreti che il "New York Times" cita sono i seguenti: "Nel giugno 1997, in un incidente che molti nel movimento clandestino di guerriglia hanno trovato inquietante, un giornalista albanese del Kosovo, che aveva stretti collegamenti con il movimento, è stato trovato ucciso nel suo appartamento a Tirana, con la faccia sfigurata da ripetuti colpi di cacciavite e di un fondo di bottiglia rotto. Il giornalista, Ali Uka, era a favore del movimento ribelle, ma era anche sufficientemente indipendente da criticarlo. Al momento della sua morte, condivideva il suo appartamento con Thaci" - va tuttavia precisato che nel giugno del '97 Tirana era ancora nel caos successivo alla rivolta e immediatamente precedente alle elezioni, in cui i giornalisti erano largamente esposti a pericoli per la loro incolumità, tanto più se avevano legami con un uomo come Thaci, che Berisha aveva fatto espellere dall'Albania. Inoltre Thaci allora era ben lontano dal cominciare la sua scalata al potere. Più interessanti i casi recenti che Hedges riporta alla fine del suo articoli, tuttavia anche in questo caso con particolari ben scarsi: "Un comandante, Blerim Kuci, è stato portato nell'ottobre del 1998 in una prigione dell'UCK e trascinato di fronte a un tribunale rivoluzionario. E' stato tenuto per settimane in prigione con l'accusa di essere un collaboratore e quindi improvvisamente rilasciato di fronte a una vasta offensiva serba, consentendogli di riprendere i combattimenti. 'Ho visto un uomo accusato di essere un collaborazionista essere processato da un tribunale rivoluzionario e quindi legato al retro di un'automobile per essere trascinato per le strade di Glodjane fino a quando non è morto', ha detto un ex funzionario dell'UCK in Albania, che ha chiesto di non essere identificato. Un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano e un diplomatico occidentale nei Balcani hanno confermato questo resoconto". Infine, scrive Hedges, "mentre le bombe della NATO cadevano lo scorso aprile sul Kosovo, due dei più noti comandanti, Agim Ramadani, un capitano dell'ex esercito jugoslavo, e Sali Ceku, sono stati uccisi, entrambi, a quanto si sostiene, in un'imboscata dei serbi. Sebbene un ex alto ufficiale dei ribelli a Tirana abbia affermato che il responsabile degli omicidi era Thaci, un diplomatico occidentale sostiene che Ceku è stato ucciso da un cecchino serbo. Egli ha detto che i suoi contatti hanno riferito che Ramadani è stato ucciso in battaglia, ma tali contatti non hanno menzionato né un'imboscata, né un'uccisione per motivi politici. L'ex ufficiale dell'UCK, tuttavia, ha detto che altri ufficiali ribelli avevano detto a Ceku che lui e il suo luogotenente Tahir Zemaj dovevano lasciare il movimento, ma l'ostinato Ceku ha rifiutato di andarsene. Zemaj, tuttavia, è fuggito in Germania. "Tahir sapeva che si trattava di una cosa seria, e ha abbandonato la scena", ha detto l'ufficiale. 'Sali è rimasto, ed è stato ucciso'". Insomma, alcune informazioni interessanti, anche se scarsamente documentate, qualche fatto già noto da lungo tempo sui tentativi di infiltrazione delle FARK, e molte parole fumose senza alcun riferimento a fatti. Davvero poco per un articolo di ben 15.000 battute - la storia della scalata al potere di Thaci rimane quindi ancora da raccontare pressoché per intero. Alla fine la cosa più interessante di questo articolo è che, nonostante la scarsità delle informazioni che dà, non solo è stato pubblicato con ampio risalto in prima pagina da uno dei più importanti quotidiani del mondo, ma è stato immediatamente ripreso il giorno successivo dalle altre principali testate mondiali, spesso espressione delle politiche di governo, con titoli perentori - per citarne solo alcune: il "Times", "Le Monde", il "Corriere della Sera", il "Guardian". Segno che il nervosismo dei paesi che occupano militarmente il Kosovo nei confronti dell'UCK è ancora alto, così come è un segno dell'indifferenza per il popolo kosovaro il fatto che le notizie gravissime e largamente documentate sul fatto che migliaia di prigionieri politici albanesi siano ancora in mano alle autorità serbe senza che se ne sappia più nulla, tra i quali persone note come Albin Kurti e Ukshin Hoti, non abbiano ottenuto che un'eco enormemente inferiore (sulla base dell'articolo pubblicato dal "New York Times" il 25 giugno 1999). |