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NOTIZIE EST #464 - KOSOVO/MACEDONIA
2 settembre 2001


IL NUOVO MODELLO DI ESERCITO ALBANESE
di Halil Matoshi - ("IWPR's Balkan Crisis Report", 24 agosto 2001)


[Recentemente è tornata sulla scena l'Armata Nazionale Albanese (AKSH, o, in inglese, ANA), creata alla fine del 1999 e definita nelle ultime settimane erroneamente da molti media come una sigla finora sconosciuta. Rimane il fatto che la sua composizione, le sue origini e i suoi eventuali collegamenti con altre organizzazioni albanesi dei Balcani o dell'emigrazione rimangono in gran parte ignoti. "Notizie Est" aveva già pubblicato nei numeri 334 (16 giugno 2000) e 360 (18 ottobre 2000) materiali in cui si parlava dell'AKSH. Riguardo al contenuto del testo che segue, si veda l'importante nota più sotto, relativa alle dichiarazioni di un'organizzazione politica particolarmente vicina all'AKSH - a.f.]

**L'Esercito Nazionale Albanese costituisce una seria minaccia per il processo di pace in Macedonia, oppure è un gruppo di ideologi disorganizzati?**

Emersa in un primo tempo attraverso dichiarazioni e comunicati misteriosi inviati per posta elettronica, l'Armata Nazionale Albanese è stata in principio liquidata come un esercito da internet, una forza virtuale con una mera presenza su schermo. Ma il raggruppamento radicale, noto come AKSH [come già menzionato, i media internazionali utilizzano l'acronimo inglese ANA, uguale tra l'altro a quello macedone - N.d.T.], viene preso sempre più sul serio nel momento in cui una serie di dichiarazioni chiama gli albanesi della regione alla lotta per una Grande Albania. Dopo avere rivendicato la responsabilità di due attacchi in Macedonia che hanno lasciato 17 soldati morti, è stato descritta come una potenziale guastatrice dell'accordo di pace in Macedonia. Ma chi sono gli uomini che la compongono?

Il gruppo sembra essere emerso da due fonti principali: dai partiti politici originati dall'Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA in inglese, UCK in albanese), e dall'Esercito di Liberazione Nazionale (NLA in inglese, UCK in albanese), combattenti in Macedonia delusi dal recente accordo di pace raggiunto in loco. Sembra avere basi in Macedonia, in Kosovo e nella Valle di Presevo, nel sud della Serbia.

Finora ha rivendicato la responsabilità dell'uccisione di due poliziotti nella Serbia meridionale ai primi di agosto, e per due singoli attacchi in Macedonia che sono costati la vita a 17 soldati in un momento cruciale dei recenti negoziati di pace.

Il potravoce dell'AKSH, Alban Hoxha (con ogni probabilità un nome di guerra) ha affermato, in comunicati fatti pervenire via posta elettronica a IWPR, che il gruppo è stato formato nel dicembre del 1999 da una fazione dell'UCK del Kosovo impegnata a combattere per una Grande Albania unificata. Basata sui confini prima del 1913, essa comprenderebbe territori del Kosovo, del Montenegro, della Serbia, della Macedonia e della Grecia.

In un comunicato stampa pubblicato il 20 agosto, l'alto comando dell'AKSH ha affermato che l'esercito non è affiliato ad alcun partito politico e che le speculazioni della stampa sulla sua composizione e sulla sua leadership erano sbagliate [si veda la nota più sotto - N.d.T.].

Skopje ha puntato il dito direttamente su Ramush Haradinaj, leader del terzo partito del Kosovo, l'Alleanza per il Futuro del Kosova, come principale figura attiva dietro l'organizzazione. Haradinaj, un ex comandante dell'UCK del Kosovo, ha categoricamente negato ogni collegamento con l'AKSH o con qualsiasi altro raggruppamento al di fuori del suo stesso partito.

Bajram Kosumi, vicepresidente del partito di Haradinaj, si è addirittura pronunciato contro l'AKSH, definendo dannoso il suo rifiuto dell'accordo di pace di Ohrid tra i macedoni e gli albanesi. "L'implementazione dell'accordo di Ohrid... garantisce i diritti degli albanesi e questo è un argomento forte e convincente affinché l'AKSH cessi le sue attività", ha affermato.

La stampa del Kosovo, nel frattempo, ha ipotizzato che le radici dell'AKSH debbano essere fatte risalire al Partito Rivoluzionario Albanese in Svizzera o al Partito Comunista Albanese in Albania. Sebbene i primi siano fautori di una Grande Albania, hanno negato il coinvolgimento nell'AKSH.

Skopje ha inoltre cercato di attribuire la responsabilità al combattente dell'UCK macedone Xhavit Hasani, che ha effettivamente rilasciato dichiarazioni minacciose contro l'accordo di Ohrid e si è assunto la responsabilità dell'uccisione di forze albanesi. Tuttavia Hasani, parlando alla stampa del Kosovo, ha anche negato di avere a che fare in qualsivoglia modo con il gruppo.

L'AKSH, da parte sua, ha affermato nei suoi comunicati di mantenere contatti con tutti i gruppi che si sono espressi a favore della Grande Albania. Il più importante di essi è il Movimento Nazionale per la Liberazione del Kosovo (LKCK), il cui leader, Sabit Gashi, è recentemente finito in una lista di estremisti non desiderati, considerati come persone non grate da Washington.

Tuttavia tali affermazioni dell'AKSH vengono smentite. Gashi ha affermato, come altri partiti favorevoli all'unità albanese, di credere negli obiettivi dell'AKSH, ma che "noi siamo contro la lotta armata che tale forza sta perseguendo". Inoltre, egli ha detto, l'AKSH non ha la forza necessaria per deragliare Ohrid, anche se lo volesse.

Vi è un altro gruppo, il cui nome, Comitato Nazionale per la Liberazione e la Protezione del Suolo Albanese (KKCMTSH), costituisce di per se stesso una sfida, che ha effettivamente ammesso di essere la "avanguardia politica" e di avere addirittura creato e organizzato l'AKSH. Si ritiene che il comitato, un altro gruppo misterioso, sia presente in Kosovo, in Macedonia e nella Valle di Presevo nel sud della Serbia, e vi è la convinzione che abbia il supporto di alcuni circoli nell'Europa Occidentale e a Tirana.

Kushtrim Dukagjini, lo pseudonimo del leader del gruppo Suolo Albanese, non risparmia certamente le critiche nei confronti dei leader moderati albanesi, come quelli in Macedonia, accusandoli di "alto tradimento" per avere rinunciato alla lotta per la creazione di un'Albania unificata.

Dukagjini ha addirittura redarguito Haradinaj e l'ex leader dell'UCK del Kosovo, Hashim Thaci, attualmente capo del Partito Democratico del Kosovo con speranze di diventare il presidente del Kosovo stesso, per "avere rinunciato all'ideale dell'unificazione nazionale".

Dukagjini ha perfino attaccato il leader dell'UCK macedone, Ali Ahmeti, per avere tradito gli interessi nazionali albanesi acconsentendo a deporre le armi e accettando l'accordo di Ohrid. In un'ampia intervista rilasciata alla pubblicazione kosovara "Zeri", Dukagjini afferma che non sarà soddisfatto fino a quando non avrà conseguito una "insurrezione generale per la liberazione finale e l'unificazione dell'Albania".

Ma coloro che sono addentro alla vita politica a Pristina non attribuiscono credibilità ad alcuno di questi supposti collegamenti e pensano invece che dietro l'AKSH vi siano vecchi membri dei servizi segreti dell'Albania, la Sigurimi, sia livello ideologico che, forse, addirittura anche finanziario.

Gli esperti della regione concordano sulla valutazione che l'AKSH sia l'ultimo luogo di rifugio di ideologi fautori di una miscela di marxismo-leninismo e nazionalismo risalente agli anni '80, citando come prova il linguaggio che si può leggere nei comunicati dell'AKSH stessa. I leader politici albanesi di Macedonia Arben Xhaferi, Imer Imeri, così come Ahmeti, vengono condannati per il loro "tradimento degli ideali nazionali".

Indipendentemente da quali siano le sue origini, le questioni cruciali sono quale livello di minaccia l'AKSH può porre e fino a che punto esso costituisce un indicatore della crescita dell'estremismo albanese? Alcuni esperti in Kosovo insistono nell'affermare che quanto più lo status del Kosovo rimarrà irrisolto, tanto più vi saranno possibilità che l'estremismo prosperi. L'AKSH considera il coinvolgimento della Missione ONU e della KFOR in Kosovo come "distruttivo", sostenendo che esse ostacolano il cammino verso una "soluzione corretta della questione nazionale albanese".

Qualunque siano le connessioni, la sensazione sul terreno, in Kosovo, è che l'AKSH in realtà goda di scarso supporto nella regione. Perfino i gruppi che un tempo erano fautori dell'idea di una Grande Albania, non sono più pronti a combattere per una tale idea.

Jakup Krasniqi, Segretario Generale del Partito Democratico del Kosova ed ex portavoce dell'UCK in Kosovo, che fino a soli due anni fa chiamava alla "unificazione delle terre albanesi in un solo paese", ora afferma che "non dobbiamo più continuare con le guerre".

[I comunicati dell'Armata Nazionale Albanese (AKSH) e del Comitato Nazionale per la Liberazione e la Protezione del Suolo Albanese (KKMTSH) si possono leggere (in lingua albanese), insieme ad altri materiali di tali organizzazioni, nel sito web: http://www.shqiperiabashkuar.cjb.net/. In particolare, in data 23 agosto il sito ha pubblicato una lunga intervista a Kushtrim Dukagjini, a cura dello stesso autore dell'articolo qui sopra, nella quale, a quanto siamo riusciti a decifrare in maniera "artigianale" con l'aiuto di un vocabolario, si nega l'identità marxista-leninista del KKMTSH che, si afferma, "non è una struttura partitica monolitica" e "non ha un programma politico". Nel Comunicato n. 11 dell'AKSH (20 agosto 2001), contenuto nello stesso sito, si legge invece (sempre con il beneficio d'inventario, trattandosi di una traduzione "artigianale") che "l'AKSH ha buoni rapporti con tutte le organizzazioni che hanno nel loro programma politico l'Unione Nazionale. Il Movimento Nazionale per la Liberazione del Kosovo (LKCK) e il Comitato Nazionale per la Liberazione e la Protezione del Suolo Albanese (KKCMTSH) sono organizzazioni molto vicine alle nostre opinioni". Si afferma inoltre che anche l'organizzazione Sicurezza Nazionale Albanese (SKSH) è considerata come vicina - a.f.]