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NOTIZIE EST #467 - KOSOVO/ITALIA/SERBIA
7 settembre 2001


RUGOVA IN PADANIA, CADAVERI IN SERBIA

[Seguono due pezzi: 1) un commento sull'articolo scritto da Rugova per la "Padania", quotidiano della Lega Nord (e il relativo link all'articolo integrale); 2) un aggiornamento sulle ricerche dei cadaveri nelle fosse comuni in Serbia]


1) RUGOVA, IL DIVINO LEGHISTA?
commento di Andrea Ferrario


Il quotidiano della Lega Nord, la "Padania", ha pubblicato ieri in esclusiva un lungo articolo di Ibrahim Rugova, un fatto clamoroso sia per i contenuti dell'articolo, sia per la sede scelta dal leader kosovaro per esporre i suoi pensieri (consigliamo vivamente a chi segue il Kosovo di leggersi l'articolo integrale: http://www.lapadania.com/2001/settembre/06/06092001p08a1.htm). L'articolo lascia a dir poco sconcertati, non tanto per le posizioni del suo autore riguardanti l'UCK macedone, già formulate altrove (meno verbosamente) nelle settimane passate e che sono tutto sommato scontate, quanto piuttosto per numerose affermazioni, alcune esplicite, altre sottintese, ma non per questo meno gravi, e per lo stile.

Rugova, infatti, non si limita a condannare l'UCK, ma giunge a schierarsi con le proprie posizioni a fianco dei falchi più guerrafondai del governo macedone: scrive per esempio che è necessario definire "ulteriori e più radicali provvedimenti anti-guerriglia", passando dopo a utilizzare direttamente il termine "terrorismo", proprio come le autorità di Skopje. Rugova giunge a scrivere esplicitamente che "la posizione delle autorità macedoni nei confronti dell'Uck albanese è oramai la stessa nostra". A fine agosto, come racconta lo stesso Rugova, il leader kosovaro ha inviato una relazione alle autorità di Skopje nella quale scrive "dobbiamo fare sentire il nostro [sic] grido in tutto il mondo [...] intendo seguire una linea politica comune e parallela alla vostra". Rugova prosegue affermando che "l'Uck non è altro che un'organizzazione terroristica a tutti gli effetti, così come lo erano i terroristi delle Brigate Rosse in Italia negli anni '70 o come lo sono i separatisti Baschi dell'Eta". La tesi di Rugova è come quella delle ale più estremiste macedoni, e cioè che è inopportuno trattare con i terroristi ("L'UCK è un'organizzazione terroristica [...] capisco che ci possano essere delle trattative, ma negli ultimi tempi si è davvero esagerato [...] è quasi inutile portare avanti questa messinscena"), posizione che nella situazione attuale porta alla seguente conclusione: ci vuole un intervento militare a tutto campo contro l'UCK.

Rugova inoltre ci informa che ha contatti quotidiani e collaborazioni dirette con il presidente del parlamento macedone Stojan Andov, nazionalista estremo e da anni su posizioni antialbanesi, esplicitamente rivendicate. Rugova sta lavorando "dialetticamente e informalmente" con Andov alla messa a punto di una soluzione per risolvere il problema posto dall'esistenza dei criminali terroristi dell'UCK - il suo apprezzamento per le posizioni del politico macedone è esplicito: "intendo unirmi animatamente alle posizioni di Andov". Vi sono inoltre passaggi poco chiari, ma che a una lettura attenta possono essere interpretati come un messaggio tra le righe, nemmeno tanto velato, a favore di una cantonizzazione o addirittura una spartizione del Kosovo - innanzitutto, Rugova, se la traduzione delle sue parole è esatta, definisce inspiegabilmente il Kosovo come "federazione autonoma del Kosovo", poi, subito dopo, scrive che il Kosovo "abbisogna di risposte fondate su istanze concrete e immediate, e soprattutto diversificate da zona a zona, da etnia a etnia, da questione a questione", parole che non possono non essere lette se non come un pronunciamento a favore di una soluzione spartitoria per il Kosovo (un Kosovo "federazione" per cui ci vogliono soluzioni "diversificate da zona a zona, da etnia a etnia").

Ci sembrano davvero grotteschi, infine, i brani finali dell'articolo, in cui il leader kosovaro si dichiara colpito dall'illuminazione divina e non teme di cadere nel ridicolo, né di dare un'ennesima dimostrazione della vanità di cui molti lo accusano, scrivendo che "Dio ha da me voluto che unissi le due esperienze (quella letteraria e quella giuridico-politica), per muovermi dialetticamente nelle azioni che devo portare a buon fine per il compimento della mia missione politica in Kosovo, con lo spirito in ascesa verso la sublimità che è caratteristica fondante dello spirito degli Dei [...]. Questo insegnamento che ho potuto apprendere per grazia divina [...] ha 'nutrito' il mio spirito fino a permettermi di conoscere una dimensione ultraterrena che mi illumina costantemente nel mio operato". In generale, il linguaggio è verboso, in alcuni punti più tipico di un poliziotto, che di un intellettuale che ha studiato alla Sorbona: "La strategia utilizzata dall'Uck per rifornirsi di armi è una strategia fondata su una operatività organizzativa dinamica e alimentata dai molteplici canali di rifornimento bellico che a loro volta sono organizzati con clan che operano col sistema 'a scacchiera'. Il potenziale bellico che di volta in volta serve per eseguire le razzie e le azioni di guerriglia in Kosovo come in Macedonia viene fornito da referenti di un giro internazionale di armi non del tutto controllabile perché strutturato su un dinamismo organizzativo che fa riferimento a personaggi sempre nuovi e dislocati in moltissimi paesi dell'Est". Confesso di avere pensato che l'articolo, visti i contenuti e lo stile, fosse un pesce d'aprile fuori tempo della "Padania", ma a tutt'oggi, nonostante le dichiarazioni di Rugova siano state riprese da altri media internazionali, non è giunta alcuna smentita sull'autenticità e la paternità del testo.

La cosa più desolante di tutte rimane tuttavia il fatto che Rugova abbia scelto (e non è la prima volta) proprio la "Padania" per fare sentire la propria voce, giungendo perfino a esprimere la propria soddisfazione per potere dire la sua "da queste prestigiose pagine". La "Padania" è organo di un partito di estrema destra, che ha fatto della cacciata degli albanesi dall'Italia una vera e propria bandiera programmatica. Non solo, la "Padania" e la Lega sono i due soggetti politici nazionali che in Italia hanno più apertamente sostenuto Milosevic e giustificato (o negato) i suoi crimini nei confronti della popolazione albanese del Kosovo, e sono inoltre strenui oppositori dell'indipendenza del Kosovo, che Rugova ha ufficialmente come principale punto del suo programma politico. La "Padania", come abbiamo visto in passato, ha tra i propri referenti in Serbia anche un neofascista, razzista e antialbanese come Dragos Kalajic, a più riprese ospitato sulle sue "prestigiose" pagine. Qualche tenue punto comune tra Rugova e la "Padania", però, forse lo si può trovare: intanto, a suo tempo, anche Rugova ha intrattenuto amichevoli colloqui con Milosevic, sui quali continua a mantenere il silenzio; inoltre, il quotidiano che sostiene Rugova in Kosovo, il "Bota Sot", si distingue per la veemente retorica sciovinista nei confronti delle minoranze nazionali, e in particolare dei serbi, tanto da ricordare a volte nei toni proprio la "Padania". Va infine osservato con rammarico che Rugova, in tutto questo decennio tragico per il Kosovo, ha costantemente ricevuto (a nostro parere immeritatamente, come si dimostra ancor più oggi) solidarietà concreta, in ogni forma, da larghi settori di coloro che in Italia si muovono dal basso per la pace e contro il razzismo - vederlo oggi diventare collaboratore della "Padania" è un vero e proprio schiaffo morale per chi ha dato solidarietà al popolo kosovaro e, in alcuni casi, a lui personalmente. La Lega Nord, intanto, incassa subito: oltre alla risonanza internazionale avuta dall'articolo (pensiamo che siano pochi i personaggi di notorietà internazionale che non si facciano problemi a scrivere per un quotidiano come la "Padania"), oggi lo stesso quotidiano ha pubblicato un'intervista al senatore leghista Provera (http://www.lapadania.com/2001/settembre/07/07092001p09a2.htm), presidente della Commissione Esteri, nella quale quest'ultimo sottoscrive per intero le posizioni di Rugova contro i terroristi dell'UCK, riesce a tirare in ballo la pericolosità della criminalità albanese e, alla fine, stabilisce un nesso (in negativo, naturalmente) tra i pericolosi leader dell'UCK, i brigatisti rossi e il pericoloso esponente anti-global Casarini. Che tristezza!


2) LE ESUMAZIONI A DERVENTA
di Nenad Kovacevic - ("Danas", 7 settembre 2001)


UZICE - In corrisopondenza della foce del fiume Derventa che sbocca nel lago Perucac, presso Bajina Basta, è cominciata ieri l'esumazione dei cadaveri contenuti in una fossa comune e secondo informazioni non ufficiali, ma sicure, "Danas" è venuto a sapere che sono stati rinvenuti ossa fratturate di avambracci umani, alcuni indumenti di persone adulte e parti della cassa del camion-frigorifero che due anni fa, nel corso dei bombardamenti NATO, è stata fatta affondare in questo lago artificiale.

Il team di esperi che lavora all'esumazione dei cadaveri dalla fossa comune è guidato dal dr. Zoran Stankovic, generale-maggiore e capo della sezione patologia dell'Istituto di medicina forense dell'Accademia Medica Militare di Belgrado. Alle esumazioni hanno assistito, come è venuto a sapere "Danas", Branimir Petronijevic, magistrato regionale, e Dragan Manovic, magistrato distrettuale, il giudice per le indagini del Tribunale della regione di Uzice, Momcilo Krivokapic, membri della polizia, un medico, due tecnici specializzati in criminologia, mentre l'assistenza tecnica e l'assistenza per la meccanizzazione vengono messe a disposizione da dipendenti della Direzione per l'edilizia di Bajina Basta. Secondo le stime in questa fossa comune sono stati sepolti da 60 a 70 cadaveri, con ogni probabilità di albanesi del Kosovo, e successivamente nel luogo sono state sotterrate anche parti della cassa del camion-frigorifero. Ai giornalisti e ai fotoreporter non è stato consentito accedere a tale località e in alcuni punti dell'area di Derventa, sulla strada Perucac-Rastiste, la polizia ha bloccato l'accesso con auto di servizio. Vengono lasciati passare solo gli abitanti locali, che vengono accompagnati dalla polizia. E' stato bloccato anche l'arrivo dal lago, perché da una sponda all'altra dell'insenatura è stata tirata una fune di metallo. Dopo i primi lavori di scavo condotti con una scavatrice e con un buldozzer, il team di esperti ha trovato un osso di avambraccio umano fratturato, che conferma la precisione delle informazioni che "Danas" aveva pubblicato due mesi fa, secondo cui in questo luogo si trovava una fossa comune. Si viene a sapere che i cadaveri sono stati portati nel lago dal Kosovo, in un camion-frigorifero di marca "Zastava" con portata di circa 30 tonnellate e che è stato fatto affondare nell'acqua con una zavorra di rocce nei pressi del secondo tunnel della diga, fino a una profondità di circa 70 metri. Secondo questa fonte, la cassa del camion, dopo essere affondata con il suo carico di cadaveri in decomposizione, si è separata dalla carrozzeria del camion stesso e attraverso le pareti rovinate e il relativo foro alcuni cadaveri sono usciti ed emersi sulla superficie del lago. La cassa, spinta via, ha proseguito per due chilometri fino alla stessa diga e successivamente i cadaveri sono stati raccolti e sepolti in corrispondenza della foce del fiume Derventa che sbocca in questo lago. A causa della piena del fiume Derventa è stato realizzato un ponte, mentre il cattivo tempo (pioggia e vento) insieme alla necessità di rispettare rigorosamente le procedure, rallenta i lavori, dei quali si ritiene che verranno portati a termine nel giro di una decina di giorni. Anche se ai giornalisti e ai fotoreporter ieri non è stato consentito di accedere al luogo in cui si trova la fossa comune, all'esumazione hanno presenziato i rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali. Come è stato comunicato, ha chiesto l'approvazione il Fondo per il Diritto Umanitario (HLC) e si attende l'arrivo di un rappresentante della cancelleria del Tribunale dell'Aia a Belgrado, nonché di Brenda Kenedic, dell'ufficio per le persone scomparse, la cui sede si trova a Sarajevo. L'esumazione dei cadaveri proseguirà e, secondo quanto hanno promesso i rappresentanti della giustizia, tra un giorno o due il pubblico verrà informato ufficialmente sui primi risultati.

[All'argomento hanno dedicato due notizie di agenzia anche l'AFP e la DPA, entrambe il 4 settembre. Le due agenzie riferiscono anche di una comunicazione ufficiale del ministero degli interni serbo, secondo il quale stanno continuando i lavori di ricerca in altre fosse comuni in Serbia, legate alla vicenda dei camion che hanno trasportato cadaveri di vittime di massacri in Kosovo. Secondo il ministero, finora sono stati esumati 342 cadaveri e la stima del numero complessivo dei cadaveri contenuti nelle cinque fosse fino a oggi individuate rimane di circa 800. Il ministero continua a tenere nascosti all'opinione pubblica i lavori e solo in alcuni singoli casi limitati dei giornalisti hanno potuto vedere e fotografare le fosse. Va tuttavia rilevato anche che ai lavori assistono esponenti di organizzazioni umanitarie, anche internazionali, e che costituisce una notevole garanzia la presenza dello Humanitarian Law Center (HLC) di Belgrado, una delle organizzazioni con maggiore esperienza nel campo e di provata obiettività]