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NOTIZIE EST #165 - MACEDONIA
15 febbraio 1999


OSMANI E LE FORZE POLITICHE ALBANESI DI MACEDONIA

[L'atmosfera politica in Macedonia è particolarmente tesa nelle ultime settimane a causa dell'intrecciarsi di vari conflitti politici, primi tra tutti quelli tra il presidente Gligorov e il nuovo governo. Gligorov ha rifiutato di firmare l'amnistia per gli albanesi che erano stati incarcerati a seguito dei violenti scontri del luglio del 1997 a Gostivar (tra i quali il popolare sindaco della città a maggioranza albanese, Rufi Osmani), amnistia che è stata approvata solo con una seconda sessione in parlamento dopo roventi polemiche. Il governo macedone, inoltre, ha deciso di riconoscere Taiwan, cosa che è costata al governo di Skopje la rottura dei rapporti diplomatici da parte di Pechino. Anche in questo caso Gligorov ha duramente criticato il governo e in un'intervista è giunto a ricordare sibillinamente di avere i poteri per dichiarare uno stato di emergenza. Il 13 febbraio Gligorov ha chiesto ai mediatori di Rambouillet che con gli accordi venga liquidata ogni futura esistenza dell'UCK, da egli definito come "un'organizzazione terroristica che potrebbe destabilizzare gli interi Balcani", suscitando le proteste dei partiti albanesi, ivi compreso quello al governo, il DPA, ma ottenendo questa volta l'appoggio del Ministro della difesa Kljusev. Il DPA ha subito annunciato che Kljusev sarà oggetto di un voto di sfiducia in parlamento. A livello diplomatico, si sono avuti gli importanti viaggi di Gligorov a Parigi e del nuovo premier Georgievski a Washington, mentre la Macedonia ha firmato la settimana scorsa un protocollo d'intesa con la Bulgaria per risolvere l'annosa "disputa delle lingue" che blocca da anni i rapporti tra i due paesi e a quanto pare ciò è avvenuto con la mediazione del leader del DPA, Arben Xhaferri (su questo accordo torneremo presto). In questo contesto, si stanno delineando delle notevoli fratture tra i due principali partiti albanesi della Macedonia, il PDP, per anni al governo con il partito di Gligorov e oggi all'opposizione, e il DPA, che ha compiuto un cammino inverso ed è passato dall'opposizione al governo. Riporto qui sotto due articoli, il primo scritto prima della liberazione del leader albanese Rufi Osmani dal carcere, avvenuta il 5 febbraio, e il secondo pubblicato subito dopo la sua uscita di prigione. Entrambi gli articoli ipotizzano la creazione di una nuova forza degli albanesi di Macedonia, che potrebbe occupare lo spazio "radicale" lasciato vuoto ormai da tempo - a.f.]


OSMANI PUO' ROVINARE I CONTI A XHAFERRI E ALITI?

I maggiori ottimisti dicono che i primi mesi di governo della Coalizione per i cambiamenti (VMRO-DPMNE più DA) insieme al partito di Arben Xhaferri (DPA), sono riusciti a rendere più rilassati i rapporti interetnici. I maggiori pessimisti rispondono che si tratta solo di una farsa che durerà poco. Ma se si lasciano da parte le valutazioni emotive, la media aritmetica di questi due estremi dimostra che ad ogni modo sul campo dei rapporti interetnici la palla è stata messa a terra e le cose continuano ad andare avanti in maniera equilibrata. Tuttavia, come succede in ogni matrimonio, anche nella nuova coalizione di governo permangono molti elementi che possono rompere l'equilibrio anche nel campo dei rapporti interetnici. Parte di essi sono legati alla (mancata) soddisfazione delle ben note richieste degli albanesi di Macedonia. Ma il fattore che può incidere significativamente sui rapporti interetnici sarà anche l'esito degli scontri interni ai due partiti della comunità albanese, il PDP e il DPA, così come le relazioni che si instaureranno tra questi due partiti.

Secondo informazioni non ufficiali, il partito di Abdurrahman Aliti ha già dei seri problemi interni. Ciò è stato confermato anche solo da un'analisi superficiale delle dichiarazioni di alcuni leader del PDP. Alcuni di essi ha già affermato che Aliti deve "spiegare alcune cose" di fronte alla presidenza del partito. I problemi del PDP sono cominciati dopo la decisione della Coalizione per i cambiamenti e del DPA di non "prendere" la truppa di Aliti con sé nel governo. Molti di quelli che ora sono ormai ex funzionari statali hanno reagito durissimamente a questo fatto e hanno dichiarato indirettamente che non rispetteranno la disciplina di partito nel caso in cui dovessero rimanere senza funzioni. La conservazione della pace nel partito era strettamente legata alla conservazione di parte dei posti dirigenziali. Si ritiene che proprio per questo, nonostante le dichiarazioni secondo cui il PDP sarà all'opposizione, Aliti abbia chiesto al nuovo governo di non "tagliare fuori" almeno le persone che occupano posizioni di dirigenti nelle aziende pubbliche e nelle istituzioni statali. L'appoggio dato dal PDP all'apertura di nuovi ministeri è stato interpretato come una conferma del fatto che Aliti è riuscito a ottenere, mediante mercanteggiamenti con la coalizione di governo, alcune poltrone nelle imprese pubbliche. Ma sta diventando sempre più evidente che il PDP non riuscirà a fare confermare parte dei suoi uomini nei posti che dirigevano negli anni scorsi.

I primi segni di nervosismo per questo corso delle cose li si sono potuti distinguere in occasione della seduta dell'assemblea di partito, durante la quale i politici hanno cominciato a comunicare a forza di schiaffi. Ci si attende un'atmosfera molto surriscaldata anche per il congresso del partito annunciato per il marzo di quest'anno. Nel frattempo, come si è venuto a sapere ufficialmente, le divisioni all'interno del partito di Aliti si fanno sentire in maniera sempre più forte. Il nucleo della prima frazione, che è vicina al presidente Abdurrahman Aliti, è costituito a quanto pare da Naser Ziberi, Ismet Ramadani, Abdulladi Bejseli, esponenti della sezione di Skopje e parte di quella di Tetovo. L'altra corrente, ovvero la cosiddetta opposizione interna del PDP, è guidata a quanto pare dall'ex ministro dei trasporti e delle comunicazioni, Abdulmenaf Bexheti. Si ritiene che con Bexheti vi siano anche Aslan Selmani, Sejfedin Haruni, Menaf Neziri e alcuni altri. Corrono voci anche che a fianco dell'opposizione nel PDP vi sia anche buona parte delle sezioni di Struga, Gostivar e Kumanovo. Si ritiene che in occasione del congresso del partito proprio queste due correnti condurranno un'asprissima lotta. Secondo alcune valutazioni, il congresso di marzo sarà decisivo per i destini del PDP. Vi sono sempre maggiori supposizioni sul modo in cui si evolverà eventualmente la situazione nel PDP. Secondo la prima variante, l'opposizione nel partito offrirà un proprio candidato a presidente (con ogni probabilità non sarà Abdulmenaf Bexheti, bensì qualche nuovo nome). Se accadrà che l'opposizione nel partito rimarrà opposizione, non è esclusa la possibilità che parte delle fazioni decidano di entrare nel DPA. Una delle varianti più "nere" è che si verifichi una seria frattura all'interno del PDP e che da esso nascano due partiti. Ma oltre a questa, vi è anche la variante secondo cui l'opposizione interna al PDP potrebbe creare un nuovo partito insieme all'opposizione interna al DPA. L'opposizione nel DPA viene di norma collegata al nome di Rufi Osmani...

Arben Xhaferri e i suoi finora sembrano tranquilli nel loro nuovo ruolo. Ma si può presupporre con sicurezza che la loro pace verrà cancellata se l'ex sindaco Rufi Osmani prenderà una tale decisione. Anche se forse è troppo presto per fare delle previsioni riguardo alla futura carriera di Osmani, esistono tuttavia dei presupposti per un tale sviluppo. Rufi Osmani, il giovane e carismatico leader che presto sarà in libertà, ha indirettamente fatto pervenire il messaggio di avere intenzione di giocare anche in futuro secondo le proprie regole e i propri principi. La sua uscita di prigione viene messa in relazione a possibili problemi tra le fila del DPA. Si ritiene che il DPA cercherà di difendersi offrendo a Osmani qualche importante funzione statale. Questa offerta sarà un tentativo di placarlo e di tenerlo lontano dal partito. Come possibili offerte a Osmani vengono evocate funzioni nella sfera dell'economia (vicegovernatore della Banca Nazionale, o addirittura governatore - nonostante il fatto che a nominarlo dovrebbe essere il presidente della repubblica). Ma dopo tutto nessuno (e tantomeno il DPA) crede che Osmani accetterebbe una tale offerta. L'uomo che è andato in prigione come combattente per la bandiera e del quale si presume che ne uscirà come il Nelson Mandela degli albanesi di Macedonia, disporrà di ampi spazi liberi nei quali potrà agire. Vi sono numerose varianti riguardo ai modi con cui lo farà. La più probabile è che Osmani si ritiri dalla politica. Forse lo farà, ma solo per breve tempo, fino a quando non avrà trovato delle basi solide. Dalla prigione Osmani ha già fatto sapere di essere fortemente in rancore con i suoi colleghi di partito. Ha rifiutato di incontrarsi con il leader del partito e a quanto pare ha fatto sapere di non avere bisogno che il DPA lo liberi. Se decide nuovamente di impegnarsi in politica, si ritiene che sia possibile che Osmani formi un suo partito. Una parte significativa delle sezioni di Skopje del DPA probabilmente lo seguirebbe. A tale nuovo partito potrebbe unirsi anche l'attuale opposizione nel PDP, sebbene in questo momento sia troppo azzardato fare simili previsioni.

In ogni caso, lo spazio per una linea radicale è stato lasciato libero dai partiti degli albanesi di Macedonia. Il DPA, il partito che passava per radicale, ha già chiaramente fatto sapere di avere intenzione di lavorare nel governo, dove non vi è spazio per le posizioni radicali. Il PDP con ogni probabilità rimarrà nell'ambito del proprio "agire patriottico" seguito finora, secondo cui il radicalismo non è conciliabile con un seggio parlamentare. Ma proprio per questo Osmani potrebbe fare propria una posizione radicale. Fino a che punto lo farà e cosa esattamente farà, lo deciderà lo stesso Osmani, il quale sicuramente ora agirà con consapevolezza di gran lunga maggiore rispetto a prima. Rimane comunque la possibilità che egli perda, perché non deve sottovalutare il rispetto di cui il saggio Xhaferri gode presso gli albanesi. E Osmani cerca di opporsi proprio a lui.

Un test per un eventuale avvicinamento oppure per un nuovo regolamento dei conti tra il PDP e il DPA saranno le lezioni locali a Tetovo e Gostivar. Il PDP ha indirettamente dichiarato che non presenterà candidati alla carica di sindaco, ma non è stato specificato cosa succederà con le liste proporzionali. Le elezioni locali con ogni probabilità apporteranno alcuni cambiamenti nei rapporti tra i due partiti, che in questo momento sono in una fase litigiosa. Si prevede che i due partiti giungeranno a un compromesso con il quale il PDP sarà costretto a fare più di una concessione. E' possibile che al DPA sarà necessaria una collaborazione con il PDP anche per i problemi che probabilmente gli causerà Rufi Osmani a Gostivar. Circolano già voci secondo le quali Osmani si candiderebbe di nuovo a sindaco di Gostivar, contrariamente ai piani del DPA che sembra voglia candidare nuove personalità.

Comunque, indipendentemente da quanti partiti politici avranno gli albanesi in Macedonia e se alcuni di essi cercheranno di appropriarsi dello spazio del radicalismo, la coalizione di governo sarà un regolatore diretto di questa sfera. Se negli ambiti della coalizione di governo si troveranno soluzioni per una parte delle roventi questioni irrisolte nel campo dei rapporti interetnici, il radicalismo non avrà possibilità.

(da "Makedonija", 29 gennaio-11 febbraio 1999 - traduzione di A. Ferrario)


OSMANI: CAPRO ESPIATORIO O STRUMENTO POLITICO?
di Saso Colakovski

"Il signor Xhaferri e il suo DPA sono parte del mio doloroso passato politico. Mi ritiro dalla politica! Ora mi dedicherò alla famiglia, a ricuperare la mia salute e alla scienza", ha detto di fronte al carcere di Idrizovo, al momento di uscirne, l'ex sindaco di Gostivar, Rufi Osmani. Con la legge per l'amnistia, Osmani e i suoi compagni di partito, principali attori dell'azione di difesa della bandiera albanese del 9 luglio 1997, come l'ex sindaco di Tetovo Alajdin Demiri e i consiglieri municipali Refik Dauti e Bebi Bexheti, sono stati liberati il giorno dopo quello in cui i parlamentari, al secondo voto, hanno approvato questo atto conciliatorio del nuovo potere.

Indubbiamente, Rufi Osmani è il nome che simbolizza tutti gli alti funzionari del PDPA-NDP, che hanno dovuto subire tutta la forza dell'ordine giuridico dopo le sommosse di quel 9 luglio a Gostivar e a Tetovo. Per questo, tra le altre cose, le sue dichiarazioni all'uscita dalla prigione di Skopje sono state seguite con particolare attenzione. Per la prima volta dall'inizio del suo processo presso il tribunale di Gostivar, Rufi Osmani venerdì 5 febbraio a mezzogiorno ha dichiarato chiaramente l'interruzione dei rapporti politici con il suo partito, il PDPA [il partito in realtà si chiama DPA, acronimo albanese di Partito Democratico degli Albanesi, ma la legge macedone non permette di registrare partiti con nomi che non siano in lingua macedone, e pertanto la registrazione della nuova denominazione è stata rifiutata dal tribunale - a.f.], ma anche il ritiro dalla politica in generale. La rassegnazione e il cinismo di questa sua dichiarazione non potevano passare inosservati.

Dopo avere fatto gli auguri ai partner di coalizione Georgievski e Tupurkovski e avere definito la posizione del DPA come perdente, Osmani ha dichiarato che per ora non ha intenzione di formare un proprio partito. Per lui, come ha detto, ora la cosa più importante è dedicarsi alla ripetizione del suo processo, affinché venga alla luce tutta la verità su Osmani e su Gostivar. Presso la centrale del PDPA-NDP ieri non erano molto disponibili a commentare le dichiarazioni di Osmani. Nonostante questo si può intuire che in merito a esse non vi siano particolari reazioni nel partito e anche che al suo interno regna un interessante clima positivo dopo la liberazione dell'ex sindaco di Gostivar, nonché di Demiri, Dauti e Bexheti.

In occasione delle elezioni parlamentari del 1994 Osmani era entrato nella politica dalla porta principale. Nei dibattiti politici si è rivelato particolarmente acuto, con un linguaggio chiaro e spesso anche un pragmatico che sa cogliere l'occasione. Osmani sapeva bene come toccare il cuore dell'elettorato albanese del paese e spesso lasciava in secondo piano primi attori della scena albanese di Macedonia del calibro del suo capo di partito, Arben Xhaferri, ma anche il concorrente di quest'ultimo, Abdurrahman Aliti. Per questo non è stata assolutamente una sorpresa che Rufi Osmani abbia conquistato praticamente per acclamazione la poltrona di sindaco di Gostivar fin dal primo turno, quando ha sconfitto gli altri candidati in occasione delle elezioni locali dell'ottobre del 1996. La sua posizione nel partito è andata cementandosi come quella di un'autorità suprema, alla cui ombra si trovava l'intera dirigenza del partito.

I fatti del luglio 1997 a Gostivar, che sono stati preceduti dalla decisione della Corte costituzionale di rimuovere le bandiere delle nazionalità issate di fronte agli edifici dei governi locali, vengono attribuiti da gran parte di coloro che hanno scritto la cronaca di quegli avvenimenti a una sua fuga nella propria grandezza politica.

Nel periodo in cui si trovava in prigione, di tanto in tanto sono arrivate al pubblico alcune posizioni prese da Osmani. Una di esse, nel febbraio dell'anno scorso, è quella con cui l'ex sindaco di Gostivar si è opposto alla fusione tra PDPA e NDP, nonché all'alta funzione assunta da Menduh Thaci nel nuovo soggetto di coalizione. Osmani, attraverso alcune dichiarazioni pubblicate da "Nova Makedonija", ha avuto uno scambio di opinioni dagli aspri toni con Thaci. All'incirca allo stesso periodo risale anche la famosa dichiarazione del leader del partito Xhaferri, con la quale quest'ultimo ha riconosciuto che Osmani era stato una vittima della politica e della strategia del partito nei fatti di luglio, ovvero che egli aveva messo in atto le posizioni del suo partito. Da allora poco si è potuto sapere della comunicazioni del carcerato Rufi Osmani con i suoi colleghi di partito, anche se in via non ufficiale è trapelato che esse sono state del tutto interrotte.

Lo stesso vale per la metà del novembre scorso, quando Osmani, nella prigione di Idrizovo, ha rifiutato di accettare la visita del suo capo di partito Xhaferri, anche se la visita era stata regolarmente preannunciata. In quella occasione, secondo quanto hanno riportato i media, Osmani aveva fatto sapere a Xhaferri che con il suo nome non si doveva mercanteggiare, ovvero che esso non doveva essere sfruttato nelle combinazioni politiche per la creazione di un nuovo governo di coalizione. Osmani inoltre avrebbe fatto sapere di non avere alcun bisogno di un'amnistia del presidente Kiro Gligorov e che invece avrebbe accettato una cancellazione della condanna al carcere da un nuovo capo di stato, dopo le elezioni presidenziali previste per quest'anno.

Nel periodo preelettorale dell'autunno dell'anno scorso, inoltre, quando al vertice del partito di Xhaferri era stata presa la decisione di una partecipazione in comune con il PDP di Abdurrahman Aliti, si era avuta una aperta opposizione da parte della sezione locale del PDPA-NDP di Gostivar, per il quale, a quanto pare, Rufi Osmani rimane ancora l'autorità suprema. In quell'occasione erano corse voci secondo le quali dietro a tale opposizione vi fosse lo stesso Osmani, anche se tali voci sono rimaste comunque non confermate. Dopo il fatto, tuttavia, con la firma dello stesso Xhaferri è stata sostituita al completo tutta la direzione della sezione del partito di Gostivar.

In realtà, tali lotte intestine al partito trovano la loro origine già all'inizio del 1997, quando il gruppo parlamentare del PDPA-NDP aveva dichiarato uno dei vari boicottaggi delle sessioni del parlamento. In quell'occasione l'unico esponente del partito che non aveva partecipato all'azione era stato Sali Ramadani (detto anche il "Nerone di Kicevo"), che in seguito è stato espulso dal PDPA-NDP.

Le ultime dichiarazioni rese da Osmani, quelle di venerdì, dimostrano un'eclatante avversione per il suo partito di un tempo, il PDPA, nel nome del quale, tra l'altro, ha trascorso dieci mesi in prigione. Si è forse sentito tradito, trascurato e dimenticato, come il capro espiatorio di una politica.

(da "Nova Makedonija", 9 febbraio 1999 - traduzione di A. Ferrario)