![]() |
![]() NOTIZIE EST #461 - MACEDONIA 4 agosto 2001 FALCHI E ALTRI RAPACI a cura di Luka Zanoni e Andrea Ferrario [Seguono, nell'ordine: 1) un panorama sulle divergenze politiche in Macedonia e sul militarismo della VMRO-DPMNE; 2) brani da un articolo del bisettimanale macedone "Forum" su come e perché la coppia Georgievski-Boskovski spinge per l'opzione militare; 3) un breve profilo del ministro degli interni macedone Boskovski e del suo passato croato; 4) un "flash" su un emblematico spot musicale diffuso in questi giorni dalla televisione di stato macedone] 1) UNO SGUARDO AI PARTITI MACEDONI Se si cerca di gettare uno sguardo ravvicinato alla composizione politica del governo di unità nazionale, eletto nel maggio di quest'anno e tuttora alla guida della ex repubblica jugoslava di Macedonia, si scoprono alcune cose interessanti. I due partiti macedoni di maggioranza, per intenderci quelli che da settimane ormai si incontrano ai tavoli negoziali per risolvere la crisi che affligge il paese e lo avvicina di giorno in giorno ad una nuova guerra nei Balcani, sono l'SDSM (Unione socialdemocratica di Macedonia) e la VMRO-DPMNE (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone - Partito democratico per l'unità nazionale macedone) . Il primo partito afferma di rappresentare l'ala socialdemocratica macedone mentre l'altro rappresenta la destra nazionalista capitanata dal premier di governo Ljubco Georgievski. L'Unione socialdemocratica di Macedonia, il di cui leader è Branko Crvenkovski, è un partito ex comunista che si trova in contrasto con la VMRO-DPMNE, partito di stampo conservativo e nazionalista. Da parte albanese abbiamo invece il Partito democratico degli albanesi (DPA o PDSH) guidato da Arben Xhaferi e il Partito per la prosperità democratica (PDP) guidato da Imer Imeri. Tutti insieme questi partiti fanno parte del governo di unità nazionale creato nel maggio scorso sotto pressioni della cosiddetta comunità internazionale, Solana in primis, esercitate con la speranza piuttosto vana di risolvere la crisi macedone. Tuttavia, non solo è stato dimostrato, come d'altra parte era ampiamente prevedibile, che questi partiti non sono per nulla in grado, per conto loro, di risolvere la crisi, ma anche che questo agglomerato eterogeneo poteva, e di fatto può, continuare a funzionare solamente sotto le forti pressioni internazionali. Il conflitto tra albanesi e macedoni, o meglio tra UCK e governo, ha ampiamente investito anche l'intero corpo politico che ha dato vita al governo di unità nazionale, aumentando la barriera tra la minoranza albanese e la maggioranza macedone. Sembra evidente che i partiti hanno cercato di tenere sott'occhio il favore dei rispettivi elettori, anche nell'ipotesi di prossime elezioni e all'interno di una lotta per il potere. Il partito che più visibilmente ha dato prova di questa particolare attenzione è stata sicuramente la VMRO, aprendo quindi un fronte interno contro i socialdemocratici. Questa conflittualità la si nota nelle differenti posizioni espresse riguardo la soluzione del conflitto albano-macedone, ovvero nella dicotomia tra un'ala politica interventista che opta per la guerra e un'ala contrapposta che più si mostra propensa al dialogo politico. Tuttavia anche i socialdemocratici non hanno mancato, in particolare dopo il raduno davanti al parlamento il 25 giugno scorso, di fare i conti con le ansie nazionaliste di una parte dello strato sociale macedone. Quest'ultimo è da una parte esasperato dal terrore connesso all'idea di una guerra civile vissuta quotidianamente come una spada di Damocle sulla propria testa, ma dall'altra è fomentato dalle forze nazionalistiche presenti nella struttura sociale stessa e nella classe politica più agguerrita. Nonostante il ministro della difesa Vlado Buckovski, appartenente alle fila della SDSM, abbia detto in un'intervista al quotidiano di Skopje "Vest" il 13 luglio scorso di non attribuire alla VMRO- DPMNE la perdita di consenso popolare subita dal governo di grande coalizione, aggiungendo inoltre che la sua collaborazione con il ministro dell'interno Ljube Boskovski ( che tuttavia è ampiamente considerato essere il suo maggior rivale) è piuttosto buona, il settimanale "Start" (controllato dalla stessa SDSM) ha pubblicato svariati articoli secondo i quali sin dalle elezioni del 1998, che portarono Georgievski e il suo partner di coalizione Arben Xhaferi (DPA) al potere, i due leader avrebbero cospirato contro gli interessi dello Stato macedone. Come segnala un rapporto di Radio Free Europe (RFE Report , 20 July 2001), uno degli articoli, recante il titolo "I profittatori necessitano del caos della guerra", accusa in particolare la VMRO-DPMNE e i suoi leader Georgievski e Boskovski di cercare di tenere la popolazione in uno stato di "psicosi da guerra". Sempre secondo questo articolo, i due avrebbero organizzato anche le proteste di strada seguite alla evacuazione di Aracinovo, quando appunto i guerriglieri dell'UCK si erano ritirati dal villaggio nei pressi di Skopje, sotto scorta di truppe della NATO (KFOR). Analogamente, segnala il rapporto già menzionato, il bimestrale indipendente "Forum" sostiene nel numero 87 che Boskovski ha solo di recente adottato questa retorica "bellicosa". Retorica finalizzata non solo a dimostrare che la VMRO-DPMNE è il partito più patriottico di tutti i partiti macedoni, ma anche a distogliere l'attenzione dagli affari commerciali di Georgievski e della sua cricca. Il premier macedone è spesso criticato dalla stampa per questi affari e in particolar modo per il suo poco chiaro ruolo nello scandalo della compagnia petrolifera OKTA [venduta alla greca Helenik Petroleum - sul relativo scandalo si veda "Notizie Est" #303 del 14 febbraio 2000]. Il vice-primo ministro Zoran Krstevski, del più piccolo Partito Liberale, che era incaricato delle relazioni tra la Macedonia e l'UE, è stato costretto ad abbandonare recentemente il proprio posto. Krstevski, che doveva informare la Commissione europea sull'accordo della OKTA a Bruxelles il 17 luglio, ha dovuto cambiare incarico all'interno del governo, per aver pubblicamente criticato il primo ministro per il suo comportamento nell'affare. Georgievski ha poi assegnato il ministero della giustizia a Xhevdet Nasuti del DPA per togliere a Krstevski i rapporti con la UE, il tutto senza informare il resto del governo. Neda Popovska ha scritto il 17 luglio sul quotidiano di Skopje "Dnevnik" che certe pratiche di manipolazione non sono inusuali per il partito di Georgievski (RFE Report , 20 luglio 2001). Il governo, oltre a uno dei maggiori quotidiani nazionali, "Nova Makedonija", controlla anche il tabloid "Vecer", che spesso si è scagliato contro i socialdemocratici, accusandoli di volere dimostrare tutta la loro disponibilità e apertura verso la comunità internazionale e verso i partiti politici albanesi, screditando al contempo la VMRO- DPMNE agli occhi della comunità internazionale, e cercando di provare a quest'ultima che il partito di Georgievski si basa su principi nazional-sciovinistici ed è pertanto contrario alla tolleranza interetnica e al compromesso politico. Il 19 luglio Georgievski ha scagliato violenti accuse nei confronti della NATO e dei moderatori occidentali, Pardew per gli USA e Leotard per la UE. Il premier macedone ha accusato pesantemente l'Occidente di favorire e supportare le azioni dell'Esercito di Liberazione Nazionale (UCK), e ha rigettato infine il piano elaborato dai due mediatori internazionali, aprendo in sostanza il campo alle violazioni della tregua in vigore dal 5 luglio. Parole più moderate erano state espresse dal leader dei socialdemocratici Crvenkovski quando aveva dichiarato che "è meglio parlare per cento giorni piuttosto che avere un solo giorno di guerra sanguinaria", e dal presidente Trajkovski, facente parte della VMRO, ma da tempo su posizioni decisamente più moderate rispetto all'ala oltranzista guidata da Georgievski. Le accuse avanzate da Georgievski hanno fatto fare marcia indietro a Robertson e Solana, che avevano programmato una visita a Skopje nei giorni successivi, al fine di esercitare pressioni per l'accettazione di un accordo politico. La cosa curiosa è che nel 1998, quando Georgievski vinse le elezioni, l'Occidente credette di aver trovato un partner cooperante che avrebbe allentato i problematici rapporti multinazionali, avviato le riforme economiche e liberato il paese da alcuni pregiudizi sulla politica estera nei confronti dei greci o bulgari, tipici della mentalità del regime socialista di allora, apparentemente trasformatosi. A quel tempo, alcuni critici locali potevano anche dire che Georgievski era un "lupo vestito da agnello", ma nessuno li credeva (AIM, 22 luglio 2001, "Covjece, ne ljuti se!"). Un'altra cosa curiosa è il comportamento dei leader dei due maggiori partiti macedoni, ovvero la SDSM e la VMRO-DPMNE. In un recente articolo pubblicato dal settimanale serbo Vreme (2 agosto 2001) si evidenzia che "seguendo una vecchia regola, Crvenkovski, fino a pochi mesi fa di orientamento antioccidentale, ha cambiato la sua retorica ed ha assunto un atteggiamento cooperativo nei rapporti con l'UE e gli USA, proprio nel momento in cui il suo maggiore rivale Georgievski ha duramente accusato l'Occidente di aiutare i terroristi albanesi e di condurre una politica mirata alla disgregazione della Macedonia. Il voltafaccia di Crvenkovski viene interpretato da alcuni osservatori come un segno del fatto che il tempo di Georgievski è ormai passato e che Crvenkovski, con la sua più recente svolta filoccidentale sta tentando di ottenere il sostegno dell'UE e degli USA alle prossime elezioni parlamentari, previste per il febbraio dell'anno prossimo. Questo scambio di ruoli nello stile della retorica 'antioccidentale' e 'filoccidentale' non è affatto una novità nella politica macedone. I soli Crvenkovski e Georgievski negli ultimi dieci anni si sono scambiati quattro-cinque volte il ruolo di 'antioccidentale' e 'filoccidentale'". 2) TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO Come già citato sopra, il bisettimanale "Forum" ha dedicato negli ultimi tempi particolare attenzione alla figura del ministro degli interni Ljube Boskovski e ai suoi rapporti con il premier Ljubco Georgievski. Nel suo numero del 6-19 luglio scorso "Forum" dedicava all'argomento un intero lungo articolo, scritto da Vladimir Jovanovski. L'articolo prende spunto dalle voci secondo cui "Georgievski potrebbe trasferire la funzione di leader della VMRO a Ljube Boskovski, sempre più presente nei media e sempre più popolare tra i membri del partito", e che apparirebbero in parte confermate dalla "dichiarazione del presidente della VMRO [lo stesso Georgievski], rilasciata in un'intervista alla televisione di stato macedone, secondo cui egli tra qualche mese abbandonerà la carica". "Forum" rileva l'iperattività del nuovo ministro degli interni, di gran lunga superiore a quella del suo predecessore, Dosta Dimovska, che pure era una delle persone più potenti nel paese. Tale iperattività sarebbe una notivà per Boskovski che, in passato, quando era vicecapo del controspionaggio, era pressoché inaccessibile ai giornalisti ed era inoltre diventato molto impopolare con le sue azioni per l'arresto dei "direttori comunisti", tanto che molti avevano pensato che con la dipartita della Dimovska anch'egli avrebbe dovuto abbandonare il ministero degli interni. Invece Boskovski ha addirittura conquistato la poltrona di ministro e ora, scrive "Forum", "con la sua combattiva retorica cristiana si è trasformato nel principale promotore dell'opzione militare e in un forte ostacolo per ottenere la pace nel paese. La Macedonia, in seguito alla consegna incontrollata di armi ai civili ("riservisti") macedoni è giunta sull'orlo di essere dichiarata uno stato che organizza e dà appoggio a unità paramilitari. Inoltre, Boskovski non tiene conto del fatto che le esperienze fatte nei recenti combattimenti non vanno a vantaggio del suo ostinato dichiararsi a favore di una dura resa dei conti con i terroristi". Il bisettimanale macedone prosegue osservando che "fino a pochi mesi fa, il patriottismo militante di Boskovski nei fatti non esisteva. E' noto che egli ai tempi del ministro Pavle Trajanov si confrontava spesso con quello che allora era il suo capo, affermando che le tesi sull'esistenza di forze paramilitari macedoni erano tutte favole inventate dai servizi segreti serbi". "Forum" prosegue cercando di analizzare quali potrebbero essere le cause politiche dell'ascesa di Boskovski. "Secondo alcuni osservatori, la nomina di Boskovski a ministro degli interni è stata una mossa abilmente programmata dal 'caudillo' Georgievski" allo scopo di "fare aumentare il rating del partito attraverso la declamazione di un esplicito nazional-patriottismo religioso da parte del veemente Poliziotto N. 1. Il momento è ideale per le ideologie estreme basate su slogan che parlano di 'terra macedone', 'figli della Macedonia', 'nome macedone', 'impedire che il popolo macedone venga battuto' ecc. Non è escluso che il Condottiero [Georgievski - N.d.T.] stia addirittura preparando Boskovski al ruolo di suo erede, mentre lo stesso Georgievski si riserverebbe il ruolo di 'Big Boss' dietro le quinte. Affinché questo obiettivo prefissato si realizzi, la cosa più importante è rimandare nel tempo un accordo politico con gli albanesi. Al conseguimento di tale obiettivo gli uomini della VMRO stanno lavorando già da lungo tempo. In particolare, cercano ostinatamente e univocamente di convincerci che l'UCK macedone lotta solo per conquistare territori e che pertanto non abbiamo altra via di uscita se non quella di rispondere con la forza". Secondo "Forum", tuttavia, "anche se lottassero per portarci via un pezzetto di territorio, non vi sarebbe la minima possibilità che la comunità internazionale legittimi tutto ciò e che si giunga a qualche forma di riconoscimento di un 'Grande Kosovo' o di una 'Grande Albania'. Gli occidentali non fanno altro che ribadire l'assoluta intangibilità dell'integrità territoriale macedone. Essi addirittura ci sostengono anche là dove non ci aspetteremmo un loro sostegno: nelle discussioni sulle eventuali modifiche all'assetto dello stato, rifiutando la democrazia consensuale che gli albanesi rivendicano e sostenendo la soluzione a livello locale. Tuttavia, i nostri politici, con Georgievski in prima fila, insistono nell'afferemare che è in atto un'aggressione armata dall'esterno, motivata da pretese territoriali. Anche le reazioni alla dichiarazione di Prizren sono state di tono simile [...], ma si è cercato di ignorare il fatto che con tale atto veniva dichiarato il ritiro dell'UCK e si proclamava il suo accordo a non partecipare direttamente alle trattative con i partiti macedoni". "Forum" riporta quindi la testimonianza di un poliziotto-riservista il giorno dell'assalto al parlamento macedone, il mese scorso. Secondo tale riservista, gli eventi in questione sono stati una farsa "meschina e amorale" organizzata da Boskovski, principale responsabile, a suo parere, anche dell'azione con cui sono state distribuite armi ai riservisti e a bande paramilitari. Il bisettimanale scrive che tutto ciò rientra in una strategia mirata a fomentare sempre più i cittadini, strategia che fino a questo momento sembra avere ottenuto successo. "Mentre la nostra attenzione è fissata sugli schermi della TV, i potenti si sono dedicati a comperare aziende, banche, società di assicurazioni e altri tipi di imprese [...]. Georgievski e i suoi hanno valutato bene il momento e sono riusciti ad adattarsi fantasticamente a esso, sfruttando il groviglio della guerra per riconquistarsi una popolarità tra la gente e, allo stesso tempo, per perseguire i propri interessi di partito e personali". L'articolo termina tuttavia con un ammonimento: "Gli uomini della VMRO devono tenere a mente quello che è successo nel 1998. Crvenkovski [ex primo ministro, leader della SDSM - N.d.T.] aveva allora cercato di fare migliaia di trucchi per conservare la poltrona, tra i quali quello di giocare la carta del nazionalismo duro. Non ha avuto successo". Nel numero successivo, quello del 27 luglio-6 settembre 2001, "Forum" dedica ancora un breve articolo all'argomento, scritto questa volta da Ana Petruseva. La giornalista si concentra sui recenti disordini di Skopje, durante i quali sono stati presi di mira numerosi obiettivi occidentali. Secondo Petruseva, "la protesta pacifica dei profughi macedoni dell'area di Tetovo di fronte al parlamento" è stata presa a pretesto da "circa 200-300 giovani ragazzi, in parte hooligan dei gruppi di tifosi calcistici, in parte membri del racket partitico (sia della VMRO-DPMNE che della SDSM), per la maggior parte sotto il 'comando' dell'Unione delle Forze Giovani, organizzazione giovanile della VMRO", i quali hanno fatto degenerare la manifestazione al grido di "non daremo la Macedonia". La polizia non è intervenuta, perché ha avuto ordini in tal senso emessi, secondo "Forum", da "Ljube Boskovski, ma provenienti dai massimi vertici del potere esecutivo". La giornalista conclude commentando che "attraverso trucchi propagandistici da quattro soldi e rendendo impossibile la percezione dell'effettiva dimensione del conflitto, non si fa altro che alimentare il già crescente sciovinismo macedone al fine di rendere possibile un'ulteriore escalation della crisi". 3) LJUBE BOSKOVSKI: UN BREVE PROFILO "CROATO" Nel suo ultimo numero (2 agosto 2001), il settimanale croato "Nacional" dedica un articolo al ministro degli interni macedone Boskovski. L'interesse di questa testata di Zagabria per il personaggio è dovuto in particolare al fatto che egli ha un lungo curriculum croato. Boskovski, scrive nel suo articolo Zeljka Godec, "è nato a Tetovo, ultimo di quattro figli [...]. Nel 1985, dopo avere terminato gli studi, si è trasferito in Croazia, a Rovigno, con la giovanissima moglie Violeta (che allora aveva 17 anni). [...] Fino al suo ritorno a Skopje nel 1999 ha lavorato presso la Casa della sanità di Rovigno. [...] Nel 1990 è stato eletto a Prilep, in occasione del Primo congresso della VMRO-DPMNE, membro del Comitato centrale di tale partito. E' stato eletto anche presidente del Comitato estero di tale forza politica per l'Europa e per la Croazia. Nel Congresso Mondiale Macedone riveste la carica di presidente del Collegio dei probiviri. Negli ambienti della destra croata è diventato noto per i suoi accesi reportage sulla guerra in Croazia, pubblicati dal quotidiano "Republika", che dopo sei mesi di pubblicazioni è stato vietato dall'allora presidente macedone Kiro Gligorov". In Croazia, "si è incontrato ripetute volte con l'allora presidente Franjo Tudjman" e manteneva rapporti con altri esponenti del suo regime. Boskovski, scrive ancora "Nacional", "è un ultranazionalista macedone dichiarato, creatore di stati, dall'orientamento democristiano e popolare, acceso oppositore della trasformazione dello stato macedone in terza repubblica jugoslava e combattente per l'indipendenza macedone. Fino a due anni fa viveva con la famiglia in Croazia. E' tornato in Macedonia su invito del premier, e suo amico, Georgievski. In un primo tempo ha lavorato come capo dei Servizi segreti, poi come segretario statale della polizia e, attualmente, come ministro degli interni. [...] Non ha mai appoggiato la politica di Kiro Gligorov" e ha sempre affermato che "l'amicizia con la Serbia equivale a una negazione del popolo macedone, un popolo che, secondo lui, aveva fatto dei serbi esseri umani, aveva dato loro una religione e un alfabeto". "Da quando è diventato ministro", scrive sempre "Nacional", "la sua famiglia vive in due paesi: d'estate in Croazia, il resto dell'anno a Skopje. [...] Tutti i suoi figli sono nati in Croazia e hanno la doppia nazionalità". Boskovski possiede in Croazia un ristorante, situato nei pressi di Rovigno, dal nome "Lav" ("Leone", che è anche il simbolo del suo partito, la VMRO-DPMNE). Sul tetto del relativo edificio, riferisce il settimanale croato, svetta una bandiera con un sole macedone a 16 raggi. Si tratta della prima bandiera dello stato macedone, contestata dai greci e che era stata modificata con un sole a 8 raggi dall'allora presidente Gligorov su pressioni di Atene. Molti giornali macedoni lo hanno accusato a più riprese di essersi arricchito in Croazia con traffici illegali di armi, accuse finora non confermate. Boskovski, infine, è sempre stato un acceso sostenitore di Gojko Susak, ex ministro della difesa della Croazia di Tudjman e uno dei pilastri del regime di quest'ultimo. Secondo quanto riferisce la moglie del ministro degli interni macedone, "Susak è sempre stato per lui un modello sotto ogni aspetto". Ironia della sorte, Susak era stato un ammirato modello anche per un altro personaggio balcanico dal passato croato: Agim Ceku (si veda "Notizie Est" #319 del 4 aprile 2000), già capo militare dell'UCK e attualmente capo del Kosovo Protection Corps, accusato proprio da Boskovski di avere infiltrato terroristi in Macedonia 4) "SU LA TESTA, MACEDONIA SECOLARE!" Nelle ultime settimane la televisione macedone di stato (MKTV) sta diffondendo con grande frequenza uno spot musicale che è un chiaro indice dell'atmosfera descritta sopra. Si tratta di un pezzo musicale ricalcato sul modello di "We Are The World", cantato coralmente da una serie di interpreti macedoni più o meno noti, e i cui ritornelli ripetuti più insistentemente sono "Su la testa, Macedonia secolare" e "Macedonia, nessuno ti potrà sottomettere", il tutto con tonalità solenni-romantiche. A livello visivo, lo spot alterna viste di montagne, laghi e antiche chiese ortodosse, a immagini di icone, crocifissi e preti benedicenti (sempre ortodossi), e a riprese di soldati in parata, blindati, forze speciali con il passamontagna, bandiere macedoni, elicotteri da guerra che sorvolano villaggi albanesi. Per chi ha buona memoria, questo modello di spot televisivo ricorda molto da vicino quello di "Patria nostra", trasmesso ossessivamente dalla TV di stato serba prima e durante i bombardamenti della NATO. |