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N.E. BALCANI #531 - MACEDONIA
21 febbraio 2002


QUANDO GIORNALISTI E POLIZIOTTI SVOLGONO IL LAVORO ALTRUI
di Iso Rusi – (AIM Skopje, 15 febbraio 2002)

All'inizio di febbraio il quotidiano macedone "Dnevnik" ha pubblicato una storia in cui, senza alcun limite, ha accusato l'organizzazione culturale e umanitaria "Merhamed" di essere parte della più malfamata organizzazione terroristica del mondo, capitanata da Osama Bin Laden. Nel tempo in cui le più grandi potenzie mondiali, comandate dagli Stati Uniti, stanno combattendo contro di essa, "Dnevnik" afferma che "Il convoglio umanitario di Al Qaeda ha cercato di entrare in Macedonia" e informa i suoi lettori che "i camion dell'organizzazione umanitaria 'Merhamed' proveniente dall'Arabia saudita sono stati fatti ritornare indietro dalla frontiera di Bogorodica, perché non hanno superato il controllo veterinario della frontiera". Consapevole del fatto che sia un po' ridicolo che uno stato impedisca ai terroristi di operare dentro il paese con la giustificazione che non hanno tutti i documenti necessari per i servizi veterinari, "Dnevnik" riporta i veri motivi per cui 23 camion con 300 tonnellate di generi sono stati fatti ritornare dalla frontiera greco-macedone. Richiamandosi a "fonti straniere di controinformazione" il quotidiano afferma che "questa organizzazione umanitaria è un ramo terroristico di Al Qaeda di Osama Bin Laden", e l'aiuto umanitario che è composto da "coperte, giacche a vento militari, conserve di cibo, latte in polvere e insaccati" "in realtà era destinato agli appartenenti della cosiddetta ANA" (il controverso Esercito Nazionale Albanese che non riconosce l'accordo di pace di Ohrid e che continua a combattere contro le forze di sicurezza macedoni – N.d.A.). Nel testo si dice che "da informazioni dei servizi di sicurezza macedoni risulta che l'organizzazione umanitaria 'Merhamed' ha richiesto la registrazione della sua sezione presso il Tribunale principale n.1 di Skopje", ma "il Tribunale principale ha respinto la richiesta, e 'Merhamed' ha aperto una sua sezione in Kosovo, da dove ha condotto le sue operazioni nei Balcani". E che "i servizi americani hanno avuto grandi problemi con questo ramo di Al Qaeda"!

E' interessante che lo stesso giorno anche il quotidiano "Nova Makedonija" di Skopje, che è sotto il controllo del partito di governo VMRO-DPMNE, ha pubblicato una notizia simile, ma improntata a toni cauti, secondo cui l'accusa più grave nei confronti di "Merhamed" è quella secondo cui sarebbe collegata a islamisti radicali. Anche "Vest" ha pubblicato informazioni sul caso, con toni di senso contrario, basate evidentemente sui dati di "Merhamed" che ha tentato di attivare l'opinione pubblica con un comunicato contenente i dettagli delle peripezie che ha avuto con i servizi di stato macedoni.

Comunque sia, dopo il testo di "Dnevnik" il giudice statale non ha reagito, e sulla base della legge penale macedone ha l'obbligo di reagire anche quando sente, cioè anche legge, informazioni circa il fatto che qualcuno ha commesso un atto penale. Non ha reagito nemmeno la polizia, che ha competenze simili. Ma per questo, gente vicina a "Merhamed" afferma che gli è stato recapitato un messaggio indiretto riguardante la possibilità che l'aiuto faccia ingresso nel paese, ma solo se "Merhamed" è pronto a cedere tre camion con prodotti alimentari agli uomini dei Servizi di sicurezza statali.

"Merhamed" ha organizzato una conferenza stampa durante la quale ha mostrato, oltre ai documenti sulla registrazione della organizzazione in Macedonia, anche un paio di documenti interessanti. Dal primo si deduce che il donatore dell'aiuto è il Ministero delle finanze saudita. Il secondo è il nulla osta dei servizi veterinari, ottenuto in ritardo, da cui si vede che la merce è in regola, e il terzo, il più interessante, dimostra che qualcuno, con un fax intestato "Gabinetto del Ministero degli interni", ha inviato una richiesta di restituzione della merce a nome di un servizio di spedizioni inesistente. Un documento, di provenienza non ufficiale o emesso da un'istanza non competente, che in modo evidente è servito per far tornare indietro la merce! Ovviamente, dopo che i sauditi hanno pagato 40.000 dollari USA come spese di giacenza.

Alle spiegazioni di "Merhamed" (quelle che hanno anche alimentato le disinformazioni pubblicate da "Dnevnik") ha ribattuto un nuovo testo sullo stesso giornale, ma anche un interessante contributo alla TV Sitel, che copre l'intero territorio macedone. Questa TV ha mandato in onda, secondo il suo stile consueto, una notizia-commento nella quale le informazioni contro "Merhamed", secondo cui quest'ultima sarebbe ramo di Al Qaeda, venivano supportate con presunte dichiarazioni dell'Interpol, e della CIA!

Andando in senso completamente contrario a queste informazioni, una settimana dopo, sulla TV "Eri", un'emittente locale in lingua albanese di Skopje, il ministro per il lavoro e gli affari sociali Bedredin Ibrahimi ha informato che egli e il suo partito (Partito democratico albanese – DPA) hanno fatto di tutto affinché gli aiuti umanitari entrassero nel paese, perché non vi sono impedimenti di alcun genere, ma che ad un certo momento la situazione "è uscita dalla sue competenze". Ibrahimi ha però ribadito che l'aiuto molto presto entrerà nel paese senza alcun problema, perché il suo ministero, che è competente, non vede motivi perché ciò non accada e ha detto di avere ricevuto garanzie in tal senso da parte di quelli che sono i suoi capi.

Le ultime informazioni dicono che l'aiuto conteso è arrivato e che in ogni momento potrà entrare in Macedonia, che la polizia e la finanza non causeranno questa volta alcun problema, non solo per le note di protesta ufficiali che ha inviato l'Arabia saudita, ma anche per le garanzie che, così si dice, abbia dato il premier Ljubco Georgievski in persona.

Tuttavia rimangono aperte delle domande su chi ci sia dietro l'evidente regia di tutto il caso. Quali obiettivi si voleva conseguire con questo caso? Se esistono prove della polizia macedone, dell'Interpol e della CIA secondo cui "Merhamed" è un ramo di Al Qaeda e fornisce l'aiuto ai "terroristi" che combattono contro lo stato macedone, come è possibile che questa organizzazione sia ancora attiva, per non parlare del fatto che i suoi ufficiali passeggiano liberamente nelle vie di Skopje? Se il donatore è il Ministero delle finanze dell'Arabia Saudita, ciò significa che anche il governo di quest'ultima è un ramo dell'organizzazione di Osama Bin Laden? E infine, come è che nell'intero gioco il premier macedone ha fatto un salto di posizione repentino?

Sembra tuttavia che la storia, allo stesso tempo troppo semplice e troppo condita, sia parte delle scaramucce interne tra il blocco macedone e quello albanese all'interno della coalizione di governo, e forse anche di un conflitto nei loro interessi di "lavoro". E' innanzitutto evidente che i poliziotti giocano a fare i giornalisti, fino ad inventare storie giornalistiche, mentre i giornalisti giocano a fare i poliziotti, supponendo e svelando bizzarre cospirazioni e nemici interni allo stato che agiscono liberamente in accordo con le potenze mondiali ostili più agguerrite.

(Traduzione di Ivana Telebak e Luka Zanoni)