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![]() NOTIZIE EST #366 - SERBIA/ITALIA 11 novembre 2000 TELEKOM: LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO IN UN CORTILE STRANIERO di Jelica Putnikovic - ("Reporter", 8 novembre 2000) [Segue più sotto una "infornata" di notizie in breve sull'affare Telekom Srbija e, con l'occasione, sui rapporti Vaticano-Mira Markovic] Oltre che sulla vendita della Telekom Srbija [all'italiana STET, controllata dalla Telecom Italia, e alla greca OTE], i cui dettagli rimangono ancora oggi ignoti, vi sono dubbi anche sui profitti della società mista così formata (conseguiti effettivamente o fittiziamente), che un piccolo numero di eletti si è accaparrato per sé, lasciando, eventualmente, le briciole a un altro gruppo ristretto di privilegiati. Per cominciare dalla fine, in questi giorni si è fatta molto attuale la domanda del perché la Telekom ha ceduto i redditi generati dagli apparecchi automatici. Per quale importo e a chi? Marija Dancetovic, una dei leader sindacali della Telekom, ha affermato in una conversazione con "Reporter" che il Sindacato di tale azienda non dispone di alcun dato nero su bianco, ma che è un "segreto noto a tutti" che l'85% dei redditi di determinati apparecchi automatici (quelli più redditizi) vanno agli "acquirenti nascosti" e solo il 15 per cento rimane alla Telekom. Come "acquirenti" segreti vengono menzionati le società sportive Partizan e Crvena Zvezda (Stella Rossa), divenute tali grazie all'intermediazione della società privata di Milorad Jaksic, che è stato privato della sua poltrona di direttore in maniera estremamente affascinante un giorno prima della vendita della Telekom. LE CONCESSIONI L'impresa pubblica PTT Srbija (Poste e Telegrafi della Serbia) ha il diritto di assegnare concessioni sulla Telekom e Aleska Jokic, della JUL, lo ha fatto nella sua veste di direttore generale. L'ex direttore generale delle PTT Srbija Milorad Jaksic, che è stato rimosso dal suo incarico, sembra tuttavia essere rimasto in gioco. "Alla Telekom ogni cosa è un 'segreto d'affari', perfino quanti soldi arrivano effettivamente sul nostro conto corrente" afferma Marija Dancetovic. Il Sindacato Telekom, da parte sua, è stato formato il 9 luglio 1997, alcuni giorni dopo che è stato venduto il 49% delle azioni della telefonia delle PTT Srbija. Oltre a esso, nelle PTT Srbija esistono altre due organizzazioni sindacali. Critica nei confronti dei suoi colleghi del sindacato "Nezavisnost" i quali boriosamente e con arroganza hanno fatto irruzione nell'edificio delle poste nella Takovska ulica, Marija Dancetovic non risparmia le critiche nemmeno nei confronti dei colleghi del terzo sindacato, quello statale (SSS), e afferma che i suoi leader sono stati comprati affinché non facessero problemi. Come esempio, l'interlocutrice di "Reporter" racconta che Srdjan Golubovic, ex presidente del Sindacato PTT, ha ottenuto dall'azienda un appartamento a Belgrado nella Ulica internacionalnih brigada (sotto la Biblioteca Nazionale) numero 20, di 200 metri quadri. Questo sindacalista di Leskovac recentemente ha dato le dimissioni e ha ottenuto un posto di lavoro alla Takovska 2 (la Direzione Centrale delle Poste). "Anche prima della vendita della Telekom avevamo avvertito che, con l'entrata del capitale estero sarebbero venuti anche dei datori di lavoro esteri. I lavoratori della Telekom non hanno i medesimi interessi dei lavoratori delle PTT Srbija. Per nostra sfortuna, al tempo della vendita della Telekom ministro del lavoro, della casa e delle questioni sociali era appena diventato Tomic Milenkovic, che dopo essere stato presidente dei sindacati statali SSS, e prima di diventare ministro, ha lavorato alle PTT, nella Unità di lavoro di Pancevo. La nostra rivolta non è servita a nulla. Abbiamo cercato, per mezzo dell'assemblea del Sindacato PTT, di fare capire ai funzionari sindacali delle PTT che saremmo stati venduti e non avremmo ottenuto nulla in cambio. Solo i dipendenti delle PTT non hanno potuto ottenere il diritto alle azioni dell'azienda nella quale lavorano, perché la Telekom è stata venduta prima della Legge sulla trasformazione delle imprese (che dà ai dipendenti il diritto di ottenere una quota del patrimonio dell'azienda). Ci hanno venduti dopo avere apportato modifiche e aggiune alla Legge sui sistemi di comunicazione e alla Legge sulle concessioni. Hanno trovato un modo di scorporare la Telekom dalle PTT e di venderci. E le telecomunicazioni sono una 'gallina d'oro' che produce 'uova d'oro'. E' una cosa nota in tutto il mondo. Ci ha venduti Milan Beko [fino al settembre scorso, direttore generale della Zastava, azienda a partecipazione dell'italiana IVECO - N.d.T.]. Ha fatto tutto quando era ministro delle privatizzazioni. I contratti di vendita e quelli azionari non li ha mai visti nessuno. Il loro contenuto è noto solo a Beko e, probabilmente, a Slobodan Milosevic", afferma questa lavoratrice del Servizio 988, ricordando che Milorad Jaksic "un giovedì prometteva ai lavoratori che sarebbero stati protetti e che avrebbero avuto delle buone condizioni" e il giovedì successivo veniva sostituito. I MILIARDI Il motivo di questa sostituzione, sempre secondo le voci che corrono, è che tale dirigente delle PTT, comunque capace, stava cercando di concludere un affare con la svedese "Ericsson" e la tedesca "Siemens" alle spalle di Beko. Così, a quanto sembra, ha cominciato a dare fastidio a persone con una posizione politica molto forte che volevano una fetta della torta per sé, e quindi è stato sostituito. L'affare sulla condivisione dei profitti dagli apparecchi automatici gli è stato quindi concesso come premio di consolazione. Dopo avere dichiarato che con la privatizzazione delle PTT, dopo la scorporazione delle poste dalle telecomunicazioni, ci si sarebbe potuti attendere l'afflusso di qualche miliardo di dollari, Milorad Jaksic è stato rimosso dal proprio incarico dal governo della Serbia, mentre si trovava in viaggio d'affari, il 28 gennaio 1997. Il suo successore Aleksa Jokic non si è opposto quando la Telekom, invece che per alcuni miliardi di dollari, è stata venduta per 1,568 miliardi di DEM. Va osservato che il valore di acquisto delle PTT era stato valutato da "Nat West Markets", consulente di queste ultime, come compreso tra 2,9 e 3,2 miliardi di DEM, mentre il consulente del partner straniero, la società svizzera UBC, aveva affermato che le PTT valgono 3,3 miliardi. Puntando il dito contro la cattiva gestione dell'azienda, i sindacalisti affermano che nel parco macchine del direttore generale della Telekom, Milos Nesovic, c'è una vettura di marca Audi del valore di 300.000 DEM. Alla giustificazione di Nesovic che questa automobile di lusso, così come altre, non è di proprietà della Telekom, bensì delle PTT Srbija, e che la prendono in affitto dalle PTT per aiutare la società madre, Marija Dancetovic afferma: "Sarà anche delle PTT Srbija. Ma le PTT non hanno così tanti soldi come la Telekom. Nelle PTT le spese sono pari all'80% dei redditi complessivi, e quindi difficilmente con il rimanente 20 per cento possono comprarsi i modelli più recenti, blindati e con i vetri neri. Sono soldi presi da quel 51% della Telekom di proprietà della holding. L'azionista greco si prende la sua quota, quello italiano la sua e noi ci dividiamo il rimanente bottino. E nonostante tutto questo, i lavoratori nel 1997, al momento della vendita della Telekom, avevano uno stipendio di 400 DEM, mentre adesso ne prendono solo 150, in media. Anche se in occasione della vendita della Telekom è stata inserita una clausola secondo cui per i cinque anni successivi alla conclusione dell'affare, i dettagli del contratto non possono essere resi accessibili al pubblico, il sindacato chiede: 'Fate vedere il contratto, affinché possiamo sapere cosa ci aspetta'. RIQUADRO: COMMERCIO CON PICCOLI E GRANDI MEZZI [Riporto per completezza anche il seguente riquadro redazionale di "Reporter", che accompagna l'articolo di Jelica Putnikovic, segnalando tuttavia subito che i dubbi sulla vera identità degli acquirenti della Telekom Srbija sono del tutto infondati, come spiegato nei particolari nella mia successiva nota - A. Ferrario] La domanda a chi e a quali condizioni è stata venduta la Telekom è stata avanzata in questi giorni dal Fondo per lo sviluppo della democrazia. E' stato segnalato che esistono dubbi su chi siano i proprietari effettivi, perché: all'opinione pubblica (con un annuncio dato su "Politika" l'8 giugno dal consulente delle PTT, la società Net West Markets) è stato comunicato che il 20 per cento era stato acquistato dalla greca OTE e il 29 per cento dalla Telecom Italia S.p.A., mentre presso il Tribunale commerciale di Belgrado e nella Gazzetta ufficiale della Federazione jugoslava, accanto alla società greca OTE, quale acquirente di una quota della Telekom Srbija viene citata la società olandese Stet International Netherlands N.V. Quindi la società italiana non viene nemmeno nominata e il Fondo per lo sviluppo della democrazia afferma che, secondo dati non ufficiali, non vi sono assolutamente rapporti tra la società olandese e quella italiana (con l'eccezione del fatto che negli organi dirigenziali della società di Amsterdam figurano anche degli italiani). E' interessante notare che, comunque, non sono noti gli azionisti di tale società olandese e quindi non si sa se tra di essi vi sono jugoslavi. Se il vero acquirente del 29 per cento della Telekom è una società olandese o italiana lo confermerà, tra gli altri, il nuovo governo della Serbia. Se i dubbi sugli azionisti effettivi, nonché sulle malversazioni e sulle provvigioni, verranno confermati, dovranno occuparsene i giudici. L'avvocato Milenko Radic, del Fondo per lo sviluppo della democrazia, sospetta anche dell'accordo stipulato con l'assistenza di Douglas Herd (che il 24 luglio si era incontrato con Slobodan Milosevic e Ljubisa Ristic proprio per la vendita della Telekom) e della Net West Markets da egli rappresentata, perché il prezzo reale era almeno tre volte maggiore di quello realizzato. Ricordando lo scenario in cui è avvenuta la vendita della Telekom, Radic afferma che cinque giorni prima della vendita il governo della Serbia aveva approvato un Decreto per l'impiego e lo sfruttamento dei fondi provenienti dalla vendita del capitale di imprese pubbliche, e che lo stesso giorno aveva dato il proprio accordo al programma del Fondo per lo sviluppo della Serbia, nel quale tale denaro è andato ad affluire. Inoltre, nel Consiglio di amministrazione del Fondo per lo sviluppo della Serbia il governo aveva praticamente nominato se stesso (il presidente del Consiglio di ammiknistrazione del fondo era il premier Mirko Marjanovic, e i membri erano Dragan Tomic, Dusan Matkovic, Borka Vucic...). Il 9 giugno è stato firmato il contratto e la Telekom è diventata una società per azioni con una partecipazione estera del 49%. E' interessante notare, tuttavia, che gli azionisti di minoranza hanno nei fatti il potere reale nella Telekom, perché su cinque membri del Consiglio Esecutivo dell'azienda tre sono stranieri e, secondo fonti non ufficiali, nella stessa azienda gode di maggiori poteri del direttore Nesovic il suo collega straniero, che ricopre l'incarico di vice-direttore generale. NOTA: I dubbi espressi dall'avvocato Milenko Radic del Fondo per lo sviluppo della democrazia in merito alla Stet International Netherlands sono del tutto infondati, come risulta anche solo da una rapida verifica su Internet. La Stet International Netherlands N.V infatti è una società interamente controllata dalla Telecom Italia S.p.A. e la cui funzione è quella di effettuare le acquisizioni estere della casa madre nel settore della telefonia fissa. La Stet International ha infatti acquistato quote di operatori telefonici in Spagna, Brasile, Argentina, Cile, Bolivia e Cuba, come riportato nei particolari da svariate fonti specializzate, e compare regolarmente nei bilanci delle società del gruppo Telecom Italia. Anche nell'ultimo numero del settimanale serbo "NIN" (9 novembre 2000) si avanzano dubbi infondati sui legati tra la Stet International Netherlands e la Telecom Italia. Nel relativo lungo articolo vengono tuttavia citate altre informazioni interessanti, sempre da leggere con la dovuta prudenza. Secondo il settimanale sarebbe stato Ivan Curkovic, noto ex calciatore serbo e attuale presidente del Partizan di Belgrado (del Partizan parla anche l'articolo di "Reporter" più sopra), nonché amico dell'ex premier federale Marjanovic (si veda sempre l'articolo di "Reporter"), ad aprire canali di contatto tra le autorità serbe e la Telecom Italia. In quegli anni Curkovic aveva numerosi contatti con importanti banche di tutto il mondo, poiché si occupava della compravendita di giocatori jugoslavi e dell'organizzazione delle partite all'estero delle squadre serbe. Il tutto, secondo quanto scrive "NIN", avveniva per il tramite di una società svizzera, la Radiotele, che allo scopo ha fondato in quegli anni una omonim consociata in Olanda, con filiale in Italia. Da qui probabilmente vengono i sospetti dei due settimanali serbi, visto tra l'altro che, causa l'embargo, il settore degli affari calcistici per centinaia di miliardi sembra essere stato uno dei canali per la diversione di fondi. L'altro particolare interessante rilevato da "NIN" è che nel consiglio di amministrazione del Partizan Belgrado ai tempi dell'affare Telekom sedevano il ministro delle telecomunicazioni della Serbia, Dojcilo Radojevic, e il già menzionato direttore della società telefonica Mobtel, Aleksa Jokic, oggi direttore delle PTT. Un articolo pubblicato dalla newsletter di settore "Telecommunications Online" nel luglio 1997 riguardo alla vendita della Telekom Srbija conferma invece quanto scrive "Reporter" in merito all'alto grado di controllo effettivo che la Stet (cioè Telecom Italia) ha della gestione degli affari correnti della società serba, pur essendo azionista di minoranza: "Il governo serbo passerà [ai partner stranieri] la gestione quotidiana della Telecom Serbia, ma tratterà per sé una 'golden share' che gli darà il diritto di veto sulle decisioni importanti. Stet ha affermato che deterrà quella che viene definita una 'sub-golden share', che le consentirà di avere il voto decisivo nel consiglio di amministrazione". Riguardo alla società di consulenza Net West Marktes le informazioni reperibili in Internet e negli archivi della stampa sono risultate, finora, molto scarne: la società era stata scelta nell'ottobre del '97, alcuni mesi dopo l'affare Telekom, come uno dei consulenti del governo macedone per la vendita della Telekom Makedonija (la società non è ancora stata venduta, anche se è oggetto di interesse da parte della greca OTE e della francese Alcatel). Il 9 marzo 1998 il quotidiano serbo "Nasa Borba" registrava una dichiarazione del direttore della Net West, John Crowley, secondo cui "con il contratto con la STET e la OTE è stato dato un segno di sicurezza e il paese si è confermato come un luogo in cui gli investitori esteri possono operare". Le voci corse sull'affare Telekom sono state davvero molte. Ne riprendiamo qui per la cronaca altre due che riguardano direttamente l'Italia. In un articolo del settimanale montenegrino "Monitor" pubblicato il 4 febbraio 2000 e riguardante la revoca dal proprio incarico dell'ex ambasciatore jugoslavo in Italia Miodrag Lekic, si scrive che quest'ultimo era stato tenuto dalle autorità di Belgrado all'oscuro di tutti i più importanti rapporti tra Italia e Jugoslavia e tra le altre cose si cita a proposito "l'incontro segreto tra il presidente serbo Milutinovic e [il ministro degli esteri italiano] Dini (probabilmente in relazione al contratto di compravendita della Telekom Srbija) avvenuto in un appartamento privato di Roma", senza aggiungere ulteriori particolari. Il quotidiano "Danas" (7 aprile 2000) e il settimanale "Reporter (19 aprile 2000) hanno aperto un altro "fronte diplomatico", scrivendo che l'ex ambasciatore jugoslavo in Vaticano, Dojcilo Maslovaric, membro della JUL (come il direttore delle PPT, Jokic) e particolarmente vicino alla moglie di Milosevic, Mira Markovic, aveva guadagnato tra 2 e 5 milioni di marchi tedeschi come provvigioni per il suo ruolo chiave nell'affare Telekom. Maslovaric aveva buoni contatti anche con don Vincenzo Paglia, della comunità di Sant'Egidio e, secondo quanto scrive Pregrad Simic in "NIN" del 18 maggio 2000, l'iniziativa delle trattative tra Rugova e Milosevic per l'accordo sull'educazione, poi firmato nel settembre 1996 e mai applicato, sono partite dai due. Nello stesso periodo don Paglia premeva sul Vaticano affinché il Papa si recasse in visita in Serbia, un progetto, secondo Simic, fortemente caldeggiato da Mira Markovic. Ci permettiamo a proposito un'ulteriore digressione, rilevando due fatti che sono un chiaro segno delle buone relazioni tra Vaticano e la signora Markovic. Durante i bombardamenti NATO del 1999, RAI 1 aveva trasmesso una puntata della trasmissione "Porta a porta", condotta da Bruno Vespa, giornalista che notoriamente intrattiene ottimi rapporti con le gerarchie vaticane, durante la quale è stata intervistata in diretta Mira Markovic, mentre in studio c'era una profuga albanese del Kosovo che non aveva più notizie dei suoi famigliari. Grazie all'abile opera di Vespa in studio, alla Markovic è stata data l'occasione di mostrarsi "umana" raccomandando alla profuga di andare a chiedere notizie dei suoi cari alla... ambasciata jugoslava a Roma! (E' stata certamente una delle trasmissioni televisive più ciniche del periodo dei bombardamenti). La Markovic inoltre, è stata intervistata con grande risalto nell'ottobre del 1999 dal settimanale cattolico "Famiglia Cristiana". Imboccata ad arte dall'intervistatore, la Markovic ha affermato che la delegazione jugoslava a Rambouillet non aveva firmato il relativo trattato a causa del noto "Allegato B" - per la cronaca, si è trattata della prima affermazione in tal senso da parte di un personaggio ufficiale jugoslavo, visto che nessun rappresentante jugoslavo si era mai lamentato di tale Allegato, né a Rambouillet, né nei sei mesi successivi. Tra le altre notizie trovate negli archivi sull'affare Telekom Srbija va citato ancora un articolo di "Nasa Borba" (28 gennaio 1998) in cui, riprendendo materiali pubblicati dal "Financial Times", si scrive che l'azienda serba avrebbe presto venduto un ulteriore 20% delle azioni ai partner stranieri, per un totale di 500 milioni di dollari, e che nei mesi precedenti la Telekom Srbija aveva ottenuto crediti a breve termine dalla Stet e dalla OTE per 63 milioni di marchi. (a cura di Andrea Ferrario) |