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NOTIZIE EST #460 - SERBIA/MONTENEGRO
3 agosto 2001


LA RISTRUTTURAZIONE DELLA ZASTAVA
di Sladjana Palcic - ("Monitor" [Podgorica], 27 luglio 2001)

I ministri serbi delle finanze, dell'economia, del lavoro e dell'occupazione, Bozidar Djelic, Aleksandar Vlahovic e Dragan Milovanovic, hanno presentato giovedì a Kragujevac il programma del governo per la scomposizione e la consolidazione strategica del Gruppo "Zastava". La decisione della trojka ministeriale serba di inaugurare proprio nella regione della Sumadija la promozione del proprio modo di vedere la privatizzazione dell'economia serba è legata all'intenzione che l'industria automobilistica nazionale sia la prima a essere pronta per un futuro acquirente estero. Se il "fossile della Sumadija" sopravviverà, tale programma verrà applicato in varianti simili anche per le altre fabbriche serbe. Organizzata secondo i criteri del "protocollo europeo", la visita dei ministri a Kragujevac ha fatto in un primo momento tornare alla mente i bei vecchi giorni del comunismo, con gente che correva qua e là sorridendo amorevolmente, in presenza degli amministratori locali, per l'occasione con l'aria tesa. Tutto questo fino a quando l'idillio sulla "democraticità" e le "maniere occidentali" non è stato infranto dagli operai della fabbrica "Zastava automobili" che protestavano di fronte all'edificio del municipio di Kragujevac. Circa quattromila operai della "Zastava", membri del Sindacato Indipendente (SSS) si sono opposti alla clausola del programma governativo che parla del numero dei dipendenti e delle soluzioni per il futuro di quelli attuali. Con questo programma verrebbero impegnati nella produzione tremila operai, mentre i rimanenti (secondo le valutazioni, 14.000) verrebbero trattati come eccedenze tecnologiche. Parte di questi ultimi, secondo il programma, verranno riqualificati, mentre altri riceveranno il licenziamento e quattromila marchi tedeschi e di altri ancora si prenderà cura l'impresa "Zastava occupazione", appositamente creata. Questa impresa darà loro duemila dinari al mese [1 dinaro è pari a circa 35 lire - N.d.T.], fino a quando non si presenterà l'occasione per un loro impegno in alcuni dei settori economici e forse nella stessa fabbrica. Mentre nel municipio di Kragujevac si stava ancora svolgendo la promozione del programma per la "Zastava", i lavoratori insoddisfatti hanno rivolto ai ministri l'appello a rivolgersi ai lavoratori presso il club della fabbrica. Tuttavia, dopo un'attesa di mezz'ora, i lavoratori hanno deciso di recarsi loro stessi a rivolgersi ai ministri di fronte all'edificio del municipio. Zorica Djurdjevic, presidente del Sindacato, ha invitato anche le altre fabbriche a unirsi alla protesta. Per quasi un'ora l'edificio è stato bloccato da mezzi pesanti della "Zastava trasporti" che portavano i lavoratori su rimorchi aperti. Scandendo gli slogan "La Zastava si è svegliata", "Dimissioni", "Non daremo la fabbrica", "Lavoro per tutti", "Vogliamo pane", hanno chiesto ai ministri di venire fuori. "Che qualcuno ci spieghi qui, pubblicamente, il programma e che ci dicano come vivremo con i duemila dinari che ci propongono, quando il paniere dei generi di prima necessità oggi ammonta a 100 marchi", ha detto Zorica Djurdjevic, presidente del Sindacato. Tuttavia, i funzionari statali non hanno risposto agli inviti ripetuti numerose volte. All'improvviso tra la folla ha cominciato a girare la notizia che i ministri stavano fuggendo. Alcune centinaia di operai si sono buttati verso l'uscita sul retro del municipio, dove si trovava già un gruppo di poliziotti. La trojka ministeriale, dopo avere tentato di entrare nella Audi di rappresentanza di Aleksandar Vlahovic, è stata fatta tornare nell'edificio. Dragan Milovanovic è stato tirato fuori dall'automobile ed è riuscito fortunosamente a cavarsela con un paio di schiaffi e con un "impressionante" livido sulla guancia destra, mentre il ministro delle finanze, Bozidar Djelic, le ha prese debitamente di santa ragione dal gruppo di operai. La Audi del ministro ha avuto il parabrezza infranto e la lamiera del tetto ammaccata. E' interessante notare che la polizia non ha reagito. Alla domanda di un reporter di "Glas Javnosti", che chiedeva ai poliziotti perché non avessero difeso i ministri, uno degli agenti ha risposto: "Figurati un po', ci mancherebbe solo che si ripeta il 5 ottobre". Nel frattempo, un gruppo di operai ha fatto irruzione nell'edificio del municipio e nell'ufficio del presidente, dove si trovavano ancora la dirigenza della "Zastava", lo spaventato sindaco e i membri del suo consiglio. Dopo brevi trattative, i ministri si sono presentati di fronte agli operai. Accolto con le grida "Vieni qui in mezzo a noi" e "Dimissioni", Aleksandar Vlahovic si è rivolto agli operai. "Il programma che oggi proponiamo comporta che la fabbrica di automobili continuerà a lavorare, che i lavoratori riceveranno i loro stipendi. Abbiamo l'intenzione e abbiamo individuato il modo affinché Kragujevac sia nuovamente la città delle automobili, come un tempo, ma non possiamo porre rimedio in due mesi a ciò che è stato distrutto per dieci anni", si è giustificato Vlahovic. Alla conferenza stampa tenutasi dopo che la manifestazione degli operai si è sciolta, Dragan Milovanovic, ministro del lavoro e dell'occupazione, ha accusato l'opposizione per i disordini e le proteste degli operai della "Zastava". Oltre all'opposizione, ha accusato anche l'organizzatore, il Sindacato Indipendente, di essere sotto l'influsso di coloro che in dieci anni hanno ridotto la "Zastava" sul lastrico. I ministri hanno smentito di essere fuggiti, spiegando il tentativo di andarsene attraverso l'uscita posteriore come "l'intenzione di recarsi alla 'Zastava' per spiegare il programma agli operai". Le reazioni del governo della Serbia e dell'Assemblea comunale ai fatti di Kragujevac si sono anch'esse limitate alle accuse nei confronti degli organizzatori e di singoli partiti politici che cercherebbero di sfruttare l'insoddisfazione dei lavoratori. Il sindaco di Kragujevac, Vlatko Rajkovic, è convinto che la protesta sia stata organzizata dalla SPO, mentre il ministro Milovanovic è sicuro che invece sia stato il SPS. La dirigenza della "Zastava", invece, ritiene che i disordini siano stati organizzati da "singoli irresponsabili" che "odiano il governo". Così, il presidente del Consiglio di Amministrazione del Gruppo "Zastava", Miodrag Savicevic, ha inviato le proprie scuse ai ministri per la situazione di spavento e per le piccole conseguenze fisiche che hanno subito, consigliando agli operai di calmarsi, perché "i partner stranieri non vogliono ritrovarsi in mezzo ai sediziosi". Anche dal governo serbo fanno sapere che i soldi, e i partner stranieri, se ne andranno in qualche altra città serba se gli abitanti di Kragujevac non calmeranno i propri animi. Gli autori del programma per la scomposizione e la consolidazione strategica del Gruppo "Zastava" affermano che il documento è stato redatto ispirandosi agli standard e alle esperienze dei paesi in transizione. Lo ritengono inoltre l'unica ricetta per rimettere in sesto l'industria automobilistica serba. Di 46 fabbriche che compongono il Gruppo, solo la fabbrica automobilistica funzionerà, in virtù dell'applicazione del programma, sotto la protezione dello stato, mentre le altre verranno messe sul mercato come singole imprese. Tale ultima soluzione va bene ad alcune singole fabbriche, come la "Namenska" (produzione di armi) e la "Kovacnica" (fucina), perché entrambe lavorano bene e non hanno mai smesso di esportare. Le rimanenti fabbriche, tuttavia, si trovano ad affrontare problemi che nel programma sono stati ignorati, affermano economisti di Kragujevac e conoscitori della situazione alla "Zastava". La prima cosa che bisogna risolvere è l'eccedenza di lavoratori, ma non con una socializzazione, affermano gli esperti. Il governo propone un fondo di transizione e 70 marchi al mese di sussidio per gli operi rimasti senza lavoro, nonché un nuovo avvio della produzione di automobili, e solo alla fine del processo l'apertura di fabbriche di piccole dimensioni (insieme alla già annunciata fabbrica di sigarette) e lo stimolo dell'economia privata. Gli esperti consigliano di fare esattamente l'opposto. La maggior parte dei lavoratori verrebbe così lo stesso protetta e si eviterebbero tumulti sociali. Nel programma non si precisa nemmeno come la "Zastava" risolverà il problema dei 400 milioni di dollari di debito nei confronti di creditori internazionali. I funzionari statali, nel rispondere a tale domanda, hanno fatto riferimento al governo della Serbia, che tuttavia finora non è riuscito a consolidare il debito della "Zastava". Secondo quanto afferma Veroljub Dugalic, consigliere per le questioni economiche del presidente federale e professore presso la Facoltà di Economia di Kragujevac, è sicuro che nessuno comprerà mai una fabbrica che abbia un tale debito. Nel programma non viene definito nemmeno il modo in cui le rimanenti fabbriche entreranno sul mercato, visto che le questioni legali relative ai dazi e alle esportazioni non sono state ancora risolte. E anche se pensano che questo programma per la ripresa dell'industria automobilistica nazionale sia giusto nei principi e si ispiri alle esperienze positive dei paesi in transizione, gli esperti rimproverano ai suoi autori di non avere fatto i conti con le specificità. La conseguenza è che si è mancato di fornire spiegazioni esplicite e di offrire soluzioni per problemi che sono diversi da quelli che hanno affrontato altri paesi europei nella stessa fase. Inoltre, gli esperti criticano il team di esperti del governo per non avere coinvolto nell'elaborazione del programma gli esperti della "Zastava". "La questione della fabbrica di automobili non può essere risolta da persone che non hanno nemmeno la patente, per non parlare poi di una conoscenza della produzione di automobili", affermano al Sindacato. La privatizzazione, quindi, è cominciata. Così come le mobilitazioni di popolo. Ora bisogna attendere quale sarà la prossima mossa.

[AGGIORNAMENTI: Il 27 luglio, solo alcuni giorni dopo le proteste degli operai, il Sindacato Indipendente ha accettato pressoché per intero il programma del governo serbo, impegnandosi per la firma di un relativo accordo con il governo e con la dirigenza dell'azienda. Sono state modificate solo alcune delle condizioni economiche per coloro che saranno considerati esuberi tecnologici. Chi accetterà di prepensionarsi otterrà una liquidazione di 200 marchi per ogni anno lavorato presso la Zastava. Chi invece sceglierà di mettersi sul mercato del lavoro otterrà un sussidio di circa 70 marchi al mese. Gli altri potranno invece potranno rimanere per quattro anni formalmente dipendenti della nuova impresa "Zastava - impiego e formazione" con il 45% del loro stipendio. Nei giorni scorsi si è svolto un referendum su tale accordo, al quale ha partecipato circa il 74% dei lavoratori della Zastava, che hanno approvato in misura del 73% circa il programma del governo. La scheda di voto chiedeva tuttavia agli operai se sono "a favore del programma del governo", oppure "a favore del fallimento" della fabbrica. Vi è stato anche un piccolo, ma eloquente "giallo": i lavoratori che si sono rifiutati di partecipare a tale referendum hanno organizzato una manifestazione, chiedendo di incontrare qualcuno del Sindacato o della dirigenza della fabbrica, ma né gli uni né gli altri si sono fatti vedere. Il presidente del Sindacato Indipendente della fabbrica, Zorica Djurdjevic, ha affermato che non si sarebbe presentata di fronte ai lavoratori, perché l'organizzazione sindacale di cui è a capo "non ha convocato un'assemblea". La stessa Djurdjevic aveva in un primo tempo dato le dimissioni, per poi ritirarle subito dopo; inoltre, ha dichiarato che il referendum non è stato organizzato dal sindacato, bensì dalla dirigenza della fabbrica e che pertanto il Sindacato non firmerà alcun accordo basato su tale referendum. Entro il sei di agosto verranno pubblicati gli elenchi dei lavoratori considerati in esubero e ancora non è chiaro quali saranno le loro reazioni. Scrive il "NIN": "un fallimento della Zastava potrebbe causare una reazione a catena e generare ogni tipo di insoddisfazione in Sumadija, e questo non solo nel complesso industriale, ma anche nell'Università, nel Centro clinico e in tutte le altre attività 'mantenute' dall'economia. Kragujevac è la quarta città della Serbia in ordine di grandezza, ha 200.000 abitanti ed è al centro di una regione abitata da quasi due milioni di persone. Questa situazione sociale (e politica) è stata probabilmente il motivo per cui [...] il governo ha deciso di investire altri 120 milioni di marchi nei prossimi quattro anni".

Sul fronte dell'eventuale privatizzazione della Zastava, le ultime notizie parlano di un particolare interesse da parte di produttori giapponesi. Il ministro delle finanze Djelic, tuttavia, aveva menzionato nei giorni scorsi anche la Peugeot e la Fiat


(fonti: "Danas", 28-29 luglio, 30 luglio e 2 agosto 2001; "B92", 2 agosto 2001; "NIN", 2 agosto 2001)]