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![]() NOTIZIE EST #492 - SERBIA/MONTENEGRO 11 novembre 2001 I RAPPORTI INTERSINDACALI DOPO I CAMBIAMENTI DEMOCRATICI IN SERBIA di S. Lukic - ("Danas" [Belgrado], 30 ottobre 2001) [NOTA: è terminato di recente in Serbia uno sciopero generale contro la proposta di una nuova legge sul lavoro, sciopero che ha visto collaborare, per la prima volta dopo il cambiamento di regime, i due maggiori sindacati un tempo nemici, cioè il SSS e l'UGS "Nezavisnost". Anche se quest'ultimo si è ritirato anticipatamente dallo sciopero, che per il SSS al momento è solo congelato, l'azione comune ha comunque costituito un'importante novità sulla scena sindacale della Serbia, scossa in questo autunno da una vera e propria ondata di scioperi, sia a livello locale (come a Kolubara) che a livello nazionale (sciopero della Telekom e delle PPTT). L'articolo che segue fa un'analisi della situazione dei sindacati serbi dopo la conclusione del recente sciopero generale - a.f.] Il fatto che due ex nemici "quasi per la pelle", cioè l'Unione dei Sindacati della Serbia (SSS) e il Sindacato Settoriale Unito "Nezavisnost" (UGS), abbiano dimostrato al governo, unendo le loro forze, la propria opposizione all'approvazione in parlamento della Proposta di legge sul lavoro, così come il fatto che il leader del SSS non abbia pronunciato nemmeno una parola maligna contro i leader dell'UGS quando si sono ritirati dallo sciopero, non sono ancora sufficienti a dimostrare che nei rapporti tra i sindacati sulla scena sindacale della Serbia sia cambiato molto un anno dopo la caduta del regime di Slobodan Milosevic. Si può dire che quasi tutti abbiano continuato a svolgere il lavoro che già svolgevano prima, forse perché nelle stesse strutture di tali organizzazioni, soprattutto quelle dei quadri, non è cambiato nulla di essenziale. L'unico cambiamento è che le organizzazioni sindacali che ai tempi di Milosevic sostenevano l'allora opposizione non possono più essere definite di opposizione, così come l'allora sindacato "di stato" non può essere più definito come statale, ma nemmeno come di opposizione, visto che anche dopo alcuni cambiamenti cosmetici è guidato dalle stesse persone, molte delle quali sono state fino all'ultimo minuto uomini fedeli del regime di allora. Oggi, comunque, esiste un sindacato "statale" e alcune altre organizzazioni sindacali che non hanno una posizione pubblicamente dichiarata. Nonostante cerchino ancora di superare le reciproche animosità, "Nezavisnost" e il SSS, che sono stati appoggiati durante lo sciopero da alcuni sindacati di settore minori, hanno cercato di mettere in atto per la prima volta di fronte all'opinione pubblica una grande azione comune, ma la cosa, purtroppo, non è riuscita loro fino in fondo. Di un'azione comune e di una vittoria avevano bisogno le dirigenze di entrambe le organizzazioni, anche se non guardavano tutte due con gli stessi occhi al fattore scatenante, cioè la Proposta di legge sul lavoro. Al presidente del SSS, Milenko Smiljanic, l'ottenimento di una vittoria contro il governo, indipendentemente da quanto sarebbe costata, era necessaria in primo luogo per riuscire a superare con un salto alcune fasi nel consolidamento dell'organizzazione, che nonostante sia stata messa in ginocchio nel periodo dopo il 5 ottobre dell'anno scorso, è rimasta una forza rispettabile. Smiljanic, ma anche il leader dell'UGS "Nezavisnost", Branislav Canak, dovevano verificare con questa azione la propria influenza tra la base, consci del fatto che né lo stato, nel caso del primo, né i donatori esteri, nel caso del secondo, riempiranno più a piene mani le casse sindacali e che le organizzazioni sindacali in futuro vivranno esclusivamente dei contributi dei propri membri. IL RISCHIOSO PREZZO DELLA VERIFICA Quale sarebbe stato il prezzo di questa verifica lo ha compreso per primo Branislav Canak, che si è ritirato dallo sciopero nel momento in cui i rappresentanti del governo hanno accettato alcune modifiche alla Proposta di legge accogliendo numerosi emendamenti. Si è trattato, allo stesso tempo, anche di un segno del fatto che l'organizzazione da egli guidata non desidera frenare le riforme e distruggere un potere democratico ancora molto vulnerabile, anche se ciò dovesse comportare una perdita di parte dei propri membri. Branislav Canak lo ha fatto, anche se nessuno dei partiti della DOS finora ha rispettato l'Accordo su una Serbia democratica e socialmente giusta che i leader di tali partiti hanno firmato con il Sindacato "Nezavisnost" in cambio del sostegno di quest'ultimo nella lotta contro il precedente regime. L'abbattimento del nuovo governo non era desiderato nemmeno da Smiljanic, ma la sua posizione era molto più difficile e quindi è dovuto andare un passo oltre. Ha dichiarato la propria vittoria e ha congelato lo sciopero fino all'approvazione degli emendamenti alla legge aggiornata, ai quali i legislatori e i rappresentanti dei sindacati lavoreranno insieme. L'unica che non ha voluto partecipare allo sciopero generale è stata l'Associazione dei Sindacati Liberi e Indipendenti (ASNS), il cui fondatore e fino a poco tempo presidente era Dragan Milovanovic, attuale ministro per il lavoro e l'occupazione, con il cui forte sostegno è stata avanzata la Proposta di legge sul lavoro oggetto delle critiche degli altri sindacati. Il leader di tale organizzazione, Ranka Savic, afferma che l'ASNS appoggia sia il governo nei suoi sforzi per mettere in atto le riforme sia la Legge sul lavoro, della quale dice che è "l'unico modo per attirare nel paese gli investitori stranieri". Dopo la vittoria del nuovo potere di orientamento democratico, i rapporti tra lo stato e i sindacati sono cambiati sotto molti aspetti, nel senso che le autorità cercano di instaurare dei rapporti di collaborazione con le centrali sindacali più rappresentative. "Il SSS nei fatti ha accettato questo rapporto stato-sindacati, ma lo ostruisce soprattutto all'insegna dello slogan di condurre una critica realmente costruttiva nei confronti del potere, cosa che ai tempi del regime di Milosevic non ha mai osato fare", afferma Ranka Savic. "L'ASNS e 'Nezavisnost' hanno un'altra posizione. L'ASNS, fatta eccezione per alcune critiche, dà il suo pieno appoggio alle politiche di riforma delle nuove autorità, ma avvisiamo queste ultime che non daremo loro carta bianca e non chiuderemo gli occhi di fronte a nessuna eventuale minaccia agli interessi dei lavoratori. 'Nezavisnost' da parte sua critica le nuove autorità soprattutto per continuare a fare bella figura di fronte ai suoi mentori esteri, e non per difendere i suoi membri. Tutte le attività di questo sindacato si riducono in pratica all'emissione di aspri comunicati o minacce, per darsi un'immagine di organizzazione forte e non disponibile ai compromessi", afferma il presidente dell'ASNS Ranka Savic. Il vicepresidente dell'UGS "Nezavisnost", Milan Nikolic, afferma che la protesta unitaria delle due maggiori centrali sindacali è stata avviata già un mese prima dall'UGS e afferma che "Nezavisnost", tenuto conto delle differenze programmatiche con il SSS, è soddisfatto dell'esito delle proteste. Nikolic afferma che il SSS, che ha chiesto il ritiro della Proposta di legge oggetto delle proteste, aveva cambiato la sua posizione e aveva accettato che il documento venisse armonizzato alle richieste dei lavoratori, in collaborazione con gli esperti del governo. "Il SSS ha prima accettato di trattare con il governo e successivamente, quando si è andati con la gente di fronte al parlamento, il loro leader è tornato sulle proprie posizioni di partenza, chiedendo il ritiro della legge dalla procedura, cosa che, per essere concreti, implica anche la caduta del governo. Il nostro obiettivo non era quello di abbattere il governo, che volevamo invece spingere a lavorare. Più precisamente, se non lo può o non lo sa fare, che dia le dimissioni da solo", dice Nikolic. "L'ASNS NON E' UN SINDACATO" Egli afferma che, nonostante tutto, sulla scena sindacale della Serbia si sono prodotti nell'ultimo anno degli sviluppi positivi e che i rappresentanti delle organizzazioni hanno cominciato a "incontrarsi, a discutere e a riflettere insieme, e addirittura a organizzare azioni unitarie". Nikolic dice che la manifestazione di fronte al parlamento serbo è stata un avvertimento a tutti che con il sindacato "Nezavisnost" "si può giocare solo onestamente" e che di conseguenza la colpa o la vittoria devono essere distribuite equamente. "Non rimproveriamo comunque all'ASNS di non avere partecipato allo sciopero, poiché a nostro parere si tratta di un partito politico. La parola sindacato contenuta nel loro nome serve solo a ingannare la gente. Al pubblico è noto che i personaggi chiave dell'ASNS sono tutti parlamentari e consiglieri comunali, e allo stesso tempo anche presidenti del sindacato. Naturalmente l'UGS 'Nezavisnost' rispetta il loro diritto di seguire la propria strada, ma l'importante è che non si frappongano alla nostra. Se l'ASNS uscirà dalla DOS e dal potere, per tornare sulla scena sindacale, discutere con loro avrà nuovamente senso. Così come stanno le cose, non escludiamo la possibilità che nell'interesse dei partiti che agiscono attraverso di loro, cercheranno di destabilizzare la scena sindacale", spiega Nikolic e ripete che l'"UGS 'Nezavisnost' sicuramente non ostacolerà le riforme programmate e il capitale estero, attesi con impazienza dagli operai e dai sindacati ormai da un anno, cioè da quando è cambiato il potere, ma che sembrano non arrivare mai". IL SSS AL CONTRATTACCO Il nuovo presidente del SSS, Milenko Smiljanic, ha dovuto attutire il colpo e l'iniziale disorientamento per la perdita massiccia di aderenti nell'euforia conseguente alla caduta del regime di Milosevic, lanciando duri attacchi contro le altre centrali sindacali che avevano cercato di dare il colpo di grazia al fragile gigante colpevole della tragica situazione dei lavoratori ai tempi della coalizione "rosso-nera" (SPS-JUL-SRS). Grazie all'immagine che si era dato di ribelle e "pecora nera" dell'organizzazione, e successivamente di intellettuale indipendente nelle fila della Coalizione "Zajedno", egli è riuscito, dopo alcune mosse "cosmetiche", a convincere l'intera base del cambiamento di corso del SSS. Il successo da egli ottenuto tra la base appare ancora maggiore se si pensa che ai più alti vertici dell'organizzazione e sulle poltrone dei presidenti del sindacato sono rimaste le stesse persone che avevano aiutato l'ex presidente Tomislav Banovic a tenere i lavoratori sotto il controllo di Milosevic. L'ultimo sciopero ha dimostrato, tra la sorpresa generale, che il SSS è addirittura pronto a passare al contrattacco rispetto all'altra centrale sindacale, tanto che Smiljanic, durante una conferenza stampa svoltasi dopo il congelamento dello sciopero, si è limitato a dire che "il ritiro di 'Nezavisnost' dall'azione comune rientra nel diritto di tale centrale e riguardo a tale mossa giudicherà la sua base". Oltre alle tre summenzionate centrali sindacali, sulla scena sindacale della Serbia sono spesso al centro dell'attenzione altre organizzazioni di nuova formazione, come il Nuovo Sindacato della Sanità, che è riuscito a dividersi in breve tempo, mentre ha comunque un ruolo ancora di tutto rispetto anche il vecchio Sindacato della Sanità e della Previdenza Sociale, che all'inizio dell'anno ha abbandonato con la sua intera base di membri e con la sua infrastruttura il SSS. Dopo il cambiamento di potere dell'anno scorso si è fatto notare come forza rappresentativa e finanziariamente rispettabile sulla scena sindacale anche il Sindacato del Settore Elettrico della Serbia, con la sua nuova dirigenza, il più delle volte incline alla collaborazione con l'UGS "Nezavisnost". L'attenzione dell'opinione pubblica viene frequentemente attirata anche dal Sindacato dei Bancari e delle altre organizzazioni finanziarie della Serbia che, dopo lunghe riflessioni, ha deciso di non unirsi ad alcuna centrale della repubblica. Infine, bisogna ricordare, in quanto centrale sindacale di piccole dimensioni, ma continuamente presente, anche l'Unione dei Sindacati Liberi della Jugoslavia (USSJ), guidata da Dragoljub Stosic. Anche se numericamente limitata, la base di questo raggruppamento di organizzazioni sindacali si è sempre trovata nelle prime file durante le lotte, sia contro il precedente regime, sia nell'ultimo sciopero contro la nuova legge sul lavoro. |