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![]() NOTIZIE EST #502 - SERBIA/MONTENEGRO 2 dicembre 2001 IL BUON SOLANA A PODGORICA di Luka Zanoni Mr. Pesc, come viene chiamato dalla stampa internazionale Xavier Solana, è un uomo di compagnia, sempre col sorriso sulle labbra e pronto a dare pacche sulle spalle ai suoi interlocutori. Dopo le estenuanti corse in Macedonia che lo hanno occupato per buona parte della scorsa primavera/estate, il rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'Unione Europea si è affrettato a visitare quella parte di Balcani che ancora stenta a trovare una stabilizzazione. Da qui il suo recente peregrinare tra Belgrado, Podgorica e Pristina. Lancia in resta Mr. Pesc il 27 novembre si è incontrato con il presidente della Federazione di Jugoslavia Voijslav Kostunica e con il ministro degli esteri Svilanovic con i quali ha avuto rassicuranti scambi di opinioni, poi il 28 è stata la volta di Podgorica, dove per altro si è giocata la partita più stridente, ed infine in Kosovo dove ha ribadito uno scontato prolungamento del protettorato internazionale. Ma è a Podgorica che il nostro gendarme dei Balcani (ci si ricorderà che durante la guerra in Kosovo e i bombardamenti sulla Serbia il sig. Xavier Solana era niente di meno che il segretario della NATO) ha avuto modo di esprimere tutta la sua influenza e decisione. Il tour di Xavier Solana nei Balcani ha coinciso, per il presidente montenegrino Milo Djukanovic, con il secco rifiuto dell'indipendenza del Montenegro. Solana non si è limitato a dare indicazioni precise circa il mantenimento della Repubblica del Montenegro nella Federazione di Jugoslavia, con favore estremo del presidente Kostunica, ma ha inoltre imposto una sorta di ultimatum al Montenegro sull'immediata soluzione dei problemi che attanagliano le due repubbliche che compongono la Federazione. Solana ha insistito sulla continuazione del dialogo tra la Serbia e il Montenegro, facendo intendere pienamente che qualsiasi spirito indipendentista in questo momento non ha futuro in Europa. Il rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'UE non ha praticamente discusso del referendum, che Djukanovic e gli altri della sua coalizione ritengono si possa tenere la prossima primavera. Il gendarme dei Balcani si è limitato a dire che il referendum si potrà tenere se rispetterà gli standard imposti dall'OSCE. Tuttavia è ben noto che la coalizione di Djukanovic, attualmente alla guida del governo insieme con i Liberali, ha investito parecchio sulla promessa di un Montenegro indipendente. E tale indipendenza, a ben guardare, è nei fatti già in atto. Dalla moneta locale, alla gestione degli operatori telefonici ecc., il Montenegro vanta già una sua autonomia rispetto a Belgrado. Nonostante si sia ripetutamente premurato di non voler assolutamente pressare il Montenegro mediante un'ingerenza europea sulle decisioni interne, il buon Solana ha più o meno esplicitamente intimato alla coalizione indipendentista, guidata da Milo Djukanovic, di prestare molta attenzione alle proprie ansie indipendentiste, pena il mancato ingresso nell'UE. Cosa che a Milo non è piaciuta affatto. Djukanovic, però, sa bene che l'ingresso in Europa non è che una promessa che dovrà attendere per il suo compimento almeno l'intero arco del prossimo decennio. Pertanto il presidente montenegrino ha avuto buon gioco nel rilanciare la palla del referendum e nel sostenere che si terrà nella primavera prossima, all'incirca febbraio-marzo. Ma Solana, apparentemente di sfuggita, ha fatto sapere che il referendum si potrà tenere a patto che una larga maggioranza (diciamo almeno il 55%) dei votanti partecipi al voto. Come dire: Mr. Pesc sa bene che il Montenegro è spaccato in due da questa questione del referendum, ma sa altrettanto bene che la coalizione filojugoslava di Bulatovic da tempo lotta per boicottare il referendum sull'indipendenza. Cosa questa che di certo, e ancora una volta, non gli sfugge, quando afferma che la UE non appoggerà il boicottaggio del referendum da parte della coalizione filojugoslava. Ma come, non è favorevole al referendum, vuole il Montenegro nella Federazione, anche se sbrindellata, però afferma di non appoggiare l'idea, della coalizione "Za Jugoslaviju", di boicottare il referendum ma che abilità diplomatica il buon Solana, va proprio d'accordo con tutti! In sostanza, a fronte di una notevole difficoltà e squilibrio interno da parte delle forze politiche montenegrine, strette tra Belgrado (con la quale rifiutano il dialogo) e l'indipendenza, il buon Solana arriva col suo messaggio tanto amichevole quanto discreto: attenti a ciò che fate! Ma la cosa più interessante è che anche l'ala indipendentista più intransigente, nella fattispecie il Partito Liberale del Montenegro, sembra avere accolto con l'inchino la visita di sua eccellenza Solana. Miodrag Zivkovic, leader dei Liberali, che per lungo tempo ha lamentato a Djukanovic e al suo partito (DPS) l'ambiguità e la lentezza con cui conducono la questione del referendum (ricordiamo solo che era previsto per la scorsa primavera), ha anch'egli avuto modo di ribadire la necessità del referendum quale via per risolvere la crisi tra Serbia e Montenegro, tuttavia ha ammesso di accogliere di buon grado i suggerimenti che il ministro degli esteri della UE ha portato con sé (ossia quanto abbiamo detto sin ora), soprattutto alla luce del fatto che i montenegrini a detta dello stesso Zivkovic - non riescono a risolvere i propri problemi interni da soli. Sarà forse stata la minaccia dell'allontanamento degli investimenti, ovviamente causato dall'instabilità di un Montenegro fuori dalla Federazione? Ma no, il buon Solana ha ripetuto più volte di non voler esercitare alcuna pressione, anzi ha avuto modo di affermare con raro convincimento che la decisione ultima spetta ai cittadini del Montenegro e non all'Unione Europea. (Fonti: MNNews, 28-29 novembre 2001; Montena Fax, 28-29 novembre 2001; "Vijesti", 28-29 novembre 2001; "Danas", 28-29 novembre 2001) |