Il 22 aprile 1997- ore 15,30, a Lima in Peru' i 14 militanti del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru con a capo il comandante Nestor Cerpa Cartolini, che dal 17 dicembre avevano occupato l'ambasciata giapponese, per richiedere la scarcerazione dei loro compagni prigionieri nelle carceri peruviane, sono stati selvaggiamente massacrati.
Il 24 maggio 1997, a distanza di poco piu' di un mese, Felicidad e Lucia Cartolini raccontano a Bologna davanti a circa 300 persone, la tragica morte del comandante Evaristo e dei suoi 13 compagni.
Il loro volto e' segnato dal dolore, reso ancora piu' evidente dal lutto per un figlio e un fratello cosi'ingiustamente perduto.Vengono accolte da un lungo e intenso applauso, a dimostrazione della rabbia e del dolore che l'eccidio avvenuto a Lima ha significato per noi dall'altra parte del mondo. Felicidad inizia a parlare con voce calma, ma a tratti spezzata dalla commozione.
La morte del figlio l'aveva colta di sorpresa in quella lunga notte del 22 aprile, in quanto le mediazioni, che procedevano relativamente bene, facevano sperare ad una possibile soluzione pacifica dell'occupazione dell'ambasciata.
Per problemi di sicurezza le e' stato impedito di rientrare in Peru', da cui fuggi' anni fa con la sua famiglia per rifugiarsi in Francia, a Nantes; le e' stato impedito di poter vedere per l'ultima volta suo figlio, che dal lontano '84, quando Nestor aveva deciso di entrare nella clandestinita', non aveva piu' visto.
La sorella di Felicidad, Rosa, si e' occupata di ripulire e vestire per il funerale il comandante Cartolini nell'obitorio dell'ospedale militare di Lima, scoprendo nel corpo del nipote segni di strangolamento e 31 buchi di arma da fuoco che gli avevano dilaniato il capo. E' stata poi fatta uscire dal retro dell'ospedale e fatta salire su una camionetta che ha percorso per ore le strade di Lima fino a giungere nella periferia piu' estrema della citta', ed e' qui che il corpo del comandante Evaristo e' stato sotterrato, nel cimitero di " Nueva Esperanza", nel silenzio e nella solitudine, lontano dagli occhi dei peruviani per i quali lui ha lottato ed e' morto.
Il governo peruviano ha vietato a tutti di visitare la tomba di Cartolini, soltanto Rosa puo' recarsi nel piccolo cimitero. Degli altri guerriglieri del comando "Edgard Sanchez" si sa soltanto che quelli che si sono salvati dalla cruenta esplosione, che ha permesso l'entrata nell'ambasciata dei militari, sono stati uccisi a freddo e i loro corpi sono stati ferocemente massacrati.
I corpi straziati non sono stati neppure restituiti alle famiglie, alle quali e' stato negato il diritto di vederli e di seppellirli. Sono stati ingannati e truffati da Fujmori e dalla polizia che avevano detto loro che le salme dei loro figli sarebbero stati sotterrati nel cimitero a sud di Lima, a Chorrillos; hanno atteso invano tutto il giorno, in realta' i corpi sono stati sepolti in cimiteri della periferia o in fosse comuni.
Intanto le repressioni in Peru' continuano non soltanto all'interno delle prigioni-tomba, dove 400 dei 6000 prigionieri politici rinchiusi in condizioni disumane fanno parte del MRTA, ma anche nei confronti dei familiari dei 14 tupamaros che hanno partecipato all'azione "Rompere il silenzio", e nei confronti delle organizzazioni internazionali e di quei peruviani che hanno richiesto chiarezza e giustizia sulla strage del 22 aprile.
Alcuni di loro che fanno parte di un sindacato peruviano , sono stati prelevati dalla polizia e per 15 giorni sottoposti ad interrogatori e torture psicologiche dalla Direzione Nazionale contro il Terrorismo.
Troppe domande ancora rimangono senza risposta, denuncia Lucia Cartolini, prima fra queste l'ambiguo comportamento dell'arcivescovo di Lima - Juan Luis Cipriani, che era uno dei tre intermediari nelle trattative avvenute in questi mesi tra il governo Fujmori e l'MRTA: perche' 48 ore prima del "blitz", per motivi di salute l'arcivescovo si e' ritirato dalle trattative? La famiglia di Nestor Cerpa Cartolini tramite la chiesa francese ha richiesto un incontro con il Mons. Cipriani, ma a distanza di un mese non e' ancora giunta risposta da Lima.
La sorella del comandante Evaristo conclude l'incontro dicendo che Nestor continuera' a essere vivo nel suo popolo, e verra' il giorno che il popolo peruviano reagira', perche' non si puo' continuare a vivere nell'oppressione e nell'ingiustizia.
ANCHE NOI ASPETTIAMO QUEL GIORNO, QUANDO LA TESTA SI RICONGIUNGERA' CON IL CORPO E TUPAC AMARU RINATO ATTACCHERA'!