La scuola è sempre più azienda. Ma che vuol dire? Come è fatta un azienda?

In tutte le strutture lavorative (oggi chiamate aziende) esiste una specifica divisione di ruoli sintetizzabile in due categorie: il comando e l'ubbidienza. Il comando risulta sempre più concentrato agli altissimi livelli (quelli decisionali) e fa' uso di "caporali" dislocati lungo tutta la catena dell'organizzazione del lavoro. Neppure questi quadri, portatori di dominio, sono più "garantiti" e vengono sostituiti con frequenza (anche se viene riconosciuto loro un trattamento economico di "riguardo"). Per i "dominati" non esiste, oramai, alcun tipo di garanzia, neppure quella della difesa della salute e della vita. Guai a chi osa opporsi! Le garanzie costituzionali sono "sospese". Le leggi "d'emergenza" scaturite dalla repressione delle opposizioni negli anni '70 sono tuttora sospese sopra la teste di tutti i dissidenti che osano denunciare l'impoverimento costante ed il furto di democrazia perpetrato ormai da decenni.

Che centra tutto ciò con l'istruzione ed i "soprusi" di professori e governanti?

La scuola, dopo un tentativo di "riforma" operato dalle lotte (6 politico, autogestione, rifiuto della "meritocrazia", ecc.), è ritornata ad essere l'educatore che insegna silenzio ed obbedienza. Che prepara l'accettazione al precariato, al sopruso, allo sfruttamento selvaggio dell'umanità tutta. Gli insegnanti acquistano, così, un ruolo prezioso ed il dominio li ringrazia mantenendo una condizione di minore "instabilità" delle loro funzioni lavorative (forse ancora per poco - è già, comunque, in atto una selezione dei più "fedeli"- contrastata solo dal sindacalismo di base). Ma essere coscienti di tutto ciò non è sufficiente. Occorre "tirare il calamaio" in faccia all'insegnante-governante perché risulti evidente a tutti il colore del suo agire. Colore nero, cupo, bieco di chi ha il potere del ricatto e lo usa anche per il suo "prestigio". Occorre informare, costruire percorsi aggregativi, lotte. Occorre essere "umili", "sporcarsi le mani" ma soprattutto incominciare ad agire, contestare, esprimere pezzetti di diversità. E' evidente che la prima critica espressa da un percorso di questo tipo debba iniziare dalla critica dello stesso "studente modello" e dei modelli a cui esso si ispira che non sono altro che la tensione di questi a divenire dominatori. Ma i dominatori sono POCHI rispetto all'elevatissimo numero dei dominati (sempre in crescita). Il concetto che deve ispirare il nostro agire è: l'eliminazione del dominio, attraverso la sua critica. Diceva Toto: siamo uomini o caporali! Ora sembra che i caporali siano ovunque. Hanno invaso ogni aspetto dell'esistente. Ma un caporale non comanda un cazzo di niente: è solo un dominato imbecille! La stessa estensione, a macchia d'olio, del disagio ne è la conferma. La "malattia mentale", la violenza fine a se stessa, la criminalizzazione dell'immigrazione, della diversità, le "emergenze" che i media tutti creano con ossessiva periodicità non sono altro che la continuazione dell'emarginazione operata nei confronti di chi si oppone alla privatizzazione totale dell'esistente, alla omologazione al pensiero unico: al consumo unico! Perché è questo che più preme ai dominatori: IL CONSUMO. Che sia un burger, un auto, un telefonino...oppure bombe, inquinamento, sfruttamento selvaggio... MERCATO! Tutto serve a fare soldi ed il denaro diviene VALORE TOTALE, stile di vita, realizzazione. Ma, come si è detto, il denaro è soprattutto per i dominatori. Le sempre più risicate briciole ridistribuite non sono sufficienti ad esaudire i sogni che la pubblicità ci impone, neppure quelli dei caporali più ligi. Ed ecco che un tizio entra in un locale e spara nel mucchio. Un altro stermina la famiglia.

Eccoli qui i loro valori: concorrenza spietata, arrivismo, violenza, cinismo.
Che tipo di umanità si può costruire su quei valori?
Una umanità di assassini e guerrafondai!


Basta concorrenza!   A noi non conviene.

Buttiamoli giù dal loro trono di imperatori del Mondo assieme alle loro strutture di dominio ("aziende").
Boicottiamo le guerre, i loro mercati, le loro multinazionali. Ricostruiamo collettivi di persone, nella scuola, nel lavoro e nella società, per rendere il loro dominio più difficile possibile.

Aggreghiamoci per produrre non merci ma lotte e solidarietà.
Costruiamo le condizioni per spazzarli via per sempre dalla Terra.