a cura di Red Ghost Ravenna |
Venerdì 11/3 H. 21.00 Sala polivalente Vicolo della stazione 52 Cesena RESISTENTI ! STOP all' OCCUPAZIONE dell' IRAQ Incontro-dibattito su: Guerra "umanitaria"(Yugoslavia), guerra di "civiltà" (Iraq): pace e resistenza di fronte alle guerre della competizione globale. Intervengono: Mauro Bulgarelli (deputato dei verdi) Sergio Carraro (rete dei comunisti) - Giornata mondiale contro la guerra il 19 Marzo Manifestazione nazionale a Roma (ore 15 Piazza della Repubblica) Per adesioni e prenotazione pullman a Cesena: Associazione Pellerossa Vicolo della stazione 52 (Lunedì e Giovedì dalle h.21.00) oppure telefonando a 329-8931812 o 360-961889 - momotombo@libero.it Associazione Pellerossa Cesena ***** L'Associazione di Amicizia Italia-Cuba di Forlì Presenta Venerdì 4 marzo 2005 ore 21 Il nuovo video di Fulvio Grimaldi "Americas reaparecidas" con la presenza dell'autore Fulvio Grimaldi Dalla resistenza irachena a quella dell'intero continente latino-americano ai progetti di dominio imperialista: una speranza per l'umanità. Seguirà il dibattito Presso circolo Arci Z. Zorè, sala Ex-machina Viale Spazzoli, n. 51, Forlì. Ingrasso libero con tessera Arci obbligatoria **-** Al Confino- "calendario marzo 2005" venerdì 4 marzo: SPECIALE ANTIPSICHIATRIA. "la psichiatria distrugge le menti" PROIEZIONE E DIBATTITO. a seguire la "Taverna Dei Briganti" squatbar, musica, stuzzichini vegani, bevaraggi e ludoteca. sabato 19 marzo: ANARCOPUNK FESTIVAL CONTRO LA "SCIENZA PSICHIATRICA". dalle 21:00 presentazione di VIOLETTA, telefono antipsichiatrico di Firenze. dalle 22:30 sul palco: SCUM OF SOCIETY (latina d beat crust masters) ICTUS (rovereto grind) GONZALES (mestre/venezia hxc) DIRTY POWER GAME (power grind dalla capitale) tutte le domeniche: abbuffata vegana, cena senza sofferenze animali, lascia a casa il portafoglio e mangia più che puoi! AL CONFINO: VIA PROV.LE CERVESE 1817. ZONA PONTECUCCO. 47020 CESENA (FC) al_confino@hotmail.com ***-*** La strage di Verona: "gesto inconsulto"? La verità è un'altra. I due giovani poliziotti freddati a Verona durante un servizio di pattugliamento non potevano immaginare che dentro quell'auto, in una fredda notte di febbraio, oltre al corpo di una povera giovane ucraina ci fosse un "terminetor", una spietata macchina addestrata per uccidere . Già si parla di "gesto inconsulto", di mostro, di squilibri maniacali. Quello che ha compiuto Arrigoni (a parte il suo curriculum) non è niente di tutto ciò Ma la reazione di uno che stava facendo un "lavoro". Un "lavoro" molto sporco che , probabilmente, aveva imparato a fare in Somalia: Uccidere per terrorizzare. La reazione di chi solo ammazzando due pericolosi testimoni può pensare di farla franca. Perché dopo avrebbero pensato a coprirlo "loro" i suoi committenti; come da copione. Queste affermazioni certamente "impegnative" o forse pesanti non sono il frutto di qualche banale dietrologismo, come molti lettori, compagne e compagni sicuramente penseranno. Sono il frutto di una attenta analisi ormai decennale (partita da una contro-inchiesta fatta in romagna sui delitti della UNO BIANCA), di fatti ed eventi classificati come "criminali" che si saldano invece a quest'ultimo episodio. Il primo collegamento immediato è con quanto successe al Pilastro nei primi anni "90 (dove tre carabinieri ausiliari vennero trucidati dalla banda della "UNO BIANCA" perché giunti nel posto sbagliato nel momento sbagliato); e l' omicidio di Bilancia di due guardie giurate dopo aver sparato a una ragazza nigeriana. La banda della UNO BIANCA era composta da poliziotti legati ai servizi segreti militari. Si macchiò di decine di omicidi e ferimenti contro obiettivi apparentemente diversi fra loro: tabaccai, cassieri, impiegati, benzinai, passanti e testimoni; inoltre zingari e immigrati senza neanche il pretesto di finte rapine per pochi spiccioli. Il periodo più intenso del gruppo si colloca nella delicata fase di transizione dalla prima alla seconda repubblica (ma già dalla fine degli anni '80 era attiva "la banda delle coop" che probabilmente integrata da altri ignoti elementi operava sempre in E. Romagna e nord delle marche seminando il terrore nei super mercati coop). Siamo in un momento di scontri senza esclusione di colpi fra apparati e servizi segreti legati alla vecchia classe politica (attaccata anche sul fronte giudiziario con tangentopoli) e quelli legati ai poteri sovra-nazionali che spingono l'acceleratore delle "riforme" , accompagnate dalle dichiarazioni e dai gesti simbolici e plateali di Kossiga ( il picconatore che durante una cerimonia della massoneria anglosassone di rito scozzese pianta simbolicamente, in un castello della Scozia, una quercia dicendo:"speriamo cresca bene"). Flaminio Piccoli, vecchio esponente democristiano, denuncia i piani di poteri "occulti" per distruggere la prima repubblica e in una intervista dirà: "Per imporre il turbocapitalismo faranno scorrere fiumi di sangue". La scoperta e l'arresto della banda della UNO BIANCA, che agiva indisturbata da anni lasciando tracce e indizi simili a quelle di un elefante dentro un negozio di cristalleria, avviene probabilmente negli ultimi strascichi di questo scontro fra vecchi e nuovi poteri (ricordiamo il furto "simbolico" di una UNO Bianca dentro la sede del SISDE a Roma). Ma la scia di sangue e di crimini particolarmente efferati non si ferma. Siamo di fronte ad una nuova strategia del terrore che si adegua e si attualizza alla nuova fase che si è aperta in Italia dopo la sconfitta del movimento operaio nelle sue forme più "rigide" e la ristrutturazione sociale e produttiva del paese Se togliamo gli ultimi bagliori delle stragi di Firenze e Milano, lo stragismo bombarolo si colloca storicamente nel conflitto di classe sorto negli anni '70. Conflitto che rappresenta forse la punta più avanzata nel contesto europeo che fa dell'Italia una "anomalia" nel mondo occidentale (dopo il riflusso del '68) e soprattutto l'anello debole della catena imperialista euro-atlantica. Paradossalmente se lo stragismo bombarolo è una strategia controrivoluzionaria, tesa a colpire ed arrestare i movimenti sociali di classe, il nuovo terrorismo dei "serial killers", o dei "terminetors", si colloca in una strategia "rivoluzionaria" del capitale che deve necessariamente colpire e disgregare nel più profondo il conservatorismo e le riluttanze , formali ed informali, della società italiana alla modernizzazione dopo la caduta del blocco socialista dei paesi dell'Est e della crisi irreversibile dei modelli socialdemocratici del Nord Europa. Esorcizzato il "pericolo comunista" e messi nell'angolino i movimenti antagonisti resta il problema di disgregare e cancellare tutti quegli elementi di "arretratezza" che costituiscono un ostacolo al pieno sviluppo di un capitalismo moderno, efficiente, decisionista, capace di stare al passo con la competizione globale in formazione. La società italiana non è preparata a questi cambiamenti radicali che devono avvenire in tempi rapidi perchè la globalizzazione imperialista non aspetta nessuno ne tollera ritardatari. Occorre dunque colpirla nelle sue"cattive" abitudini comportamenrali: il provincialismo, l'assistenzialismo, la socialità, e persino la famiglia e le tradizioni religiose, quando diventano ostacolo alla "rivoluzione culturale" del capitale. Occorre disgregare il "comunitarismo" conservatore - dirà Luttwak (consigliere speciale della casa bianca e attento"osservatore" dell'Italia). È in questo contesto che appare sempre più evidente la figura del "serial killer", del "mostro". Tanti eventi criminali, spesso di una ferocia inaudita, come se si trattasse di azioni coordinate fra loro. Li accomuna uno spropositato uso della violenza, spesso la mancanza di un movente plausibile e, soprattutto, l'indignazione popolare che riescono a scatenare. Come i delitti della UNO BIANCA. Menzionarli tutti sarebbe impossibile: ricordiamo "Manolo lo slavo", ergastolano che riesce a fuggire misteriosamente dal carcere di Rimini e si mette a terrorizzare le campagne del Nord Italia vestito con pantaloni mimetici e anfibi. Usa una 357 Magnum per compiere rapine balorde presso case isolate di agricoltori "terminando" le sue vittime: 9 morti ammazzati. Una volta catturato confesserà in una intervista di essere uscito dal carcere "Grazie a quelli della UNO BIANCA". Poi c'è il "killer" delle pensionate in Puglia, quello dei taxisti in Toscana che usa strangolare le sue vittime con un laccio alla "commandos"; ancora quello delle prostitute a Modena che vede indagato, che strana coincidenza, un altro ex-parà. Delle conoscenze del "mostro" Bilancia in ambienti legati ad apparati statali si ha la conferma quando un detenuto, passato per il carcere di Rimini, viene a sapere molte cose in merito. Volerà, "suicida", giù dalla finestra della Questura di La Spezia. Nel frattempo qualche disgraziato, vuoi per essere immigrato, "terrone" , o per aver avuto qualche precedente per reati sessuali finisce in "graticola" grazie a ben collaudati depistaggi e impianti accusatori ridicoli (Vedere la vicenda dei catanesi del Pilastro su cui il settimanale "Avvenimenti" fece una bella contro-inchiesta). E che dire del lagunare-assaltatore della Val di Susa (magari qualche compagno di Torino potrebbe verificare). Circa 3 anni fa Questo tizio, descritto da amici e parenti come un uomo mite e gentile (come il suo collega di Verona), un giorno, forse preso dal rimorso, si presenta dai giudici di Torino confessando di aver compiuto numerosi omicidi rimasti insoluti, in finte rapine per conto del SISMI. Partono le prime verifiche e si comincia a capire che il soggetto non è un mitomane. Verrà trovato morto "suicidato" con un colpo alla testa nel bagno del tribunale di Torino durante una udienza. E perché non ricordare il recente "una bomber" che fabbrica ordignetti in Veneto? Chi ha un minimo bagaglio conoscitivo sa che la preparazione o la manipolazione di esplosivi è qualcosa di estremamente delicata e pericolosa. Solo chi ha frequentato corsi di "alta specializzazione" può preparare ordigni di questo tipo. Dove avrà imparato queste tecniche il nostro amico? In quale base NATO o in quali "missioni di pace"? Le vicende di Cogne e di Omar ed Erika sono allo stesso tempo le più devastanti e "spettacolari": leggete attentamente dall'inizio di questi tragici fatti fino ad oggi nei maggiori quotidiani ed in particolare "Il resto del carlino" (stranamente sempre attento a particolari che lasciano aperte sempre altre ipotesi senza, ovviamente, tirare mai conclusioni) e vi accorgerete di inchieste zeppe di incongruenze, sparizioni di prove, depistaggi, confessioni degli imputati contraddittorie. Cosa hanno in comune questi due delitti? Molto: innanzitutto l'apparizione del reparto dei RIS con le loro investigazioni "scientifiche" (prova del DNA etc.); poi i genitori che ammazzano i figli e i figli che ammazzano i genitori nella maniera più sanguinaria e feroce: a colpi di decine di coltellate e con lo spappolamento del cranio. Tutto questo non in una grande metropoli, dove farebbe meno clamore, ma nella provincia italiana, nella piccola comunità montana dove tutto è sempre più tranquillo e non succede mai niente di eclatante. L'immaginario collettivo è colpito e turbato profondamente. Ci penseranno i macellai dell'informazione a rendere tutto più macabro e "terroristico": "non si può essere sicuri neanche fra le mura domestiche con la propria famiglia". L'effetto è equivalente a quello di una strage in una stazione a ferragostoo o durante le vacanze di Natale . Del resto non è forse accertato che il "mostro di Rostov" in Russia negli anni '80 era coperto da settori del KGB che stavano preparando la transizione a partire dallo scardinamento dei principi socialisti che garantivano sicurezza e protezione assoluta ai bambini. Occorreva qualcosa di forte, di traumatico per preparare i russi a quello che sarebbe venuto più tardi. Qualcosa che i russi non avevano mai visto: un "mostro" con la tessera del PCUS che divorava bambine. Lo scopo è sempre lo stesso: condizionare e manipolare costantemente l' "opinione pubblica" attraverso crimini particolarmente efferati. Se guardiamo tutto quello che è successo in questi ultimi 15 anni nel nostro paese ci si renderà conto dei cambiamenti radicali avvenuti in un lasso di tempo relativamente breve (rispetto ai 45 anni precedenti). Il terrorismo di stato, nelle sue varie forme ed espressioni, accompagna e guida questi cambiamenti. Rispetto a questa situazione assistiamo ad una completa paralisi e incapacità dei più disparati settori di movimento nel riprendere in mano i fili della contro-informazione e della contro-inchiesta. È un chiaro segno dei tempi di crisi che l'antagonismo di classe vive oggi in Italia. La crisi ideologica della sinistra rivoluzionaria genera anche l'incapacità di interpretare i fenomeni e sottovalutarli. Spesso non vediamo questi fatti come una trave nell'occhio e inseguiamo invece piccole mosche. Un conto è parlare di strategia terrorista dello stato un conto fare controinformazione su una banda di teppistelli di quartiere con simpatie naziste. Occorre ripristinare il vecchio metodo della controinformazione e della contro-inchiesta . Occorre che nei vari ambiti di movimento ci siano soggetti che si prendano cura della raccolta di informazioni, di analizzarle e catalogarle. Quella sana abitudine che vari gruppi della sinistra extraparlamentare avevano durante la strategia delle bombe (anche se il clima evidentemente non è più lo stesso). Certo, c'è una netta recrudescenza dell'aspetto repressivo. Sono tornati a selezionare i militanti più scomodi o pericolosi, si ritorna all'uso dei reati associativi (vedi il 270 bis), si ripristinano le provocazioni fasciste per irretire le realtà antagoniste dentro la spirale della guerra per bande. Ma spesso le strategie che non si vedono sono le più pericolose perché i movimenti non riescono a leggerle e a riconoscerle e, soprattutto, a collocarle dentro precisi progetti politici dell'imperialismo e in questa nuova fase dove si stanno realizzando molti degli obiettivi che il grande capitale voleva raggiungere anche attraverso l'uso di queste forme "anomale" di terrorismo . Speriamo che qualcuno raccolga questo tentativo di stimolare da parte nostra la discussione e un interesse maggiore rispetto a questi fenomeni che rientrano a pieno titolo dentro la così detta strategia della CONTRORIVOLUZIONE. ".I terroristi sono fra noi" (Antonio Mantella , maresciallo dei carabinieri "suicidato" nella strage della caserma di Bagnara di Romagna il 16 Nov 1988) "siamo in tanti" (Roberto Savi poliziotto killer della Uno Bianca,dopo l'arresto Dicembre 1994) "Per imporre il turbo-capitalismo faranno scorrere fiumi di sangue" (Flaminio Piccoli esponente nazionale della DC nel periodo di "Tangentopoli") Alcuni compagni romagnoli promotori della contro-inchiesta sui delitti della UNO BIANCA negli anni '90 ****-**** Da: Michel Collon michel.collon@skynet.be --1-- Iran, Birmania, Cuba, Corea, Bielorussia, Zimbabwe: perchè questi 6 bersagli? Pol De Vos (Stop USA Belgio) Condoleezza Rice, il nuovo ministro americano degli Affari Esteri designa sei paesi come «avamposti della tirannia». Questa lista rivela che la preoccupazione principale degli Stati Uniti non è la democrazia ma i suoi personali interessi economici e geostrategici. La strana lista di Rice Gli "avamposti della tirannia" sostituiscono "l'asse del male" Iran Il vicepresidente Dick Cheney considera l'Iran «la prima della lista dei paesi problematici del mondo». Il regime di Teheran si oppone agli USA su diversi punti. É contrario soprattutto al Grande Progetto di Bush nel Medio Oriente. Ma le riserve petrolifere e il miglioramento delle relazioni economiche tra Iran e Cina sono anch'essi dei problemi preoccupanti. Finchè gli Stati Uniti non ingaggiano 150.000 uomini in Irak non possono dichiarare guerra aperta all'Iran. Tra l'altro non sono solo la Russia e la Cina le uniche a opporsi ad una guerra all'Iran, anche Blair si schiera nel campo europeo che rifiuta di lasciarsi trascinare in "un'avventura (militare) iraniana". Dall'estate scorsa, gli USA mandano delle missioni segrete in Iran per raccogliere delle informazioni e localizzare le zone nucleari, chimiche e militari iraniane . Recentemente Cheney si è lasciato scappare che Israele "potrebbe forse decidersi a passare all'azione" per distruggere il programma nucleare in Iran. Ha lasciato intendere che gli Stati Uniti probabilmente non sono in grado di impedire questo attacco. Gli israeliani lascerebbero allora al resto del mondo il compito di "rimettere dell'ordine in questo impiccio diplomatico" ha aggiunto. Il ministro israeliano della Difesa non esclude la possibilità di attacchi preventivi contro l'Iran. Myanmar (Birmania) Il Myanmar è una pedina fondamentale nella lotta contro la Cina. Quest'ultima stringe relazioni con paesi situati nel Medio Oriente fino al sud della Cina, tra cui il Myanmar. Il 60% delle importazioni di petrolio della Cina devono passare attualmente per il distretto di Malacca, dominato dagli USA e dal Giappone. Il blocco di questo distretto potrebbe avere delle ripercussioni drammatiche in Cina. I progetti di un oleodotto petrolifero tra la Cina e il Myanmar accorcerebbero il tragitto del petrolio in mare di 3372 km e eviterebbero soprattutto il passaggio per il distretto di Malacca. Cuba Da 45 anni, Cuba socialista è una spina nel piede di ogni governo americano. Nonostante il blocco economico e il ricatto politico e economico permanente, i cubani tengono duro. La mortalità infantile è inferiore a quella degli Stati Uniti, le cure mediche e l'istruzione sono gratuiti e di ottima qualità. Il paese invia 18.000 medici in altri paesi del terzo mondo. Gli Stati Uniti temono soprattutto che l'esempio cubano contamini altri paesi. I legami stretti tra Cuba e il Venezuela ricco di petrolio innervosiscono molto Bush. L'America latina deve essere richiamata all'ordine e la resistenza contro l'ALCA, una zona di libero scambio che copre tutto il continente americano a beneficio delle multinazionali americane, deve finire. Anche l'aumento degli investimenti cinesi in America Latina è inaccettabile agli occhi di Washington. Esiste un accordo importante relativo al petrolio, l'industria e le risorse minerarie tra la Cina, il Venezuela e Cuba. Il Venezuela si rivolge anche a consiglieri iraniani perchè aiutino la sua compagnia petrolifera nazionale a raggiungere il mercato asiatico. Corea del Nord Con il Myanmar, la Corea è un punto strategico nell'accerchiamento militare della Cina. «Gli Stati Uniti hanno fatto sapere molto chiaramente che volevano intervenire militarmente in Corea del Nord e in Cina», spiega il deputato sudcoreano Roh Hoe-chan. In un articolo intitolato "Finirla con la tirannia", il neoconservatore Eberstadt elabora una strategia in sei punti per cacciare il presidente nordcoreano Kim Jong Il dal potere. Uno di questi punti consiste nel creare divergenze tra la Corea del Nord e i suoi vicini (Cina e Corea del Sud). Fino ad ora questa strategia non ha funzionato. Nonostante la sua implicazione in Irak a lato degli USA, la Corea del Sud si impegna attivamente nel ravvicinamento economico con il suo vicino del nord. Bielorussia Buona parte delle condotte di gaz naturale e di petrolio dal Caucaso verso l'Europa occidentale passano per la Bielorussia. Contrariamente alle altre ex repubbliche sovietiche, il presidente Lukatchenko difende la protezione sociale della popolazione, la stabilità economica e politica e lotta contro la corruzione. Ha conservato gran parte dell'economia di stato e le fattorie collettive anche se in un'economia globalmente capitalista. In Bielorussia, il tasso di disoccupazione è del l'1,7% e c'è il 2,6% di lavori vacanti. Il livello di vita è scarso, così come le pensioni, ma la gente è ben nutrita e ben vestita. L'istruzione è gratuita e anche l'Università. Gli studenti ricevono delle borse di studio. Lukatchenko vuole anche consolidare l'unione con la Russia e si oppone all'espansione della NATO. Prendendosela con la Bielorussia, gli USA vogliono mettere in guardia tutti i paesi provenienti dall' ex Unione Sovietica di non opporsi al loro dominio. Zimbabwe Nel 1998-99, lo Zimbabwe ha appoggiato militarmente la lotta del presidente Kabila per l'indipendenza nazionale del Congo, contro gli interventi del Ruanda e dell'Uganda, sostenuti dagli USA. Da allora, lo Zimbabwe è bistrattato dall'Occidente. Il FMI ha chiuso il robinetto dei crediti e, nel 1999, gli Stati Uniti hanno interrotto ogni aiuto, a causa "del problemi dei diritti umani". Fu allora che Mugabe intraprese una riforma agraria, rimandata per lungo tempo. Successe nel 1975, dopo l'indipendenza, anche se le terre rimanevano proprietà di un piccolo gruppo di grandi proprietari coloniali. I contadini bianchi nel sudafrica e in Namibia temevano che le loro terre seguissero questo esempio. Un gruppo di pressione, lo «Zimbabwe Democracy Trust», ha lanciato una campagna attraverso i giornali britannici. Questo «Trust» conta membri come Chester Crocker, un vicesegretario di stato sotto Reagan e Bush senior, e la baronessa Lynda Chalker, ex ministro britannico dello Sviluppo d'Oltremare . Hanno ottenuto il sostegno anche di Lord Carrington, ex segretario generale della NATO. Nel 2002 tutta l'Unione europea ha seguito questo comportamento aggressivo. La pressione è diventata enorme. «Blair vuole un cambiamento di regime», scriveva il New African nel mese di febbraio 2004. Mugabe è anch'esso criticato a causa delle sue relazioni con la Cina. I paesi africani beneficiano del libero accesso doganale al mercato cinese. Nel giugno 2004 ben 670 imprese cinesi erano attive in 49 paesi africani. La Cina ha dei progetti petroliferi in Sudan e dei progetti minerari nello Zimbabwe. Investe nelle telecomunicazioni in Kenya, nello Zimbabwe e in Nigeria. Questi paesi apprezzano fortemente questo contrappeso al dominio occidentale poichè ciò gli conferisce una migliore posizione per negoziare. A grande scapito di Bush e Blair. --2-- Bush raggira i politici europei «in nome della libertà» Pol De Vos (Stop USA Belgio) «Il mio obiettivo è la libertà. Freedom!», ha dichiarato Bush nel discorso inaugurale del suo secondo mandato. «Ogni dirigente sarà sempre messo davanti alla scelta morale tra oppressione, scelta sempre sbagliata e libertà, scelta sempre giusta.» Dopo le armi di distruzione di massa e il terrorismo internazionale, «la libertà» diventa il nuovo pretesto per gli interventi americani nel mondo intero. Bush viene a Bruxelles il 22 febbraio per chiedere un sostegno ai suoi progetti. «Non possiamo tollerare l'esistenza della tirannia permanente», ha detto Bush nel suo discorso di investitura. «Il nostro obiettivo è di bandire la tirannia dal mondo.» Un'altra immagine del nemico, dunque. Ma anche questa volta Bush si investe del diritto divino di intervenire ovunque e in qualsiasi momento... Anche se deve costare la vita di più di centomila persone, come è successo in Irak. Dopo questo discorso il quotidiano britannico The Guardian ha scritto: «Fuochi d'artificio a Washington, disperazione nel mondo intero». Dopo l' 11 settembre, la lotta contro il terrorismo ha fornito il pretesto alle forze statunitensi di estrema destra di applicare finalmente i piani che ribollivano da tempo. Dick Cheney, già ministro della guerra sotto Bush padre, ha fatto redigere un rapporto nel 1992: Defense Planning Guidance. Vi era scritto: «Il nostro obiettivo principale è di impedire l'insorgenza di un nuovo rivale. Questo implica di mettere in opera tutti i mezzi possibili per impedire che una potenza ostile domini una zona da cui potrebbe esercitare un'influenza mondiale. Si tratta di zone come l'Europa occidentale, l'Asia dell'est, il territorio dell'ex Unione Sovietica e l'Asia del sud-ovest.» Nel mese di settembre 2000, il gruppo che si riunisce intorno a Cheney ha interinato questa visione in Ricostruire la difesa dell'America. Strategia, forze armate e mezzi per un nuovo secolo: «Il ruolo dell'esercito è di impedire l'apparizione di una nuova super potenza rivale e proteggere le zone-chiavi dell'Europa, dell'Asia dell'est e del Medio Oriente.» Sono tre le potenze in grado di mettere in pericolo l'onnipotenza degli Stati Uniti: la Cina, la Russia e l'India. Il rapporto rivela che gli Stati Uniti non possono aspettare che questi paesi diventino "una minaccia reale". Raccomanda la guerra preventiva per falciare l'erba sotto i piedi di un possibile rivale. Da Bagdad a Pechino Uno degli obiettivi delle guerre contro l'Irak, la Yugoslavia e l'Afghanistan era di istallare delle basi americane. Anche oggi la posta in gioco strategica è quella di espandere l'esercito americano in tutto il mondo. È ciò che emerge dal rapporto recente della CIA, Project 2020 e dall'ultima lista delle «tirannie». Project 2020 prevede una grande perdita di influenza USA nei prossimi 15 anni. Le nuove economie - la Cina in testa - saranno sempre più in primo piano. Gli analisti si attendono ad una concorrenza maggiore per le risorse naturali ed anche ad una possibile penuria importante di petrolio. La CIA consiglia ai politici americani «di proporre agli stati asiatici una sicurezza regionale e un ordine che possano concorrere, o addirittura superare, le proposte della Cina.» Oppure «è molto probabile che questi paesi si uniscano al carro di Pechino». Proporre la sicurezza regionale e l'ordine significa istallare delle basi militari americane. Gli Stati Uniti si preoccupano molto anche della vendita di armi moderne della Russia alla Cina. Non vedono di buon occhio le buone relazioni che la Russia sta stringendo con l'Asia, con la Cina in particolare. Cercano ugualmente in tutti i modi di impedire all'Europa di abolire il suo embargo contro la Cina per quanto riguarda le armi e di collaborare a progetti di alta tecnologia quali il sistema di navigazione satellitare Galileo, concorrente del GPS americano. Gli Stati Uniti hanno già minacciato di distruggere il sistema europeo Galileo se esso viene utilizzato da una potenza ostile quale la Cina . Crisi e guerra mondiale Il Medio Oriente resta la priorità. Bush non ha intenzione di ritirare le sue truppe dall'Irak. E l'Iran è il prossimo bersaglio. Ma non sarà facile. In Irak gli USA si scontrano con una vera e propria insurrezione popolare. La coalizione americana si sgretola. Il giornale Foreign Affairs scrive: «L'Irak è al di sopra delle nostre forze. Abbiamo raggiunto i nostri limiti.» In Afghanistan, per il momento, la NATO controlla qualche città ma il resto del paese resta sotto il controllo della resistenza antiamericana. Nel 2003, Bush ha minacciato la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e la Repubblica cubana. Oggi è costretto a constatare che gli sarà impossibile mettere in pratica le proprie minacce in un futuro prossimo. L'America latina avanza molto meno di quanto Washington aveva sperato. Il Piano Colombia contro la guerilla incontra una resistenza generalizzata. In Venezuela, la CIA non riesce a rovesciare il governo del presidente Chavez. Molti paesi sudamericani hanno eletto dei dirigenti democratici e nazionalisti come Lula in Brasile, Duarte in Paraguay e Kirschen in Argentina. E tutti questi paesi stanno riallacciando delle relazioni con Cuba. Gli Stati Uniti si rendono conto di essere strategicamente deboli quando devono mandare numerosi soldati sul fronte e non ricevono il sostegno politico e militare dell'Europa, sostegno necessario per sottomettere il mondo ai loro ordini. Questo è il motivo della visita di Bush a Bruxelles. Anche il movimento pacifista si mobilizza per impedire che Bush ottenga questo appoggio: chiede che l'Europa non appoggi l'occupazione in Irak. La resistenza del popolo irakiano è importante, per gli irakiani stessi, ma anche per tutta la zona circostante e per il resto del mondo. Se gli USA si cacciano nei guai in Irak come successe nel Vietnam, i loro progetti di guerra saranno compromessi drammaticamente. L'Europa non può sostenere neppure la lotta del governo americano contre le presunte tirannie. Questi paesi ricevono questo appellativo solo a causa della loro opposizione ai progetti di guerra americani. Coloro che vogliono proibire la detenzione di armi nucleari a paesi come l'Iran e la Corea del Nord si occupino prima dello smantellamento generale di tutte le armi nucleari del mondo, sotto il controllo delle Nazioni Unite comiciando dai paesi che ne possiedono di più. Le truppe statunitensi e quelle della NATO devono abbandonare i Balcani, l'Afghanistan e l'Irak. La participazione alle missioni della NATO a servizio degli Stati Uniti deve cessare e gli accordi che impongono questa partecipazione devono essere annulati. Le basi americane devono lasciare l'Europa e l'Europa non deve tollerare nessuna ingerenza nelle sue relazioni con la Cina e con altri paesi minacciati dagli Usa. Bisognerebbe anche ristabilire completamente le relazioni con Cuba. ******-******* Da: Camillo Coppola camillo.coppola@tin.it PRODI NON E' UNA MORTADELLA MA UN CAVALLO DI TROIA,VEDI REPORT- RAI DEL 9/6/2000 http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=7 (RIPORTATO A MARGINE DEL MESSAGGIO) ...HA PARTECIPATO ALLA SEDUTA SPIRITICA DEL "DE PROFUNDIS" PER ALDO MORO, CON RESPONSO "GRADOLI": HA SVENDUTO L'ALFA ROMEO AGLI AGNELLI, LA PIGNONE,L A CIRIO ECC.ECC.. IN EUROPA HA PROMOSSO LEGGI AD HOC PER GRUPPI DI PRESSIONE MULTINAZIONALI, VEDI TRASMISSIONE RAI "REPORT" DEL 9/6/2000. IL SIG.BOLKENSTEIN,UN SUO COMPONENTE COMMISSIONE EUROPEA CHE EGLI PRESIEDE,HA AVUTO LA SUA BENEDIZIONE ALL'AVVIO DEL CAPORALATO EUROPEO ECC.ECC.. ED ALLORA PERCHE' MORTADELLA? I NUOVI CAVALLI DI TROIA SI SPACCIANO CON LA RITRITA DEFINIZIONE DI "RIFORMISTI", PER CUI ALLEGO MIO PICCOLO LEGGIADRO PENSIERO... - PERCHE' RICORDARE LA DICHIARAZIONE VOTO DI FRANCO GIORDANO DEL PRC A FAVORE DEL "PACCHETTO TREU". PRO MEMORIA SINISTRO PER L'AUTOCRITICA AL PECCATO ORIGINALE DEI: <>. PERCHE' NON VI RIMETTETE IN PACE COL MONDO. Grazie al pacchetto TREU, di cui siete stati artefici iniscindibili, gravi sono le responsabilità in relazione alla pressoché totale distruzione dei diritti, delle tutele e della vita stessa dei lavoratori dipendenti. Varato in parlamento nel 1997 da tutte le forze dell'allora governo di centrosinistra e che ha riportato in Italia il caporalato delle agenzie per l'affitto delle braccia dei nostri figli: come si può dire di voler lottare, non strumentalmente, contro la liberalizzazione dei licenziamenti proposta da Berlusconi senza fare alcuna autocritica su tali odiosi provvedimenti ? E' quello che chiedemmo e chiedo ai Cofferati, ai Pezzotta, agli Angeletti, ai D'Alema, ai Rutelli, ai Bertinotti, ai Diliberto, ai Cossutta e quant'altri. ma loro scappano, perché questa semplice domanda li terrorizza e non vogliono e non possono rispondere. Nel 1997 il Governo Prodi aprì le porte della precarizzazione e della flessibilità del mercato del lavoro con l'introduzione del famigerato "pacchetto Treu". Ciò fu possibile con l'appoggio di Rifondazione Comunista e del Sig. COSSUTTA. La rinnovata "unità" intorno a Prodi è la cartina al tornasole che nuove drastiche misure antipopolari ci aspettano e che la così detta "sinistra del centro-sinistra" avrà un ruolo determinante nel "pilotare" la protesta sociale cercando di smorzarne gli effetti. Ho visto... GIOVANI LAVORATORI AGGIOGATI LORO MALGRADO A CONTRATTI PRECARI, costretti ad entrare all'alba in fabbrica nel giorno dello SCIOPERO GENERALE, ATTRAgruppi di affari." COMMISSIONE EUROPEA, DIRETTORATO GENERALE PER IL COMMERCIO "Vogliamo trovare un accordo con gli Stati Uniti per stabilire un sistema di pre-allarme contro le proposte politiche che potranno avere un impatto negativo sulle industrie di servizi." Ancorare i governi sugli interessi dei gruppi d'affari? Sistemi di pre allarme contro le proposte politiche? Ma per conto di chi lavorate, presidente Prodi? "Guardiamo alle cose piu' serie" ribatte il Presidente di fronte a quelle carte, "non guariamo a queste frasi che non dicono assolutamente nulla. Queste sono dichiarazioni che io condivido." Eppure, tutto sarebbe piu' equlibrato se la Comissione Europea, che ci sta g lobalizzando, ogni tanto chiedesse anche a noi cittadini cosa ne pensiamo. Ma lo fa? Una cosa e' certa, i grandi gruppi di servizi, come le finanziarie, le grandi assicurazioni o le banche vengono consultati in tempo reale da un sistema elettronico che si chiama S.I.S., messo in opera dalla Commissione Europea, come prova un altro documento firmato Direttorato Generale1, che recita: "La Commissione Europea ha creato un sistema di consultazione con le industrie dei servizi che permette ai negoziatori della Commissione di consultare rapidamente le aziende e anche i singoli azionisti." Chiedo spiegazioni al responsabile di questa iniziativa, Dietrich Barth, nel suo ufficio al quinto piano della Commissione. Barth candidamente conferma: "Quest'anno sono previsti i negoziati del WTO per la liberalizzazione dei servizi. La Commissione ha un assoluto bisogno di conoscere gli interessi dei grandi gruppi d'affari di questo settore." Ma perche' Barth, che lavora per i politici, non menziona anche gli interessi dei semplici cittadini? Gli chiedo provocatoriamente: "Sono sicuro che vorrete conoscere anche gli interessi delle persone comuni, o dei gruppi che li rappresentano. Dov'e' il sistema elettronico per consultare anche loro?" "L'S.I.S e' accessibile anche ai sindacati e ai gruppi di attivisti, non solo all'industria." Risponde sicuro. Non mi rimaneva che chiedere conferma di questo sia ai sindacati che agli attivisti. Inizio da Cecilia Brighi, una esperta di globalizzazione dell'Ufficio Internazionale della Cisl, che ribatte seccamente: "Purtoppo i contatti voluti dalla Commissione con i sindacati sui temi della globalizzazione non sono cosi' spinti come quelli che avvengono con le muntinazionali; anzi, praticamente non esistono." " Signora Brighi, lei ha mai sentito parlare del S.I.S.?", chiedo a bruciapelo. "No, mai." "Vi hanno informati dell'esistenza di questo sistema?", insisto. "Credo di poter affermare con certezza che le organizzazioni sindacali italiane non siano mai state informate di questo sistema di consultazione." L'Italia e' lontana da Brussell, e allora torno in Belgio per chiedere a Friends of the Earth, uno dei piu' grandi gruppi ambientalisti del mondo, se almeno loro, che hanno la sede a due passi dalla Commissione Europea, hanno mai sentito pronunciare il fatidico nome S.I.S. Mi risponde Alexandra Wandell, e lo fa con grande stupore: "Sfortunatamente e' la prima volta che sento parlare di questo sistema di consultazione, me lo sta dicendo lei, a noi non l'hanno mai comunicato. La Commissione Europea dovrebbe smettere di declamare di iniziative che in realta' non ha nessuna intenzione di portare avanti." La Commissone Europea ha fatto uno sforzo ciclopico per consultare i business d'Europa prima di Seattle. Ha fatto un sondaggio sui desideri dell'Investment Network, un'altra lobby di giganti industriali che include la Fiat e la Pirelli, e un secondo sondaggio su 10.000 aziende. Tutto documentato da me, nero su bianco. Fra l'altro ho cercato a Brussell anche la sede di questo Investment Network, ma non l'ho trovata. Per forza, perche' questo gruppo di multinazionali si riunisce proprio nella sede della Commissione Europea. E anche di tutto cio' ho discusso con Romano Prodi. "Vede Presidente, la cosa che preoccupa e' che tutto questo sembra non esistere poi con le ONG, coi consumatori, coi sindacati" e attendo la sua reazione. "Coi sindacati io sono in colloquio quotidiano," mi rassicura Prodi, "ma se esiste questo Investment Network io francamente non glielo so dire, non lo sapevo, non sapevo neanche che esistessero sondaggi per le imprese, me lo fa vedere lei adesso. Ma se stesse qui dentro lei vedrebbe quanto dialogo c'e' con le organizzazioni non governative e con i sindacati." Cecilia Brighi, a distanza, replica con altrettanta sicurezza: "Non c'e' ancora nulla, non lo hanno assolutamente ancora fatto, non c'e' nulla, noi non sappiamo quali sono gli impatti degli accordi gia' sottoscritti, per esempio in tema di agricultura o di occupazione, come per esempio non c'e' consultazione sui temi sociali nel mondo. Tutto questo va costruito in tempi rapidissimi." Che ci sia dialogo e' dunque tutto da verificare; ma una cosa verificata invece c'e': anche quando la Commissione comunica con le organizzazioni dei cittadini non sempre c'e' da fidarsi. Ho ottenuto due documenti sulla globalizzazione scritti dalla Commissione Europea che dovevano essere identici, intitolati "Regole internazionali per gli investimenti in seno al WTO", stesso protocollo e stessa data: solo che uno era destinato ai burocrati, l'altro ai cittadini. A una lettura piu' attenta sono emerse differenze radicali nei testi: la versione per la gente comune era tutta un'altra cosa. Ma a proposito di fiducia, ritorniamo alla carne agli ormoni americana. Sulla base di quali prove il WTO condanno' l'Europa? A rispondere e' di nuovo Keith Rockwell: "Quello che le posso dire e' che il WTO nel caso di dispute sulla sicurezza degli alimenti decide in base al parere degli scienziati della FAO. A loro fu chiesto di emettere il verdetto sulla carne agli ormoni." E infatti un gruppo di scienziati cosiddetti super partes si riunirono proprio alla FAO a Roma, e piu' precisamente nella commissione chiamata Codex. Dalla FAO parti' il verdetto: secondo loro l'Europa aveva torto. Ma gli scienziati della Fao erano davvero super partes, erano davvero imparziali? "Certamente" sentenzia con fermezza Alan Randell, uno dei massimi responsabili dei gruppi scientifici della FAO, cui ho rivolto quelle domande. Randell spiega: "Siamo una organizzazione intergovernativa e il nostro compito e' di fissare gli standard internazionali per la sicurezza degli alimenti. Abbiamo deciso che gli ormoni nella carne americana non pongono problemi alla salute, e potete fidarvi." Pochi giorni dopo aver registrato quelle affermazioni, mi sposto a Londra per un incontro cruciale. L'uomo che mi aspetta alla stazione Victoria vuole rimanere anonimo, perche' e' un chimico farmaceutico che ha lavorato per 35 anni con la grande industria e che oggi ha deciso di raccontare tutto quello che sa sulla cosiddetta indipendenza degli scienziati della FAO. Trovarlo e' stata veramente un'impresa, attraverso una serie infinita di contatti. Gli chiedo prima di tutto: perche' vuole parlare? "Il mondo sta cambiando, le multinazionali farmaceutiche e agroalimentari hanno assorbito ormai tutto....non so...forse perche' mi sto per ritirare dalla scena...ma guardi, io ho visto troppe cose, e c'e' un limite per tutti, o forse solo per me." La nostra conversazione continua, e lo invito a venire al dunque, e cioe' alle prove di quanto mi vorrebbe rivelare. Questo scienziato dall'aria aristocratica mi invita a sedermi a un tavolo del bar della Royal Albert Hall, e poi inizia: "La documentazione che le mostro era in gran parte segreta, e infatti molti fogli portano il marchio declassificato. Ora, per dimostrale quanto siano inaffidabili gli organi scientifici della FAO e' necessario che le racconti una vicenda parallela a quella che a lei interessa." "Guardi questi documenti. E' il novembre del '97, e la FAO si sta preparando a giudicare la sicurezza degli ormoni nel latte, che sono prodotti dalla multinazionale Monsanto. Qui si legge che uno scienziato della FAO, il dott. Nick Weber, aveva passato al dott. Kowalczyk della Monsanto i documenti riservati che solo gli scienziati della FAO avrebbero dovuto leggere prima di emettere il verdetto. Fra questi documenti c'erano persino gli studi della Commissione Europea, che era contraria agli ormoni artificiali. Capisce? La Monsanto pote' studiarsi con molto anticipo cosa avrebbero sostenuto i suoi critici durante i dibattimenti. Ma e' normale cio'?" Non rispondo e lo invito con un cenno del capo a continuare. Lui prosegue: "La FAO esamino' gli ormoni nel latte e in un primo tempo espresse parere positivo. Un trionfo per la Monsanto, ma c'era una nota che stonava. Michael Hansen, un consulente della FAO, non era d'accordo e stava per lanciare un allarme. Ed ecco un fax che la Monsanto spedisce a un funzionario della sanita' pubblica, dove si legge: Sembra che Michael Hansen non sia dei nostri. Dei nostri!!, capite che razza di mentalita'? La Monsanto considerava gli esperti della FAO roba propria." La mia fonte sosta per il tempo necessario a sorseggiare il bicchiere di vino bianco che gli ho offerto, poi estrae dalla borsa altri fogli, altre prove inedite. E rincara la dose: "Ma alla FAO ci sono altri scienziati gravemente compromessi: sono Margaret Miller e Leonard Ritter. In questo documento riservato del Congresso degli Stati Uniti si legge che la dottoressa Miller era sotto inchiesta perche', da dipendente pubblico, fu sorpresa a lavorare....indovini per chi? Per la Monsanto naturalmente, per conto della quale studiava gli ormoni. Veniamo al dottor Ritter: ho scoperto dagli archivi del parlamento canadese che Ritter e' stato piu' volte pagato del CAHI, una grossa lobby nordamericana di industrie veterinare favorevoli agli ormoni. Insomma, Miller e Ritter, due gioielli di indipendenza interni alla FAO, non le sembra?" E allora ricapitoliamo: la mia fonte inglese ha dimostrato che alcuni scienziati consulenti della FAO, e specialmente Nick Weber, Margaret Miller e Leonard Ritter, erano da tempo collusi con una lobby e con una grande multinazionale interessate a vendere ormoni, e nonostante l'evidente conflitto di interessi hanno continuato a decidere della nostra salute per conto della FAO. Lo scienziato inglese ora conclude e porta l'affondo decisivo: "E non e' proprio la FAO che ha giudicato innocui anche gli ormoni della carne, permettendo cosi' al WTO di condannare l'Europa. Come ci si puo' fidare? E poi guardi le liste degli scienziati della FAO che nel '99 e nel 2000 hanno di nuovo esaminato gli ormoni americani nella carne: chi ci troviamo? Weber, Miller, Ritter e tutti gli altri. Sono tutti qui, sono sempre qui!" Lo fisso con un'unica domanda nella testa: la FAO sapeva, ha mai sospettato qualcosa? "Certo che sapeva," risponde con un accenno di sorriso, "infatti Micheal Hansen, il bastian contrario, scrisse tutto nero su bianco e lo spedi' persino al direttore generale della FAO. Tutto si sapeva... persino nei dettagli. Ma questo non ha impedito a noi europei di essere cosi' penalizzati dal verdetto sulla carne agli ormoni." Torno a Roma e ricontatto il dirigente della FAO che avevo incontrato pochi giorni addietro. Gli passo le prove contro i dottori Weber, Miller e Ritter, ma lui non sembra molto interessato ai documenti. Li degna appena di un'occhiata e ribatte: "I nostri scienziati sono scelti dalla FAO e dall'Organizzazione Mondiale delle Sanita', e sono confermati nell'incarico dai governi membri. Sono esperti al di sopra di ogni sospetto e le sue affermazioni ci giungono assolutamente nuove." Una storia pesantissima questa, nella quale erano in gioco non solo interessi multimiliardari, ma soprattutto la nostra salute. E a questo punto tutto mi potevo aspettare meno che fosse proprio il WTO a rilanciare alla grande, a far esplodere la bomba. E' ancora Rockwell che parla: "Se i vostri governi avessero invocato l'articolo 5.7 del nostro accordo Sanitario e Fitosanitario la battaglia sulla carne agli ormoni non sarebbe mai esistita: niente FAO, niente sanzioni americane, nulla di nulla. L'articolo 5.7 del WTO vi dava il diritto di evitare lo scontro, mentre l'Europa studiava la sicurezza della carne americana." "E perche' l'Europa non l'ha usato?" gli chiedo piu' che sorpreso. Rockwell mi fissa pregustando il colpo ad effetto, e con un che di trionfale aggiunge: "Lo chieda a loro. Non lo hanno mai invocato quell'articolo!" Non mi rimane che girare la scottante questione ai massimi responsabili politici, e cioe' al ministro Fassino e al Presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Perche' non e' stato invocato quell'articolo? Fassino risponde che non lo sa, che ci sara' una ragione legale, e conclude sbrigativo: "Chieda a qualcun altro" dice scuotendo il capo. Romano Prodi invece tenta una battuta ("Non lo so, non sono mica un veterinario!") e poi conclude sostenendo che si tratta di aspetti tecnici "...e non potete venire a chiedere a me." Entrambi si sono difesi aggiungendo che l'importante e' che la carne agli ormoni non entri in Europa, ma questo francamente non mi basta. Abbiamo miliardi di sanzioni che ci penalizzano ogni giorno, e si tratta della piu' pericolosa disputa commerciale degli ultimi 20 anni. Se la si poteva evitare appellandosi a un semplice articolo, i nostri massimi dirigenti politici lo avrebbero dovuto sapere. Ma tant'e'. Io non chiedo piu' nulla, e scelgo invece di mostrarvi qualcosa di concreto. Parliamo sempre della globalizzazione, del WTO e dei suoi potentissimi accordi. La parola a Susan George: "L' arma piu' tagliente del WTO e' l'accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio, che puo' annullare le leggi degli Stati, quelle delle amministrazioni locali e persino le regole delle piccole organizzazioni non governative. Esso colpisce particolarmente il diritto dei cittadini di sapere come sono fatte le merci che acquistano e da chi sono fatte." E infatti questo accordo prende di mira proprio le etichette: le etichette che ci dovrebbero dire se nei giocattoli che diamo ai nostri piccoli ci sono sostanze tossiche, se nei cibi che mangiamo ci sono ingredienti geneticamente modificati, o se i palloni che compriamo sono fatti da bambini sfruttati nei paesi poveri. Iniziamo proprio da questo esempio. Susan George spiega: "Il calcio e' sicuramente un grande sport, anche se io sono americana! Ma l'accordo WTO sulle Barriere Tecniche al Commercio ci impedisce proprio di rifiutarci di importare palloni da calcio cuciti dai bambini sfruttati in Asia. Per i globalizzatori un pallone e' un prodotto e lo possiamo rifiutare solo se e' di cattiva qualita' e non se e' fatto da piccoli schiavi." Damiano Tommasi, mediano della Roma, e' da tempo impegnato contro l'importazione di palloni prodotti col lavoro minorile. Un accordo del WTO rischia dunque di vanificare il suo impegno. Lo sapeva? "No, non lo sapevo" mi dice Tommasi al termine di un allenamento di fine campionato. "E' una brutta notizia. E' un altro segnale che l'economia e la globalizzazione prevalgono su qulasiasi altro codice." Proprio al ministro Fassino ho sottoposto questo punto dolente degli accordi del WTO, "lei non sa che l'Italia ha firmato le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che ci danno il diritto di rifiutare i palloni prodotti col lavoro minorile!" Rispondo: "Ministro, cio' che lei afferma non sembra vero. Io cito accordi del WTO sovranazionali che gia' sono esistenti e che sono gia' ratificati dall'Italia." Fassino adesso urla: "Ma l'Italia non ha mai ratificato nessun accordo che dice che si possono importare i palloni cuciti dai bambini sfruttati. Credo di sapere la materia di cui sono ministro!...non e' possibile!" Racconto quanto affermato dal ministro Fassino a Susan George, e lei sorpresa ribatte: "Ma certo che e' possibile. Fu purtroppo scritto nero su bianco sia negli accordi del GATT che nell'accordo del WTO, ai punti 2.1 e 2.8, e i nostri governi lo dovrebbero sapere." Interrogo anche Cecilia Brighi, la sindacalista della Cisl esperta di questioni internazionali. Le dico: "Signora Brighi, a battuta rispostagruppi di affari." COMMISSIONE EUROPEA, DIRETTORATO GENERALE PER IL COMMERCIO "Vogliamo trovare un accordo con gli Stati Uniti per stabilire un sistema di pre-allarme contro le proposte politiche che potranno avere un impatto negativo sulle industrie di servizi." Ancorare i governi sugli interessi dei gruppi d'affari? Sistemi di pre allarme contro le proposte politiche? Ma per conto di chi lavorate, presidente Prodi? "Guardiamo alle cose piu' serie" ribatte il Presidente di fronte a quelle carte, "non guariamo a queste frasi che non dicono assolutamente nulla. Queste sono dichiarazioni che io condivido." Eppure, tutto sarebbe piu' equlibrato se la Comissione Europea, che ci sta g lobalizzando, ogni tanto chiedesse anche a noi cittadini cosa ne pensiamo. Ma lo fa? Una cosa e' certa, i grandi gruppi di servizi, come le finanziarie, le grandi assicurazioni o le banche vengono consultati in tempo reale da un sistema elettronico che si chiama S.I.S., messo in opera dalla Commissione Europea, come prova un altro documento firmato Direttorato Generale1, che recita: "La Commissione Europea ha creato un sistema di consultazione con le industrie dei servizi che permette ai negoziatori della Commissione di consultare rapidamente le aziende e anche i singoli azionisti." Chiedo spiegazioni al responsabile di questa iniziativa, Dietrich Barth, nel suo ufficio al quinto piano della Commissione. Barth candidamente conferma: "Quest'anno sono previsti i negoziati del WTO per la liberalizzazione dei servizi. La Commissione ha un assoluto bisogno di conoscere gli interessi dei grandi gruppi d'affari di questo settore." Ma perche' Barth, che lavora per i politici, non menziona anche gli interessi dei semplici cittadini? Gli chiedo provocatoriamente: "Sono sicuro che vorrete conoscere anche gli interessi delle persone comuni, o dei gruppi che li rappresentano. Dov'e' il sistema elettronico per consultare anche loro?" "L'S.I.S e' accessibile anche ai sindacati e ai gruppi di attivisti, non solo all'industria." Risponde sicuro. Non mi rimaneva che chiedere conferma di questo sia ai sindacati che agli attivisti. Inizio da Cecilia Brighi, una esperta di globalizzazione dell'Ufficio Internazionale della Cisl, che ribatte seccamente: "Purtoppo i contatti voluti dalla Commissione con i sindacati sui temi della globalizzazione non sono cosi' spinti come quelli che avvengono con le muntinazionali; anzi, praticamente non esistono." " Signora Brighi, lei ha mai sentito parlare del S.I.S.?", chiedo a bruciapelo. "No, mai." "Vi hanno informati dell'esistenza di questo sistema?", insisto. "Credo di poter affermare con certezza che le organizzazioni sindacali italiane non siano mai state informate di questo sistema di consultazione." L'Italia e' lontana da Brussell, e allora torno in Belgio per chiedere a Friends of the Earth, uno dei piu' grandi gruppi ambientalisti del mondo, se almeno loro, che hanno la sede a due passi dalla Commissione Europea, hanno mai sentito pronunciare il fatidico nome S.I.S. Mi risponde Alexandra Wandell, e lo fa con grande stupore: "Sfortunatamente e' la prima volta che sento parlare di questo sistema di consultazione, me lo sta dicendo lei, a noi non l'hanno mai comunicato. La Commissione Europea dovrebbe smettere di declamare di iniziative che in realta' non ha nessuna intenzione di portare avanti." La Commissone Europea ha fatto uno sforzo ciclopico per consultare i business d'Europa prima di Seattle. Ha fatto un sondaggio sui desideri dell'Investment Network, un'altra lobby di giganti industriali che include la Fiat e la Pirelli, e un secondo sondaggio su 10.000 aziende. Tutto documentato da me, nero su bianco. Fra l'altro ho cercato a Brussell anche la sede di questo Investment Network, ma non l'ho trovata. Per forza, perche' questo gruppo di multinazionali si riunisce proprio nella sede della Commissione Europea. E anche di tutto cio' ho discusso con Romano Prodi. "Vede Presidente, la cosa che preoccupa e' che tutto questo sembra non esistere poi con le ONG, coi consumatori, coi sindacati" e attendo la sua reazione. "Coi sindacati io sono in colloquio quotidiano," mi rassicura Prodi, "ma se esiste questo Investment Network io francamente non glielo so dire, non lo sapevo, non sapevo neanche che esistessero sondaggi per le imprese, me lo fa vedere lei adesso. Ma se stesse qui dentro lei vedrebbe quanto dialogo c'e' con le organizzazioni non governative e con i sindacati." Cecilia Brighi, a distanza, replica con altrettanta sicurezza: "Non c'e' ancora nulla, non lo hanno assolutamente ancora fatto, non c'e' nulla, noi non sappiamo quali sono gli impatti degli accordi gia' sottoscritti, per esempio in tema di agricultura o di occupazione, come per esempio non c'e' consultazione sui temi sociali nel mondo. Tutto questo va costruito in tempi rapidissimi." Che ci sia dialogo e' dunque tutto da verificare; ma una cosa verificata invece c'e': anche quando la Commissione comunica con le organizzazioni dei cittadini non sempre c'e' da fidarsi. Ho ottenuto due documenti sulla globalizzazione scritti dalla Commissione Europea che dovevano essere identici, intitolati "Regole internazionali per gli investimenti in seno al WTO", stesso protocollo e stessa data: solo che uno era destinato ai burocrati, l'altro ai cittadini. A una lettura piu' attenta sono emerse differenze radicali nei testi: la versione per la gente comune era tutta un'altra cosa. Ma a proposito di fiducia, ritorniamo alla carne agli ormoni americana. Sulla base di quali prove il WTO condanno' l'Europa? A rispondere e' di nuovo Keith Rockwell: "Quello che le posso dire e' che il WTO nel caso di dispute sulla sicurezza degli alimenti decide in base al parere degli scienziati della FAO. A loro fu chiesto di emettere il verdetto sulla carne agli ormoni." E infatti un gruppo di scienziati cosiddetti super partes si riunirono proprio alla FAO a Roma, e piu' precisamente nella commissione chiamata Codex. Dalla FAO parti' il verdetto: secondo loro l'Europa aveva torto. Ma gli scienziati della Fao erano davvero super partes, erano davvero imparziali? "Certamente" sentenzia con fermezza Alan Randell, uno dei massimi responsabili dei gruppi scientifici della FAO, cui ho rivolto quelle domande. Randell spiega: "Siamo una organizzazione intergovernativa e il nostro compito e' di fissare gli standard internazionali per la sicurezza degli alimenti. Abbiamo deciso che gli ormoni nella carne americana non pongono problemi alla salute, e potete fidarvi." Pochi giorni dopo aver registrato quelle affermazioni, mi sposto a Londra per un incontro cruciale. L'uomo che mi aspetta alla stazione Victoria vuole rimanere anonimo, perche' e' un chimico farmaceutico che ha lavorato per 35 anni con la grande industria e che oggi ha deciso di raccontare tutto quello che sa sulla cosiddetta indipendenza degli scienziati della FAO. Trovarlo e' stata veramente un'impresa, attraverso una serie infinita di contatti. Gli chiedo prima di tutto: perche' vuole parlare? "Il mondo sta cambiando, le multinazionali farmaceutiche e agroalimentari hanno assorbito ormai tutto....non so...forse perche' mi sto per ritirare dalla scena...ma guardi, io ho visto troppe cose, e c'e' un limite per tutti, o forse solo per me." La nostra conversazione continua, e lo invito a venire al dunque, e cioe' alle prove di quanto mi vorrebbe rivelare. Questo scienziato dall'aria aristocratica mi invita a sedermi a un tavolo del bar della Royal Albert Hall, e poi inizia: "La documentazione che le mostro era in gran parte segreta, e infatti molti fogli portano il marchio declassificato. Ora, per dimostrale quanto siano inaffidabili gli organi scientifici della FAO e' necessario che le racconti una vicenda parallela a quella che a lei interessa." "Guardi questi documenti. E' il novembre del '97, e la FAO si sta preparando a giudicare la sicurezza degli ormoni nel latte, che sono prodotti dalla multinazionale Monsanto. Qui si legge che uno scienziato della FAO, il dott. Nick Weber, aveva passato al dott. Kowalczyk della Monsanto i documenti riservati che solo gli scienziati della FAO avrebbero dovuto leggere prima di emettere il verdetto. Fra questi documenti c'erano persino gli studi della Commissione Europea, che era contraria agli ormoni artificiali. Capisce? La Monsanto pote' studiarsi con molto anticipo cosa avrebbero sostenuto i suoi critici durante i dibattimenti. Ma e' normale cio'?" Non rispondo e lo invito con un cenno del capo a continuare. Lui prosegue: "La FAO esamino' gli ormoni nel latte e in un primo tempo espresse parere positivo. Un trionfo per la Monsanto, ma c'era una nota che stonava. Michael Hansen, un consulente della FAO, non era d'accordo e stava per lanciare un allarme. Ed ecco un fax che la Monsanto spedisce a un funzionario della sanita' pubblica, dove si legge: Sembra che Michael Hansen non sia dei nostri. Dei nostri!!, capite che razza di mentalita'? La Monsanto considerava gli esperti della FAO roba propria." La mia fonte sosta per il tempo necessario a sorseggiare il bicchiere di vino bianco che gli ho offerto, poi estrae dalla borsa altri fogli, altre prove inedite. E rincara la dose: "Ma alla FAO ci sono altri scienziati gravemente compromessi: sono Margaret Miller e Leonard Ritter. In questo documento riservato del Congresso degli Stati Uniti si legge che la dottoressa Miller era sotto inchiesta perche', da dipendente pubblico, fu sorpresa a lavorare....indovini per chi? Per la Monsanto naturalmente, per conto della quale studiava gli ormoni. Veniamo al dottor Ritter: ho scoperto dagli archivi del parlamento canadese che Ritter e' stato piu' volte pagato del CAHI, una grossa lobby nordamericana di industrie veterinare favorevoli agli ormoni. Insomma, Miller e Ritter, due gioielli di indipendenza interni alla FAO, non le sembra?" E allora ricapitoliamo: la mia fonte inglese ha dimostrato che alcuni scienziati consulenti della FAO, e specialmente Nick Weber, Margaret Miller e Leonard Ritter, erano da tempo collusi con una lobby e con una grande multinazionale interessate a vendere ormoni, e nonostante l'evidente conflitto di interessi hanno continuato a decidere della nostra salute per conto della FAO. Lo scienziato inglese ora conclude e porta l'affondo decisivo: "E non e' proprio la FAO che ha giudicato innocui anche gli ormoni della carne, permettendo cosi' al WTO di condannare l'Europa. Come ci si puo' fidare? E poi guardi le liste degli scienziati della FAO che nel '99 e nel 2000 hanno di nuovo esaminato gli ormoni americani nella carne: chi ci troviamo? Weber, Miller, Ritter e tutti gli altri. Sono tutti qui, sono sempre qui!" Lo fisso con un'unica domanda nella testa: la FAO sapeva, ha mai sospettato qualcosa? "Certo che sapeva," risponde con un accenno di sorriso, "infatti Micheal Hansen, il bastian contrario, scrisse tutto nero su bianco e lo spedi' persino al direttore generale della FAO. Tutto si sapeva... persino nei dettagli. Ma questo non ha impedito a noi europei di essere cosi' penalizzati dal verdetto sulla carne agli ormoni." Torno a Roma e ricontatto il dirigente della FAO che avevo incontrato pochi giorni addietro. Gli passo le prove contro i dottori Weber, Miller e Ritter, ma lui non sembra molto interessato ai documenti. Li degna appena di un'occhiata e ribatte: "I nostri scienziati sono scelti dalla FAO e dall'Organizzazione Mondiale delle Sanita', e sono confermati nell'incarico dai governi membri. Sono esperti al di sopra di ogni sospetto e le sue affermazioni ci giungono assolutamente nuove." Una storia pesantissima questa, nella quale erano in gioco non solo interessi multimiliardari, ma soprattutto la nostra salute. E a questo punto tutto mi potevo aspettare meno che fosse proprio il WTO a rilanciare alla grande, a far esplodere la bomba. E' ancora Rockwell che parla: "Se i vostri governi avessero invocato l'articolo 5.7 del nostro accordo Sanitario e Fitosanitario la battaglia sulla carne agli ormoni non sarebbe mai esistita: niente FAO, niente sanzioni americane, nulla di nulla. L'articolo 5.7 del WTO vi dava il diritto di evitare lo scontro, mentre l'Europa studiava la sicurezza della carne americana." "E perche' l'Europa non l'ha usato?" gli chiedo piu' che sorpreso. Rockwell mi fissa pregustando il colpo ad effetto, e con un che di trionfale aggiunge: "Lo chieda a loro. Non lo hanno mai invocato quell'articolo!" Non mi rimane che girare la scottante questione ai massimi responsabili politici, e cioe' al ministro Fassino e al Presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Perche' non e' stato invocato quell'articolo? Fassino risponde che non lo sa, che ci sara' una ragione legale, e conclude sbrigativo: "Chieda a qualcun altro" dice scuotendo il capo. Romano Prodi invece tenta una battuta ("Non lo so, non sono mica un veterinario!") e poi conclude sostenendo che si tratta di aspetti tecnici "...e non potete venire a chiedere a me." Entrambi si sono difesi aggiungendo che l'importante e' che la carne agli ormoni non entri in Europa, ma questo francamente non mi basta. Abbiamo miliardi di sanzioni che ci penalizzano ogni giorno, e si tratta della piu' pericolosa disputa commerciale degli ultimi 20 anni. Se la si poteva evitare appellandosi a un semplice articolo, i nostri massimi dirigenti politici lo avrebbero dovuto sapere. Ma tant'e'. Io non chiedo piu' nulla, e scelgo invece di mostrarvi qualcosa di concreto. Parliamo sempre della globalizzazione, del WTO e dei suoi potentissimi accordi. La parola a Susan George: "L' arma piu' tagliente del WTO e' l'accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio, che puo' annullare le leggi degli Stati, quelle delle amministrazioni locali e persino le regole delle piccole organizzazioni non governative. Esso colpisce particolarmente il diritto dei cittadini di sapere come sono fatte le merci che acquistano e da chi sono fatte." E infatti questo accordo prende di mira proprio le etichette: le etichette che ci dovrebbero dire se nei giocattoli che diamo ai nostri piccoli ci sono sostanze tossiche, se nei cibi che mangiamo ci sono ingredienti geneticamente modificati, o se i palloni che compriamo sono fatti da bambini sfruttati nei paesi poveri. Iniziamo proprio da questo esempio. Susan George spiega: "Il calcio e' sicuramente un grande sport, anche se io sono americana! Ma l'accordo WTO sulle Barriere Tecniche al Commercio ci impedisce proprio di rifiutarci di importare palloni da calcio cuciti dai bambini sfruttati in Asia. Per i globalizzatori un pallone e' un prodotto e lo possiamo rifiutare solo se e' di cattiva qualita' e non se e' fatto da piccoli schiavi." Damiano Tommasi, mediano della Roma, e' da tempo impegnato contro l'importazione di palloni prodotti col lavoro minorile. Un accordo del WTO rischia dunque di vanificare il suo impegno. Lo sapeva? "No, non lo sapevo" mi dice Tommasi al termine di un allenamento di fine campionato. "E' una brutta notizia. E' un altro segnale che l'economia e la globalizzazione prevalgono su qulasiasi altro codice." Proprio al ministro Fassino ho sottoposto questo punto dolente degli accordi del WTO, "lei non sa che l'Italia ha firmato le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che ci danno il diritto di rifiutare i palloni prodotti col lavoro minorile!" Rispondo: "Ministro, cio' che lei afferma non sembra vero. Io cito accordi del WTO sovranazionali che gia' sono esistenti e che sono gia' ratificati dall'Italia." Fassino adesso urla: "Ma l'Italia non ha mai ratificato nessun accordo che dice che si possono importare i palloni cuciti dai bambini sfruttati. Credo di sapere la materia di cui sono ministro!...non e' possibile!" Racconto quanto affermato dal ministro Fassino a Susan George, e lei sorpresa ribatte: "Ma certo che e' possibile. Fu purtroppo scritto nero su bianco sia negli accordi del GATT che nell'accordo del WTO, ai punti 2.1 e 2.8, e i nostri governi lo dovrebbero sapere." Interrogo anche Cecilia Brighi, la sindacalista della Cisl esperta di questioni internazionali. Le dico: "Signora Brighi, a battuta risposta: l'Italia ha firmato le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che danno la possibilita' di bloccare le importazioni di palloni fatti da bambini sfruttati nel terzo mondo..." C'e' una pausa, la Brighi ribatte: "Chi ha detto questo?" E io: "Fassino." Lei scuote il capo. Nel frattempo al WTO qualcuno sta gia' protestando contro le regole europee che vietano nei nostri giocattoli l'uso di ammorbidenti tossici. Me ne parla Fabrizio Fabbri, uno dei responsabili di Green Peace Italia: "Sta succedendo che Hong Kong e il Brasile stanno invocando l'intervento del WTO per annullare il provvedimento europeo che vieta i composti chimici pericolosi nei giocattoli per bambini. Il WTO potrebbe ritenere questa misura di tutela della salute un ostacolo alle leggi del libero commercio, in base a un accordo sottoscritto anche dall'Italia che prevede il non utilizzo di ragioni sociali o ambientali come discriminazione commerciale." Fabbri apre una borsa e fa cadere sulla scrivania una miriade di pupazzetti e bamboline colorati, quelli tossici appunto. Ma dovessero tornare questi giocattoli pericolosi, almeno che ci sia un'etichetta che ce li fa distinguere. Fabbri scuote il capo: "Teoricamente sarebbe la misura minima di tutela dei consumatori, ma e' quella maggiormente contestata proprio dal WTO." Guerra dunque persino alle etichette che ci dovrebbero informare su quello che acquistiamo, ma non solo. Cio' che veramente stupisce e' scoprire che chi ha scritto gli accordi di globalizzazione ha voluto che il loro potente braccio si estendesse ben oltre i governi nazionali, e che raggiungesse persino le piccole organizzazioni volontarie. Persino loro. Per capire meglio cio' che ho detto seguiamo la signora Luciana Giordano nello shopping. Questa giovane linguista di Bologna fa parte della nutrita schiera di italiani che acquistano regolarmente il caff equo & solidale, e questo significa che Luciana sa che il suo caffe' e' prodotto da lavoratori del terzo mondo tutelati nella dignita' e nei diritti fondamentali. Ma come fa a saperlo? Attraverso la presenza sulla confezione dell'etichetta Transfair, oppure comprando il macinato nelle cosiddette Botteghe del mondo. Si tratta di piccole organizzazioni non a fine di lucro, ma sembra prioprio che sia loro che le loro etichette violino i contenuti del solito accordo WTO sulle Barriere tecniche al commercio. Proprio a Bologna incontro Giorgio Dal Fiume, uno dei massimi dirigenti nazionali della rete equo & solidale e gli chiedo di spiegarmi perche' i globalizzatori dei commerci temono cosi' tanto persino le loro etichette: "Perche' quello che noi scriviamo in etichetta rende possibile la libera scelta da parte del consumatore" dice Dal Fiume mentre mi fa da guida all'interno di una delle Botteghe del Mondo. "E' paradossale, ma in questo sistema globalizzato siamo noi a difendere il vero funzionamento del mercato, dove a diversa offerta corrisponde una diversa scelta. Ma proprio questo e' il punto debole del WTO: puo' condizionare interi stati ma non puo' obbligare i cittadini a consumare quello che loro vogliono." Forse Dal Fiume ha ragione, ma il WTO puo' costringere il governo italiano a fare tutto quanto e' in suo potere per fermare iniziative come quella per cui si e' impegnato. E' scritto infatti nero su bianco nell'accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio. Lui lo sapeva? "Si', ci siamo studiati i testi, ed e' per questo che siamo andati a Seattle a contestare con ogni mezzo il WTO" conclude. Etichettare le merci, cosi' che il cittadino possa rifiutare quelle che violano i principi etici, o di protezione dell'ambiente e della propria salute e' un diritto fondamentale che il WTO sembra volerci togliere. In tutto cio' sono chiare le pressioni esercitate dai colossi industriali, e non sono illazioni: ho trovato due documenti che non lasciano dubbi. Il primo, stilato dalla Camera di Commercio Internazionale (un'altra lobby di multinazionali che comprende anche la Pirelli e la nostra Confindustria) chiedeva al cancelliere tedesco Schroeder (poco prima della storica conferenza del WTO a Seattle) quanto segue: I programmi di etichettatura ecologica dei prodotti possono creare barriere al libero commercio, e vogliamo su questo una urgente applicazione degli accordi del WTO. Nel secondo documento ho trovato un'esplicita richiesta del Trans Atlantic Business Dialogue, che recita: Alla Commissione Europea chiediamo che un accordo internazionale sugli investimenti non sia indebolito da clausole sui diritti dei lavoratori o sulla tutela dell'ambiente. Si comprende cosi' come anche la legge europea sull'etichettatura obbligatoria dei cibi contenenti geni modificati sia finita nel mirino del WTO, e infatti il governo di Washington ha gia' iniziato a Ginevra una procedura legale per costringere Brussell a tornare sui suoi passi. Eppure quella legge non e' poi cosi' severa: essa infatti dice che se i geni modificati sono presenti nei cibi sotto la quantita' dell'1%, non vanno dichiarati in etichetta. E io ho voluto fare una prova. Ho infatti comprato alcuni prodotti contenenti soia: dicono che la soia oggi sia quasi tutta geneticamente modificata, ma nelle etichette dei biscotti VitaSystem, dei crackers Misura, di quelli della Cereal e del pane a fette della Barilla non e' segnalato alcunche'. E allora sono andato a farli anlizzare. Ecco i risultati delle analisi. Pane alla soia della Barilla: nessuna presenza di soia transgenica; crackers della Misura, anche qui nulla di geneticamente modificato; veniamo alla Cereal: idem come prima, e cioe' niente geni manipolati; e infine abbiamo i biscotti della VitaSystem, e qui la soia transgenica c'era, ma nella percentuale dello 0,6%, e la legge europea, come dicevo, non prevede che questa quantita' si debba segnalare in etichetta. Cio' significa che noi consumatori stiamo comunque ingerendo e sperimentando cibo transgenico, anche se in piccole quantita', e questo prima che la scienza sappia con certezza quali saranno gli effetti sulla nostra salute.