RED INFO-bollettino telematico
a cura di Red Ghost Ravenna
Gio, 3 March 2005, 3:43 am


Venerdì 11/3 H. 21.00
Sala polivalente Vicolo della stazione 52 Cesena

RESISTENTI !

STOP all' OCCUPAZIONE dell' IRAQ

Incontro-dibattito su:

Guerra "umanitaria"(Yugoslavia), guerra di "civiltà" (Iraq):
pace e resistenza di fronte alle guerre della competizione globale.

Intervengono:
Mauro Bulgarelli (deputato dei verdi)
Sergio Carraro (rete dei comunisti)

-

Giornata mondiale contro la guerra il 19 Marzo
Manifestazione nazionale a Roma
(ore 15 Piazza della Repubblica)
Per adesioni e prenotazione pullman a Cesena:
Associazione Pellerossa  Vicolo della stazione 52 (Lunedì e Giovedì dalle
h.21.00) oppure telefonando a 329-8931812 o 360-961889 - momotombo@libero.it

Associazione Pellerossa Cesena

*****

L'Associazione di Amicizia Italia-Cuba di Forlì

Presenta

Venerdì 4 marzo 2005 ore 21

Il nuovo video di Fulvio Grimaldi
"Americas reaparecidas"

con la presenza dell'autore
Fulvio Grimaldi

Dalla resistenza irachena a quella dell'intero continente
latino-americano ai progetti di dominio imperialista: una speranza per
l'umanità.

Seguirà il dibattito
Presso circolo Arci Z. Zorè, sala Ex-machina
Viale Spazzoli, n. 51, Forlì.
Ingrasso libero con tessera Arci obbligatoria

**-**

Al Confino- "calendario marzo 2005"

venerdì 4 marzo: SPECIALE ANTIPSICHIATRIA. "la psichiatria distrugge le
menti" PROIEZIONE E DIBATTITO. a seguire la "Taverna Dei Briganti" squatbar,
musica, stuzzichini vegani, bevaraggi e ludoteca.

sabato 19 marzo: ANARCOPUNK FESTIVAL CONTRO LA "SCIENZA PSICHIATRICA". dalle
21:00 presentazione di VIOLETTA, telefono antipsichiatrico di Firenze. dalle
22:30 sul palco: SCUM OF SOCIETY (latina d beat crust masters) ICTUS
(rovereto grind) GONZALES (mestre/venezia hxc) DIRTY POWER GAME (power grind
dalla capitale)

tutte le domeniche: abbuffata vegana, cena senza sofferenze animali, lascia
a casa il portafoglio e mangia più che puoi!

AL CONFINO: VIA PROV.LE CERVESE 1817. ZONA PONTECUCCO. 47020 CESENA (FC)

al_confino@hotmail.com

***-***

La strage di Verona: "gesto inconsulto"? La verità è un'altra.


I due giovani poliziotti freddati a Verona durante un servizio di
pattugliamento non potevano immaginare che dentro quell'auto, in una fredda
notte di febbraio, oltre al corpo di una povera giovane ucraina ci fosse un
"terminetor", una spietata macchina addestrata per uccidere .

Già si parla di "gesto inconsulto", di mostro, di squilibri maniacali.

Quello che ha compiuto Arrigoni (a parte il suo curriculum) non è niente di
tutto ciò Ma la reazione di uno che stava facendo un "lavoro". Un "lavoro"
molto sporco che , probabilmente, aveva imparato a fare in Somalia: Uccidere
per terrorizzare. La reazione di chi solo ammazzando due pericolosi
testimoni  può pensare di farla franca. Perché dopo avrebbero pensato a
coprirlo "loro" i suoi committenti; come da copione.

Queste affermazioni certamente "impegnative" o forse pesanti non sono il
frutto di qualche banale dietrologismo, come molti lettori, compagne e
compagni  sicuramente penseranno.

Sono il frutto di una attenta analisi ormai decennale (partita da una
contro-inchiesta fatta in romagna sui delitti della UNO BIANCA), di fatti ed
eventi classificati come "criminali" che si saldano invece a quest'ultimo
episodio.

Il primo collegamento immediato è con quanto successe al Pilastro nei primi
anni "90 (dove tre carabinieri ausiliari vennero trucidati dalla banda della
"UNO BIANCA" perché giunti nel posto sbagliato nel momento sbagliato); e l'
omicidio di Bilancia di due guardie giurate dopo aver sparato a una ragazza
nigeriana.

La banda della UNO BIANCA era composta da poliziotti legati ai servizi
segreti militari. Si macchiò di decine di omicidi e ferimenti contro
obiettivi apparentemente diversi fra loro: tabaccai, cassieri, impiegati,
benzinai, passanti e testimoni; inoltre zingari e immigrati senza neanche il
pretesto di finte rapine per pochi spiccioli.

Il periodo più intenso del gruppo si colloca nella delicata fase di
transizione dalla prima alla seconda repubblica (ma già dalla fine degli
anni '80 era attiva "la banda delle coop" che probabilmente integrata da
altri ignoti elementi operava sempre in E. Romagna e nord delle marche
seminando il terrore nei super mercati coop).

Siamo in un momento di scontri senza esclusione di colpi fra apparati e
servizi segreti legati alla vecchia classe politica (attaccata anche sul
fronte giudiziario con tangentopoli) e quelli legati ai poteri
sovra-nazionali che spingono l'acceleratore delle "riforme" , accompagnate
dalle dichiarazioni e dai gesti simbolici e plateali di Kossiga ( il
picconatore che durante una cerimonia della massoneria anglosassone di rito
scozzese pianta simbolicamente, in un castello della Scozia,  una quercia
dicendo:"speriamo cresca bene").

 Flaminio Piccoli, vecchio esponente democristiano, denuncia i piani di
poteri "occulti" per distruggere la prima repubblica  e in una intervista
dirà: "Per imporre il turbocapitalismo faranno scorrere fiumi di sangue".

La scoperta e l'arresto della banda della UNO BIANCA, che agiva indisturbata
da anni lasciando tracce e indizi simili a quelle di un elefante dentro un
negozio di cristalleria, avviene probabilmente negli ultimi strascichi di
questo scontro fra vecchi e nuovi poteri (ricordiamo il furto "simbolico" di
una UNO Bianca dentro la sede del SISDE a Roma).

Ma la scia di sangue e di crimini particolarmente efferati non si ferma.
Siamo di fronte ad una nuova strategia del terrore che si adegua e si
attualizza alla nuova fase che si è aperta in Italia dopo la sconfitta del
movimento operaio nelle sue forme più "rigide" e la ristrutturazione sociale
e produttiva del paese

Se togliamo gli ultimi bagliori delle stragi di Firenze e Milano, lo
stragismo bombarolo si colloca storicamente nel conflitto di classe sorto
negli anni '70. Conflitto che rappresenta forse la punta più avanzata nel
contesto europeo che fa dell'Italia una "anomalia" nel mondo occidentale
(dopo il riflusso del '68) e soprattutto l'anello debole della catena
imperialista euro-atlantica.

Paradossalmente se lo stragismo bombarolo è una strategia
controrivoluzionaria, tesa a colpire ed arrestare i movimenti sociali di
classe, il nuovo terrorismo dei "serial killers", o dei "terminetors", si
colloca in una strategia "rivoluzionaria" del capitale che deve
necessariamente colpire e disgregare nel più profondo il conservatorismo e
le riluttanze , formali ed informali, della società italiana alla
modernizzazione dopo la caduta del blocco socialista dei paesi dell'Est e
della crisi irreversibile dei modelli socialdemocratici del Nord Europa.

Esorcizzato il "pericolo comunista" e messi nell'angolino i movimenti
antagonisti resta il problema di disgregare e cancellare tutti quegli
elementi di "arretratezza" che costituiscono un ostacolo al pieno sviluppo
di un capitalismo moderno, efficiente, decisionista, capace di stare al
passo con la competizione globale in formazione.

La società italiana non è preparata a questi cambiamenti radicali che devono
avvenire in tempi rapidi perchè la globalizzazione imperialista non aspetta
nessuno ne tollera  ritardatari. Occorre dunque colpirla nelle sue"cattive"
abitudini comportamenrali:
il provincialismo, l'assistenzialismo, la socialità, e persino la famiglia e
le tradizioni religiose, quando diventano ostacolo alla "rivoluzione
culturale" del capitale. Occorre disgregare il "comunitarismo"
conservatore - dirà Luttwak (consigliere speciale della casa bianca e
attento"osservatore" dell'Italia).

È in questo contesto che appare sempre più evidente la figura del "serial
killer", del "mostro".

Tanti eventi criminali, spesso di una ferocia inaudita, come se si trattasse
di azioni coordinate fra loro.

Li accomuna uno spropositato uso della violenza, spesso la mancanza di un
movente plausibile e, soprattutto, l'indignazione popolare che riescono a
scatenare. Come i delitti della UNO BIANCA.

Menzionarli tutti sarebbe impossibile: ricordiamo "Manolo lo slavo",
ergastolano che riesce a fuggire misteriosamente dal carcere di Rimini e si
mette a terrorizzare le campagne del Nord Italia vestito con pantaloni
mimetici e anfibi.

Usa una 357 Magnum per compiere rapine balorde presso case isolate di
agricoltori "terminando" le sue vittime: 9 morti ammazzati. Una volta
catturato confesserà in una intervista di essere uscito dal carcere "Grazie
a quelli della UNO BIANCA".

Poi c'è il "killer" delle pensionate in Puglia, quello dei taxisti in
Toscana che usa strangolare le sue vittime con un laccio alla "commandos";
ancora quello delle prostitute a Modena che vede indagato, che strana
coincidenza, un altro ex-parà.

Delle conoscenze del "mostro" Bilancia in ambienti legati ad apparati
statali si ha la conferma quando un detenuto, passato per il carcere di
Rimini, viene a sapere molte cose  in merito. Volerà, "suicida", giù dalla
finestra della Questura di La Spezia.

Nel frattempo qualche disgraziato, vuoi per essere immigrato, "terrone" , o
per aver avuto qualche precedente per reati sessuali finisce in "graticola"
grazie a ben collaudati depistaggi e impianti accusatori ridicoli (Vedere la
vicenda dei catanesi del Pilastro su cui il settimanale "Avvenimenti" fece
una bella contro-inchiesta).

E che dire del lagunare-assaltatore della Val di Susa (magari qualche
compagno di Torino potrebbe verificare). Circa 3 anni fa Questo tizio,
descritto da amici e parenti come un uomo mite e gentile (come il suo
collega di Verona), un giorno, forse preso dal rimorso, si presenta dai
giudici di Torino confessando di aver compiuto numerosi omicidi rimasti
insoluti, in finte rapine per conto del SISMI. Partono le prime verifiche e
si comincia a capire che il soggetto non è un mitomane. Verrà trovato morto
"suicidato" con un colpo alla testa nel bagno del tribunale di Torino
durante una udienza.

E perché non ricordare il recente "una bomber" che  fabbrica ordignetti in
Veneto? Chi ha un minimo bagaglio conoscitivo sa che la preparazione o la
manipolazione di esplosivi è qualcosa di estremamente delicata e pericolosa.
Solo chi ha frequentato corsi di "alta specializzazione" può preparare
ordigni di questo tipo. Dove avrà imparato queste tecniche il nostro amico?
In quale base NATO o in quali "missioni di pace"?

Le vicende di Cogne e di Omar ed Erika sono allo stesso tempo le più
devastanti e "spettacolari": leggete attentamente dall'inizio di questi
tragici fatti fino ad oggi  nei maggiori quotidiani ed in particolare  "Il
resto del carlino" (stranamente sempre attento a particolari che lasciano
aperte sempre altre ipotesi senza, ovviamente, tirare mai conclusioni) e vi
accorgerete di inchieste zeppe di incongruenze, sparizioni di prove,
depistaggi, confessioni degli imputati contraddittorie.

Cosa hanno in comune questi due delitti? Molto: innanzitutto l'apparizione
del reparto dei RIS con le loro investigazioni "scientifiche" (prova del DNA
etc.); poi i genitori che ammazzano i figli e i figli che ammazzano i
genitori nella maniera più sanguinaria e feroce: a colpi di decine di
coltellate e con lo spappolamento del cranio. Tutto questo non in una grande
metropoli, dove farebbe meno clamore, ma nella provincia italiana, nella
piccola comunità montana dove tutto è sempre più tranquillo e non succede
mai niente di eclatante.

L'immaginario collettivo è colpito e turbato profondamente.

Ci penseranno i macellai dell'informazione a rendere tutto più macabro e
"terroristico": "non si può essere sicuri neanche fra le mura domestiche con
la propria famiglia".

L'effetto è equivalente a quello di una strage in una stazione a ferragostoo
o durante le vacanze di Natale .

Del resto non è forse accertato che il "mostro di Rostov" in Russia  negli
anni '80 era coperto da settori del KGB che stavano preparando la
transizione a partire dallo scardinamento dei principi socialisti che
garantivano sicurezza e protezione assoluta ai bambini. Occorreva qualcosa
di forte, di traumatico per preparare i russi a quello che sarebbe venuto
più tardi. Qualcosa che i russi non avevano mai visto: un "mostro" con la
tessera del PCUS che divorava bambine.

Lo scopo è sempre lo stesso: condizionare e manipolare costantemente l'
"opinione pubblica" attraverso crimini particolarmente efferati.

Se guardiamo tutto quello che è successo in questi ultimi 15 anni nel nostro
paese ci si renderà conto dei cambiamenti radicali avvenuti in un lasso di
tempo relativamente breve (rispetto ai 45 anni precedenti).

Il terrorismo di stato, nelle sue varie forme ed espressioni, accompagna e
guida questi cambiamenti.

Rispetto a questa situazione assistiamo ad una completa paralisi e
incapacità dei più disparati settori di movimento nel  riprendere in mano i
fili della contro-informazione e della contro-inchiesta. È un chiaro segno
dei tempi di crisi che l'antagonismo di classe vive oggi in Italia. La crisi
ideologica della sinistra rivoluzionaria genera anche l'incapacità di
interpretare i fenomeni e sottovalutarli. Spesso non vediamo questi fatti
come una trave nell'occhio e inseguiamo invece piccole mosche. Un conto è
parlare di strategia terrorista dello stato un conto fare controinformazione
su una banda di teppistelli di quartiere con simpatie naziste.

Occorre ripristinare il vecchio metodo della controinformazione e della
contro-inchiesta .

Occorre che nei vari ambiti di movimento ci siano soggetti che si prendano
cura della raccolta di informazioni, di analizzarle e catalogarle. Quella
sana abitudine che vari gruppi della sinistra extraparlamentare avevano
durante la strategia delle bombe (anche se il clima evidentemente non è più
lo stesso).

Certo, c'è una netta recrudescenza dell'aspetto repressivo. Sono tornati a
selezionare i militanti più scomodi o pericolosi, si ritorna all'uso dei
reati associativi  (vedi il 270 bis), si ripristinano le provocazioni
fasciste per irretire le realtà antagoniste dentro la spirale della guerra
per bande. Ma spesso le strategie che non si vedono sono le più pericolose
perché i movimenti non riescono a leggerle e a riconoscerle e, soprattutto,
a collocarle dentro precisi progetti politici dell'imperialismo e in questa
nuova fase dove si stanno realizzando molti degli obiettivi che il grande
capitale voleva raggiungere anche attraverso l'uso di queste forme "anomale"
di terrorismo .

Speriamo che qualcuno raccolga questo tentativo di stimolare da parte nostra
la discussione e un interesse maggiore rispetto a questi fenomeni che
rientrano a pieno titolo dentro la così detta strategia della
CONTRORIVOLUZIONE.


".I terroristi sono fra noi"
(Antonio Mantella , maresciallo dei carabinieri "suicidato" nella strage
della caserma di Bagnara di Romagna il 16 Nov 1988)

"siamo in tanti"
(Roberto Savi poliziotto killer della Uno Bianca,dopo l'arresto Dicembre
1994)

"Per imporre il turbo-capitalismo faranno scorrere fiumi di sangue"
(Flaminio Piccoli esponente nazionale della DC nel periodo di
 "Tangentopoli")


 Alcuni compagni romagnoli promotori della contro-inchiesta sui delitti
della UNO BIANCA negli anni '90

****-****

Da: Michel Collon
michel.collon@skynet.be

--1--

Iran, Birmania, Cuba, Corea, Bielorussia, Zimbabwe: perchè questi 6
bersagli?

Pol De Vos
(Stop USA Belgio)

Condoleezza Rice, il nuovo ministro americano degli Affari Esteri designa
sei paesi come «avamposti della tirannia». Questa lista rivela che la
preoccupazione principale degli Stati Uniti non è la democrazia ma i suoi
personali interessi economici e geostrategici.

La strana lista di Rice

Gli "avamposti  della tirannia" sostituiscono "l'asse del male"

Iran
Il vicepresidente Dick Cheney considera l'Iran «la prima della lista dei
paesi problematici del mondo». Il regime di Teheran si oppone agli USA su
diversi punti. É contrario soprattutto al Grande Progetto di Bush nel Medio
Oriente. Ma le riserve petrolifere e il miglioramento delle relazioni
economiche tra Iran e Cina sono anch'essi dei problemi preoccupanti.
Finchè gli Stati Uniti non ingaggiano 150.000 uomini in Irak non possono
dichiarare guerra aperta all'Iran. Tra l'altro non sono solo la Russia e la
Cina le uniche a opporsi ad una guerra all'Iran, anche Blair si schiera nel
campo europeo che rifiuta di lasciarsi trascinare in "un'avventura
(militare) iraniana". Dall'estate scorsa, gli USA mandano delle missioni
segrete in Iran per raccogliere delle informazioni e localizzare le zone
nucleari, chimiche e militari iraniane . Recentemente Cheney si è lasciato
scappare che Israele "potrebbe forse decidersi a passare all'azione" per
distruggere il programma nucleare in Iran. Ha lasciato intendere che gli
Stati Uniti probabilmente non sono in grado di impedire questo attacco. Gli
israeliani lascerebbero allora al resto del mondo il compito di "rimettere
dell'ordine in questo impiccio diplomatico" ha aggiunto. Il ministro
israeliano della Difesa non esclude la possibilità di attacchi preventivi
contro l'Iran.

Myanmar (Birmania)
Il Myanmar è una pedina fondamentale nella lotta contro la Cina.
Quest'ultima stringe relazioni con paesi situati nel Medio Oriente fino al
sud della Cina, tra cui il Myanmar. Il 60% delle importazioni di petrolio
della Cina devono passare attualmente per il distretto di Malacca, dominato
dagli USA e dal Giappone. Il blocco di questo distretto potrebbe avere delle
ripercussioni drammatiche in Cina. I progetti di un oleodotto petrolifero
tra la Cina e il Myanmar accorcerebbero il tragitto del petrolio in mare di
3372 km e eviterebbero soprattutto il passaggio per il distretto di Malacca.

Cuba
Da 45 anni, Cuba socialista è una spina nel piede di ogni governo americano.
Nonostante il blocco economico e il ricatto politico e economico permanente,
i cubani tengono duro. La mortalità infantile è inferiore a quella degli
Stati Uniti, le cure mediche e l'istruzione sono gratuiti e di ottima
qualità. Il paese invia 18.000 medici in altri paesi del terzo mondo. Gli
Stati Uniti temono soprattutto che l'esempio cubano contamini altri paesi. I
legami stretti tra Cuba e il Venezuela ricco di petrolio innervosiscono
molto Bush. L'America latina deve essere richiamata all'ordine e la
resistenza contro l'ALCA, una zona di libero scambio che copre tutto il
continente americano a beneficio delle multinazionali americane, deve
finire.
Anche l'aumento degli investimenti cinesi in America Latina è inaccettabile
agli occhi di Washington. Esiste un accordo importante relativo al petrolio,
l'industria e le risorse minerarie tra la Cina, il Venezuela e Cuba. Il
Venezuela si rivolge anche a consiglieri iraniani perchè aiutino la sua
compagnia petrolifera nazionale a raggiungere il mercato asiatico.

Corea del Nord
Con il Myanmar, la Corea è un punto strategico nell'accerchiamento militare
della Cina. «Gli Stati Uniti hanno fatto sapere molto chiaramente che
volevano intervenire militarmente in Corea del Nord e in Cina», spiega il
deputato sudcoreano Roh Hoe-chan.
In un articolo intitolato "Finirla con la tirannia", il neoconservatore
Eberstadt elabora una strategia in sei punti per cacciare il presidente
nordcoreano Kim Jong Il dal potere. Uno di questi punti consiste nel creare
divergenze tra la Corea del Nord e i suoi vicini (Cina e Corea del Sud).
Fino ad ora questa strategia non ha funzionato. Nonostante la sua
implicazione in Irak a lato degli USA, la Corea del Sud si impegna
attivamente nel ravvicinamento economico con il suo vicino del nord.

Bielorussia
Buona parte delle condotte di gaz naturale e di petrolio dal Caucaso verso
l'Europa occidentale passano per la Bielorussia. Contrariamente alle altre
ex repubbliche sovietiche, il presidente  Lukatchenko difende la protezione
sociale della popolazione, la stabilità economica e politica e lotta contro
la corruzione. Ha conservato gran parte dell'economia di stato e le fattorie
collettive anche se in un'economia globalmente capitalista. In Bielorussia,
il tasso di disoccupazione è del l'1,7% e c'è il 2,6% di lavori vacanti. Il
livello di vita è scarso, così come le pensioni, ma la gente è ben nutrita e
ben vestita. L'istruzione è gratuita e anche l'Università. Gli studenti
ricevono delle borse di studio. Lukatchenko vuole anche consolidare l'unione
con la Russia e si oppone all'espansione della NATO. Prendendosela con la
Bielorussia, gli USA vogliono mettere in guardia tutti i paesi provenienti
dall' ex Unione Sovietica di non opporsi al loro dominio.

Zimbabwe
Nel 1998-99, lo Zimbabwe ha appoggiato militarmente la lotta del presidente
Kabila per l'indipendenza nazionale del Congo, contro gli interventi del
Ruanda e dell'Uganda, sostenuti dagli USA. Da allora, lo Zimbabwe è
bistrattato dall'Occidente. Il FMI ha chiuso il robinetto dei crediti e, nel
1999, gli Stati Uniti hanno interrotto ogni aiuto, a causa "del problemi dei
diritti umani".

Fu allora che Mugabe intraprese una riforma agraria, rimandata per lungo
tempo. Successe nel 1975, dopo l'indipendenza, anche se le terre rimanevano
proprietà di un piccolo gruppo di grandi  proprietari coloniali. I contadini
bianchi nel sudafrica e in Namibia temevano che le loro terre seguissero
questo esempio. Un gruppo di pressione, lo «Zimbabwe Democracy Trust», ha
lanciato una campagna attraverso i giornali britannici. Questo «Trust» conta
membri come Chester Crocker, un vicesegretario di stato sotto Reagan e Bush
senior, e la baronessa Lynda Chalker, ex ministro britannico dello Sviluppo
d'Oltremare . Hanno ottenuto il sostegno anche di Lord Carrington, ex
segretario generale della NATO. Nel 2002 tutta l'Unione europea ha seguito
questo comportamento aggressivo. La pressione è diventata enorme. «Blair
vuole un cambiamento di regime», scriveva il New African nel mese di
febbraio 2004.

Mugabe è anch'esso criticato a causa delle sue relazioni con la Cina. I
paesi africani beneficiano del libero accesso doganale al mercato cinese.
Nel giugno 2004 ben 670 imprese cinesi erano attive in 49 paesi africani. La
Cina ha dei progetti petroliferi in Sudan e dei progetti minerari nello
Zimbabwe. Investe nelle telecomunicazioni in Kenya, nello Zimbabwe e in
Nigeria. Questi paesi  apprezzano fortemente questo contrappeso al dominio
occidentale poichè ciò gli conferisce una migliore posizione per negoziare.
A grande scapito di Bush e Blair.

--2--

Bush raggira i politici europei «in nome della libertà»

Pol De Vos
(Stop USA Belgio)

«Il mio obiettivo è la libertà. Freedom!», ha dichiarato Bush nel discorso
inaugurale del suo secondo mandato. «Ogni dirigente sarà sempre messo
davanti alla scelta morale tra oppressione, scelta sempre sbagliata e
libertà, scelta sempre giusta.» Dopo le armi di distruzione di massa e il
terrorismo internazionale, «la libertà» diventa il nuovo pretesto per gli
interventi americani nel mondo intero. Bush viene a Bruxelles il 22 febbraio
per chiedere un sostegno ai suoi progetti.

«Non possiamo tollerare l'esistenza della tirannia permanente», ha detto
Bush nel suo discorso di investitura. «Il nostro obiettivo è di bandire la
tirannia dal mondo.» Un'altra immagine del nemico, dunque. Ma anche questa
volta Bush si investe del diritto divino di intervenire ovunque e in
qualsiasi momento... Anche se deve costare la vita di più di centomila
persone, come è successo in Irak. Dopo questo discorso il quotidiano
britannico The Guardian ha scritto: «Fuochi d'artificio a Washington,
disperazione nel mondo intero».

Dopo l' 11 settembre, la lotta contro il terrorismo ha fornito il pretesto
alle forze statunitensi di estrema destra di applicare finalmente i piani
che ribollivano da tempo. Dick Cheney, già ministro della guerra sotto Bush
padre, ha fatto redigere un rapporto nel 1992: Defense Planning Guidance. Vi
era scritto: «Il nostro obiettivo principale è di impedire l'insorgenza di
un nuovo rivale. Questo implica di mettere in opera tutti i mezzi possibili
per impedire che una potenza ostile domini una zona da cui potrebbe
esercitare un'influenza mondiale. Si tratta di zone come l'Europa
occidentale, l'Asia dell'est, il territorio dell'ex Unione Sovietica e
l'Asia del sud-ovest.» Nel mese di settembre 2000, il gruppo che si riunisce
intorno a Cheney ha interinato questa visione in Ricostruire la difesa
dell'America. Strategia, forze armate e mezzi per un nuovo secolo: «Il ruolo
dell'esercito è di impedire l'apparizione di una nuova super potenza rivale
e proteggere le zone-chiavi dell'Europa, dell'Asia dell'est e del Medio
Oriente.» Sono tre le potenze in grado di mettere in pericolo l'onnipotenza
degli Stati Uniti: la Cina, la Russia e l'India. Il rapporto rivela che gli
Stati Uniti non possono aspettare che questi paesi diventino "una minaccia
reale". Raccomanda la guerra preventiva per falciare l'erba sotto i piedi di
un possibile rivale.

Da Bagdad a Pechino

Uno degli obiettivi delle guerre contro l'Irak, la Yugoslavia e
l'Afghanistan era di istallare delle basi americane. Anche oggi la posta in
gioco strategica è quella di espandere l'esercito americano in tutto il
mondo. È ciò che emerge dal rapporto recente della CIA, Project 2020 e
dall'ultima lista delle «tirannie». Project 2020 prevede una grande perdita
di influenza USA nei prossimi 15 anni. Le nuove economie - la Cina in
testa - saranno sempre più in primo piano. Gli analisti si attendono ad una
concorrenza maggiore per le risorse naturali ed anche ad una possibile
penuria importante di petrolio.

La CIA consiglia ai politici americani «di proporre agli stati asiatici una
sicurezza regionale e un ordine che possano concorrere, o addirittura
superare, le proposte della Cina.» Oppure «è molto probabile che questi
paesi si uniscano al carro di Pechino». Proporre la sicurezza regionale e
l'ordine significa istallare delle basi militari americane.

Gli Stati Uniti si preoccupano molto anche della vendita di armi moderne
della Russia alla Cina. Non vedono di buon occhio le buone relazioni che la
Russia sta stringendo con l'Asia, con la Cina in particolare. Cercano
ugualmente in tutti i modi di impedire all'Europa di abolire il suo embargo
contro la Cina per quanto riguarda le armi e di collaborare a progetti di
alta tecnologia quali il sistema di navigazione satellitare Galileo,
concorrente del GPS americano.

Gli Stati Uniti hanno già minacciato di distruggere il sistema europeo
Galileo se esso viene utilizzato da una potenza ostile quale la Cina .

Crisi e guerra mondiale

Il Medio Oriente resta la priorità. Bush non ha intenzione di ritirare le
sue truppe dall'Irak. E l'Iran è il prossimo bersaglio. Ma non sarà facile.

In Irak gli USA si scontrano con una vera e propria insurrezione popolare.
La coalizione americana si sgretola. Il giornale Foreign Affairs scrive:
«L'Irak è al di sopra delle nostre forze. Abbiamo raggiunto i nostri
limiti.» In Afghanistan, per il momento, la NATO controlla qualche città ma
il resto del paese resta sotto il controllo della resistenza antiamericana.

Nel 2003, Bush ha minacciato la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e la
Repubblica cubana. Oggi è costretto a constatare che gli sarà impossibile
mettere in pratica le proprie minacce in un futuro prossimo.

L'America latina avanza molto meno di quanto Washington aveva sperato. Il
Piano Colombia contro la guerilla incontra una resistenza generalizzata. In
Venezuela, la CIA non riesce a rovesciare il governo del presidente Chavez.
Molti paesi sudamericani hanno eletto dei dirigenti democratici e
nazionalisti come Lula in Brasile, Duarte in Paraguay e Kirschen in
Argentina. E tutti questi paesi stanno riallacciando delle relazioni con
Cuba.

Gli Stati Uniti si rendono conto di essere strategicamente deboli quando
devono mandare numerosi soldati sul fronte e non ricevono il sostegno
politico e militare dell'Europa, sostegno necessario per sottomettere il
mondo ai loro ordini. Questo è il motivo della visita di Bush a Bruxelles.

Anche il movimento pacifista si mobilizza per impedire che Bush ottenga
questo appoggio: chiede che l'Europa non appoggi l'occupazione in Irak. La
resistenza del popolo irakiano è importante, per gli irakiani stessi, ma
anche per tutta la zona circostante e per il resto del mondo. Se gli USA si
cacciano nei guai in Irak come successe nel Vietnam, i loro progetti di
guerra saranno compromessi drammaticamente.

L'Europa non può sostenere neppure la lotta del governo americano contre le
presunte tirannie. Questi paesi ricevono questo appellativo solo a causa
della loro opposizione ai progetti di guerra americani.

Coloro che vogliono proibire la detenzione di armi nucleari a paesi come
l'Iran e la Corea del Nord si occupino prima dello smantellamento generale
di tutte le armi nucleari del mondo, sotto il controllo delle Nazioni Unite
comiciando dai paesi che ne possiedono di più. Le truppe statunitensi e
quelle della NATO devono abbandonare i Balcani, l'Afghanistan e l'Irak. La
participazione alle missioni della NATO a servizio degli Stati Uniti deve
cessare e gli accordi che impongono questa partecipazione devono essere
annulati. Le basi americane devono lasciare l'Europa e l'Europa non deve
tollerare nessuna ingerenza nelle sue relazioni con la Cina e con altri
paesi minacciati dagli Usa. Bisognerebbe anche ristabilire completamente le
relazioni con Cuba.

******-*******

Da: Camillo Coppola
camillo.coppola@tin.it


PRODI NON E' UNA MORTADELLA MA UN CAVALLO DI TROIA,VEDI REPORT- RAI DEL
9/6/2000

http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=7
(RIPORTATO A MARGINE DEL MESSAGGIO)

...HA PARTECIPATO ALLA SEDUTA SPIRITICA DEL "DE PROFUNDIS" PER ALDO MORO,
CON RESPONSO "GRADOLI":
HA SVENDUTO L'ALFA ROMEO AGLI AGNELLI, LA PIGNONE,L A CIRIO ECC.ECC..

IN EUROPA HA PROMOSSO LEGGI AD HOC PER GRUPPI DI PRESSIONE MULTINAZIONALI,
VEDI TRASMISSIONE RAI "REPORT" DEL 9/6/2000.

IL SIG.BOLKENSTEIN,UN SUO COMPONENTE COMMISSIONE EUROPEA CHE EGLI
PRESIEDE,HA AVUTO LA SUA BENEDIZIONE ALL'AVVIO DEL CAPORALATO EUROPEO
ECC.ECC..

ED ALLORA PERCHE' MORTADELLA?

I NUOVI CAVALLI DI TROIA SI SPACCIANO CON LA RITRITA DEFINIZIONE DI
"RIFORMISTI", PER CUI ALLEGO MIO PICCOLO LEGGIADRO PENSIERO...

-

PERCHE' RICORDARE LA DICHIARAZIONE VOTO DI FRANCO GIORDANO DEL PRC A FAVORE
DEL "PACCHETTO TREU".

PRO MEMORIA SINISTRO PER L'AUTOCRITICA AL PECCATO ORIGINALE DEI:
<>.

PERCHE' NON VI RIMETTETE IN PACE COL MONDO.

Grazie al pacchetto TREU, di cui siete stati artefici iniscindibili, gravi
sono le responsabilità in relazione alla pressoché totale distruzione dei
diritti, delle tutele e della vita stessa dei lavoratori dipendenti. Varato
in parlamento nel 1997 da tutte le forze dell'allora governo di
centrosinistra e che ha riportato in Italia il caporalato delle agenzie per
l'affitto delle braccia dei nostri figli: come si può dire di voler lottare,
non strumentalmente, contro la liberalizzazione dei licenziamenti proposta
da Berlusconi senza fare alcuna autocritica su tali odiosi provvedimenti ?
E' quello che chiedemmo e chiedo ai Cofferati, ai Pezzotta, agli Angeletti,
ai D'Alema, ai Rutelli, ai Bertinotti, ai Diliberto, ai Cossutta e
quant'altri. ma loro scappano, perché questa semplice domanda li terrorizza
e non vogliono e non possono rispondere.

Nel 1997 il Governo Prodi aprì le porte della precarizzazione e della
flessibilità del mercato del lavoro con l'introduzione del famigerato
"pacchetto Treu". Ciò fu possibile con l'appoggio di Rifondazione Comunista
e del Sig. COSSUTTA.

La rinnovata "unità" intorno a Prodi è la cartina al tornasole che nuove
drastiche misure antipopolari ci aspettano e che la così detta "sinistra del
centro-sinistra" avrà un ruolo determinante nel "pilotare" la protesta
sociale cercando di smorzarne gli effetti.

Ho visto... GIOVANI LAVORATORI AGGIOGATI LORO MALGRADO A CONTRATTI PRECARI,
costretti ad entrare all'alba in fabbrica nel giorno dello SCIOPERO
GENERALE, ATTRAgruppi di affari."


COMMISSIONE EUROPEA, DIRETTORATO GENERALE PER IL COMMERCIO

"Vogliamo trovare un accordo con gli Stati Uniti per stabilire un sistema di
pre-allarme contro le proposte politiche che potranno avere un impatto
negativo sulle industrie di servizi."

Ancorare i governi sugli interessi dei gruppi d'affari? Sistemi di pre
allarme contro le proposte politiche? Ma per conto di chi lavorate,
presidente Prodi?

"Guardiamo alle cose piu' serie" ribatte il Presidente di fronte a quelle
carte, "non guariamo a queste frasi che non dicono assolutamente nulla.
Queste sono dichiarazioni che io condivido."

Eppure, tutto sarebbe piu' equlibrato se la Comissione Europea, che ci sta g
lobalizzando, ogni tanto chiedesse anche a noi cittadini cosa ne pensiamo.
Ma lo fa? Una cosa e' certa, i grandi gruppi di servizi, come le
finanziarie, le grandi assicurazioni o le banche vengono consultati in tempo
reale da un sistema elettronico che si chiama S.I.S., messo in opera dalla
Commissione Europea, come prova un altro documento firmato Direttorato
Generale1, che recita: "La Commissione Europea ha creato un sistema di
consultazione con le industrie dei servizi che permette ai negoziatori della
Commissione di consultare rapidamente le aziende e anche i singoli
azionisti."

Chiedo spiegazioni al responsabile di questa iniziativa, Dietrich Barth, nel
suo ufficio al quinto piano della Commissione. Barth candidamente conferma:
"Quest'anno sono previsti i negoziati del WTO per la liberalizzazione dei
servizi. La Commissione ha un assoluto bisogno di conoscere gli interessi
dei grandi gruppi d'affari di questo settore." Ma perche' Barth, che lavora
per i politici, non menziona anche gli interessi dei semplici cittadini? Gli
chiedo provocatoriamente: "Sono sicuro che vorrete conoscere anche gli
interessi delle persone comuni, o dei gruppi che li rappresentano. Dov'e' il
sistema elettronico per consultare anche loro?" "L'S.I.S e' accessibile
anche ai sindacati e ai gruppi di attivisti, non solo all'industria."
Risponde sicuro.

Non mi rimaneva che chiedere conferma di questo sia ai sindacati che agli
attivisti. Inizio da Cecilia Brighi, una esperta di globalizzazione
dell'Ufficio Internazionale della Cisl, che ribatte seccamente: "Purtoppo i
contatti voluti dalla Commissione con i sindacati sui temi della
globalizzazione non sono cosi' spinti come quelli che avvengono con le
muntinazionali; anzi, praticamente non esistono."

" Signora Brighi, lei ha mai sentito parlare del S.I.S.?", chiedo a
bruciapelo. "No, mai." "Vi hanno informati dell'esistenza di questo
sistema?", insisto. "Credo di poter affermare con certezza che le
organizzazioni sindacali italiane non siano mai state informate di questo
sistema di consultazione." L'Italia e' lontana da Brussell, e allora torno
in Belgio per chiedere a Friends of the Earth, uno dei piu' grandi gruppi
ambientalisti del mondo, se almeno loro, che hanno la sede a due passi dalla
Commissione Europea, hanno mai sentito pronunciare il fatidico nome S.I.S.
Mi risponde Alexandra Wandell, e lo fa con grande stupore: "Sfortunatamente
e' la prima volta che sento parlare di questo sistema di consultazione, me
lo sta dicendo lei, a noi non l'hanno mai comunicato. La Commissione Europea
dovrebbe smettere di declamare di iniziative che in realta' non ha nessuna
intenzione di portare avanti."

La Commissone Europea ha fatto uno sforzo ciclopico per consultare i
business d'Europa prima di Seattle. Ha fatto un sondaggio sui desideri
dell'Investment Network, un'altra lobby di giganti industriali che include
la Fiat e la Pirelli, e un secondo sondaggio su 10.000 aziende. Tutto
documentato da me, nero su bianco. Fra l'altro ho cercato a Brussell anche
la sede di questo Investment Network, ma non l'ho trovata. Per forza,
perche' questo gruppo di multinazionali si riunisce proprio nella sede della
Commissione Europea. E anche di tutto cio' ho discusso con Romano Prodi.

"Vede Presidente, la cosa che preoccupa e' che tutto questo sembra non
esistere poi con le ONG, coi consumatori, coi sindacati" e attendo la sua
reazione.

"Coi sindacati io sono in colloquio quotidiano," mi rassicura Prodi, "ma se
esiste questo Investment Network io francamente non glielo so dire, non lo
sapevo, non sapevo neanche che esistessero sondaggi per le imprese, me lo fa
vedere lei adesso. Ma se stesse qui dentro lei vedrebbe quanto dialogo c'e'
con le organizzazioni non governative e con i sindacati."

Cecilia Brighi, a distanza, replica con altrettanta sicurezza: "Non c'e'
ancora nulla, non lo hanno assolutamente ancora fatto, non c'e' nulla, noi
non sappiamo quali sono gli impatti degli accordi gia' sottoscritti, per
esempio in tema di agricultura o di occupazione, come per esempio non c'e'
consultazione sui temi sociali nel mondo. Tutto questo va costruito in tempi
rapidissimi."

Che ci sia dialogo e' dunque tutto da verificare; ma una cosa verificata
invece c'e': anche quando la Commissione comunica con le organizzazioni dei
cittadini non sempre c'e' da fidarsi. Ho ottenuto due documenti sulla
globalizzazione scritti dalla Commissione Europea che dovevano essere
identici, intitolati "Regole internazionali per gli investimenti in seno al
WTO", stesso protocollo e stessa data: solo che uno era destinato ai
burocrati, l'altro ai cittadini. A una lettura piu' attenta sono emerse
differenze radicali nei testi: la versione per la gente comune era tutta
un'altra cosa.

Ma a proposito di fiducia, ritorniamo alla carne agli ormoni americana.
Sulla base di quali prove il WTO condanno' l'Europa? A rispondere e' di
nuovo Keith Rockwell: "Quello che le posso dire e' che il WTO nel caso di
dispute sulla sicurezza degli alimenti decide in base al parere degli
scienziati della FAO. A loro fu chiesto di emettere il verdetto sulla carne
agli ormoni."

E infatti un gruppo di scienziati cosiddetti super partes si riunirono
proprio alla FAO a Roma, e piu' precisamente nella commissione chiamata
Codex. Dalla FAO parti' il verdetto: secondo loro l'Europa aveva torto. Ma
gli scienziati della Fao erano davvero super partes, erano davvero
imparziali?

"Certamente" sentenzia con fermezza Alan Randell, uno dei massimi
responsabili dei gruppi scientifici della FAO, cui ho rivolto quelle
domande. Randell spiega: "Siamo una organizzazione intergovernativa e il
nostro compito e' di fissare gli standard internazionali per la sicurezza
degli alimenti. Abbiamo deciso che gli ormoni nella carne americana non
pongono problemi alla salute, e potete fidarvi."

Pochi giorni dopo aver registrato quelle affermazioni, mi sposto a Londra
per un incontro cruciale. L'uomo che mi aspetta alla stazione Victoria vuole
rimanere anonimo, perche' e' un chimico farmaceutico che ha lavorato per 35
anni con la grande industria e che oggi ha deciso di raccontare tutto quello
che sa sulla cosiddetta indipendenza degli scienziati della FAO. Trovarlo e'
stata veramente un'impresa, attraverso una serie infinita di contatti. Gli
chiedo prima di tutto: perche' vuole parlare? "Il mondo sta cambiando, le
multinazionali farmaceutiche e agroalimentari hanno assorbito ormai
tutto....non so...forse perche' mi sto per ritirare dalla scena...ma guardi,
io ho visto troppe cose, e c'e' un limite per tutti, o forse solo per me."
La nostra conversazione continua, e lo invito a venire al dunque, e cioe'
alle prove di quanto mi vorrebbe rivelare. Questo scienziato dall'aria
aristocratica mi invita a sedermi a un tavolo del bar della Royal Albert
Hall, e poi inizia: "La documentazione che le mostro era in gran parte
segreta, e infatti molti fogli portano il marchio declassificato. Ora, per
dimostrale quanto siano inaffidabili gli organi scientifici della FAO e'
necessario che le racconti una vicenda parallela a quella che a lei
interessa."

"Guardi questi documenti. E' il novembre del '97, e la FAO si sta preparando
a giudicare la sicurezza degli ormoni nel latte, che sono prodotti dalla
multinazionale Monsanto. Qui si legge che uno scienziato della FAO, il dott.
Nick Weber, aveva passato al dott. Kowalczyk della Monsanto i documenti
riservati che solo gli scienziati della FAO avrebbero dovuto leggere prima
di emettere il verdetto. Fra questi documenti c'erano persino gli studi
della Commissione Europea, che era contraria agli ormoni artificiali.
Capisce? La Monsanto pote' studiarsi con molto anticipo cosa avrebbero
sostenuto i suoi critici durante i dibattimenti. Ma e' normale cio'?"

Non rispondo e lo invito con un cenno del capo a continuare. Lui prosegue:
"La FAO esamino' gli ormoni nel latte e in un primo tempo espresse parere
positivo. Un trionfo per la Monsanto, ma c'era una nota che stonava. Michael
Hansen, un consulente della FAO, non era d'accordo e stava per lanciare un
allarme. Ed ecco un fax che la Monsanto spedisce a un funzionario della
sanita' pubblica, dove si legge: Sembra che Michael Hansen non sia dei
nostri. Dei nostri!!, capite che razza di mentalita'? La Monsanto
considerava gli esperti della FAO roba propria."

La mia fonte sosta per il tempo necessario a sorseggiare il bicchiere di
vino bianco che gli ho offerto, poi estrae dalla borsa altri fogli, altre
prove inedite. E rincara la dose: "Ma alla FAO ci sono altri scienziati
gravemente compromessi: sono Margaret Miller e Leonard Ritter. In questo
documento riservato del Congresso degli Stati Uniti si legge che la
dottoressa Miller era sotto inchiesta perche', da dipendente pubblico, fu
sorpresa a lavorare....indovini per chi? Per la Monsanto naturalmente, per
conto della quale studiava gli ormoni. Veniamo al dottor Ritter: ho scoperto
dagli archivi del parlamento canadese che Ritter e' stato piu' volte pagato
del CAHI, una grossa lobby nordamericana di industrie veterinare favorevoli
agli ormoni. Insomma, Miller e Ritter, due gioielli di indipendenza interni
alla FAO, non le sembra?"

E allora ricapitoliamo: la mia fonte inglese ha dimostrato che alcuni
scienziati consulenti della FAO, e specialmente Nick Weber, Margaret Miller
e Leonard Ritter, erano da tempo collusi con una lobby e con una grande
multinazionale interessate a vendere ormoni, e nonostante l'evidente
conflitto di interessi hanno continuato a decidere della nostra salute per
conto della FAO.

Lo scienziato inglese ora conclude e porta l'affondo decisivo: "E non e'
proprio la FAO che ha giudicato innocui anche gli ormoni della carne,
permettendo cosi' al WTO di condannare l'Europa. Come ci si puo' fidare? E
poi guardi le liste degli scienziati della FAO che nel '99 e nel 2000 hanno
di nuovo esaminato gli ormoni americani nella carne: chi ci troviamo? Weber,
Miller, Ritter e tutti gli altri. Sono tutti qui, sono sempre qui!"

Lo fisso con un'unica domanda nella testa: la FAO sapeva, ha mai sospettato
qualcosa? "Certo che sapeva," risponde con un accenno di sorriso, "infatti
Micheal Hansen, il bastian contrario, scrisse tutto nero su bianco e lo
spedi' persino al direttore generale della FAO. Tutto si sapeva... persino
nei dettagli. Ma questo non ha impedito a noi europei di essere cosi'
penalizzati dal verdetto sulla carne agli ormoni."

Torno a Roma e ricontatto il dirigente della FAO che avevo incontrato pochi
giorni addietro. Gli passo le prove contro i dottori Weber, Miller e Ritter,
ma lui non sembra molto interessato ai documenti. Li degna appena di
un'occhiata e ribatte: "I nostri scienziati sono scelti dalla FAO e
dall'Organizzazione Mondiale delle Sanita', e sono confermati nell'incarico
dai governi membri. Sono esperti al di sopra di ogni sospetto e le sue
affermazioni ci giungono assolutamente nuove."

Una storia pesantissima questa, nella quale erano in gioco non solo
interessi multimiliardari, ma soprattutto la nostra salute. E a questo punto
tutto mi potevo aspettare meno che fosse proprio il WTO a rilanciare alla
grande, a far esplodere la bomba. E' ancora Rockwell che parla: "Se i vostri
governi avessero invocato l'articolo 5.7 del nostro accordo Sanitario e
Fitosanitario la battaglia sulla carne agli ormoni non sarebbe mai esistita:
niente FAO, niente sanzioni americane, nulla di nulla. L'articolo 5.7 del
WTO vi dava il diritto di evitare lo scontro, mentre l'Europa studiava la
sicurezza della carne americana." "E perche' l'Europa non l'ha usato?" gli
chiedo piu' che sorpreso. Rockwell mi fissa pregustando il colpo ad effetto,
e con un che di trionfale aggiunge: "Lo chieda a loro. Non lo hanno mai
invocato quell'articolo!"

Non mi rimane che girare la scottante questione ai massimi responsabili
politici, e cioe' al ministro Fassino e al Presidente della Commissione
Europea Romano Prodi. Perche' non e' stato invocato quell'articolo?

Fassino risponde che non lo sa, che ci sara' una ragione legale, e conclude
sbrigativo: "Chieda a qualcun altro" dice scuotendo il capo. Romano Prodi
invece tenta una battuta ("Non lo so, non sono mica un veterinario!") e poi
conclude sostenendo che si tratta di aspetti tecnici "...e non potete venire
a chiedere a me."

Entrambi si sono difesi aggiungendo che l'importante e' che la carne agli
ormoni non entri in Europa, ma questo francamente non mi basta. Abbiamo
miliardi di sanzioni che ci penalizzano ogni giorno, e si tratta della piu'
pericolosa disputa commerciale degli ultimi 20 anni. Se la si poteva evitare
appellandosi a un semplice articolo, i nostri massimi dirigenti politici lo
avrebbero dovuto sapere. Ma tant'e'.

Io non chiedo piu' nulla, e scelgo invece di mostrarvi qualcosa di concreto.
Parliamo sempre della globalizzazione, del WTO e dei suoi potentissimi
accordi. La parola a Susan George: "L' arma piu' tagliente del WTO e'
l'accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio, che puo' annullare le leggi
degli Stati, quelle delle amministrazioni locali e persino le regole delle
piccole organizzazioni non governative. Esso colpisce particolarmente il
diritto dei cittadini di sapere come sono fatte le merci che acquistano e da
chi sono fatte."

E infatti questo accordo prende di mira proprio le etichette: le etichette
che ci dovrebbero dire se nei giocattoli che diamo ai nostri piccoli ci sono
sostanze tossiche, se nei cibi che mangiamo ci sono ingredienti
geneticamente modificati, o se i palloni che compriamo sono fatti da bambini
sfruttati nei paesi poveri. Iniziamo proprio da questo esempio. Susan George
spiega: "Il calcio e' sicuramente un grande sport, anche se io sono
americana! Ma l'accordo WTO sulle Barriere Tecniche al Commercio ci
impedisce proprio di rifiutarci di importare palloni da calcio cuciti dai
bambini sfruttati in Asia. Per i globalizzatori un pallone e' un prodotto e
lo possiamo rifiutare solo se e' di cattiva qualita' e non se e' fatto da
piccoli schiavi."

Damiano Tommasi, mediano della Roma, e' da tempo impegnato contro
l'importazione di palloni prodotti col lavoro minorile. Un accordo del WTO
rischia dunque di vanificare il suo impegno. Lo sapeva? "No, non lo sapevo"
mi dice Tommasi al termine di un allenamento di fine campionato. "E' una
brutta notizia. E' un altro segnale che l'economia e la globalizzazione
prevalgono su qulasiasi altro codice."

Proprio al ministro Fassino ho sottoposto questo punto dolente degli accordi
del WTO, "lei non sa che l'Italia ha firmato le convenzioni
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che ci danno il diritto di
rifiutare i palloni prodotti col lavoro minorile!"

Rispondo: "Ministro, cio' che lei afferma non sembra vero. Io cito accordi
del WTO sovranazionali che gia' sono esistenti e che sono gia' ratificati
dall'Italia."

Fassino adesso urla: "Ma l'Italia non ha mai ratificato nessun accordo che
dice che si possono importare i palloni cuciti dai bambini sfruttati. Credo
di sapere la materia di cui sono ministro!...non e' possibile!"

Racconto quanto affermato dal ministro Fassino a Susan George, e lei
sorpresa ribatte: "Ma certo che e' possibile. Fu purtroppo scritto nero su
bianco sia negli accordi del GATT che nell'accordo del WTO, ai punti 2.1 e
2.8, e i nostri governi lo dovrebbero sapere."

Interrogo anche Cecilia Brighi, la sindacalista della Cisl esperta di
questioni internazionali. Le dico: "Signora Brighi, a battuta rispostagruppi di affari."


COMMISSIONE EUROPEA, DIRETTORATO GENERALE PER IL COMMERCIO

"Vogliamo trovare un accordo con gli Stati Uniti per stabilire un sistema di
pre-allarme contro le proposte politiche che potranno avere un impatto
negativo sulle industrie di servizi."

Ancorare i governi sugli interessi dei gruppi d'affari? Sistemi di pre
allarme contro le proposte politiche? Ma per conto di chi lavorate,
presidente Prodi?

"Guardiamo alle cose piu' serie" ribatte il Presidente di fronte a quelle
carte, "non guariamo a queste frasi che non dicono assolutamente nulla.
Queste sono dichiarazioni che io condivido."

Eppure, tutto sarebbe piu' equlibrato se la Comissione Europea, che ci sta g
lobalizzando, ogni tanto chiedesse anche a noi cittadini cosa ne pensiamo.
Ma lo fa? Una cosa e' certa, i grandi gruppi di servizi, come le
finanziarie, le grandi assicurazioni o le banche vengono consultati in tempo
reale da un sistema elettronico che si chiama S.I.S., messo in opera dalla
Commissione Europea, come prova un altro documento firmato Direttorato
Generale1, che recita: "La Commissione Europea ha creato un sistema di
consultazione con le industrie dei servizi che permette ai negoziatori della
Commissione di consultare rapidamente le aziende e anche i singoli
azionisti."

Chiedo spiegazioni al responsabile di questa iniziativa, Dietrich Barth, nel
suo ufficio al quinto piano della Commissione. Barth candidamente conferma:
"Quest'anno sono previsti i negoziati del WTO per la liberalizzazione dei
servizi. La Commissione ha un assoluto bisogno di conoscere gli interessi
dei grandi gruppi d'affari di questo settore." Ma perche' Barth, che lavora
per i politici, non menziona anche gli interessi dei semplici cittadini? Gli
chiedo provocatoriamente: "Sono sicuro che vorrete conoscere anche gli
interessi delle persone comuni, o dei gruppi che li rappresentano. Dov'e' il
sistema elettronico per consultare anche loro?" "L'S.I.S e' accessibile
anche ai sindacati e ai gruppi di attivisti, non solo all'industria."
Risponde sicuro.

Non mi rimaneva che chiedere conferma di questo sia ai sindacati che agli
attivisti. Inizio da Cecilia Brighi, una esperta di globalizzazione
dell'Ufficio Internazionale della Cisl, che ribatte seccamente: "Purtoppo i
contatti voluti dalla Commissione con i sindacati sui temi della
globalizzazione non sono cosi' spinti come quelli che avvengono con le
muntinazionali; anzi, praticamente non esistono."

" Signora Brighi, lei ha mai sentito parlare del S.I.S.?", chiedo a
bruciapelo. "No, mai." "Vi hanno informati dell'esistenza di questo
sistema?", insisto. "Credo di poter affermare con certezza che le
organizzazioni sindacali italiane non siano mai state informate di questo
sistema di consultazione." L'Italia e' lontana da Brussell, e allora torno
in Belgio per chiedere a Friends of the Earth, uno dei piu' grandi gruppi
ambientalisti del mondo, se almeno loro, che hanno la sede a due passi dalla
Commissione Europea, hanno mai sentito pronunciare il fatidico nome S.I.S.
Mi risponde Alexandra Wandell, e lo fa con grande stupore: "Sfortunatamente
e' la prima volta che sento parlare di questo sistema di consultazione, me
lo sta dicendo lei, a noi non l'hanno mai comunicato. La Commissione Europea
dovrebbe smettere di declamare di iniziative che in realta' non ha nessuna
intenzione di portare avanti."

La Commissone Europea ha fatto uno sforzo ciclopico per consultare i
business d'Europa prima di Seattle. Ha fatto un sondaggio sui desideri
dell'Investment Network, un'altra lobby di giganti industriali che include
la Fiat e la Pirelli, e un secondo sondaggio su 10.000 aziende. Tutto
documentato da me, nero su bianco. Fra l'altro ho cercato a Brussell anche
la sede di questo Investment Network, ma non l'ho trovata. Per forza,
perche' questo gruppo di multinazionali si riunisce proprio nella sede della
Commissione Europea. E anche di tutto cio' ho discusso con Romano Prodi.

"Vede Presidente, la cosa che preoccupa e' che tutto questo sembra non
esistere poi con le ONG, coi consumatori, coi sindacati" e attendo la sua
reazione.

"Coi sindacati io sono in colloquio quotidiano," mi rassicura Prodi, "ma se
esiste questo Investment Network io francamente non glielo so dire, non lo
sapevo, non sapevo neanche che esistessero sondaggi per le imprese, me lo fa
vedere lei adesso. Ma se stesse qui dentro lei vedrebbe quanto dialogo c'e'
con le organizzazioni non governative e con i sindacati."

Cecilia Brighi, a distanza, replica con altrettanta sicurezza: "Non c'e'
ancora nulla, non lo hanno assolutamente ancora fatto, non c'e' nulla, noi
non sappiamo quali sono gli impatti degli accordi gia' sottoscritti, per
esempio in tema di agricultura o di occupazione, come per esempio non c'e'
consultazione sui temi sociali nel mondo. Tutto questo va costruito in tempi
rapidissimi."

Che ci sia dialogo e' dunque tutto da verificare; ma una cosa verificata
invece c'e': anche quando la Commissione comunica con le organizzazioni dei
cittadini non sempre c'e' da fidarsi. Ho ottenuto due documenti sulla
globalizzazione scritti dalla Commissione Europea che dovevano essere
identici, intitolati "Regole internazionali per gli investimenti in seno al
WTO", stesso protocollo e stessa data: solo che uno era destinato ai
burocrati, l'altro ai cittadini. A una lettura piu' attenta sono emerse
differenze radicali nei testi: la versione per la gente comune era tutta
un'altra cosa.

Ma a proposito di fiducia, ritorniamo alla carne agli ormoni americana.
Sulla base di quali prove il WTO condanno' l'Europa? A rispondere e' di
nuovo Keith Rockwell: "Quello che le posso dire e' che il WTO nel caso di
dispute sulla sicurezza degli alimenti decide in base al parere degli
scienziati della FAO. A loro fu chiesto di emettere il verdetto sulla carne
agli ormoni."

E infatti un gruppo di scienziati cosiddetti super partes si riunirono
proprio alla FAO a Roma, e piu' precisamente nella commissione chiamata
Codex. Dalla FAO parti' il verdetto: secondo loro l'Europa aveva torto. Ma
gli scienziati della Fao erano davvero super partes, erano davvero
imparziali?

"Certamente" sentenzia con fermezza Alan Randell, uno dei massimi
responsabili dei gruppi scientifici della FAO, cui ho rivolto quelle
domande. Randell spiega: "Siamo una organizzazione intergovernativa e il
nostro compito e' di fissare gli standard internazionali per la sicurezza
degli alimenti. Abbiamo deciso che gli ormoni nella carne americana non
pongono problemi alla salute, e potete fidarvi."

Pochi giorni dopo aver registrato quelle affermazioni, mi sposto a Londra
per un incontro cruciale. L'uomo che mi aspetta alla stazione Victoria vuole
rimanere anonimo, perche' e' un chimico farmaceutico che ha lavorato per 35
anni con la grande industria e che oggi ha deciso di raccontare tutto quello
che sa sulla cosiddetta indipendenza degli scienziati della FAO. Trovarlo e'
stata veramente un'impresa, attraverso una serie infinita di contatti. Gli
chiedo prima di tutto: perche' vuole parlare? "Il mondo sta cambiando, le
multinazionali farmaceutiche e agroalimentari hanno assorbito ormai
tutto....non so...forse perche' mi sto per ritirare dalla scena...ma guardi,
io ho visto troppe cose, e c'e' un limite per tutti, o forse solo per me."
La nostra conversazione continua, e lo invito a venire al dunque, e cioe'
alle prove di quanto mi vorrebbe rivelare. Questo scienziato dall'aria
aristocratica mi invita a sedermi a un tavolo del bar della Royal Albert
Hall, e poi inizia: "La documentazione che le mostro era in gran parte
segreta, e infatti molti fogli portano il marchio declassificato. Ora, per
dimostrale quanto siano inaffidabili gli organi scientifici della FAO e'
necessario che le racconti una vicenda parallela a quella che a lei
interessa."

"Guardi questi documenti. E' il novembre del '97, e la FAO si sta preparando
a giudicare la sicurezza degli ormoni nel latte, che sono prodotti dalla
multinazionale Monsanto. Qui si legge che uno scienziato della FAO, il dott.
Nick Weber, aveva passato al dott. Kowalczyk della Monsanto i documenti
riservati che solo gli scienziati della FAO avrebbero dovuto leggere prima
di emettere il verdetto. Fra questi documenti c'erano persino gli studi
della Commissione Europea, che era contraria agli ormoni artificiali.
Capisce? La Monsanto pote' studiarsi con molto anticipo cosa avrebbero
sostenuto i suoi critici durante i dibattimenti. Ma e' normale cio'?"

Non rispondo e lo invito con un cenno del capo a continuare. Lui prosegue:
"La FAO esamino' gli ormoni nel latte e in un primo tempo espresse parere
positivo. Un trionfo per la Monsanto, ma c'era una nota che stonava. Michael
Hansen, un consulente della FAO, non era d'accordo e stava per lanciare un
allarme. Ed ecco un fax che la Monsanto spedisce a un funzionario della
sanita' pubblica, dove si legge: Sembra che Michael Hansen non sia dei
nostri. Dei nostri!!, capite che razza di mentalita'? La Monsanto
considerava gli esperti della FAO roba propria."

La mia fonte sosta per il tempo necessario a sorseggiare il bicchiere di
vino bianco che gli ho offerto, poi estrae dalla borsa altri fogli, altre
prove inedite. E rincara la dose: "Ma alla FAO ci sono altri scienziati
gravemente compromessi: sono Margaret Miller e Leonard Ritter. In questo
documento riservato del Congresso degli Stati Uniti si legge che la
dottoressa Miller era sotto inchiesta perche', da dipendente pubblico, fu
sorpresa a lavorare....indovini per chi? Per la Monsanto naturalmente, per
conto della quale studiava gli ormoni. Veniamo al dottor Ritter: ho scoperto
dagli archivi del parlamento canadese che Ritter e' stato piu' volte pagato
del CAHI, una grossa lobby nordamericana di industrie veterinare favorevoli
agli ormoni. Insomma, Miller e Ritter, due gioielli di indipendenza interni
alla FAO, non le sembra?"

E allora ricapitoliamo: la mia fonte inglese ha dimostrato che alcuni
scienziati consulenti della FAO, e specialmente Nick Weber, Margaret Miller
e Leonard Ritter, erano da tempo collusi con una lobby e con una grande
multinazionale interessate a vendere ormoni, e nonostante l'evidente
conflitto di interessi hanno continuato a decidere della nostra salute per
conto della FAO.

Lo scienziato inglese ora conclude e porta l'affondo decisivo: "E non e'
proprio la FAO che ha giudicato innocui anche gli ormoni della carne,
permettendo cosi' al WTO di condannare l'Europa. Come ci si puo' fidare? E
poi guardi le liste degli scienziati della FAO che nel '99 e nel 2000 hanno
di nuovo esaminato gli ormoni americani nella carne: chi ci troviamo? Weber,
Miller, Ritter e tutti gli altri. Sono tutti qui, sono sempre qui!"

Lo fisso con un'unica domanda nella testa: la FAO sapeva, ha mai sospettato
qualcosa? "Certo che sapeva," risponde con un accenno di sorriso, "infatti
Micheal Hansen, il bastian contrario, scrisse tutto nero su bianco e lo
spedi' persino al direttore generale della FAO. Tutto si sapeva... persino
nei dettagli. Ma questo non ha impedito a noi europei di essere cosi'
penalizzati dal verdetto sulla carne agli ormoni."

Torno a Roma e ricontatto il dirigente della FAO che avevo incontrato pochi
giorni addietro. Gli passo le prove contro i dottori Weber, Miller e Ritter,
ma lui non sembra molto interessato ai documenti. Li degna appena di
un'occhiata e ribatte: "I nostri scienziati sono scelti dalla FAO e
dall'Organizzazione Mondiale delle Sanita', e sono confermati nell'incarico
dai governi membri. Sono esperti al di sopra di ogni sospetto e le sue
affermazioni ci giungono assolutamente nuove."

Una storia pesantissima questa, nella quale erano in gioco non solo
interessi multimiliardari, ma soprattutto la nostra salute. E a questo punto
tutto mi potevo aspettare meno che fosse proprio il WTO a rilanciare alla
grande, a far esplodere la bomba. E' ancora Rockwell che parla: "Se i vostri
governi avessero invocato l'articolo 5.7 del nostro accordo Sanitario e
Fitosanitario la battaglia sulla carne agli ormoni non sarebbe mai esistita:
niente FAO, niente sanzioni americane, nulla di nulla. L'articolo 5.7 del
WTO vi dava il diritto di evitare lo scontro, mentre l'Europa studiava la
sicurezza della carne americana." "E perche' l'Europa non l'ha usato?" gli
chiedo piu' che sorpreso. Rockwell mi fissa pregustando il colpo ad effetto,
e con un che di trionfale aggiunge: "Lo chieda a loro. Non lo hanno mai
invocato quell'articolo!"

Non mi rimane che girare la scottante questione ai massimi responsabili
politici, e cioe' al ministro Fassino e al Presidente della Commissione
Europea Romano Prodi. Perche' non e' stato invocato quell'articolo?

Fassino risponde che non lo sa, che ci sara' una ragione legale, e conclude
sbrigativo: "Chieda a qualcun altro" dice scuotendo il capo. Romano Prodi
invece tenta una battuta ("Non lo so, non sono mica un veterinario!") e poi
conclude sostenendo che si tratta di aspetti tecnici "...e non potete venire
a chiedere a me."

Entrambi si sono difesi aggiungendo che l'importante e' che la carne agli
ormoni non entri in Europa, ma questo francamente non mi basta. Abbiamo
miliardi di sanzioni che ci penalizzano ogni giorno, e si tratta della piu'
pericolosa disputa commerciale degli ultimi 20 anni. Se la si poteva evitare
appellandosi a un semplice articolo, i nostri massimi dirigenti politici lo
avrebbero dovuto sapere. Ma tant'e'.

Io non chiedo piu' nulla, e scelgo invece di mostrarvi qualcosa di concreto.
Parliamo sempre della globalizzazione, del WTO e dei suoi potentissimi
accordi. La parola a Susan George: "L' arma piu' tagliente del WTO e'
l'accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio, che puo' annullare le leggi
degli Stati, quelle delle amministrazioni locali e persino le regole delle
piccole organizzazioni non governative. Esso colpisce particolarmente il
diritto dei cittadini di sapere come sono fatte le merci che acquistano e da
chi sono fatte."

E infatti questo accordo prende di mira proprio le etichette: le etichette
che ci dovrebbero dire se nei giocattoli che diamo ai nostri piccoli ci sono
sostanze tossiche, se nei cibi che mangiamo ci sono ingredienti
geneticamente modificati, o se i palloni che compriamo sono fatti da bambini
sfruttati nei paesi poveri. Iniziamo proprio da questo esempio. Susan George
spiega: "Il calcio e' sicuramente un grande sport, anche se io sono
americana! Ma l'accordo WTO sulle Barriere Tecniche al Commercio ci
impedisce proprio di rifiutarci di importare palloni da calcio cuciti dai
bambini sfruttati in Asia. Per i globalizzatori un pallone e' un prodotto e
lo possiamo rifiutare solo se e' di cattiva qualita' e non se e' fatto da
piccoli schiavi."

Damiano Tommasi, mediano della Roma, e' da tempo impegnato contro
l'importazione di palloni prodotti col lavoro minorile. Un accordo del WTO
rischia dunque di vanificare il suo impegno. Lo sapeva? "No, non lo sapevo"
mi dice Tommasi al termine di un allenamento di fine campionato. "E' una
brutta notizia. E' un altro segnale che l'economia e la globalizzazione
prevalgono su qulasiasi altro codice."

Proprio al ministro Fassino ho sottoposto questo punto dolente degli accordi
del WTO, "lei non sa che l'Italia ha firmato le convenzioni
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che ci danno il diritto di
rifiutare i palloni prodotti col lavoro minorile!"

Rispondo: "Ministro, cio' che lei afferma non sembra vero. Io cito accordi
del WTO sovranazionali che gia' sono esistenti e che sono gia' ratificati
dall'Italia."

Fassino adesso urla: "Ma l'Italia non ha mai ratificato nessun accordo che
dice che si possono importare i palloni cuciti dai bambini sfruttati. Credo
di sapere la materia di cui sono ministro!...non e' possibile!"

Racconto quanto affermato dal ministro Fassino a Susan George, e lei
sorpresa ribatte: "Ma certo che e' possibile. Fu purtroppo scritto nero su
bianco sia negli accordi del GATT che nell'accordo del WTO, ai punti 2.1 e
2.8, e i nostri governi lo dovrebbero sapere."

Interrogo anche Cecilia Brighi, la sindacalista della Cisl esperta di
questioni internazionali. Le dico: "Signora Brighi, a battuta risposta:
l'Italia ha firmato le convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del
Lavoro che danno la possibilita' di bloccare le importazioni di palloni
fatti da bambini sfruttati nel terzo mondo..." C'e' una pausa, la Brighi
ribatte: "Chi ha detto questo?" E io: "Fassino." Lei scuote il capo.

Nel frattempo al WTO qualcuno sta gia' protestando contro le regole europee
che vietano nei nostri giocattoli l'uso di ammorbidenti tossici. Me ne parla
Fabrizio Fabbri, uno dei responsabili di Green Peace Italia: "Sta succedendo
che Hong Kong e il Brasile stanno invocando l'intervento del WTO per
annullare il provvedimento europeo che vieta i composti chimici pericolosi
nei giocattoli per bambini. Il WTO potrebbe ritenere questa misura di tutela
della salute un ostacolo alle leggi del libero commercio, in base a un
accordo sottoscritto anche dall'Italia che prevede il non utilizzo di
ragioni sociali o ambientali come discriminazione commerciale." Fabbri apre
una borsa e fa cadere sulla scrivania una miriade di pupazzetti e bamboline
colorati, quelli tossici appunto. Ma dovessero tornare questi giocattoli
pericolosi, almeno che ci sia un'etichetta che ce li fa distinguere. Fabbri
scuote il capo: "Teoricamente sarebbe la misura minima di tutela dei
consumatori, ma e' quella maggiormente contestata proprio dal WTO."

Guerra dunque persino alle etichette che ci dovrebbero informare su quello
che acquistiamo, ma non solo. Cio' che veramente stupisce e' scoprire che
chi ha scritto gli accordi di globalizzazione ha voluto che il loro potente
braccio si estendesse ben oltre i governi nazionali, e che raggiungesse
persino le piccole organizzazioni volontarie. Persino loro. Per capire
meglio cio' che ho detto seguiamo la signora Luciana Giordano nello
shopping. Questa giovane linguista di Bologna fa parte della nutrita schiera
di italiani che acquistano regolarmente il caff equo & solidale, e questo
significa che Luciana sa che il suo caffe' e' prodotto da lavoratori del
terzo mondo tutelati nella dignita' e nei diritti fondamentali. Ma come fa a
saperlo? Attraverso la presenza sulla confezione dell'etichetta Transfair,
oppure comprando il macinato nelle cosiddette Botteghe del mondo. Si tratta
di piccole organizzazioni non a fine di lucro, ma sembra prioprio che sia
loro che le loro etichette violino i contenuti del solito accordo WTO sulle
Barriere tecniche al commercio.

Proprio a Bologna incontro Giorgio Dal Fiume, uno dei massimi dirigenti
nazionali della rete equo & solidale e gli chiedo di spiegarmi perche' i
globalizzatori dei commerci temono cosi' tanto persino le loro etichette:
"Perche' quello che noi scriviamo in etichetta rende possibile la libera
scelta da parte del consumatore" dice Dal Fiume mentre mi fa da guida
all'interno di una delle Botteghe del Mondo. "E' paradossale, ma in questo
sistema globalizzato siamo noi a difendere il vero funzionamento del
mercato, dove a diversa offerta corrisponde una diversa scelta. Ma proprio
questo e' il punto debole del WTO: puo' condizionare interi stati ma non
puo' obbligare i cittadini a consumare quello che loro vogliono."

Forse Dal Fiume ha ragione, ma il WTO puo' costringere il governo italiano a
fare tutto quanto e' in suo potere per fermare iniziative come quella per
cui si e' impegnato. E' scritto infatti nero su bianco nell'accordo sulle
Barriere Tecniche al Commercio. Lui lo sapeva? "Si', ci siamo studiati i
testi, ed e' per questo che siamo andati a Seattle a contestare con ogni
mezzo il WTO" conclude.

Etichettare le merci, cosi' che il cittadino possa rifiutare quelle che
violano i principi etici, o di protezione dell'ambiente e della propria
salute e' un diritto fondamentale che il WTO sembra volerci togliere. In
tutto cio' sono chiare le pressioni esercitate dai colossi industriali, e
non sono illazioni: ho trovato due documenti che non lasciano dubbi. Il
primo, stilato dalla Camera di Commercio Internazionale (un'altra lobby di
multinazionali che comprende anche la Pirelli e la nostra Confindustria)
chiedeva al cancelliere tedesco Schroeder (poco prima della storica
conferenza del WTO a Seattle) quanto segue: I programmi di etichettatura
ecologica dei prodotti possono creare barriere al libero commercio, e
vogliamo su questo una urgente applicazione degli accordi del WTO. Nel
secondo documento ho trovato un'esplicita richiesta del Trans Atlantic
Business Dialogue, che recita: Alla Commissione Europea chiediamo che un
accordo internazionale sugli investimenti non sia indebolito da clausole sui
diritti dei lavoratori o sulla tutela dell'ambiente.

Si comprende cosi' come anche la legge europea sull'etichettatura
obbligatoria dei cibi contenenti geni modificati sia finita nel mirino del
WTO, e infatti il governo di Washington ha gia' iniziato a Ginevra una
procedura legale per costringere Brussell a tornare sui suoi passi. Eppure
quella legge non e' poi cosi' severa: essa infatti dice che se i geni
modificati sono presenti nei cibi sotto la quantita' dell'1%, non vanno
dichiarati in etichetta. E io ho voluto fare una prova. Ho infatti comprato
alcuni prodotti contenenti soia: dicono che la soia oggi sia quasi tutta
geneticamente modificata, ma nelle etichette dei biscotti VitaSystem, dei
crackers Misura, di quelli della Cereal e del pane a fette della Barilla non
e' segnalato alcunche'. E allora sono andato a farli anlizzare. Ecco i
risultati delle analisi. Pane alla soia della Barilla: nessuna presenza di
soia transgenica; crackers della Misura, anche qui nulla di geneticamente
modificato; veniamo alla Cereal: idem come prima, e cioe' niente geni
manipolati; e infine abbiamo i biscotti della VitaSystem, e qui la soia
transgenica c'era, ma nella percentuale dello 0,6%, e la legge europea, come
dicevo, non prevede che questa quantita' si debba segnalare in etichetta.
Cio' significa che noi consumatori stiamo comunque ingerendo e sperimentando
cibo transgenico, anche se in piccole quantita', e questo prima che la
scienza sappia con certezza quali saranno gli effetti sulla nostra salute.