C.S.O.A. Ex-Mattatoio


Lavoro Interinale

La privazione o la limitazione della tutela prevista dall'art. 18 è solo l'ultima di una lunga serie di “novità”, inequivocabilmente tese a colpire e precarizzare il mondo del lavoro. L'inizio è rappresentato dalla riduzione salariale degli anni '80, per poi passare al taglio delle pensioni per le generazioni più giovani con la riforma Dini, fino ad arrivare alle nuove tipologie contrattatali flessibili e al lavoro così detto atipico (formazione-lavoro, apprendistato, lavoro nero, collaborazioni temporanee, lavori intermittenti).

Il lavoro “interinale” incarna la manifestazione più tipica della nuova tendenza alla precarizzazione del rapporto lavorativo. In questa nuova tipologia contrattuale non si svolgono più le proprie mansioni per un soggetto per il quale si è “dipendenti”; al contrario il lavoratore viene assunto da una pluralità di datori che se ne servono per li tempo strettamente necessario alla produzione.

Il lavoratore viene formalmente assunto da una agenzia di intermediazione che ha li compito di “affittare” ad altri i propri dipendenti: il caporalato, una volta dichiarato illegale e considerato un'infamia, viene oggi riscoperto ed esaltato con tutti gli onori.

Scompare, in sostanza, il luogo di lavoro, che si disperde in una miriade di siti produttivi dislocati nell'universo metropolitano. Scompare, inoltre, il tempo di lavoro, che si scinde in due parti: il tempo della prestazione vera e propria, e il tempo dell'”attesa”, durante il quale si aspetta di essere affittati a qualche azienda.

Il lavoratore, oggi, secondo questo modello, non è più un soggetto autonomo, consapevole dei propri diritti e capace di programmare la propria esistenza; non è più quel cittadino in senso pieno capace di abitare e agire la democrazia. Il lavoratore oggi è un fuscello flessibile che aspetta la chiamata del padrone, un automa impietrito, un individuo che risponde a comando.

Il lavoro interinale è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla legge 196/1997, il così detto “pacchetto Treu”, voluto dal Governo Prodi e dalla maggioranza del centro-sinistra. Il Governo Berlusconi, oggi, con le leggi-delega già approvate al Senato, intende estendere ulteriormente la precarietà in genere del mercato del lavoro, e in particolare anche il lavoro in affitto.

Le statistiche ci dicono che dal 1998 ad oggi il lavoro interinale è in fortissima espansione. In particolare si sta estendo nel Nord-Italia (ossia nella parte più sviluppata e “moderna” del paese) e tra i giovani. Il lavoro interinale si insinua e si afferma ovunque si profila una nuova possibilità di sviluppo produttivo e occupazionale. Lo stesso avviene a Civitavecchia: l'agenzia “InTempo” mira a diffondere i propri “servizi” soprattutto nell'ambito delle attività portuali, che promettono, come è noto, di avere un grande sviluppo nei prossimi anni. Tutto questo ci conferma in una convinzione: il lavoro interinale si presenta oggi come manifestazione di una tendenza potente; il lavoro in affitto, che ancora riguarda un numero esiguo di lavoratori, potrebbe diventare in futuro una forma estesa, tipica, in cui esplicare la prestazione lavorativa.

Il lavoro interinale è una forma di lavoro completamente flessibile. La prestazione è sin dall'inizio destinata ad interrompersi dopo un breve periodo. All'impresa, però, è concessa la facoltà di prorogare il rapporto (anche per molte volte di seguito). I lavoratori, ci dicono le prime testimonianze, sono perfettamente consapevoli delle natura transitoria del rapporto, e subiscono pertanto la vita in azienda con un particolare disimpegno e con una particolare apatia (con un surplus di alienazione, si sarebbe detto un tempo); rifiutano quindi di impegnarsi in eventuali vertenze o conflitti, e in tal modo finiscono per ridurre anche la forza e il potere contrattuale dei lavoratori “garantiti”.

L'agenzia che seleziona i lavoratori ha un potere assoluto e dispotico: decide chi chiamare e per quali missioni, per quale durata e in quale azienda. L'agenzia, in pratica, seleziona per l'impresa i lavoratori tra la massa dei disoccupati, privilegiando di fatto i più docili, quelli “che non creano problemi”. Il lavoro interinale è la breccia attraverso cui verrà spalancata la porta al collocamento privato- una selezione delle aziende ad uso e consumo di altre aziende: lo scopo dichiarato di tale operazione è quello di rendere più efficiente il mercato del lavoro, favorendo l'incontro della domanda e dell'offerta; quello recondito e inconfessato è di normalizzare la forza lavoro, disincentivando sin dall'inizio la propensione al conflitto.


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