NO COPYRIGHT
NEGATIVLAND - USO CORRETTO

Come ha dimostrato Duchamp molti decenni orsono, l'atto della selezionepuò essere una forma di ispirazione originale e significativa come ogni altra.
In tutti i media possiamo trovare artisti che lavorano selezionando materiali pre-esistenti, assemblandoli, riutilizzandoli come creazione e forma di critica. In generale, continua a essere una direzione che piace sia all'arte seria che all' arte popolare. Ma si trattadi furto? Gli artisti hanno o non hanno il diritto di campionare liberamente (a scopo di lucro o meno) da un ambiente elettronico già creato che li circonda, per usarlo nel proprio lavoro?
La psicologia dell'arte ha sempre favorito un furto frammentario, che noncausasse danni al proprietario. Infatti, la maggior parte degli artisti parla liberamente e pubblicamente di tutto il materiale di cui si sono appriopriati in questa o in quella occasione. In questo regno di idee, tecnoteche, stili ecc., quasi tutti gli artisti sanno che rubare (anzi, essere influenzati , termine che suona più legittimo) non solo è OK,ma è un punto cruciale di ogni evoluzione creativa. È un percorso documentato che gli artisti hanno attuato da quando esiste l'arte e che nonsarà mai smentito -- è semplicemente naturale nell'esperienza creativa.
Qualcuno potrà dire che c'è una bella differenza tra il rubare idee, tecniche e stili che non sono facilmente protetti e il rubare materialiattuali, che al contrario sono tutelati dalla legge. Tuttavia, al di làdel fattore deterrente del copyright presente in tutte le leggi riguardanti l'industria artistica, non possiamo trovare nulla di intrinsecamente sbagliato nel fatto che un artista decida di incorporare campioni di artegià esistente nel suo lavoro. Il fatto di avere leggi (motivateeconomicamente) che si oppongono a tutto questo non rende certamente la cosameno stimolante e importante. Infatti, questo tipo di furto ha una tradizionedi tutto rispetto nelle attività artistiche, fin dalla Rivoluzione Industriale.
Nei primi anni del secolo, i cubisti mettevano insieme materiali di recupero simili a pacchetti e fotografie dei loro quadri. Ora questo sembra un desiderioovvio e perfettamente naturale di racchiudere e trasformare le cose esistenti nel proprio lavoro, in una sorta di dialogo con l'ambiente materiale -- un ambiente materiale che cominciava a espandersi in modi strani e inediti.L' appropriazione nelle discipline artistiche ha attraversato l'intero secolo,passando attraverso i confini mediatici ed espandendosi costantemente inrilevanza emozionale dall'inizio alla fine senza curarsi di ascese e cadute delle frontiere dello stile . Si è sviluppata nel collage, negli oggetti recuperati del Dada e nel concetto di detournement , ha raggiuntole sue vette più alte nell'arte visiva dopo la metà del secolo con l'appropriazione da parte della Pop Art delle icone della cultura di massae dell'immaginario massmediale. Ora, alla fine del secolo, è nella musica che ritroviamo la rabbia dell'appropriazione come metodo creativo e come controversia legale.
Pensiamo sia tempo che l'ovvia validità estetica dell'appropriazione venga sbandierata in opposizione alla supposta preminenza delle leggi di copyright, che reprimono il libero riutilizzo di materiale culturale.C'è bisogno di ricordare che la proprietà privata della cultura di massa è una contraddizione in termini?
Gli artisti hanno sempre percepito l'ambiente che li circonda comeun'ispirazione per lavorare e come materiale crudo da modellare e rimodellare.In particolare questo secolo ci si è presentato con un nuovo tipo di influenza sull'ambiente umano. Siamo immersi in un ambiente mediale in continuacrescita. Oggi siamo circondati da idee, immagini, musiche, testi inscatolati.Il 70/80% della popolazione mondiale riceve la quasi totalità delleproprie informazioni dalla TV. Riceve opinioni. L'incremento del nostro inputsensoriale quotidiano non è basato sulla realtà fisica che cicirconda, ma sulla saturazione dei media. In quanto artisti, non possiamo nontrovare questo nuovo ambiente elettrificato una fonte irresistibile di criticae di manipolazione.
L'appropriazione dall' assalto dei media rappresenta per noi una sorta diliberazione dal nostro status di spettatori acritici e sperduti (chetanto piace ai pubblicitari). È una forma assolutamente necessaria di autodifesa contro lo sbarramento corporativo unidirezionale dei media.Appriopriarsi vuol dire guardare ai media come a un soggetto da catturare,riarrangiare, eventualmente mutilare e riportare allo sbarramento da parte dichi ne è assoggettato. Gli appriopriatori reclamano il diritto a una creazione speculare.
La nostra cultura corporativa, d'altra parte, è determinata araggiungere la fine del secolo, mantenendo però il suo punto di vista,dipendente da condizioni economiche, che in tutto questo c'è qualcosa disbagliato. Tuttavia, sia a un livello percettivo che a un livello filosofico,negare che qualcosa, quando viaggia sulle onde, diventa di pubblico dominio rimane una scomoda stortura del senso comune -- il fatto che i proprietari della cultura e della sua distribuzione materiale possano tranquillamente negarlo, non è che un omaggio alla loro abilità di ristrutturareil senso comune per ottenere il massimo profitto.
La nostra evoluzione culturale non concede spiegazioni, come faceva invece lacultura pre-copyright. La vera musica folk, ad esempio, non è piùpossibile. Il procedimento folk originale di incorporare melodie e lirichegià esistenti dentro canzoni in costante evoluzione non èpossibile se melodie e liriche sono proprietà privata. Viviamo in unasocietà talmente soffocata e inibita dalle proprietà culturali edalle leggi di copyright che la stessa idea di cultura di massa si basaessenzialmente sul profitto e sui compensi della proprietà. Per essere chiari, quando queste leggi si occupano di chi realizza bootleg sembrano chiudere un occhio, mentre criminalizzano in partenza l'idea di creazione.
L'attuale intensa rete internazionale di restrizioni di copyright ha preso forma durante i congressi mondiali e non è stata decisa da nessuno chesi occupasse attivamente di arte, bensì da una parassitaria classe mediadella cultura -- le corporation e i potentati manageriali, che vedevanouna buona opportunità per arricchire le loro proprietà e i lororedditi semplicemente sfruttando un'attività umana, che procedeva inmodo del tutto naturale attorno a loro, ovvero il riutilizzo della cultura.Questi rappresentanti della cultura -- gli avvocati dietro gli amministratori,gli agenti, gli artisti -- si sono dati da fare per estrarre ogni minimapossibilità marginale di potenziale monetario nelle loroproprietà artistiche. Tutto ciò viene svolto a norma di legge conla copertura di sostenere gli interessi degli artisti nel mercato, e ilCongresso, irrimediabilmente chiuso a ogni punto di vista alternativo, liospita sempre.
Ci sono due tipi di appropriazione oggigiorno: legale o illegale. Qualcuno potrà chiedersi perché allora tutti non seguano le regole operando in modo legale. Negativland rimane nel lato oscuro delle leggi vigenti, perché questo ci mantiene fuori dal business. Ecco un esempiopersonale di come le attuali leggi di copyright servano a prevenire totalmenteil procedimento creativo appriopriativo che è parte integrante delleattuali tecnologie riproduttive.
Per un'appropriazione o un campionamento anche di soli pochi secondi di qualsiasi cosa, dovrebbero essere fatte due cose: chiedere il permesso e pagarela tassa di vendita. L'aspetto della concessione diventa un blocco inevitabileper chiunque intenda usare il materiale in un contesto non adulatoriod ell'autore e del suo lavoro. Quanta satira troveremmo se gli autori dovesserochiedere il permesso all'oggetto della loro satira? La faccenda della tassaè un ostacolo enorme per noi. Negativland è un piccolo gruppo dipersone che intendono mantenere una posizione critica e restare fuori dal mainstream . Creiamo e produciamo personalmente il nostro lavoro, lanostra label , ci occupiamo personalmente delle nostre entrate e uscitedi denaro. Il nostro lavoro è un tipico assemblaggio di elementi ritrovati, di frammenti e citazioni registrate da tutti i media disponibili.Una cosa che va molto oltre uno o due, o anche dieci o venti elementi. Possiamousare anche cento elementi differenti su un solo disco. Ciascuno dei nostri frammenti audio ha un diverso proprietario e ciascuno dei proprietari può essere identificato -- normalmente questo non è possibile,perché la natura frammentaria della ripresa casuale dalla radio e dalla TV non comprende nome o recapito dei legittimi proprietari. Se ciascuno deiproprietari è riconoscibile, supponendo che sia d'accordo con il nostrolavoro, ha diritto a ricevere una somma che va dai cento ai mille dollari. Letasse di vendita, naturalmente, esistono in virtù di attivitàlucrative inter aziendali. Anche se fossimo in grado di pagarle in qualche modo,rimarrebbe comunque la frustrazione di avere a che fare con una burocrazia letargica e immotivata. Sia il nostro budget che la nostra liberatoria sarebbero interamente fuori dalle nostre mani e per ottenere la liberatoriapotremmo essere costretti ad aspettare anche per anni. Come piccolo gruppo indipendente, letteralmente non potremmo lavorare in tali condizioni. Ogni tentativo di entrare nella legalità blocca la nostra attività.
OK, siamo solo delle piccole teste dure che si ostinano a lavorare con metodi non contemplati dalla legge; e se questo è così problematico,perché non tentiamo di lavorare in un altro modo? Perché questo modo di lavorare ci interessa sinceramente, esattamente come non ci interessa emulare i vari status accomodanti. Quante prerogative artistiche ci sono date nel mantenere la nostra cultura della proprietà? L'arte puòimboccare strade talvolta pericolose (il rischio della democrazia) macertamente non possono essere dettate dalle concessioni del business. Seandiamo a guardare in qualsiasi dizionario, l'arte non viene mai definita come un businness!
Quando i procuratori del business vogliono porre limiti alla sperimentazioneartistica è segno di uno stato di cose in buona salute o piuttosto di un incoraggiamento alla stagnazione culturale?
Negativland propone alcune possibili revisioni alle vigenti leggi di copyrightche potrebbero liberarci di tutte le repressioni su ogni pratica diappropriazione frammentaria. In generale, gli intenti su vasta scala delleleggi di copyright. Ma, per esempio, la tutela e il pagamento agli artisti e ailoro amministratori potrebbe essere ristretta all'uso di interi lavori da partedi altri, o di utilizzi a scopo pubblicitario e commerciale. Mentre gli auto ridovrebbero essere liberi di mettere frammenti dai lavori altrui nel proprio. Un frammento può essere definito come meno di un intero , perdare il beneficio del dubbio all'infallibilità. Tuttavia, una semplice compilazione di lavori pressoché interi, se contestata dai proprietari,rischierebbe di non superare un esame cruciale: se il materiale usato èsostituito dalla nuova natura del riutilizzo, è qualche cosa dipiù che non una semplice somma delle parti ? Confrontando gliesempi attuali, non è una cosa difficile da valutare.
Oggi, questo tipo di incoraggiamento per la nostra esigenza vitale di remixarela cultura compare solo in modo molto vago nelle leggi di copyright sotto lavoce uso corretto ( fair use ). Gli statuti dell' usocorretto concedono la libera appropriazione in casi di parodia o ditelecronaca. Correntemente, queste condizioni sono interpretate in modoconservatore da tanti violatori . Ci sarebbe un grandissimo miglioramentose la sezione uso corretto della legge fosse atta a liberalizzare qualsiasi utilizzo parziale per qualsivoglia ragione ( l'intero è più della somma delle parti ). Se fosse così, ilresto delle leggi di copyright potrebbe rimanere invariato ed applicabile intutti i casi di furto integrale a fini commerciali ( bootleg di interi lavori, ad esempio).
L'importanza della Fair Use Doctrine è che si tratta dell'unico accenno a una possibilità per la libertà artistica e dilinguaggio nell'intera legislazione, ed è persino in grado di passaresopra le altre restrizioni. Processi per appropriazione incentrati sull' usocorretto e l'assoluta necessità di un suo aggiornamento potrebberocominciare a smuovere un po' questo pantano culturale. Fino a che non cisaranno aggiustamenti, le società moderne continueranno a trovare idetentori corporativi delle proprietà culturali impegnati nell'ostinata battaglia fra il senso comune e le inclinazioni naturali del loropopolo di utenti.