Articolo novanta e quarantuno bis
Mario Salvati
Quando in carcere c'erano i "braccetti della morte": niente
corrispondenza, niente giornali, niente fornelli, isolamento totale
Erano gli anni ottanta, nelle carceri si viveva un clima pesante ed erano
in molti ad agire da giustizieri: succedeva nelle carceri speciali, ma anche
in quelle "normali". Quelli che si riteneva avessero sbagliato pagavano,
e molte volte pagavano con la morte. Sono morti tanti detenuti, e fra di loro
anche alcuni ragazzi che non avrebbero proprio dovuto morire, ma sono morti
lo stesso, magari solo perché appartenevano a gruppi diversi o perché
suscitavano antipatia, oppure per atteggiamenti male interpretati.
Lo stato, per mettere un freno agli omicidi commessi ed ai molti tentati,
varò allora un decreto legge, l'articolo 90, che istituiva quelli che
nelle carceri sono tristemente conosciuti come i braccetti della morte.
L'articolo 90 funzionava in questo modo: a chiunque aveva commesso un omicidio
o un attentato in carcere, o era detenuto per terrorismo, veniva applicato
l'articolo 90, che consisteva nell'isolamento totale, niente corrispondenza
o quotidiani, niente fornelli, non si poteva acquistare nulla da mangiare,
in teoria si potevano solo prendere libri della biblioteca del carcere (da
casa invece non ne potevi ricevere), ma per avere dei libri occorreva che
il lavorante bibliotecario li portasse, e siccome in quei braccetti non poteva
entrare nessuno, perché erano totalmente isolati, non entravano neppure
i libri.
Se tentavi di iniziare qualche tipo di protesta, arrivava la squadretta e
ti faceva capire, a suon di manganellate, che ti conveniva solo stare zitto,
e tutto questo è durato fino all'ottantasei.
A seguito di diverse interpellanze parlamentari ed inchieste, i cosiddetti
braccetti furono aboliti. Con l'approvazione poi della legge Gozzini, l'articolo
novanta venne ritenuto disumano, ai limiti dell'incostituzionalità,
ma molti di noi portano ancora addosso i danni di quel periodo.
Il quarantuno bis
Era la fine della primavera del novantadue, erano appena successi i due attentati
a Palermo, a Falcone e Borsellino. Io mi trovavo a Trani, in un carcere speciale,
nella cosiddetta sezione blu, alta sicurezza.
Una mattina, erano circa le sei, arrivò la squadretta a prelevare alcuni
di noi dalle celle, senza lasciar prendere niente, solo i vestiti che avevi
addosso. Eravamo tutti detenuti cosiddetti comuni, che stavano scontando pene
per reati gravi tipo 416/ bis, reati di stampo mafioso, o 630, sequestro di
persona, ma c'erano anche dei ragazzi che usufruivano da tempo di permessi
premio, essendo già stati ritenuti da una équipe trattamentale
non pericolosi, e c'erano anche persone anziane, che per i lunghi anni di
galera già scontati erano affetti da gravi patologie, alcuni non potevano
neanche camminare senza l'uso delle stampelle, ma anche quelle rimasero nelle
celle.
Ci portarono tutti in un cortile e trovammo un elicottero ad attenderci, destinazione
Asinara, reparto fornelli, e Pianosa, reparto Agrippa, sottoposti al quarantuno
bis. La storia si ripeteva.
Un solo colloquio al mese, e con il vetro, potevamo parlare con i famigliari
esclusivamente tramite citofoni, se erano installati, altrimenti dovevi urlare
o farti capire a gesti. Anche se non era certo il massimo, quel tipo di colloquio,
dovevi ritenerti fortunato a poterlo fare, perché ti capitava anche
che i famigliari, dopo lunghe ore d'attesa sul molo di Piombino, per imbarcarsi
sull'aliscafo che portava alla Pianosa, partissero e, dopo un'ora di mare,
si sentissero dire che non potevano attraccare. A volte il colloquio non lo
facevi perché "per caso" eri appena passato dall'«ufficio»,
quello dove non c'erano mobili ma solo macchie di sangue, e se avevi ancora
qualche livido i famigliari si sentivano dire che per motivi di sicurezza
il tale detenuto quel giorno non poteva avere colloqui. Per questi fatti ci
furono anche delle denunce, perché sicuramente i famigliari avrebbero
potuto avvisarli prima, evitando loro una inutile traversata e perquisizioni,
che di fatto erano pesanti umiliazioni, perché tanti nostri famigliari
non sopportano di farsi mettere le mani addosso, e per questo motivo molte
volte non vengono a fare i colloqui, o li riducono drasticamente.
Non era permesso cucinare, al sopravvitto non si acquistavano alimentari da
cucinare ma solo biscotti o magari del cioccolato, e tante volte, quando ordinavi
questi prodotti, al momento della consegna ti sentivi dire che al sopravvitto
non erano disponibili.
Anche il vitto giornaliero non cambiava mai, solo brodaglia e con pochissima
pasta, a quei tempi chi era grasso era anche un po' fortunato
. dimagriva
senza spendere una lira. Great promotions, high odds and great games from the club Todoslots in Spain
In quel periodo il 41 bis veniva riesaminato ogni anno e il Tribunale di Sorveglianza
giudicava se prolungarti ancora per un anno o declassificarti il 41bis, e
ora tanti di noi sono almeno contenti che questi due carceri siano stati chiusi.
Tutte queste restrizioni, per noi che siamo già detenuti, secondo me
sono disumane e anche inutili, perché non servono a combattere la criminalità
che c'è nel nostro paese: il fatto è che chi commette reati
fuori non pensa a noi dentro, ma pensa semplicemente di farla franca.
Fonte: pubblicato sul sito http://www.ristretti.it/