Unicef: "Denunciati abusi su bambini in carcere". Dal Senato Usa arriva una unanime condanna: democratici e repubblicani chiedono che i responsabili vengano processati.
Una detenuta nel carcere di Abu Ghraib ha detto con mille difficoltà
al suo avvocato (una donna) di essere stata violentata dai soldati americani
e poi è svenuta. Il suo racconto solleva un velo su un altro terribile
capitolo dello scandalo delle sevizie sui detenuti, quello degli abusi sulle
prigioniere, un marchio di vergogna intollerabile per una società dove
può accadere che le vittime di stupri siano uccise dai familiari per
lavare l'onta dell'accaduto.
Il rapporto dell'esercito americano sulle sevizie ad Abu Ghraib documenta un
caso di una detenuta abusata sessualmente da una guardia, scrive oggi il 'Los
Angeles Times'. Ma in Iraq molti sono convinti che i casi siano tanti di più.
In marzo un gruppo di donne avvocato irachene è stato autorizzato a incontrare
nove detenute ad Abu Ghraib, quattro delle quali non erano state imputate di
nessun reato. Gli americani riferirono allora che nel carcere vi erano in tutto
dieci o undici prigioniere. I colloqui avvennero davanti ad un traduttore del
carcere che prendeva nota. "Non potevamo parlare liberamente- ha raccontato
un avvocato, Sahra Janabi- le donne erano devastate. Cominciarono a piangere".
Le prigioniere -ha spiegato- trovavano difficile parlare di quanto era loro
accaduto in carcere.
Azioni apparentemente minori compiute dai soldati americani, come quella di
levarli il velo, rappresentano già un'offesa per queste donne. Solo una
di loro, una venditrice di sigarette di mezza età, ha detto di voler
parlare apertamente e ha raccontato di essere stata costretta a spogliarsi nuda
davanti ai soldati, mentre il traduttore iracheno voltava la testa per l'imbarazzo.
Un altro avvocato, Amul Swadi, ha detto che la sua cliente è svenuta
dopo aver ammesso di essere stata violentata e non ha potuto raccontare altro.
Cinque ex detenute hanno riferito di essere state picchiate, ma non hanno voluto
dire di più. "Erano piene di vergogna -ha riferito il legale- mi
dicevano: non possiamo raccontare. Abbiamo una famiglia. Non possiamo parlare
di quanto è accaduto". Secondo il gruppo di avvocati, molte donne
fatte prigioniere erano mogli di esponenti del partito Baath o di presunti insorti.
In passato militari americani hanno ammesso di aver catturato donne per convincere
i parenti a rivelare informazioni in loro possesso.
In Iraq era già considerato una vergogna quando una donna veniva arrestata
sotto Saddam Hussein, il fatto che i carcerieri siano americani aumenta l'umiliazione
per l'intera famiglia. Secondo lo sceicco Mohammed Bashar Faydhi, membro del
consiglio sunnita dei predicatori islamici a Baghdad e professore all'università
islamica, una donna potrebbe anche venire uccisa dai familiari per cancellare
l'onta. In ogni caso nessuno parlerebbe mai di uno stupro, né in pubblico,
né in famiglia.
Un altro allarme viene lanciato dall'Unicef. Ci sarebbero delle denunce che
parlano di abusi su bambini detenuti nelle carceri irachene, compiuti da soldati
delle forze di occupazione, e l'organizzazione della Nazioni Unite vuole vederci
chiaro. Lo ha detto a Ginevra, Damien Personnaz, precisando che in Iraq ci sono
al momento dei rappresentanti Unicef che, però, non hanno la possibilità
di entrare nelle prigioni dove gli abusi sarebbero stati commessi e denunciati
nel fine settimana scorso. Denunce allarmanti, anche se tali violenze non potessero
essere provate, ha aggiunto Personnaz, sottolineando quanto sia importante che
i bambini vengano protetti delle convenzioni internazionali.
Nel frattempo secondo l'avvocato ginevrino Marc Henzelin, che dal maggio 2003
si è recato undici volte in Iraq, le torture e i maltrattamenti inflitti
ai detenuti in Iraq dalle forze della coalizione probabilmente non sono avvenute
solo nel carcere di Abu Ghraib, ma anche in altre prigioni. In particolare,
un gruppo di cinque detenuti, di cui assicura la difesa, sono stati maltrattati
in una base aerea. Confermando quanto riportato oggi dal quotidiano "Le
Temps", il legale ha detto che lo scorso anno è stata inoltrata
una denuncia, presso il servizio di investigazione criminale della polizia americana,
per sevizie praticate dai soldati Usa su un gruppo di detenuti, di cui non ha
voluto rivelare né il nome né la nazionalità.
Nel corso delle sue visita nel Paese mediorientale, l'ultima delle quali risale
allo scorso marzo, Marc Henzelin ha raccolte testimonianze su violenze, umiliazioni
e maltrattamenti inflitti dalla coalizione a detenuti iracheni in varie carceri.
Uno dei detenuti da lui difeso potrebbe essere deceduto a seguito delle ferite
riportate, ha aggiunto.
Intanto parla Carlos McGuire, l'avvocato della 21enne diventata tristemente
famosa in tutto il mondo per l'immagine che la ritrae mentre tiene al guinzaglio
un prigioniero iracheno nudo. Il legale afferma che furono i suoi superiori
a ordinare alla soldatessa Lynndie England di posare nelle foto con prigionieri
iracheni nudi nel carcere di Abu Ghraib. La foto doveva servire a spaventare
e demoralizzare gli altri detenuti. "Tieni quel guinzaglio, le hanno detto
di sorridere, in modo da poter mostrare la foto ad altri prigionieri",
ha dichiarato l'avvocato in una conferenza stampa a Denver. "L'hanno scelta
per avere la più minuta, giovane donna di basso grado che hanno potuto
trovare, perché ciò avrebbe aumentato l'umiliazione per gli uomini
iracheni", ha aggiunto Rose Mary Zapor, un altro membro della squadra legale
che difenderà la England davanti alla corte marziale.
Gli avvocati non hanno identificato i superiori che hanno ordinato alla soldatessa
di posare nelle foto, ma hanno alluso alla presenza della Cia.
McGuire ha dichiarato che dei civili "avevano contaminato la catena di
comando". Gli ordini alla England- ha aggiunto- sono stati emanati "da
gente delle Oga, il che significa altre agenzie del governo (other government
agencies) e questo è il codice usato abitualmente per la Cia, le agenzie
d'intelligence della Difesa e simili gruppi". "La sezione di Abu Ghraib
alla quale era assegnata (la England) - ha aggiunto l'avvocato Zapor - era controllata
dalla Central Intelligence Agency". Zapor ha anche criticato il presidente
americano George Bush per aver pubblicamente condannato le guardie carcerarie
di Abu Ghraib, rendendo impossibile un processo equo. "Il comandante in
capo fa dichiarazioni affermando che il nostro cliente è colpevole e
va punito... Non vogliamo farne una questione politica, ma dal punto di vista
legale, il comandante in capo ha agito in maniera impropria", ha affermato
l'avvocato.
Zapor ha poi confermato che la England è incinta di cinque mesi e l'ha
descritta come "una ragazza di 21 anni che è entrata nei riservisti
dell'esercito subito dopo la scuola e ha lavorato come impiegata. Non è
mai stata addestrata come guardia carceraria o agente di polizia militare".
Prima di partire per l'Iraq ha ricevuto soltanto quattro settimane di addestramento
generico. Secondo il legale, la giovane donna è stata trasformata in
un capro espiatorio e denigrata nella base di Fort Bragg, dove si trova attualmente
dopo essere stata rimpatriata dall'Iraq. Il soldato England, che secondo i suoi
avvocati è innocente, rischia fino a quindici anni e mezzo di carcere
militare.
Infine la condanna unanime da parte del Senato degli Stati Uniti, per le torture
sui detenuti nel carcere iracheno di Abu Ghraib. In una risoluzione approvata
dai 92 senatori presenti, sia democratici sia repubblicani, viene chiesto che
i responsabili vengano processati.
Tuttavia, malgrado lo scandalo delle sevizie nel carcere iracheno di Abu Ghraib,
gli Stati Uniti non intendono cambiare le loro politiche sull'accesso alle ong
nelle prigioni in cui sono detenuti presunti taleban ed esponenti di al Qaeda
in Afghanistan. L'autorizzazione continuerà a essere data solo al Comitato
internazionale per la croce rossa, come avviene dalla fine del 2001.