Forse non lo sapete: in carcere l'amore non è
vietato da nessuna legge, però non è concesso; le idee sono
libere, però chi non ha l'idea "giusta" non sarà
considerato "maturo", "recuperabile" di fronte al
"programma di trattamento individualizzato" previsto dalla legge
penitenziaria. Così si costruisce quell'inferno dell'anima che
è la galera odierna. Essa non è affatto un regime di ferocia
totale, ma la "zona grigia" di cui ha tanto parlato Primo Levi
dopo aver visto, in
lager, che ad accompagnarti al forno non era
il soldato tedesco, ma il tuo ex compagno, diventato
kapò
per avere, forse, un giorno di vita in più. «...Un oppresso
può diventare un oppressore - ribadiva Levi ancora nel settembre
'86 - e spesso lo diventa. Questo è un meccanismo a cui si pone
mente di rado, ma nelle carceri, per esempio, è noto, avviene correntemente.
Più si fa dura, più si fa rigida, feroce, l'oppressione,
più viene favorito l'instaurarsi di questa "zona grigia"
».
Ecco perché proprio noi scriviamo questo arrogante atto d'accusa. Offendere la gratuità delle idee e la libertà dell'amore significa compiere un sacrilegio, andare a colpire l'
impersonale che è in ogni essere umano invece di liberarlo. È così che una fetta sempre maggiore della società intera, cioè della vita di ognuno sempre più in tutto, tende a diventare zona grigia come il carcere odierno. Tutto questo è stato costruito in pochi anni. In nome del Progresso e del Recupero, e in modo assolutamente irresponsabile, le forze di sinistra, i radicali, hanno consentito e promosso il condizionamento della personalità, il furto della dignità. Prima con le "aree della dissociazione" poi in quelle "omogenee'" sono state poste le basi della
premialità, diventata legge con la
Gozzini del 1986. Infine, in questi ultimissimi anni, la stessa legge Gozzini viene attaccata per esaltare ulteriormente la logica premiale che lealizza gli individui in nome di questa o quella "emergenza" quotidiana ...
La durata della pena da scontare dipende sempre meno dal reato compiuto, sempre più dal grado di violenza che il carcerato è disposto ad esercitare su se stesso e sugli altri per appiattirsi sul generale disvalore e il personale disonore. Tra carcerati, non dobbiamo più accettare soltanto l'inevitabile (fino a ieri) disparità della pena, ma accettare e promuovere la discriminazione nei sentimenti, la simulazione delle idee.
Tutto ciò che, nella realtà del singolo essere umano, è al di là della persona (impersonale), è stato dalla notte dei tempi la sede del sacro: le idee, i sentimenti, l'amore. Ora non più.
Noi due siamo diventati obiettori di coscienza
di tutto questo. Siamo Nadia e Vincenzo. Arrestati assieme come brigatisti
rossi nel 1980.
Marito e moglie. Ovviamente con lo stesso numero
di ergastoli (quattro a testa). Né "pentiti" (delatori
premiati) né "dissociati" (abiuranti premiati). Sia chiaro,
chi è dotato di cervello sa cambiare idea e noi pensiamo di averlo.
Ma le idee si cambiano con la propria testa e non a pagamento, altrimenti
sono merci che riducono la testa ad un misero bazar.
Tanti fattori messi assieme, vissuti sempre in due, ci hanno fatto scoprire alcune cose che di solito sfuggono. Per esempio, ci abbiamo messo nove anni per riuscire a stare nello stesso carcere e così poterci vedere un'ora alla settimana separati dal bancone, sotto lo sguardo degli agenti. Cosa che, abiurando, veniva ad altri concessa su due piedi. Così come avviene che, a discrezione delle autorità preposte, dopo un certo numero di anni di carcere, alcuni detenuti (pochi), su loro richiesta, possono usufruire di parentesi di libertà materiale dette
permessi premio. Nessuno si sofferma sul fatto che durante questi permessi i rapporti coniugali diventano possibili mentre si sta ancora scontando la pena. Ci siamo allora chiesti: è giusto che persino l'amore vada soggetto a premio? Giudici, guardie, direttori, psicologi, educatori, assistenti sociali, criminologi, "comitato di sicurezza" (con prefetti e poliziotti) ti interrogano, ti osservano all'infinito per decidere se puoi o non puoi amare una persona. È giusto lasciarsi ridurre l'un per l'altro a una caramella da assaggiare per 45 giorni all'anno (al massimo) e solo se, secondo loro, siamo stati buoni?
Il senso per l'altro è per noi la chiave del senso della vita. Posso io (tu) cominciare a tradirlo a partire da te (me)? Posso ridurti a strumento di una fisiologia a premi in cambio di una labirintica libertà materiale? Siamo realistici.
Accettiamo invece il fatto, del resto da tanti sostenuto, di essere considerati dei criminali assoluti. Ma il legame che c'è tra noi due è d'amore e non una associazione criminale, è indispensabile e non strumentale. E allora, signori, pigliatevi pure la nostra libertà di criminali, ma rispettateci in questo nostro altro aspetto, almeno come si fa con le bestie allo zoo.
Cosicché, nel 1990, dopo aver scontato 10 anni di carcere come è previsto per gli ergastolani, abbiamo chiesto di poter trascorrere insieme 45 giorni all'anno
in carcere (il numero di giorni solitamente previsto
fuori dal carcere) rinunciando a tutte le prospettive di liberazione individuale e premiata previste dalla legge Gozzini. Non fraintendeteci. le nostre rinunce non sono affatto una protesta. Sono l'affermazione di una coerenza col nostro modo d'essere, perciò chiediamo
di meno di quello che prevede la legge, perciò rinunciamo a un labirinto di uscita che prevede che ognuno di noi lo imbocchi da solo, che separi il suo destino dall'altro per farsi i fatti suoi. Ma i giudici hanno definito "inammissibile" la nostra richiesta perché "abnorme" e, pertanto, "inimpugnabile" la loro decisione. Anzi, la suprema Corte di Cassazione, il 9 aprile 1992, ha condannato uno di noi (Vincenzo) al pagamento delle spese processuali più mezzo milione di ammenda.
Questo "no" indispettito a una richiesta minore di quanto prevede la legge merita qualche riflessione.
Dovrebbe essere ormai evidente che il carcere, come si può facilmente constatare con le statistiche dei suoi tre secoli di vita, non serve a far diminuire la criminalità, come si dichiara, ma a fabbricarla perché la cosa è utile a giudici, forze dell'ordine, affaristi, giornalisti, letterati, anime belle, ecc... Dove funziona bene è nel negare il genere umano: c'è genere umano solo nell'unità, solo quando si riconosce nel rapporto uomo-donna la sua struttura fondamentale e perciò, in questa, il punto cardine di tutti i rapporti sociali. Mentre lo scopo dichiarato del carcere è dunque falso, lo scopo reale è quello di distruggere il senso dell'altro nella personalità umana. In questo modo, un carcere invisibile, nascosto da quello visibile, costruisce quel mito dell'individuo che è tanto utile in una società fondata sul dominio e sullo sfruttamento. Ed è tanto forte questo scopo reale, ha tanti di quei complici fuori dalle mura, che non ha mai avuto bisogno di dichiararsi:
nessuna legge vieta l'amore in carcere, semplicemente non viene concesso! Nessuna forza sociale, culturale, ha mai fatto realmente scandalo contro questa negazione del punto cardine di tutti i rapporti sociali. Da circa tre secoli; una
cultura ha costruito un luogo concreto dove si consuma silenziosamente un delitto contro la specie, spesso con la rassegnata complicità delle sue stesse vittime. Ora è avvenuto silenziosamente un altro salto: lo Stato è diventato una
maîtresse e l'amore una lotteria sessuale. По данным, предоставленным интернет порталом
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Al di là del nostro caso, il problema
che vi poniamo è "personale, privato, secondario e impolitico"?
Oppure dà fondamento al senso dell'altro, vittima di una nuova
e radicale offesa?
Per favore, non chiamate esperti di diritto a pronunciarsi sul nostro quesito. Nessuna legge vieta quanto chiediamo e chiediamo di meno di quanto essa preveda si possa chiedere e rinunciamo a quanto essa ci vuole offrire. Non stiamo parlando di diritto, ma di vera giustizia, la quale riguarda tutto ciò che non ha prezzo, che non va assegnato alla legge ma anzi va sottratto ad essa. Come affermava Simone Weil nel 1942:
«Immaginiamo che il diavolo stia comprando l'anima di uno sventurato, e che qualcuno avendo pietà di questo sventurato, intervenga nel dibattito e dica al diavolo: "È vergognoso da parte vostra offrire solo questo prezzo; l'oggetto vale almeno il doppio". Questa sinistra farsa è quella recitata dal movimento operaio, con i suoi sindacati, i suoi operai, i suoi intellettuali di sinistra. »
Fonte: contenuto alla voce Affettività della pubblicazione Dalle patrie galere, dall'antiproibizionismo all'abolizionismo, raccolta di informazioni, documenti, impegni, testimonianza e iniziative sull'universo carcerario lombardo. A cura del Gruppo Consiliare Antiproibizionista sulla Droga - Regione Lombardia. Ottobre 1993.