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Dall'Alto Lazio

maggio 2004

Volevo con questo mio scritto rendervi partecipi di un altro fatto che a qualcuno potrebbe far gridare allo scandalo dal punto di vista repressivo, mentre a chi non fa come gli struzzi, che nascondono la testa sotto la sabbia, questa ennesima vicenda conferma solamente, se ancora ce ne fosse bisogno, l'iniquità, e di conseguenza l'urgenza, di cambiare questo stato di cose.
Inizio dicendo che il 31 marzo vengo tratto in arresto da una pattuglia in borghese del reparto operativo dei carabinieri di Viterbo, più precisamente da tale app. S. Sandro e Mingione Camillo, o Minchione come i suoi colleghi affettuosamente lo appellano. Devo dire che mai soprannome fu più azzeccato! Riguardo quello che è successo, i sopraccitati sbirri mi hanno, secondo loro, beccato in flagranza di reato mentre mediante una mazza danneggiavo la lapide in marmo dedicata ad Umberto I. A chi suscita ilarità questo episodio per la figura sicuramente di vecchia memoria dell'infame re, rispondo che secondo me è invece oggi ancora più che mai attuale, se si pensa che, come 100 anni fa un re elogiava BAVA BECCARIS per aver disperso cannoneggiando sulla folla una protesta di piazza provocando centinaia di morti, oggi si elogiano mercenari che con la scusa di esportare la democrazia(abbiamo visto cosa intendano per democrazia, oggi in Irak, come ieri in Vietnam) assassinano impunemente e riducono popolazioni intere in situazioni ben peggiori di quelle in cui prima si trovavano. Si elogiano le forze dell'ordine che sparano durante un corteo su ragazzi disarmati, uccidendoli. .Fortunatamente Gaetano Bresci vendicò le vittime della repressione attuata da Beccaris e somministrò ad Umberto I ciò che si era meritato.
Ritornando al mio episodio, come avevo già accennato, vengo bloccato in prossimità della lapide e portato in caserma, dove dopo alcune ore e una perquisizione vengo informato che sono in arresto per danneggiamento aggravato. Tale reato è stato subito tramutato in arresto dal p.m. Pacifici che, guarda caso, ha varie cause aperte nei miei e nei confronti di vari compagni viterbesi. Il p.m. non si è però limitato a contestarmi il danneggiamento, ma ha farcito il tutto con aggravanti che nulla avevano a che fare con il reato a me contestato aggiungendo un'aggravante che si da nei casi di furto, un'altra per l'ora tarda in cui è stato commesso il fatto (le 10 di sera), e un'altra per il luogo buio ed isolato(la strada in questione è una delle principali arterie di Viterbo e quindi ben illuminata)! Prima di essere tradotto nel carcere di Mammagialla mi viene sequestrato il cellulare. Passati 4 giorni in isolamento, durante la convalida di arresto davanti al GIP, la richiesta del p.m. è di confermare la custodia in carcere per il fatto, causa i miei precedenti e pregiudizi penali, la maggior parte da lui notificati e che vanno da adunata sediziosa a corteo non autorizzato. Però per assurdo la motivazione principale della custodia in carcere era determinata dal fatto che io non avessi una fissa dimora per cui sussisteva la possibilità di fuga. La cosa incredibile è che io ho un mio domicilio a Viterbo, dove abito, con tanto di residenza, cosa che chiaramente sapevano già, viste le numerose perquisizioni effettuate. Morale della favola, il GIP, vista tutta la documentazione mandata dal p.m. decide di notificarmi l'obbligo di dimora presso il comune dove abitano i miei genitori, in un paese vicino Viterbo, con in più l'aggravante di non poter uscire dalla casa dei miei dalle ore 23 alle ore 06, controllato dai carabinieri che passano nelle ore più disparate della notte togliendo la tranquillità ai miei, che nulla hanno a che fare con questa storia. Se non avessi accettato questa opzione sarei dovuto rimanere in carcere.
Ora è più di un mese che mi trovo in questa situazione, una settimana fa ho fatto richiesta al GIP per la revoca dell'ordinanza, ma ancora non ho avuto risposta. La ciliegina sulla torta l'ho avuta ieri, 10 maggio, quando all'interno della mia autovettura, dopo varie interferenze sullo stereo, ho deciso di controllarla, ed è con notevole stupore che ho rinvenuto per la seconda volta un GPS, con due microfoni e un antenna che salivano dai montanti che reggono il vetro dell'autovettura e che arrivavano fin sopra il tettino. Consiglio a tutti vivamente di controllare spesso la macchina per evitare la spiacevole sensazione di essere spiati da qualche frustrato di turno.
Premetto che io con altri 39 compagni anarchici e non, di varie province italiane, siamo indagati dalla procura di Roma per il solito 270 bis, ossia associazione sovversiva, per reati riconducibili ad attacchi contro sedi istituzionali. Questi 'geni' del diritto sostengono di aver individuato una associazione gerarchicamente strutturata, con capi e gregari, responsabile di tali azioni. Non nascondendo la mia simpatia per chi è irriducibilmente avverso a tale sistema coercitivo, contesto apertamente tale procedimento nei nostri confronti ribadendo per l'ennesima volta che, in quanto anarchico, sono geneticamente allergico a qualsiasi forma di sudditanza a chicchessia. Non è con la repressione che fermeranno l'insorgenza degli sfruttati. Dopo lo stupore subentra l'incazzatura e mi chiedo: Cosa mai cercano questi incapaci? Se cercano le prove del mio essere anarchico, non hanno certo bisogno di chissà quali strumenti sofisticati, non l'ho mai negato, l'ho sempre espresso apertamente assumendomi le ritorsioni che questi "signori" infliggono. Da parte mia continuerò la lotta, nel mio piccolo, combattendo col desiderio di un mondo libero da gabbie e chiavistelli, da recinti e recintati, un mondo in cui non ci sia gente che muore di fame e chi naviga nell'oro, un mondo libero da autoritarismi e prevaricazioni, un mondo in cui leggi e padroni e servi siano solo un triste passato, un mondo in cui non esistano discriminazioni razziali, dove non esista gente ridotta alla miseria, costretta ad emigrare per ritrovarsi, di contro, la brutalità dell'emarginazione e della repressione, constatando che il paese trovato è forse peggio di quello lasciato. Un mondo in cui il carcere non abbia più senso di esistere! Questa è la mia visione del mondo. Determinato affinché questa si avveri il prima possibile, saluto e abbraccio tutti coloro che hanno nel cuore il mio stesso desiderio di vedere questo triste stato di cose scomparire, per lasciare il posto ad un'umanità finalmente e veramente libera!

SOLIDARIETÀ A TUTTI I COMPAGNI CHE CONTINUANO A LOTTARE FUORI E DENTRO IL CARCERE

il diretto interessato

Fonte: pubblicato sulla mailing list pasica da fede fede <fdrcrss@yahoo.it il 18 maggio 2004