I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria
di Giorgio Antonucci
La castrazione come terapia
Ricordo che nel maggio del 1971, con una delegazione del Partito Comunista
di Reggio Emilia, ebbi occasione di fare un viaggio culturale in Cecoslovacchia
come rappresentante del Centro di Igiene Mentale reggiano. C'erano anche medici
rappresentanti la medicina interna, la chirurgia, la medicina del lavoro. All'ospedale
psichiatrico di Olomouc ci fu una discussione con gli psichiatri dell'istituto.
Io chiesi: "Chi sono gli internati qui dentro?".
Loro risposero: "Sono schizofrenici".
Io domandai: "Cosa significa schizofrenici?".
Loro mi dissero: "Sono persone contraddittorie".
Allora io domandai: "A voi non sembra probabile che le contraddizioni individuali
siano in rapporto dialettico con le contraddizioni sociali?".
Ma il direttore dell'istituto tagliò corto: "Nei paesi socialisti
non ci sono contraddizioni sociali".
Il capo delegazione, che era un comunista ortodosso, e teneva in gran conto
il modello del socialismo reale (si chiamava Soncini ed era un funzionario dell'amministrazione
dell'ospedale civile di Reggio) poiché parlava bene la lingua ceca teneva
la conversazione con il direttore del manicomio di Olomouc.
A un certo punto mi si rivolse e mi chiese: "Puoi dirmi cosa significa
"pulpectomia"?".
Allora io gli risposi: "Significa castrazione".
Così Soncini scoperse che a Olomouc la castrazione faceva parte delle
terapie. Siccome io ero incaricato dalla delegazione di scrivere le mie impressioni
sulle istituzioni visitate, un giorno mi fu richiesto ufficialmente attraverso
il capo delegazione di smettere di scrivere critiche contro lo stato. A cui
io risposi che, in ogni caso, avrei continuato a scrivere quello che pensavo.
Se a qualcuno comunque venisse voglia di pensare a proposito della castrazione
che la psichiatria dei paesi dell'Est è particolarmente feroce, lo rimanderei
immediatamente al testo di Bernard De Fréminville "La ragione del
più forte" "trattare o maltrattare i malati di mente",
che nel "Piccolo inventario degli strumenti della terapia e della coercizione
fisica immaginati e messi in atto dagli alienisti del XIX secolo come segno
della presa di un potere assoluto sul corpo dei malati", scrive appunto
alla voce "Castrazione": "Verosimilmente poco praticata dagli
autori francesi, la castrazione viene menzionata da Esquirol, (insieme alla
"caduta sulla testa, il taglio dei capelli, l'operazione della cateratta"),
solo come mezzo terapeutico aleatorio di nessuna utilità” (1838).
In compenso gli autori anglosassoni parevano più decisi a non indietreggiare
di fronte a questo intervento. Fu ad esempio praticato nel 1861 dal Dottor Rooker
(di Castleton) su un epilettico "dedito alla masturbazione". Negli
otto mesi successivi all'operazione, "l'epilessia non ricomparve, ma ci
furono di tanto in tanto ulteriori tentativi di masturbazione". Visto che
l'operato era diventato "indolente, grasso e pigro" chi aveva praticato
quell'intervento smise di interessarsi a lui... Tale operazione fu praticata
negli Stati Uniti su "alienati dediti alla masturbazione" più
o meno, durante tutto il XIX secolo (il dottor Crosby nel 1843, il dottor Wilkerson
nel 1881, il dottor Goodell dal 1878 al 1880). Il dottor Goodell ha completato
il rapporto sugli interventi da lui compiuti con una esposizione generale dei
motivi che l'avevano indotto a ricorrervi: "Innanzi tutto, una donna, se
è pazza non fa parte del corpo sociale più di un qualsiasi criminale.
E poi, la sua morte è sempre una grande consolazione per gli amici più
cari (...).
In realtà, non sono affatto sicuro che, a seguito dei progressi che il
futuro ci riserva, gli uomini di stato col tempo non riconosceranno che una
buona politica sociale deve proporsi di far sparire la follia prescrivendo la
castrazione di tutti i folli e l'asportazione delle ovaie di tutte le donne
folli" (1882).
A noi resta da dire che, nonostante i progressi del futuro, probabilmente nemmeno
Hitler, tra i capi di stato ha avuto tanta immaginazione quanta il dottor Goodel;
ne avrebbe voluta. C'è poi da chiedersi come mai secondo alcuni psichiatri
americani del XX secolo la masturbazione è diventata una terapia.