Voleva portare ai suoi familiari a Katmandu alcune immagini delle strade animate di New York. Il nepalese Purna Raj Bajracharya ha pagato a caro prezzo l'uso della sua videocamera: è stato sbattuto per tre mesi in prigione.
Nudo e ammanettato, tenuto in isolamento 23 ore al giorno in un cubicolo di 60 centimetri per 90. Il nepalese, sospettato di essere un terrorista, ha pianto tutto il tempo. Non parlando l'inglese non capiva cosa stava succedendo. A sua difesa è intervenuto, impietosito, lo stesso agente dell'Fbi che lo aveva fatto arrestare, accortosi nel giro di una settimana che il nepalese era innocente. Ma ci sono voluti quasi tre mesi, anche per l'agente James Wynne, per convincere le autorità che era stato commesso un errore. L'inizio della vicenda, raccontata oggi dal New York Times, risale al 25 ottobre 2001, poco più di un mese dopo l'attacco contro le Torri Gemelle, quando il nepalese aveva filmato un edificio del quartiere di Queens, a New York, senza sapere che ospitava anche alcuni uffici dell'Fbi. Fermato da due poliziotti, interrogato senza un interprete, Bajracharya era stato isolato in una prigione ad alta sicurezza, nudo e in isolamento, in attesa di capire se era un terrorista. Dopo una settimana era emerso che il nepalese era innocente. Ma l'agente dell'Fbi che, impietosito, cercava di aiutarlo a uscire di prigione aveva dovuto rivolgersi dopo alcune settimane, frustrato, ad un avvocato per aiutare il disgraziato a sfuggire all'incubo. ''Mettetelo almeno in cella con altri'', aveva proposto l'agente. ''Piange tutto il tempo: deprimerebbe gli altri detenuti'', era stata la risposta. Solo dopo tre mesi di udienze segrete il nepalese otteneva il permesso di essere deportato nel suo paese d'origine. La sua unica richiesta: tornare a casa vestito da galantuomo. Ma gli agenti lo avevano portato all'aereo in manette e divisa da carcerato nonostante il tentativo dell'agente Wynne di fargli arrivare un vestito. ''Speravo di riuscire ad indossare le scarpe e una giacca prima di tornare a casa - ha spiegato il nepalese - ma non è stato possibile''. La vicenda è emersa soltanto oggi perché l'agente Wynne ha deciso di raccontare la storia -una delle tante di stranieri innocenti incappati nella applicazione scriteriata delle misure anti-terrorismo negli Usa- al giornale di New York.