È terminata dopo tre giorni la rivolta nel carcere di Rio de Janeiro:
i detenuti, che erano ammutinati da sabato mattina, nella notte (alle 20:30
ora locale, l'01:30 in Italia) hanno consegnato le armi e liberato tutti gli
ostaggi.
La rivolta era cominciata sabato quando un gruppo di carcerati armati aveva
attaccato le guardie carcerarie della Casa de Custodia de Benfica e aveva reso
possibile la fuga di almeno 17 detenuti (tre dei quali erano stati riacciuffati
poco dopo). I rivoltosi avevano preso in ostaggio anche 26 guardie carcerarie,
minacciando di ucciderle se le autorità non avessero accettato le loro
rivendicazioni; e nella notte di domenica, dopo un giorno di intensi negoziati,
avevano assassinato uno dei secondini. Ma dopo varie ore di trattativa, ieri
un pastore evangelico, Marcos Pereira dos Santos, è riuscito a convincere
i rivoltosi a consegnare le armi e liberare tutti gli ostaggi. Secondo la polizia,
la ribellione è stata guidata da un centinaio di uomini di 'Comandamento
Rosso', una potente organizzazione criminale che ha in mano il traffico di droga
nella gran parte delle favelas di Rio de Janeiro.
Cinquanta morti e una ventina di feriti nel carcere Benfica di Rio de Janeiro. È il bilancio della sommossa scoppiata domenica sera nella prigione brasiliana, stando a quanto riferito dalla Tv Globo. Fino a ieri sera non è stato possibile avere una cifra definitiva delle vittime del massacro, né la loro identità: molti dei 34 corpi finora recuperati sono infatti bruciati, mutilati, 15 dei quali decapitati. Prima di arrendersi i detenuti hanno ucciso un secondino.