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Dichiarazione di Marco Camenisch davanti alla corte d'assise di Zurigo

10 maggio 2004

Davanti alla giustizia di classe oligarchica nel processo del 1991 a Coira fu presentata una lunga dichiarazione. Questa e tante altre dichiarazioni, prese di posizione e scritti di un periodo di ormai quasi 25 anni si possono in gran parte reperire su Internet anche in varie lingue. Inoltre esistono molti dizionari. per cui ci si limita a chiedere di deporre agli atti questa dichiarazione. Dopo questa dichiarazione le cose sono molto cambiate, ma non in modo fondamentale. La mia identità personale e politica si è rafforzata ed è diventata più chiara. Sono parte solidale della resistenza contro le centrali nucleari, della resistenza sociale ed ambientale e della lotta rivoluzionaria di liberazione sociale contro il dominio di classe e contro lo sfruttamento dell'uomo e della natura. Più chiara e determinata è la mia identità come anarchico rivoluzionario, insorto, antipatriarcale, radicalmente anticivilizzazione e verde. Come tale, sono solidale con la lotta rivoluzionaria di liberazione dei popoli ed in questo quadro generale più specificamente con le lotte sia dei popoli cosiddetti indigeni della Terra per la libertà, l'autodeterminazione, l'identità, la dignità, la terra e il territorio, sia con i contenuti, la prassi e gli obiettivi dell'ELF-ALF e delle altre espressioni della lotta di liberazione antipatriarcale, antiautoritaria e radicalmente anticivilizzatoria. Con ELF-ALF qui si intende Earth Liberation Front-Animal Liberation Front. Pesantissimi sono invece i salti di qualità e l'espansione della distruzione delle società, dell'ambiente naturale e della guerra imperialista degli Stati e del capitale, che sono sempre più sfacciatamente d'estrema destra, patriarcali, razzisti, tecnologici e totalitari a ogni livello. La guerra di conquista, di sfruttamento e di distruzione ormai millenaria portata avanti dai padroni di turno è sempre più estesa, micidiale e finale. Altrettanto è ovviamente aumentata la drammatica necessità della continuità e della diffusione della lotta di liberazione rivoluzionaria contro ogni sfruttamento dell'uomo e della natura. Nella stessa misura, con tutti i mezzi e su tutti i livelli, è diventata più dura e brutale la repressione dei padroni e dei loro sbirri contro ogni resistenza e lotta di liberazione. La giustizia di classe dei padroni del denaro è uno dei mezzi di questa repressione e guerra mediante il predominio delle armi e della definizione delle cose. Di conseguenza sono in questo luogo come prigioniero di guerra e politico della resistenza e della lotta di liberazione rivoluzionaria, intendendo per “politica” la teoria e la prassi che ha come scopo ed obiettivo sia il cambiamento del disordine regnante e l'eliminazione dell'ingiustizia, del potere, del dominio, della guerra imperialista, dello sfruttamento e della distruzione dell'uomo e della natura, sia la ricostruzione di un mondo giusto, naturale e pacifico per ogni essere vivente. Non ha nulla a che fare, naturalmente, con la “politica” come continuazione della guerra di distruzione e di sfruttamento generale con altri mezzi per la pacificazione sociale, nulla a che fare con la “politica” come lobbysmo istituzionalizzato e falsamente democratico per affermare gli interessi e le devastazioni capitaliste la cui natura è altamente egoista, priva d'ogni scrupolo e particolarmente becera, nulla a che fare con la “politica” come azione per imporre il massiccio trasferimento di potere politico e sociale e della ricchezza sociale dal basso all'alto, nulla a che fare con “politica” come falsificazione menzognera e minimizzazione criminale e fuorviante di una realtà generale che consiste nella minaccia, nel ricatto, nell'oppressione e distruzione militare e morale costante delle società e della natura mediante i monopoli privati e statali sulla proprietà, sulla violenza e sulla definizione delle cose. Come uno dei più importanti di questi monopoli della definizione e della violenza, come uno dei più importanti apparati repressivi politico-militari di quelle invenzioni giuridiche che sono la proprietà e lo Stato, la giustizia di classe sta al mondo per affermare, per giustificare e minimizzare questa realtà e per negare o comunque falsificare e denigrare, criminalizzare e perseguire le teorie e le lotte legittime e necessarie contro questa realtà. Di conseguenza ovviamente non posso riconoscere alcuna legittimazione sociale, politica, etica e morale a questo tribunale e meno ancora alle cosiddette autorità d'azione o di persecuzione penale. Respingo il ruolo da accusato, in altre parole, non sono qui presente per la discussione o la messa in questione della legittimità dell'applicazione di contro-violenza, di difesa ed attacco sul piano individuale e collettivo della lotta di liberazione. Tuttavia l'istituzione totalitaria della giustizia di classe soffre di una contraddizione interna. Per la propria funzione e legittimazione sociale e politica deve esporsi ad un controllo e ad una critica pubblica perlomeno parzialmente sostanziale, dove il monopolio della definizione può subire qualche incrinatura. Questa contraddizione è il luogo dove propongono agli atti e pubblicamente la dichiarazione sopra detta di Coira ed anche una dichiarazione pubblicata recentemente, che contiene dei frammenti da considerarsi rilevanti per questo procedimento e che trattano più esteso alcuni elementi solo accennati nella dichiarazione presente. La versione della dichiarazione più recente manca d'alcune parti che non sono rilevanti per questo procedimento, ma che sono, in ogni caso, già pubblicati integralmente. È il luogo, dove, anche se in modo molto ridotto, può celebrarsi la gioia dell'incontro solidale con la gente che mi è vicina e tuttavia, in gran parte, direttamente sconosciuta. È il luogo del mio dovere da rivoluzionario di seguire attentamente il processo, per poter eventualmente intervenire e contribuire nella contrapposizione della mia integrità umana e rivoluzionaria all'onnipotente ragio di Stato ed alla sua negazione e falsificazione della verità, con lo scopo, forse, addirittura di coprire una propria contraddizione interna sfociata in un fatto di sangue. È il luogo, dove contrapporre alla negazione ed alla denigrazione del mio impegno rivoluzionario, e di conseguenza della resistenza e della lotta rivoluzionaria in generale, la realtà che nessuna giustizia di classe potrà mai essere un luogo della verità, della giustizia e della soluzione dei conflitti sociali, poiché il suo ruolo è l'affermazione della disuguaglianza, dell'ingiustizia e dello sfruttamento, fomentando ed aggravando in questo modo i conflitti sociali e la sofferenza individuale e collettiva. Lo stesso dovere rivoluzionario verso me stesso, verso la gente che mi è vicina nella solidarietà personale, sociale, politica, e generalmente verso la resistenza e la lotta rivoluzionaria, richiede che con la massima chiarezza e determinazione riaffermo: che, proprio nella piena assunzione delle mie responsabilità rivoluzionarie anche come combattente a mano armata non ho mai perpetrato dei crimini di guerra uccidendo o giustiziando degli avversari militari, e meno che mai estranei allo scontro, disarmati, non più in grado di nuocere, prigionieri, oppure degli avversari che non minacciavano di morte me stesso o altre persone con delle armi o con del potere su delle armi. Meno che mai ho sparato alla testa o addirittura preso a calci un avversario innocuo disteso per terra esanime. Tali nefandezze non posso nemmeno pensarle. Non ho neanche sparato alla croce rossa e, naturalmente, nemmeno mai alla schiena ad una persona o avversario in fuga magari addirittura disarmato... Tali crimini contro l'umanità non li avrei mai commessi neanche con una licenza per uccidere magari vestito di qualche divisa!Al contrario, pur con tutta la durezza e determinazione nella lotta rivoluzionaria acquisita in tanti anni e luoghi, avevo dimostrato chiaramente una pratica, addirittura riconosciuta in tribunale, attenta alla salvaguardia della vita dell'avversario pur assumendo un rischio molto maggiore per la propria vita, incolumità e libertà. Mi riferisco allo scontro militare a Massa, in Italia, dove mi sono limitato ad attingere intenzionalmente e per ben due volte, con precisione e da distanza ravvicinata solo il braccio d'arma dell'avversario intento ad estrarre, e questo in una situazione di inferiorità da tutti i punti di vista. È per questo, che sono stato ferito, catturato ed ora qui presente. Per ultimo, detto chiaro e tondo, non ho nessun tipo di responsabilità per l'uccisione a Brusio nel 1989 del signor Moser, soldato bene armato ed addestrato per uccidere dallo Stato Svizzero della borghesia oligarchica industriale e finanziaria.

Marco Camenisch, nato il 21/01/1952 a Schiers, Svizzera.