Il giorno 10 settembre 2003 circa 70 persone si sono riunite sotto gli uffici
della u.g.t. (union general de trabajadores), sindacato a cui fra
gli altri, fanno riferimento coloro che gestiscono le carceri spagnole. Mentre
degli attivisti, bloccando il traffico, volantinavano e attaccavano uno striscione
che recitava "UGT supporta i torturatori, i secondini non sono lavoratori
sono torturatori", un altro gruppo ha fatto un giro per gli uffici volantinando.
Il giorno 12 settembre una cinquantina di persone si sono riunite sotto gli
uffici del CIRE (centro di iniziative per il reinserimento). Mentre
una parte delle persone ha bloccato la strada con uno striscione altri hanno
fatto visita all´ufficio attuando azioni di sabotaggio. L'azione nel
complesso è durata pochi minuti, la gente si è dispersa velocemente
evitando scontri con la polizia o arresti.
Chi ha attuato questa azione dichiara chiaramente in un volantino, di non
volere un miglioramento delle condizioni del lavoro nelle prigioni, ma lotta
per la distruzione di tutte le carceri e la fine dello sfruttamento.
Cos´è il CIRE?
Il "centro di iniziative per il reinserimento", organismo pubblico
soggetto a diritto privato, dipende dalla Generalitat de Catalunya,
funziona come un'impresa di lavoro temporaneo dentro le prigioni, gestendo
la mano d'opera carceraria e cercando le imprese che portano il lavoro in
carcere.
La sua attività consiste nello sfruttamento del lavoro, nascosto sotto
l'idea di reinserimento e nella formazione professionale dei carcerati. Nel
1999 questa impresa ha fatturato 1.239 milioni di pesetas e ha attratto 62
nuovi imprese, sedotte dal vantaggio di poter non pagare i contributi alla
previdenza sociale (Securitad Social), così come sapere che
se un lavoratore non è produttivo, si ammala etc, potrà essere
licenziato (art. 9 del real decreto 782/2001, che regola la relazione
lavorativa speciale penitenziaria).
Il carcere di Lleida, Ponent II, è dove esistono più
officine di produzione di tutta la Catalogna; in questo anno 2003 si sta aspettando
che il tribunale amministrativo di Lleida si pronunci sui 12
casi di ricorso che 12 prigionieri hanno presentato contro il CIRE,
esigendo il salario minimo professionale, il pagamento dei contributi, gli
straordinari, le ferie e il sussidio di disoccupazione...
L'anno scorso dal carcere di Ponent è stato presentato un totale di
20 querele da parte di carcerati al sistema di funzionamento del CIRE,
denunciando, tra altre cose: "(...) nelle officine di produzione non
ci sono garanzie che proteggano il carcerato su cosa costituiscano realmente
le ore lavorate e la categoria professionale esercitata.
Le imprese sono quelle che decidono il valore del salario, (...), le nomine
non hanno trasparenza, (...), se non c'è lavoro per cattiva gestione
dell'impresa il carcerato non riceve nessuna gratificazione."
Dal suo inizio il CIRE non ha pagato i contributi, lo dimostra la
raccolta di firme realizzata al principio degli anni '90 da 139 prigionieri
e inviata alla "direzione generale dei servizi penitenziari e riabilitazione"
(DGSPIR), nella quale si reclamavano i diritti lavorativi salariali.
(...) Gli immigrati, il gruppo sociale più ampio nelle officine, vengono
metodicamente discriminati per quanto riguarda il salario e le condizioni
di lavoro (...)
Sotto la maschera di reinserimento e riabilitazione, si nasconde un'impresa
i cui benefici vengono direttamente dallo sfruttamento di persone che, per
la loro situazione di carcerati, hanno un'enorme difficoltà ad esigere
quello che gli è dovuto.
Proliferando sulla disperazione e la miseria, il CIRE apporta benefici
economici ad imprese i cui prodotti sono spesso alla nostra portata, tutto
questo mostrando un'odiosa faccia di assistenzialismo e di interessamento
sociale. Find Out More
Comprendendo che, a volte, nel carcere essere sfruttato può essere
l'unica forma per ottenere soldi necessari per la sopravvivenza, noi non vogliamo
migliori condizioni di lavoro per i carcerati, vogliamo farla finita con le
carceri e lo sfruttamento.