Non è una cospirazione
Trent'anni dopo l'inizio della guerra al crimine, gli Stati Uniti hanno sviluppato un complesso carcerario-industriale: un insieme di interessi burocratici, politici ed economici che incoraggiano l'aumento delle spese per gli istituti di pena, a prescindere dalla loro effettiva necessità. Il complesso carcerario-industriale non è una cospirazione che manovra nell'ombra la giustizia penale del paese. È una confluenza di interessi particolari che negli Stati Uniti ha dato all'edilizia carceraria una spinta apparentemente inarrestabile.
È composto da uomini politici, sia progressisti che conservatori, che hanno utilizzato la paura del crimine per guadagnare voti; da aree rurali impoverite dove i penitenziari sono diventati un pilastro dello sviluppo economico; da società private che considerano i circa 35 miliardi di dollari spesi ogni anno per le case di correzione non come un onere che grava sui contribuenti americani ma come un mercato lucroso; da funzionari pubblici i cui feudi sono cresciuti insieme alla popolazione carceraria. Dal 1991 il tasso di criminalità negli Stati Uniti è diminuito di circa il 20 per cento, mentre il numero di persone in carcere o in prigione è aumentato del 50 per cento. Il boom carcerario ha una sua logica inesorabile. Steven R. Donziger, un giovane avvocato che ha diretto la Commissione nazionale per la giustizia penale nel 1996, ne spiega la tesi di fondo: "Se la criminalità aumenta, allora dobbiamo costruire più carceri; e se la criminalità diminuisce è perché abbiamo costruito più carceri - e costruendo ancora più carceri ridurremo ulteriormente la criminalità".
Senza alternativa
La materia prima del complesso carcerario-industriale sono i detenuti: poveri, senzatetto e malati mentali, spacciatori di droga, tossicodipendenti, alcolisti e una vasta gamma di sociopatici violenti. Il 70 per cento circa dei detenuti americani è analfabeta. Circa duecentomila detenuti soffrono di qualche grave malattia mentale. Una generazione fa, queste persone erano affidate prevalentemente ai servizi di igiene mentale e non al sistema penale. Tra il 60 e l'80 per cento della popolazione carceraria americana ha una storia di dipendenza da alcol o da sostanze stupefacenti. Ma dal 1993 le possibilità di una terapia di disintossicazione nelle carceri americane sono diminuite di oltre la metà. Oggi la terapia di recupero è disponibile solo per un decimo dei detenuti che ne hanno bisogno.
Tra le persone arrestate per reati violenti, la percentuale di maschi afroamericani è rimasta pressappoco la stessa negli ultimi vent'anni. Tra le persone arrestate per reati di droga, la percentuale di maschi afroamericani è triplicata. Anche se le sostanze stupefacenti illegali hanno all'incirca la stessa diffusione tra i maschi bianchi e neri, i neri hanno cinque volte più probabilità di venire arrestati per reati di droga. Di conseguenza, circa la metà dei detenuti degli Stati Uniti è afroamericana. Attualmente un nero su quattordici è in prigione o in carcere. Un nero su quattro finirà probabilmente dietro le sbarre in qualche fase della sua vita. Il numero di donne condannate a un anno o più di carcere è aumentato di dodici volte dal 1970. Delle 80mila donne attualmente detenute, il 70 per cento ha commesso reati non violenti. Il 75 per cento ha dei figli.
Il complesso carcerario-industriale non è soltanto un insieme di gruppi d'interesse e di istituzioni. È anche una forma mentis. Il fascino dei soldi sta corrompendo il sistema giudiziario del paese, sostituendo il concetto di servizio pubblico con la ricerca di profitti sempre maggiori. La richiesta dei funzionari di nuove leggi "dure contro la criminalità" - unita alla loro indisponibilità a rivelare i veri costi di queste leggi - ha incoraggiato ogni sorta di illeciti finanziari. I meccanismi interni del complesso carcerario-industriale possono essere osservati nello Stato di New York, dove il boom carcerario è cominciato e dove ha trasformato l'economia dell'intera regione; nel Texas e nel Tennessee, dove le carceri private prosperano; e in California, dove le tendenze punitive degli ultimi vent'anni si sono concentrate e hanno raggiunto limiti estremi.
In psicologia un "complesso" è una reazione eccessiva a qualcosa che si avverte come una minaccia. Eisenhower senza dubbio aveva in mente questa definizione quando, nel suo discorso di addio, sollecitò la nazione a resistere alla "tentazione ricorrente di pensare che qualche iniziativa spettacolare e costosa possa diventare la soluzione miracolosa di tutte le difficoltà attuali".
Un buon affare
La fotografia in bianco e nero ritrae un detenuto che si sporge dalla cella della prigione con il viso accigliato e parzialmente nascosto nell'ombra: "Come è finito dentro sono affari vostri", dice la pubblicità. "Come esce fuori sono affari nostri". La foto appare sulla copertina di un opuscolo in carta patinata che reclamizza il servizio telefonico per case di pena della At&t. La Bell South ha un servizio analogo, il Max, pubblicizzato con la foto di una pesante catena che pende dal ricevitore di un telefono al posto del filo. L'annuncio promette "un servizio per le lunghe distanze che non fa allontanare i detenuti più di così". Gli annunci pubblicitari delle compagnie telefoniche hanno testi spiritosi, ma fornire il servizio telefonico a carceri e prigioni è diventato un affare serio e altamente redditizio.
I quasi due milioni di detenuti degli Stati Uniti sono clienti ideali: le telefonate sono uno dei loro pochi legami con il mondo esterno; la maggior parte delle loro chiamate è a carico del ricevente; e non possono permettersi di ricorrere a compagnie specializzate per le interurbane. Una cabina telefonica in una prigione può fruttare fino a 15mila dollari l'anno, quasi cinque volte di più di una cabina telefonica normale.
Si calcola che le telefonate dei detenuti procurino entrate per oltre un miliardo di dollari l'anno. Quest'attività è diventata così redditizia che la Mci ha installato gratuitamente il suo servizio telefonico carcerario, il Maximum Security, in tutto il sistema penitenziario della California. Pur di concludere l'affare, ha persino offerto al dipartimento di Correzione penale della California il 32 per cento di tutti i ricavi ottenuti dalle telefonate dei detenuti. Il Maximum Security aggiunge un sovrapprezzo di tre dollari a ogni telefonata. Quando la libera impresa incontra un mercato prigioniero, non possono non verificarsi degli abusi. Si è scoperto che sia la Mci sia la North American Intelecom aumentavano il costo delle telefonate fatte dai detenuti: in uno Stato la Mci aggiungeva un minuto a ogni telefonata.
Dal 1980 le spese a livello locale, statale e federale per le case di pena sono aumentate di circa cinque volte. Quella che un tempo era una nicchia di mercato per una manciata di aziende è diventata un'industria multimiliardaria con le sue fiere e i suoi convegni, con pagine web, cataloghi postali e campagne di marketing. Il complesso carcerario-industriale oggi comprende alcune delle maggiori imprese edili e studi di architettura del paese, finanziarie di Wall Street che gestiscono obbligazioni carcerarie e investono nei penitenziari privati, società di idraulica, società di ristorazione, organizzazioni medico-sanitarie, compagnie che vendono di tutto, dalle videocamere a prova di proiettile alle celle imbottite disponibili "in una vasta gamma di colori".
Un apposito elenco, le Pagine gialle carcerarie, pubblica i dati di oltre mille fornitori. Fra gli articoli attualmente in vendita figurano "una sedia per detenuti violenti", una fantasia sado-masochista di cinghie e catene attaccate a una struttura metallica, con accessori speciali per i minorenni; il Boss, ovvero "body-orifice security scanner", uno "scanner di sicurezza per l'orifizio corporeo", sostanzialmente un metal detector su cui un detenuto deve mettersi a sedere; e un assortimento di fili spinati con marchi commerciali come Dedalo, Superdedalo, Filo uncinato di detenzione e Nastro spinato dello spadaccino silenzioso.
Il primo giornale di categoria
Allargandosi, il complesso carcerario-industriale ha assunto molte caratteristiche che da tempo vengono associate all'industria della difesa. Il confine tra interesse pubblico e interessi privati si è offuscato. Così come gli ammiragli e i generali in pensione trovano lavoro con i fornitori del dipartimento della Difesa, i funzionari del settore carcerario stanno lasciando il settore pubblico per lavorare con ditte che riforniscono l'industria carceraria. Una generazione fa, queste possibilità di carriera non esistevano. Le scelte fondamentali in materia di ordine pubblico, formazione e privazione della libertà personale vengono fatte sempre più spesso con un occhio al ritorno economico.
Un segnale evidente del fatto che il sistema carcerario, oltre a essere un servizio pubblico, è diventato un grosso affare, è rappresentato dalla nascita di un giornale di categoria dedicato alle ultime tendenze del mercato. Il Correctional Building News è diventato l'equivalente di Variety per il mondo carcerario, molto seguito da funzionari, investitori e compagnie che hanno qualcosa da vendere. Eli Gage, il suo editore, ha fondato il giornale nel 1994, dopo aver cercato un settore in forte espansione che non avesse ancora un giornale di categoria. Gage non è un sostenitore entusiasta di quest'industria ma neppure un suo critico severo. È persuaso che nonostante la recente diminuzione dei delitti, le spese nazionali per il sistema penitenziario continueranno a crescere a un tasso del 5-10 per cento annuo.
Il numero di giovani dai quindici ai ventiquattro anni che commettono reati è in crescita e la domanda di riformatori sta già aumentando. Il Correctional Building News contiene annunci pubblicitari delle imprese specializzate nella costruzione di penitenziari e delle ditte che li progettano. Presenta il prodotto del mese, la struttura del mese e una rubrica intitolata "Gente alla ribalta". Un annuncio pubblicato in uno degli ultimi numeri reclamizzava reticolati ad alta tensione con la scritta: "Vietato toccare!".
Largo ai privati
Le prigioni private sono il segmento più ovvio, più discusso e in maggiore espansione del complesso carcerario-industriale. L'idea delle carceri private venne accolta con entusiasmo durante le amministrazioni Reagan e Bush: si adattava perfettamente all'idea del "governo minimo" e della privatizzazione dei servizi pubblici. L'amministrazione Clinton, tuttavia, è andata molto più avanti dei suoi predecessori repubblicani nel legittimare le prigioni private. Nell'ambito delle iniziative per ridurre la forza lavoro federale, ha incoraggiato il dipartimento della Giustizia a spedire gli immigrati illegali e i detenuti di minima sicurezza in strutture carcerarie private. La giustificazione logica delle prigioni private è che i monopoli pubblici, come i vecchi istituti di correzione, sono sostanzialmente inefficienti e fonte di sprechi, e che il settore privato, attraverso la concorrenza per gli appalti, può fornire un servizio migliore a un costo più basso. La privatizzazione delle carceri viene spesso descritta come una "vittoria" assoluta. L'azienda di un carcere privato di solito gestisce una struttura per conto di un'agenzia pubblica oppure costruisce e gestisce un suo istituto di correzione. Le prigioni private del paese hanno accolto i loro primi detenuti alla metà degli anni Ottanta. Oggi almeno ventisette Stati fanno ricorso alle prigioni private e circa 90mila persone sono detenute in carceri gestite a scopi di lucro.
Le condizioni di vita in molte prigioni private del paese sono indiscutibilmente superiori a quelle di numerose strutture statali. Almeno quarantacinque centri penitenziari statali attualmente operano al massimo o al di sopra della loro capienza. In ventidue Stati le carceri hanno limiti di popolazione stabiliti dai tribunali. In quindici Stati le condizioni carcerarie vengono monitorate dai tribunali. Nelle vecchie e sovraffollate carceri gestite dalle agenzie statali la vita è pericolosa e degradante.
Carceri come alberghi
La maggior parte dei 34mila detenuti federali attualmente reclusi nelle prigioni statali del paese per mancanza di celle disponibili, vive in condizioni ancora peggiori. Le carceri private sono spesso nuove di zecca, raramente sovraffollate e hanno meno probabilità di ospitare detenuti condannati per reati violenti. Alcune offrono dei programmi come i trattamenti terapeutici per i tossicodipendenti e la formazione professionale, che sono stati cancellati da vari sistemi statali. Eppure c'è qualcosa nell'idea delle carceri private che sembra favorire gli abusi.
Per molti aspetti l'industria delle carceri private è simile a quella alberghiera. In un carcere privato un detenuto è come il cliente di un hotel - un cliente il cui conto viene pagato e la cui data di partenza è stabilita da qualcun altro. Un albergo ha un forte incentivo economico a occupare ogni stanza disponibile e a incoraggiare ogni ospite a rimanere il più a lungo possibile. Un carcere privato ha esattamente gli stessi incentivi. Il costo del lavoro rappresenta il grosso delle voci di bilancio in entrambi i casi. Più letti sono occupati, maggiori sono i margini di profitto.
Anche se può sembrare inverosimile che un carcere privato cerchi di trattenere un detenuto più tempo di quanto sia necessario, l'esperienza dello Stato di New York nel Diciannovesimo secolo suggerisce che si tratta di una tentazione a cui è difficile resistere. Con il "sistema delle rette" gli sceriffi locali addebitavano ai detenuti il costo della loro permanenza in prigione. Un rapporto del 1902 della Correctional Association di New York criticava aspramente questo sistema, ammonendo che i giudici potevano essere inclini a "condannare un uomo a scontare la pena in un carcere dove potesse costituire una fonte di reddito per uno sceriffo amico". Ogni volta che una contea di New York aboliva il sistema delle rette, la popolazione carceraria diminuiva persino della metà. L'anno scorso un rapporto della Prudential Security sulle case di pena private descriveva alcuni dei possibili rischi di questa industria: criminalità in calo, pene più brevi, la tendenza a condanne alternative e modifiche alla legislazione nazionale in materia di droga. Ma il rapporto concludeva che "l'industria sembra avere ottime prospettive".
Le società che si occupano di carceri spesso costruiscono prigioni più rapidamente e a costi più bassi delle strutture pubbliche, grazie a minori ritardi e lungaggini burocratiche. E i nuovi istituti tendono a essere molto meno costosi da gestire delle vecchie carceri tuttora utilizzate in molti Stati. Ma buona parte dei risparmi consentiti dalle prigioni private è dovuta all'impiego di lavoratori non sindacalizzati. Anche se le carceri private si stanno espandendo negli Stati settentrionali e stanno firmando accordi con alcuni sindacati, la stragrande maggioranza delle prigioni private si trova negli Stati del sud e del sudest, ostili ai sindacati. Qui gli agenti di custodia ricevono salari inferiori a quelli del personale statale, hanno meno indennità e non ricevono la pensione. Alcune prigioni private offrono al personale in divisa stock option per la pensione. Il taglio dei costi imposto agli agenti di custodia non coinvolge i direttori e il personale amministrativo, che di solito guadagnano molto più dei loro colleghi nel settore pubblico - un fatto che aumenta sensibilmente la possibilità di conflitti di interesse e di corruzione.
Celle in affitto
Nel 1997 un video che documentava le violenze in una struttura penitenziaria privata del Texas ha suscitato grande scalpore in tutto il paese. Il video mostrava gli agenti di custodia del centro di detenzione della contea di Brazoria che prendevano a calci i detenuti sdraiati sul pavimento, sparavano ai reclusi con un fucile per stordire gli animali selvatici e ordinavano a un cane poliziotto di attaccarli. I detenuti erano stati condannati nel Missouri, ma occupavano celle prese in affitto nel Texas.
Il video ha avuto una risonanza nazionale e ha spinto il Missouri a cancellare il suo contratto con la Capital Correctional Resources, la compagnia privata che gestiva la struttura. Ma le percosse erano insolite solo perché erano state filmate. Incidenti molto più gravi sono diventati quasi una routine nelle prigioni private del Texas .
Il sistema delle carceri private in Texas è nato in risposta alla violenza e al caos del sistema statale. Nel 1980 le condizioni delle carceri statali del Texas erano così terribili che il giudice federale William Wayne Justice stabilì che si trattava di una "pena crudele e inusuale". Il giudice nominò un apposito supervisore del sistema carcerario e ordinò che lo Stato assicurasse almeno dieci metri quadrati di spazio a ogni detenuto. Ma alla metà degli anni Ottanta le condizioni erano ulteriormente peggiorate: le carceri del Texas erano sovraffollate, le guerre fra bande di detenuti avevano provocato decine di omicidi e le prigioni locali erano talmente stracolme che diverse contee fecero ricorso contro lo Stato per ricevere aiuti. Nel 1986 il giudice Justice minacciò di multare lo Stato con un'ammenda di 800mila dollari al giorno se non fosse stato presentato un progetto per far fronte al sovraffollamento dei penitenziari. Mentre i legislatori del Texas si arrampicavano sugli specchi per trovare nuovi letti, gli imprenditori intuirono la possibilità di far soldi accogliendo i detenuti in strutture private. Nelle contee rurali i costruttori fecero accordi con gli sceriffi fornendo il capitale per costruire nuove prigioni, offrendosi di gestirle e promettendo di spartire i ricavi. I fondatori di una grande società per la costruzione di prigioni private, la N-Group Security, in precedenza avevano venduto condomini e gestito una discoteca di Houston.
Alcuni problemi
Il boom dell'edilizia carceraria privata in Texas ha dovuto presto affrontare un problema imprevisto. Lo Stato del Texas, con gli auspici di un governatore democratico liberale, Ann Richards, nel 1991 cominciò a realizzare un ambizioso progetto di edilizia carceraria, ricorrendo al lavoro dei detenuti e aggiungendo quasi centomila nuovi posti letto in pochi anni. Di fatto lo Stato aveva saturato il mercato. Le ditte private chiesero aiuto ai "broker di letti", nella speranza di reclutare detenuti di altri Stati. Già alla metà degli anni Novanta migliaia di detenuti venivano trasferiti da carceri sovraffollate nelle strutture "in affitto" delle cittadine texane. Le immense distanze percorse in questa enorme migrazione ricordavano le spedizioni via mare del Diciottesimo secolo per trasferire criminali e debitori britannici in Australia. Nel 1996 il Centro di correzione della contea di Newton, in Texas, gestito dalla compagnia Bobby Ross Group, divenne la terza più grande prigione dello Stato delle Hawaii.
L'industria delle prigioni private di regola addebita ai clienti una cifra giornaliera per ogni detenuto; il successo o il fallimento di una prigione privata dipendono dal numero di "uomo-giornate" che riesce a procurarsi. Nel sistema delle celle in affitto, uno Stato con un numero eccessivo di detenuti si rivolge a un affermato broker di letti, come la Dominion Management di Edmond, Oklahoma. Il broker cercherà una struttura con letti disponibili al prezzo giusto. Il costo per uomo-giornata oscilla dai 25 ai 60 dollari, secondo il tipo di struttura e i posti letto occupati. Più una prigione privata è affollata, minore è la tariffa per ogni nuovo detenuto. Gli istituti con celle singole sono più costosi di quelli con i dormitori. I broker di letti incassano una commissione tra i 2,50 e i 5,50 dollari per uomo-giornata, secondo le celle disponibili in quel momento. La contea - che non gestisce la prigione ma si limita a riconoscerle uno status legale - a volte riceve un compenso che può raggiungere il dollaro e mezzo a notte per ogni detenuto. Quando tutti i letti sono pieni, la prigione privata, il broker di letti e la contea se la passano benone.
Il commercio interstatale di detenuti, come molte nuove industrie, si è sviluppato senza una particolare regolamentazione pubblica. Nel 1996 il Texas si è scontrato con alcuni problemi legali senza precedenti. Le sue carceri private ospitavano circa cinquemila detenuti di quattordici Stati. Nell'agosto di quell'anno, due detenuti per reati sessuali fuggirono da un impianto di Houston gestito dalla Corrections Corporation of America (Cca). L'istituto normalmente ospitava immigrati clandestini in base a un contratto con l'Immigration and Naturalization Service (INS). Disponendo di molti letti vuoti, la Cca aveva "importato" dall'Oregon 240 detenuti per reati sessuali. Le autorità texane ignoravano che questa struttura di minima sicurezza ospitasse detenuti per reati violenti. I prigionieri fuggiti vennero catturati, ma non poterono essere processati per la loro evasione perché scappare da un carcere privato non era un reato previsto dalla legislazione statale del Texas.
Ufficiali antisommossa
Il mese seguente scoppiò una rivolta nel centro di detenzione di Frio, una struttura privata gestita dalla Dove Development Corporation, che ospitava circa 300 detenuti dello Utah e del Missouri. Il dipartimento texano di Giustizia dovette inviare trenta ufficiali in tenuta antisommossa per riprendere il controllo del carcere. Un mese più tardi due detenuti dello Utah, uno dei quali condannato per omicidio, fuggirono dallo stesso istituto. La caccia all'uomo organizzata dalle autorità statali per catturarli fallì. Altri sei detenuti dello Utah, fra cui tre assassini, erano intanto scappati da altri istituti gestiti dalla Dove Development. L'anno scorso i legislatori del Texas hanno infine approvato una legge in base alla quale fuggire da un carcere privato è illegale e gli istituti sono responsabili delle spese pubbliche dovute a fughe e sommosse. Pochi altri Stati hanno provato a elaborare delle norme per affrontare tali questioni.
Megastrutture
Nel 1977 la popolazione carceraria della California era di 19.600 detenuti, oggi è di 159mila. Dopo aver speso più di cinque miliardi di dollari negli ultimi quindici anni per la costruzione di nuovi istituti di pena, la California oggi ha il sistema carcerario più grande e più sovraffollato degli Stati Uniti. Il dipartimento di Correzione dello Stato calcola di dover spendere altri sei miliardi di dollari nel prossimo decennio solo per gestire l'attuale livello di sovraffollamento. Nel 1996 oltre 325mila detenuti sono stati rilasciati in anticipo dalle prigioni della California per fare posto ad altri detenuti arrestati per reati più gravi.
Secondo un rapporto pubblicato nel 1998 dalla Little Hoover Commission, una commissione statale, in molte contee le persone condannate a una pena inferiore a novanta giorni non saranno neppure mandate in prigione. L'arretrato dello Stato nell'esecuzione dei mandati di cattura ammonta a due milioni e 600mila casi: il numero di arresti che non sono stati eseguiti, dice il rapporto, è dovuto soprattutto al fatto che nelle prigioni non c'è spazio. Secondo calcoli ufficiali, le contee dovranno spendere due miliardi e mezzo di dollari nei prossimi dieci anni per costruire nuove prigioni - e questo, di nuovo, solo per mantenere l'attuale livello di sovraffollamento.
La domanda straordinaria di celle nelle carceri e nelle prigioni in California ha sottratto fondi ad altri segmenti del sistema giudiziario, creando un circolo vizioso. Non avendo investito abbastanza per favorire sanzioni relativamente poco costose, come le terapie di disintossicazione e la libertà vigilata, lo Stato è costretto ad aumentare la spesa per i penitenziari. Solo un quinto dei condannati finisce in carcere. Gli altri quattro quinti di solito vengono puniti con una condanna a una detenzione attenuata, a un periodo di libertà vigilata o a entrambe le cose. Ma nelle prigioni non c'è spazio e l'enorme numero di casi affidati ai funzionari incaricati della sorveglianza dei condannati in libertà vigilata spesso rende privo di senso questo istituto. Il carico di lavoro ottimale prevede da venticinque a cinquanta casi ciascuno, mentre alcuni funzionari della California ne hanno addirittura tremila. Oltre la metà dei condannati in libertà vigilata probabilmente sconterà la pena senza mai incontrare l'ufficiale giudiziario incaricato. Di fatto, oggi l'unico obbligo che molti condannati in libertà vigilata devono adempiere è spedire una cartolina con l'indicazione del loro domicilio.
In California anche gli ufficiali giudiziari che devono sorvegliare i condannati in libertà provvisoria sono schiacciati da un'enorme mole di lavoro. Nel 1997 la California ha mandato in prigione circa 40mila persone e ne ha rilasciate 132mila. I detenuti passano in media due anni e mezzo dietro le sbarre e poi da uno a tre anni in libertà provvisoria. Negli anni Settanta gli ufficiali giudiziari incaricati della sorveglianza delle persone in libertà provvisoria seguivano quarantacinque casi, oggi ne hanno il doppio. Il denaro che lo Stato ha risparmiato non assumendo nuovi funzionari è insignificante rispetto alle spese sostenute per rispedire in carcere chi viola il regime di libertà provvisoria.
Quasi la metà dei detenuti californiani messi in libertà provvisoria è analfabeta. L'85 per cento abusa di alcol o sostanze stupefacenti. Il regime di libertà provvisoria prevede che siano periodicamente sottoposti a test anti-droga, ma raramente viene loro offerta la possibilità di una terapia di disintossicazione. Su circa 130mila tossicodipendenti detenuti nelle carceri californiane, solo tremila seguono una terapia dietro le sbarre. Ottomila partecipano a un qualche programma che li aiuti ad affrontare la vita esterna. I detenuti per reati gravi, che hanno particolarmente bisogno di questi programmi, di solito non sono ritenuti idonei. Ogni anno 120mila detenuti escono da un carcere della California dopo aver ricevuto soltanto 200 dollari e un biglietto d'autobus per tornare nella contea dove sono stati condannati. Ogni anno almeno 1.200 detenuti passano da un reparto di sicurezza di un carcere di quarto livello - un reparto di isolamento destinato a ospitare i detenuti più violenti e pericolosi - alla strada. Un giorno sono chiusi nelle loro celle per ventitre ore consecutive e ricevono i pasti da una fessura della porta, e il giorno dopo sono fuori dal carcere e prendono l'autobus per tornare a casa. Anglų kalbos kursai Kaune ir Vilniuje, išmok kalbėti laisvai - intellectus.lt
Sempre in California, quasi i due terzi delle persone finite in prigione l'anno scorso avevano violato il regime di libertà provvisoria. Delle circa 80mila persone tornate in carcere dalla libertà provvisoria, 60mila avevano commesso una violazione tecnica, come non aver superato un test antidroga, l5mila avevano commesso un reato di droga o contro la proprietà e circa tremila avevano commesso un reato violento, spesso una rapina per comprare la droga. Il gigantesco sistema carcerario che la California ha costruito a così caro prezzo è diventato una porta girevole per tossicodipendenti poveri, malati e spesso analfabeti. Entrano, escono, sono rispediti indietro e ogni anno ce ne sono di più. In California, un criminale che finisce in carcere ha già subito cinque condanne.
Fabbriche del crimine
La democrazia in America, di Alexis de Tocqueville, è uno dei libri più famosi che siano mai stati scritti sulla politica e sulla cultura degli Stati Uniti. Lo scopo originario del viaggio di Tocqueville in questo paese, nel 1831, è meno conosciuto. Era venuto a visitare le sue prigioni per conto del governo francese. All'epoca gli Stati Uniti erano famosi in Europa per aver creato una nuovissima istituzione sociale: il penitenziario. A New York e in Pennsylvania le carceri venivano progettate non per punire i detenuti ma per riformarli. Per incoraggiare un cambiamento spirituale e morale si imponevano la solitudine, il silenzio e il lavoro. In alcuni penitenziari gli ufficiali mettevano dei cappucci in testa ai nuovi arrivati per isolarli dagli altri detenuti. Dopo aver visitato le prigioni americane, Tocqueville e il suo compagno di viaggio, Gustave de Beaumont, scrissero che i riformatori sociali degli Stati Uniti erano stati travolti dalla "monomania del sistema penitenziario", convinti che le prigioni fossero "un rimedio per tutti i mali della società".
La giustificazione standard per le carceri di oggi è che esse impediscono il crimine. Il tasso di criminalità violenta negli Stati Uniti in effetti è in diminuzione dal 1991. Il politologo James Q. Wilson, tra gli altri, ritiene che l'aumento del tasso di detenzione sia in rapporto diretto con la diminuzione della criminalità.
Pene alternative
Anche se la validità della teoria sembra ovvia e scontata (omicidi e stupratori che sono dietro le sbarre non possono più uccidere e stuprare i comuni cittadini), in realtà è difficile da provare. Michael Tonry, professore di diritto all'Università del Minnesota, è un esperto di sistemi sanzionatori internazionali e un sostenitore delle pene alternative per i reati minori. Tonry riconosce che la reclusione di quasi due milioni di americani ha impedito che venissero commessi alcuni delitti. "Potremmo scegliere altri due milioni di americani a casaccio e sbatterli dentro", dice Tonry, "e anche questo contribuirebbe a ridurre il numero dei reati". Ma la diminuzione della criminalità in larga parte può essere dovuta anche a fattori demografici o a grandi tendenze culturali. Negli ultimi dieci anni il tasso di detenzione del Canada è aumentato solo lievemente, eppure il numero dei delitti è in costante diminuzione dal 1991. Nel 1997 gli omicidi sono calati del 9 per cento, raggiungendo il livello più basso dal 1969.
Christopher Stone, direttore del Vera Institute of Justice di New York, è convinto che le carceri siano "fabbriche del crimine". Il detenuto medio degli Stati Uniti sconta solo due anni di prigione. Quello che succede nel periodo trascorso dietro le sbarre può influire sul suo comportamento una volta uscito. La lezione che si impara nella maggior parte dei penitenziari americani - dove violenze, estorsioni e stupri sono ormai diventati una routine - è che il forte domina sempre sul debole. I detenuti che mostrano il minimo accenno di vulnerabilità diventano subito prede.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, in California e in Illinois, le bande carcerarie erano uno strumento di autodifesa. Oggi queste bande si sono diffuse in tutto il paese. La mafia messicana e la Fratellanza ariana hanno preso il potere nelle carceri texane. La Gangsta Killer Bloods e la Sex Money Murder Bloods hanno avuto la meglio nelle carceri di New York. Le prigioni americane sono diventate dei centri per la diffusione delle bande e il reclutamento di nuovi membri. Sempre più spesso i leader delle bande carcerarie dirigono l'attività illegale dentro e fuori dal carcere.
Un'indagine del Chicago Tribune del 1996 rivelava che le bande avevano conquistato un potere straordinario nei penitenziari statali in Illinois e avevano organizzato vere e proprie lezioni nella biblioteca carceraria di Stateville per insegnare la storia e le regole dei Maniac Latin Disciples; un leader dei Gangster Disciples in diversi periodi aveva avuto a sua disposizione telefoni cellulari, un televisore a colori, uno stereo, un Game Boy Nintendo, una lavatrice portatile e fino a 45 chili di marijuana nella sua cella. Molte abitudini, lo slang e i tatuaggi da sempre associati alle bande carcerarie, sono ormai di moda fra i giovani. Nelle città statunitensi la cultura del carcere sta rapidamente diventando la cultura della strada.
Monumenti alla paura
Lo spirito di ogni epoca si manifesta nelle sue opere pubbliche, nei grandi progetti edilizi che lasciano un segno duraturo sul paesaggio. Nei primi anni di questo secolo, il Canale di Panama divenne il lascito del presidente Theodore Roosevelt, un'espressione fisica delle sue ambizioni imperiali. La fede nell'attivismo pubblico che caratterizzò il New Deal ci ha lasciato dighe e ponti di enormi dimensioni, uffici postali decorati con murales, cavi ad alta tensione che finalmente portarono l'elettricità nell'America rurale. Il sistema di autostrade interstatali coronò i sogni dell'era di Eisenhower, facendo spuntare centri residenziali in tutto il paese; più tardi vennero realizzati alloggi per i poveri nella speranza di creare una Grande Società.
"L'era dei grandi governi è finita", ha dichiarato nel 1996 il presidente Bill Clinton, un'affermazione che si è dimostrata falsa almeno per un aspetto. Uno degli ultimi numeri del Construction Report, un bollettino mensile pubblicato dal Correctional Building News, fornisce i dettagli delle più grandi opere pubbliche del paese: una prigione con 3.100 posti letto nella contea di Harris, in Texas; un carcere di media sicurezza con 500 posto letto a Redgranite, Wisconsin; una struttura di minima sicurezza nella contea di Oakland, in Michigan; due reparti da 200 letti nell'istituto di pena di Fort Dodge, nell'Iowa; un carcere minorile con 350 letti a Pendleton, Indiana e decine di altri. Il bollettino pubblica i numeri di telefono dei responsabili dei progetti in modo che le società specializzate nel settore possano telefonare e fare offerte.
In tutto il paese sorgono oggi nuovi blocchi di celle. E ognuno di essi, ogni prigione nuova di zecca, diventa un altro monumento duraturo, concreto e circondato da filo spinato, alla paura, all'avidità e alla viltà politica che oggi pervadono la società americana.