Chiesta la sospensione dei gestori del centro di detenzione per stranieri.
È un torrente in piena quello che sta travolgendo la Croce rossa, responsabile del centro di permanenza temporanea per immigrati di Bologna, finita sotto la lente della procura dopo che tre detenuti hanno denunciato di essere stati drogati con pesanti dosi di barbiturici e antiepilettici a loro insaputa. Anche se l'indagine per adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari è ancora contro ignoti i sospetti sono tutti puntati sui responsabili della struttura. E non potrebbe essere diversamente. Secondo la convenzione stipulata con la prefettura di Bologna, che ha attribuito all'associazione la gestione del cpt per 2 milioni e mezzo di euro, è la Croce rossa ad avere il controllo totale dell'assistenza sanitaria all'interno del centro, compresa la scelta dei medici responsabili dei servizi. L'attuale responsabile dell'infermeria infatti, è un professionista di Bologna legato da un contratto alla stessa associazione e senza nessun controllo da parte delle Asl petroniana che non è mai entrata all'interno della struttura.
In molti casi, poi, le cure sanitarie non passano neppure sotto il controllo di professionisti esterni. Mentre i primi due hanno raccontato di non aver mai preso medicine, il terzo degli immigrati che hanno sporto denuncia ha spiegato di essere stato curato, in seguito a un malore, dagli stessi operatori del centro: «Senza visitarmi - racconta nella querela depositata - mi ha somministrato delle pastiglie senza involucro esterno e tagliate a metà da prendere una volta al giorno».
Intanto ieri la procura di Bologna ha fatto sapere che la perquisizione fatta dai carabinieri del Nas venerdì notte all'interno del centro di via Mattei potrebbe portare ad un nulla di fatto. «Il cibo e le bevande fatte sequestrare erano tutte sigillate e la macchina che distribuisce caffè era normalmente collegata alla rete idrica» spiegano.
«Qualcuno dovrà spiegare come mai tre persone che non si conoscevano hanno raccontato allo stesso modo che una parte del cibo servito nella mensa, generalmente i primi, era contenuto in confezioni tipo domopack richiudibili» ribatte l'avvocato Simone Sabattini, che insieme ad Alessandra Ballerini difende i tre immigrati che hanno sporto denuncia. «È necessario sospendere immediatamente la convenzione in atto tra la prefettura e la Croce rossa per la gestione del centro» è la richiesta dell'associazione «Tanaliberatutti» di Bologna. La stessa rivendicazione fatta dai Disobbedienti di Bologna che ieri hanno occupato per un'ora la sede centrale dell'associazione chiedendo anche le dimissioni del responsabile del centro, Roberto Sermenghi.
L'uomo era già finito sotto inchiesta ad aprile scorso. Dieci immigrati lo indicarono come la persona che guidava gli agenti che la notte del 2 marzo pestarono a sangue tutti i detenuti del centro dopo il tentativo di fuga di uno di loro. L'inchiesta è ancora in corso, e Sermenghi è rimasto a capo della struttura a cui la prefettura di Bologna ha da poco rinnovato l'appalto di gestione del Cpt di via Mattei. «Sono molto dispiaciuto, lo siamo tutti» è stato l'unico commento che ha dato ieri alla notizia della nuova inchiesta.
Titti De Simone e Giovanni Russo Spena, entrambi di Rifondazione comunista, ieri hanno presentato una interrogazione urgente al ministro degli interni Giuseppe Pisanu chiedendo che le indagini si allarghino a tutti i cpt sparsi in Italia, dato che l'indagine di Bologna conferma sospetti diffusi anche in altre strutture. Venerdì la De Simone tornerà nel centro di via Mattei per una visita di controllo. «Sono entrata più volte nel Cpt di Bologna - aggiunge Katia Zanotti dei Ds - e tutte le volte mi ha colpito come gli immigrati apparissero storditi e quasi addormentati. Comunque vada l'inchiesta bisogna puntare a rendere questi luoghi trasparenti. Non è possibile che nessuno verifichi ciò che avviene al loro interno».
Alla fine della settimana scorsa in seguito a denunce di alcuni detenuti, su
ordine della Procura della Repubblica è stata eseguita dai carabinieri
del NAS una perquisizione all'interno del centro di permanenza temporanea di
Bologna nel corso della quale sono stati sequestrati campioni di cibo oltre
a documentazione medica.
Le indagini sono relative al reato di alterazione fraudolenta degli alimenti
in modo pericoloso per la salute: ciò al seguito del ritrovamento di
tracce di barbiturici nel sangue dei detenuti presso il centro che riferiscono
di non aver assunto alcun medicinale spontaneamente e che testimoniano di aver
mangiato cibo in confezioni non sigillate. Dalle testimonianze raccolte risulta
che vi sia una diffusa sensazione di stordimento in tutti i detenuti dopo l'assunzione
del pasto.
In occasione di tutte le visite effettuate presso i centri di detenzione temporanea
d'Italia i migranti trattenuti lo hanno sempre denunciato. Il sospetto, attualmente
oggetto delle indagini, è che la gestione dei centri avvenga attraverso
la pratica quotidiana della somministrazione di potenti sedativi all'insaputa
dei detenuti.
In attesa dell'esito delle indagini crediamo che sia necessario sospendere immediatamente
la convenzione in essere tra la Prefettura di Bologna e la Croce Rossa Italiana
per la gestione dei servizi all'interno del centro. E' necessario inoltre informare
i detenuti su quanto accaduto e soccorrerli presso una struttura sanitaria adeguata
sospendendo le pratiche di espulsione.
Crediamo che sia d'obbligo ora più di prima che vengano svolte indagini
in tutti i centri per verificare il rispetto dei diritti umani e l'eventuale
somministrazione di farmaci a scopo sedativo come prassi per la gestione dei
centri.
Da anni denunciamo, insieme a molti altri, il trattamento disumano e degradante
riservato ai migranti rinchiusi nei cpt e ne chiediamo la chiusura. I cpt sono
stati istituiti in violazione dei diritti umani e le pratiche al loro interno
non possono che essere coerenti con la loro origine.